“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”: se ciò è condivisibile, possiamo ben sperare che la lettura di questo terzo numero de “Il Delfino e la Mezzaluna” costituisca agli occhi dei nostri cari lettori la prova della determinazione della Fondazione Terra d’Otranto nel per- seguire i propri intenti.
Il tempo necessario alla gestazione di quest’ultimo “tassello probatorio” si è ri- velato nuovamente più lungo del previsto, sia per i numerosi progetti editoriali e culturali che hanno impegnato su fronti diversi le energie e le risorse della Fondazione, sia per le molteplici battaglie in parallelo per la tutela del nostro territorio, purtroppo sempre più esposto ad arroganti e ottusi tentativi di sfrut- tamento che corrispondono spesso a modelli di sviluppo antiquati, distruttivi e non sostenibili.
A questo doppio binario di operatività, e ai molteplici fuochi di attenzione e azione che ne sono implicati, la Fondazione non intende e non può rinunciare, essendo forgiata nella convinzione che gli sforzi legati alla promozione e al so- stegno dello studio, della ricerca colta, erudita e scientificamente condotta, deb- bano necessariamente procedere in sinergia e parallelismo con la partecipazione attiva, impegnata e informata, volta alla difesa delle risorse generali della Terra d’Otranto. Come fossero le prospettive complementari ed intrecciate di due occhi che dispiegano un solo campo visivo sensato, le due modalità di promo- zione e valorizzazione culturale si sostengono a vicenda, contribuendo l’una a dare forma all’altra, reciprocamente.
Ciò che va studiato e rischiarato attraverso la ricerca paziente e meticolosa, deve essere infatti prima salvaguardato dalla distruzione e pertanto preservato con l’azione; al contempo, ciò per cui ci si spende attivamente con sforzi ed azioni di tutela, deve necessariamente esser percepito e qualificato profondamente at- traverso la via dello studio e della divulgazione come un elemento portatore di valore (sia esso storico, letterario, demo-etno-antropologico, artistico, naturale ecc.) perché possa spronare le coscienze ad un’azione condivisa e allargata di custodia.
Per tali irrefutabili ragioni, la Fondazione pratica e promuove nel territorio un ideale formativo incarnato dallo studioso attivo, competente e formato, ossia dallo studioso radicato nel reale e impegnato nelle pieghe del quotidiano. Se si vuole azzardare – seppure a costo di una riduttiva semplificazione a vantaggio esclusivo della chiarezza dell’esempio – una topologia ideale degli spazi in cui tale apparente duplicità di una dialettica unitaria è espressa coi mezzi e i dispo- sitivi che la Fondazione ha messo in campo in questi anni, si può allora affermare quanto segue: per un verso, il sito web testimonia lo sguardo rivolto all’attimo fluente e all’immediato tempo in cui si stagliano le eventuali emergenze e il fre- netico dibattito che a queste inerisce; per l’altro verso le iniziative culturali, le produzioni editoriali, e in particolare questa rivista, rappresentano invece i modi pazienti e i tempi più lenti, estesi e meditabondi indispensabili allo studio. Questa duplice testimonianza di mezzi e modalità, essenziale per comprendere appieno l’opera della Fondazione e lo scenario complessivo entro cui inquadrare
ogni sua azione o prodotto, appare peraltro sempre più irrinunciabile. Da una parte, infatti, non è difficile assistere, qui come altrove, a un costante invischiarsi di poteri tale da non risultare quasi mai semplice scindere le informazioni riguardanti l’attualità e i progetti futuri sul territorio dalle commistioni di interessi politici ed economici forti che ne condizionano la loro interpretazione e il giu- dizio; d’altra parte – ed è certamente un segreto di pulcinella anche questo – non sempre gli enti del territorio preposti per definizione alla conoscenza dello stesso attraverso lo studio e la ricerca sono realmente permeabili al contesto e autenti- camente coinvolti in uno slancio di una sua crescente valorizzazione culturale. Seppur la Terra d’Otranto resta humus ricchissimo di possibilità e di sinergie rea- lizzabili (e talvolta pienamente realizzate, come nel caso delle fruttuose colla- borazioni con la diocesi di Nardò-Gallipoli o di alcuni studiosi e ricercatori), la Fondazione finora ha essenzialmente operato sulla base delle sole proprie forze, contando sulle risorse economiche proprie e sul sostegno dei soci, sulla voglia, l’entusiasmo, il tempo, la passione, lo studio, le fatiche, la volontà e l’operato di tanti singoli attori animati da propositi convergenti con i valori espressi nello Statuto.
Rientrando per lo più nel catalogo dell’umano, le risorse più preziose della Fon- dazione hanno sempre dei nomi e cognomi, talvolta tenuti in ombra come quelli dei referee o dei correttori di bozze, talaltra manifesti come quelli che si leggono ad apertura dei vari saggi proposti nelle pagine che seguono. Tra questi attori, sia concesso almeno un ringraziamento, e per una volta almeno, al tanto schivo quanto sapiente e operoso prof. Armando Polito, primo e fondamentale anima- tore dell’attività nel web nel corso di questi mesi: costui senza dubbio alcuno si indisporrà per la menzione esplicita, ma tale risentimento non ne scalfirà sicu- ramente l’entusiasmo.
Contare sul catalogo esclusivo delle proprie forze e risorse può significare per la Fondazione, come per tutti, dover fare i conti con i limiti delle stesse e con la necessità di un’organizzazione e di una destinazione mirata, ragionata e flessi- bile di quanto si dispone.
A tal proposito, la realizzazione del presente volume, più corposo per mole e più ricco dei precedenti per numero di contributi, proprio al fine primario di of- frire spazio ad un sempre più nutrito gruppo di studiosi (soprattutto di perti- nenza storico-artistica) ha comportato delle necessarie rinunce editoriali per riequilibrare i costi di pubblicazione. I lettori non ritroveranno così le splendide pagine a colori delle precedenti occasioni, né potranno usufruire dei comodi ab- stract bilingue a corredo dei saggi, in compenso potranno però esplorare un sem- pre più esteso territorio insondato, faticosamente dissodato e valorizzato dalle ricerche e dalle penne di più autori e studiosi italiani coinvolti.
Si augura, per terminare, una buona lettura ed una lenta, arricchente e gustosa meditazione, accompagnata dalle tante scoperte da rinvenire in queste pagine de “Il Delfino e la Mezzaluna” e in quelle, più intriganti, ancora tutte da scrivere.
Pier Paolo Tarsi
Direttore de “Il delfino e la mezzaluna”