di Armando Polito
3) ERMANNO AAR1 , Gli studi storici in Terra d’Otranto, in Archivio storico italiano, Nuva serie, tomo II, anno 1878, Viesseux, Firenze, 1878, p. 475 [in una sezione dedicata alla correzione (!) di toponimi].
A appare evidente come ad otto anni dal mansio del Profilo l’Aar gli abbia reso onore italianizzando il suo accusativo (mansionem) con Mansione, a correzione di Masina, ma soprattutto, dell’orribile Massenza. È la prima volta che incontro l’emendamento di un toponimo ispirato da esigenze estetiche, senza, peraltro, ombra di giustificazione fonetica. Ma il danno era già stato fatto dal Profilo.
4) Bollettino della Società geografica italiana, Civelli, Firenze, 1901, v. 2 , p. 305
… del casale di Mansione, distrutto nel medio evo …
Bisogna attendere quasi un secolo per reincontrare Masina sottoposta ad ogni genere di visita ma totalmente trascurata nell’etimo dopo quello profiliano.
5) LUIGI SCODITTI2, Le note storiche sulle contrade rurali, in Studi storici su Mesagne e il suo territorio, a cura di Domenico Urgesi, Studi e ricerche della biblioteca comunale” U. Granafei”/2, p. 403
La prima fonte citata è un atto del 1260 presente nel C.D.B. (Codice diplomatico brindisino4). Molto lungo, reca il titolo di Adnotatio bonorum omnim et reddituum ecclesiae Brundusinae facta per Forensem Ruinosum et Iordanum De Pironto de Brundusio statutos per Manfridum Regen administratores eiusdem ecclesiae cum inserta forma Regiarum litterarum (Nota di tutti i beni e redditi della chiesa brindisina fatta da Forese Ruginoso e Giordano De Pironto di Brindisi posti dal re Manfrdi come amministratori della medesima chiesa con la forma inserita delle lettere regie)
Ne riporto il dettaglio.
(Dalla chiesa di S. Nicola di Masina fuori Brindisi una libbra di cera5)
Oltre a questo documento per completezza (o per complicare ulteriormente le cose …) forse va preso in considerazione un altro, anteriore sia pur di pochi anni, sempre riportato dal C. D. B. (nell’edizione citata è il n. 52 a p. 83 del secondo volume). È un atto del 1239 recante il titolo Legatum Presbyteri Sellicti tarenorum auri quatuor quolibet anno solvendorum Capitulo Brundusino (Legato del presbitero Sellitto di quattro tareni d’oro da versare ogni anno al Capitolo brindisino). Ne riporto il dettaglio dal manoscritto (c. 173).
… habeat a Iacono Nicola filio quondam6 presbiteri Leonis de Masine greci7 sacerdotis nepote meo …
(… abbia da Iacono Nicola figlio del fu presbitero Leone di Masine sacerdote greco mio nipote …)
Al di là della mano che appare chiaramente diversa e della ulteriore conferma della presenza del rito greco, appare quasi impossibile attribuire a Masine una valenza patronimica oppure toponomastica.
La seconda fonte citata (M., 1. I, C 19) è un’opera del mesagnese Epifanio Ferdinando8 e fa parte di quelle, numerosissime, a tutt’oggi inedite . Una copia fatta da Ortensio De Leo nel 1752 (a c. 2r si legge: Hortensii de Leo 1752) è conservata nella Biblioteca Arcivescovile Annibale De Leo di Brindisi (ms. D/13) e reca il titolo di Antiqua Messapografia9.
La c. 3r col titolo mostra in alto a destra 1630, che non può essere che la data di composizione dell’opera presunta, non è dato sapere in base a quali elementi, dal De Leo o, più probabilmente, copiata anch’essa. A c. 64r si legge: Manca il resto nel presente codice lacerato. Troppo poco per capire se si trattasse o meno dell’autografo. Ad ogni buon conto la copia brindisina è l’unica tuttora conosciuta (non esiste traccia dell’autografo), il che mi fa presumere che lo Scoditti faccia riferimento proprio ad essa. D’altra parte, se fosse esistita altra copia, indipendentemente dalla volontà di collazione, sempre daIla brindisina sarebbe partito per la sua vicinanza fisica.
Il secondo controllo ha dato un esito molto simile al primo sulla citazione del Mazzella da parte del Profilo. Ancora una volta lo provo col dettaglio del manoscritto (c. 144r) di seguito riprodotto, appartenente alla sezione intitolata De veteris vicis vulgo casalibus urbi Messapiae subuectus.
