MASINA: l’incredibile odissea etimologica e identificativa di un toponimo brindisino (1/2)

di Armando Polito

Masseria Masina. Questa foto e le successive con lo stesso soggetto sono tratte da https://www.cicloamici.it/wp/2022/04/26/un-parco-dellappia-antica-in-provincia-di-brindisi/

 

La storia che mi accingo a documentare di quella che per me rischia seriamente di essere una favoletta, è comunque emblematica di come il campanilismo esasperato, spesso ispirato da inconfessabili interessi, generi non solo i simpatici aneddoti con cui popolazioni vicine celebrano reciprocamente la loro presunta intelligenza, più spesso furbizia, contrapposta alla dabbenaggine altrui, ma induca in irresistibile tentazione pure gli storici di professione o, almeno, come tali riconosciuti.

Il fenomeno per motivi facilmente immaginabili è ravvisabile soprattutto tra gli storici locali e, sotto questo punto di vista, Nardò può vantare il suo più famigerato che famoso campione in Giovanni Bernardino Tafuri. Ma, se Nardò piange, Mesagne non ride …

 

 

Di seguito la cronotassi degli studi che si sono occupati dell’argomento sintetizzato nel titolo. Volta per volta aggiungerò le mie osservazioni e credo che il lettore comprenderà subito i miei continui rimbalzi, degni di una pallina da flipper, da un autore all’altro e dall’altro all’uno. I numeri che precedono ognuna delle tappe hanno il compito di agevolarlo in questa sorta di spola.

1) FRANCESCO  MARIA  PRATILLI1, Della via Appia da Roma a Brindisi, Napoli 1745, p. 493

2) ANTONIO PROFILO2, La messapografia, ovvero memorie istoriche di Mesagne in provincia di Lecce, Tipografia editrice salentina, Lecce, 18703.

Da Nicola Bodini, L’autore della “Messapografia” Antonio Profilo, in Il Salento. Rassegna annuale della vita e del pensiero Salentino, Editrice “L’Italia Meridionale”, Lecce, 1933,  v. VII, p. 102

 

Siccome è proprio di questo autore la mistificazione più clamorosamente palese, ho ritenuto opportuno riprodurrei in formato immagine i dettagli dei brani coinvolti, nei quali. come in tutti quelli nei quali ho ritenuto opportuno seguire tale procedura, le evidenziature hanno lo scopo di rendere immediatamente visibile al lettore l’elemento principale. A p. 113 del primo volume, dopo aver riportato in sunto il Pratilli (vedi n. 1) con citazione corretta4 degli estremi bibliografici nella nota n. 12, di seguito scrive la parte che ho evidenziato col suo tratto finale (a partire da Masenza virgolettato).

Anche qui gli estremi bibliografici sono correttamente indicati nella nota n. 13:

In virtù delle virgolette di cui sopra chiunque si sarebbe atteso una citazione fedele.

E, invece, nel testo del Mazzella (lo riporto da Descrittione del Regno di Napoli, Cappelli, Napoli, 1586, p. 117, ma in tutte le altre edizioni il testo non cambia di una virgola; oltretutto bella nota il n. di p. 191 è in realtà il 186 dell’edizione sempre Cappelli, ma del 1601) si legge:

La cosa più grave, però, peccato mortale rispetto a quello veniale di gioventù che tempo fa ho stigmatizzato (https://www.fondazioneterradotranto.it/2024/10/28/mesagne-laccademia-degli-affumicati-antonio-profilo-e-il-suo-quasi-plagio-nascosto-nel-poliorama-pittoresco/), è che la lettura fasulla fu perpetrata consapevolmente per confortare truffaldinamente un’ipotesi di lavoro, attribuendo ad un autore cosa da lui mai scritta; il tutto fidando nell’assenza di un increscioso controllo, peraltro, ai suoi tempi, non certo agevole materialmente pur in presenza di adeguata competenza. Poteva il Profilo immaginare che un anonimo (nel senso di sconosciuto, visto che firmando questo post, mi sono assunto tutte le responsabilità del caso) col supporto della rete ed in particolare del suo patrimonio di libri, e non solo, digitalizzato avrebbe un giorno neppure tanto lontano stigmatizzato una congettura che sarebbe più consono definire confettura adulterata, vale a dire frutto di una malafede che la scienza, direi per genetica avversione, dovrebbe aborrire? Certamente no, visto che anche autori del nostro tempo incorrono nello stesso peccato. per non parlare dei sedicenti divulgatori ed esperti imperversanti in tv, accattoni e piazzisti orgogliosi di sventolare il loro ultimo (purtroppo non nel senso che intendo io …) capolavoro.

