di Armando Polito
Fra i tanti meriti che il Salento può vantare il meno noto, forse, è il fatto che esso è stato l’ispiratore, per quanto inconsapevole, della nascita del cosiddetto romanzo gotico, un tipi di narrativa in cui l’orrore trova la sua ambientazione nel Medioevo. è, se vogliamo, fatte le dovute distinzioni, l’antesignano del romanzo storico, il cui modello italiano è quello manzoniano, con propaggini che, fatte ulteriori distinzioni, giungono fino ai nostri giorni. Non a caso Horace Walpole (1717-1797), autore de Il castello di Otranto, Alessandro Manzoni (1785-1873), autore de I promessi sposi e e Umberto Eco (1932-2016), autore de Il romanzo della rosa, ricorrono allo stesso espediente narrativo, fingono, cioè di aver ritrovato un manoscritto medioevale, la cui memoria, in qualche modo, non meritava di andare perduta.
Il castello di Otranto è unanimemente considerato come il primo romanzo gotico.
Pubblicato la prima volta nel 17641, nella seconda edizione, che seguì dopo un anno, e nelle successive comparve la vera paternita dell’opera, che, vivo l’autore, ebbe un numero notevolissimo di ristampe, successo editoriale che dura al momento in cui scrivo. La prima traduzione in italiano risale al 17952.
L’antiporta mostra questa immagine.
Con difficoltà, a causa della qualità di stampa più che per la scadente digitalizzazione, leggo le due firme in basso a destra e a sinistra.
Purtroppo ogni ricerca per saperne di più su questi due artisti, pur con tutte le sostituzioni possibili delle lettere di problematica decifrazione, non ha dato nessuna risposta. Solo una piccola conferma fornisce il disegno (fa parte di una collezione custodita nell’Università di Yale) che precedette la realizzazione della tavola.
In basso a destra (di seguito il dettaglio ingrandito) si legge Joino L e, a parte la conferma della paternità della tavola per quanto riguarda il disegnatore, possiamo dire con certezza, magra consolazione, qual era la lettera iniziale del suo nome.
Rimane la peculiarità della tavola italiana da cui il post è partito, come dimostra quella che è a corredo delle altre edizioni, compresa quella precedente alla nostra, in inglese, ma stampata in Italia3, del 1791, con prospettiva più ristretta che esclude totalmente la vista della Cattedrale.
E così pure, con l’aggiunta in calce della didascalia, nell’antiporta del secondo volume dei cinque che compongono l’edizione delle opere dell’autore inglese uscita appena un anno dopo la sua morte4.
(Il castello di Otranto. Da un disegno originale, come esso ora è nel regno di Napoli). A destra in basso risulta appena leggibile la seconda parola sculp(sit)=incise), facilmente deducibile dal fatto che le tavole di regola recano a sinistra il nome del disegnatore (qui assente), a destra quello dell’incisore.
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1 Col titolo chilometrico The Castle of Otranto, A Story. Translated by William Marshal, Gent. From the Original Italian of Onuphrio Muralto, Canon of the Church of St. Nicholas at Otranto (Il Castello di Otranto. Una storia. Tradotto da William Marshal, gent. dall’originale italiano di Onuphrio Muralto, vescovo della Chiesa di San Nicola di Otranto).
2 Il castello di Otranto. Storia gotica, Molini, Londra, 1795.
3 The castel of Otranto, Printed by Bodoni, for J. Edwards, Bookseller of London, Parma, 1791
4 The woks of Horatio Walpole, earl Orford, G. G. anf J. Robinson, Paternoster-Row, and J. Edwards, Pall- Mall, v.II, London, 1798
Qui di seguito, il link per scaricare un interessante saggio in PDF, ricco di illustrazioni e risposte, proprio sul tema prospettato nel post:
https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fe-space.mmu.ac.uk%2F619995%2F1%2F1591-4876-1-PB.pdf&psig=AOvVaw1KpXve0mR3xDvC4RqF43h3&ust=1734860778670000&source=images&cd=vfe&opi=89978449&ved=2ahUKEwi61uyUyriKAxW46QIHHYMeAbkQjhx6BAgAEBg .
Autore dell’incisione del castello di Otranto, Thomas MEDLAND.
Cordiali saluti e AUGURI di buone feste!
Salvatore Fischetti