Turboli et Masione olim casalia, nunc feuda unum versus Brundusium id est10 feudum Masinae, et aliud versus Uriam in territorio ambo Messapiae, et extat privilegium Regis Ferdinandi fol(ium) 98 in anno 1483 registratum in Cancellaria fol(io) 60, et feudatarii sunt Fornarii, et Baro Turris S(anctae) Susannae.
(Turboli e Masione un tempo casali, ora feudi, uno verso Brindisi cioè feudo di Masina e l’altro verso Oria, entrambi nel territorio di Messapia e resta un privilegio del re Ferdinando, foglio 98 nell’anno 1483 registrato in cancelleria fohlio 60 e sono feudatari i Fornari11 e il barone di Torre S. Susanna.
Dunque il toponimo, come mostra inequivocabilmente l’ingrandimento che segue, non è Mansione ma Masione e non si comprende, oltretutto, come lo Scoditti instauri una parentela strettissima con Masina sulla base di una semplice assonanza e sulle ali dell’eco di statio di profiliana congettura.
L’ingrandimento della parola evidenziata con la sottolineatura nell’immagine precedente fa leggere, inequivocabilmente, Masione (con -a) e non Mansione ( con –ã-).
Prima di procedere debbo soffermarmi un attimo, come avevo promesso in nota, sul punto interrogativo presente nella trascrizione dell’originale e, com’era naturale, nella traduzione.
Il segno evidenziato non è una nota a margine, peraltro mancante, ma un’abbreviazione per id est, secondo l’uso cinquecentesco presente anche nei testi a stampa.
Il passo appena riportato, poi, appare importante anche ai fini della individuazione della posizione di Masione. Le coordinate fornite non lasciano dubbi: ia differenza di Turboli che è verso Brindisi (dunque tra Mesagne e Brindisi), esso è verso Oria (dunque tra Mesagne e Oria), il che escluderebbe la sua identificazione con Masina, indipendentemente dal significato storico di feudo, sia che esso sia riferibile a tempi anteriori (olim) al Ferdinando o a lui contemporanei (nunc).
Nella mappa che segue ho sintetizzato quanto appena detto con l’aggiunta di M1 per Torboli e di M2 per Masione.
Lo Scoditti, poi, al quale va, comunque, riconosciuto il merito di essere stato il primo a ricordare le due e uniche fonti, per corroborare la sua tesi, cita Carabellesi12, il quale, a sua volta, si rifà, senza citarlo, a quanto si legge nel Glossarium mediae et infimae Latinitatis del Du Cange, Favre, Niort, t. V, ai lemmi mansio, mansus e massa13.
Nell’ultimo capoverso, infine, Nel Duecento ritira in ballo lo stesso dello stesso documento citato all’inizio.
6) DOMENICO NOVEMBRE, Ricerche sul popolamento antico nel Salento con particolare riguardo a quello messapico, Milella, Lecce, 1971, p. 108
… tutti gli insediamenti rurali purtroppo in gran parte ignoti, anche se molti sono dimostrati dalla toponomastica prediale o da ritrovamenti archeologici; così, oltre a quello che possono suggerire i topmimi (tra Mesagne e Brindisi si conosce l’esistenza del casale di Mansione, impressa nel toponimo mass Masina) …
7) CESARE MARANGIO, La romanizzazione dell’ager Brundusinus, in Ricerche e studi 8, s. n., Brindisi, 1975, p. 117
… Più fitto appare il popolamento a sud dell’Appia; procedendo sempre da Brindisi si incontrano tracce di villae, principalmente di età imperiale a Masina (II-V sec d. C.; N. 11) ..
Riproduco di seguito dal testo la fig. 1, dove ho evidenziato con l’ellisse la posizione di Masseria Masina.
8) MARIA APROSIO, Archeologia dei paesaggi a Brindisi: dalla romanizzazione al Medioevo, SEU, Pisa, 2005, p. 220
Masseria Masina. La località è citata da un documento del 1200 a proposito della chiesa di San Nicola di Masina (CDB vol 1, n.78 ) . Il toponimo moderno secondo L. Scoditti deriva dal Casale di Mansione noto da un documento del 1487, che sarebbe da mettere in relazione con la presenza di una mansio. Secondo C. Marangio a Masseria Masina c’era una villa di età imperiale nel II-IV14 d. C. da identificare con le UT 180-189.
Dopo tre anni in Archeologia dei paesaggi a Brindisi: dalla romanizzazione al Medioevo, Edipuglia, Bari, 2008, p. 199
… casale di Mansione citato in un diploma di Ferdinando I del 1487. Questo toponimo richiama la presenza di una mansio la cui esistenza era già stata ipotizzata per l’insediamento romano situato a metà strada tra Mesagne e Brindisi. …
L’autrice nella prima pubblicazione elimina opportunamente la ripetizione presente nello Scoditti (e che poteva ingenerare confusione con altro documento esistente e genericamente indicato), ma nella secondo la data del diploma è passata al
1487 da quella corretta, 1483, tramandataci, come ho prima riportato, dal Ferdinando.
9) STEFANIA PESCE, La viaabilità romna nel Salento: una rilettura alla luce dei più recenti progressi nel campo della ricerca archeologica, in Spring Archaeology, Atti del Convegno, Siena 27-29 ottobre 2022, Archaeopress, Oxford, 2024, p. 120.
… a metà strasa tra Masseria San Giorgio e Masseria Masina. L’area, oggetto di scavo alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ha restituito una serie di ambienti con funzioni diverse gravitanti attorno ad una cisterna per la raccolta dell’acqua, poi destinata a magazzino per cereali (Volpi 1944: 69-80). In base alle caratteristiche strutturali e vicinanza all’asse viario, p stato identificato come un vicus di età tardo romana (III-IV secolo) all’interno del quale vi era una stazione di sosta per i viandanti che si dirigevano a Brindisi (Figura 7). La sopravvivenza del toponimo nella vicina Masseria Masina, nei pressi della quale bel Quattrocento è citato un casale denominato ‘di Masione’, farebbe pensare all’effettiva presenza in passato di una mansio lungo percorso della via Appia (Scoditti 1961: 40)
A parte il fatto che nello Scoditti (vedi n. 6) si legge un casale di nome Mansione, qui è diventato denominato “di Mansione” (su richiesta spiegherò la differenza a chi ritiene equivalenti le due locuzioni), evito di riprodurre la citata Figura 7 (oltretutto poco chiara) dopo quell’altra, meno pulita, rimediata ad Oxford, sempre che almeno lì non si siano abituati ad accettare come oro colato un altro ferro ancora più arrugginito (dopo tanti anni è normale) di quello profiliano.
Resto con un’angosciosa domanda: il passaggio dal Masenza del Profilo al Massenza dell’Aar è da attribuire ad un aumento della piovosità tra il 1870 e il 1878, con conseguente ingrossamento del fiume, prima di passare ad essere, spero per sempre …, il macilento Masina? Se qualche esperto pluviologo senza dati storici alla mano mi può aiutare …
P. S. (pure questo! …) Ulteriori risultanze archeologiche potrebbero integrare i dati acquisiti a riprova della bontà di un’ipotesi induttiva piuttosto scontata (statio nei pressi della via Appia e di un corso d’acqua). Nel contempo, non escludendo a priori l’origine prediale, andrebbe operata una ricerca mirata sugli atti notarili15). Per quanto può valere il mio giudizio, tuttavia, per me nulla cambierebbe (In fondo, se qualche volta pure un mago l’indovinano, perché non dovrebbe capitare ad un Peofilo di turno?) in permanenza del machiavellico principio che conta il merito (cioè il risultato, anche se frutto di pura, fortuita e fortunata combinazione) indipendentemente dal metodo. E quella merce astratta, che si chiama acribia e che è figlia della competenza sempre assistita dall’onestà intellettuale, già rara in passato e non parca nell’uso di avverbi come forse, probabilmente e, per quanto riguarda i verbi, del modo condizionale, rischia, paradossalmente, di annegare proprio a causa di quegli strumenti, oggi soprattutto informatici, che consentono una diffusione rapida ed agevole della conoscenza, quella sorretta almeno da serietà d’intenti.
PER LA PRIMA PARTE: https://www.fondazioneterradotranto.it/2024/11/26/masina-lincredibile-odissea-etimologica-e-identificativa-di-un-toponimo-brindisino-1-2/
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1 Pseudonimo di Luigi Giuseppe De Simone (1835-1902), magistrato leccese.
2 (1896-1973)
3 Il saggio è reperibile integralmente in rete, ma in esso non compare la data di pubblicazione, anche se nella presentazione si legge che, fino allora inedito, era pronto nel 1961. Sul sito della biblioteca (https://www2.comune.mesagne.br.it/libri/biblioteca_comunale.htm), poi, il pulsante CATALOGO BIBLIOTECA porta ad una pagina che, se fosse stata trattata col latte di calce, sarebbe meno bianca.
4 Il manoscritto originale, del XVIII secolo, custodito nella biblioteca arcivescovile “Annibale De Leo” di Brindisi, consta di quattro volumi (mss. B57, B58 e B59). In essi sono raccolte copie di documenti antichi riguardanti Brindisi; in particolare quelli del primo volume vanno dal 492 al 1299, quelli del secondo dal 1304 al 1397 e quelli del terzo dal 1406 al 1499. Fu pubblicato a cura di Giovanni Maria Monti il primo volume, di Michela Pastore Doria il secondo e di Angela Frascadore il terzo per i tipi di Vecchi & C. a Trani nel 1940; ristampa fotolitica nel 1977; successivamente a tale data i volumi tranesi sono stati ripubblicati singolarmente con l’aggiunta della nota introduttiva degli ulteriori curatori. Nell’edizione del 1977 il documento in questione è il n. 78 e a p. 142 del primo volume.
5 La più frequente tra le pene pene comminate dal vescovo (Nei casi più gravi erano previsti il carcere e la scomunica) c’ersa anche la fornitura di una certa quantità dI CEera.
6 Del quondam qui appare solo la q iniziale perché la digitalizzazione perfetta avrebbe compromesso l’integrità della carta.
7 Di greci è visibile solo la g iniziale per la stessa ragione addotta nella nota precedente.
8 (1569-1638). Opere edite : Theoremata medica et philosophica, Tommaso Baglioni, Venezia, 1611; De vita proroganda, seu iuventute conservanda et senectute retardanda, Gargano e Muzio, Napoli, 1612; Centum historiae, seu observationes, et casus medici, omnes fere medicinae partes …, Tommaso Baglioni, Venezia, 1621; Aureus de peste libellus, varia, curiosa, et utili doctrina refertus, atque in hoc tempore unicuique apprime necessarius, Domenico Maccarano, Napoli, 1626).
9 Nessun riferimento al nostro toponimo è in Messapographia sive historia Messapiae di Digo Ferdinando (1611-1662), figlio di Epifanio . A differenza dell’opera del padre, rimasta inedita, l’autografo di Didaco (Diego), che feca la data 1655, è stato pubblicato da Domenico Urgesi, suo scopritore, col titolo Messapografia, ovvero Historia di Mesagne (1655), Società storica di Terra d’Otranto , Lecce, 2020. Nulla pure in Profilo historico dell’antichità di Mesagne, opera manoscritta del 1760 di Serafino Profilo, custodita nell’ Arrchivio della pa55occhia matrice di Mesagne.
10 A questo punto del manoscritto si legge una lettera preceduta e seguita da un puntino in posizionec entale. Su questo dettaglio vedi più avanti.
11 Su questa nobile famiglia brindisina di lontane origini genovesi vedi, per l’anno 1240, Pietro Vincenti, Teatro de gli huomini illustri che furono Protonotarii nel Regno di Napoli, Sottile, Napoli, 1607, p. 48-51 e Giambattista Lezzi, Ferdinando Forbari di Bribdisi , in Biografia degli uomimi illustri del Regno di Napoli, Gervasi, Napoli, 1816,. t. III, s. p.
12 Senza il nome secondo un vezzo confidenziale ormai consolidato (pure di Einstein probabilmente, esisterà qualcuno con lo stesso cognome, anche se meno famoso di Albert, il quale, peraltro,potrebbe essere non a tutti noto …) la voglia di un controllo. Poi arriva un oscuro ex insegnate di latino e greco mezzo rincoglionito dall’età Sospetto, però, che sia un tacito accordo per scoraggiare, stavo per dire impedirere , ai non addetto ai lavori (gli addetti si guardano bene dalla reciproca invasione degli orticelli …) un controllo sulla scorta di dati bibliografici completi. Comunque, per tornare a Carabellesi, si tratta di Francesco, ma debbo notsare che, come già per il Ferdinando, l’indicazionEnon è preciso nemmeno il titolo dell’opera che è L’Apulia ed il suo comune nell’alto Medioevo, 1960, La citazione è tratta da p. 26.
13 Ne approfitto per ricordare che tutti e tre i lemmi sono connessi al latino mansus (participio passato di manère=restare) secondo una collaudata tecnica si formazione (p. e.: tèndere>tensus>tensio>italiano tensione; prèmere>pressus>pressio>italiano pressione, etc. etc.; in particolare mansio ha dato vita, attraverso il francese maison, all’italiano magione.
14 II-V si legge nel testo del Marangio.
15 Se di prediale si tratta, infatti, la sua origine dovrebbe essere relativamente recente e non riguarderebbe la centuriazione romana, data l’assenza del quasi canonico suffisso in –ano, nonostante una gens Masina sia attestata nelle antiche Dacia e Pannonia (CIL 03, 10765; CIL 03, 07644 e CIL 03, 10765)..