Ormai lanciato sulla scia di questo Masenza, figlio degenere dell’incolpevole originale ma senza, lo storico mesagnese così prosegue (qui basta e avanza la trascrizione): Non essendoci notizie più precise intorno à questo fiume, noi congetturiamo che questo dovette negli antichi tempi avere la sua sorgente verso Torre S. Susanna percorrendo le campagne di S. Pancrazio e di Cellino, e di qui traversando quelle di Mesagne e Brindisi costeggiava il distrutto casale di Mansione (oggi masseria Masina) che in origine fu una delle fermate (mansio) lungo la via Appia mediterranea. Nel Medio Evo questo fiume essendosi nella massima parte esiccato cominciò ad appellarsi torrente di Masina, e canale del cefalo in questa parte verso Brindisi; e verso Cellino e Torre S. Susanna il predetto Corcia vuole si fosse appellato Canale del terzo, ed altri scrittori Cava. In verità dalle assunte  informazioni questi due ultimi nomi s’ignorano affatto dagli abitanti di quei luoghi; epperò o non mai esistettero ovvero si sono convertiti in altri. Cero è però che percorrendo oggidì le campagne per dove si distendeva questo fiume, evidentemente si osserva il suo antico letto.                  

Dopo essersi affaticato col fonte, diventato la fonte di questo fantomatico Masenza, il Profilo diagnostica un dimagrimento del fiume (nella massima parte esiccato) responsabile di quello successivo del nome. A questo punto non si capisce se l’autore si riferisca ad un presunto passaggio Masenza>MasinaMansione (da mansionem, accusativo del nominato mansio)>Masina. Se quest’ultimo passaggio fosse stato ispirato dalla contrapposizione, immaginata ma filologicamente inesistente, tra un presunto suffisso accrescitivo ed uno, altrettanto presunto, più che di paretimologia si tratterebbe di un errore ancor più clamoroso di quello, strumentale, di lettura da cui tutto è partito.

La solfa continua nel secondo volume, dove a p. 26 si legge: I  Mansione (oggi Masseria Masina) e nella pagina successiva I Mansione. Del villaggio di Mansione sulla via che da Mesagne conduce a Brindisi avemmo l’opportunità di dare antiche notizie a noi pervenute. Impiantato ad oriente di Mesagne distava circa otto chilometri, a cavaliere del fiume Pactius, indi torrente di Massenza o Masina. Conservasi un privilegio di Ferdinando I d’Aragona, ricordato pure da Diego Ferdinando (2)5 e spedito nel castello nuovo di Napoli ai 10 ottobre 1487, per lo quale si concedeva al nobile Giovanni Greco di Ugento, pei servigi da lui prestati alla reale Corona, il villaggio appellato Mansione, e l’altro di cui parleremo di qui a poco, appellato Surbole6 … Infine il medesimo Ferdinando (3)7 riferisce, che ai tempi suoi questo feudo si possedeva dalla famiglia Pornerio8.

(2) Messapogr. tom. 2, lib. 2, cap. 2

La nota (2) fa riferimento alla Messapographia sive histotia Messapiae di Diego Ferdinando (1611-1662), rimasta a lungo manoscritta e pubblicata pochissimi anni fa9. Ne riporto il passo, in vista di un ulteriore confronto che farò più avanti, riprodotto dalla copia  custodita nella Biblioteca “Annibale De Leo” di Brindisi (ms. D/14).

Eadem Regina 10 Serenissimi Ferdinandi Regis Uxor concessit nobili Francisco11 Greco de Ogento duo feuda sita et posita in pertinentiis Messapiae, quorum alter12 vulgariter dicitur Lo Survole apud viam, qua itur ad Uriam et alterum nominatur Mansione versus viam qua itur ad Brundusium ab eiusdem Serenissimae Reginae Curia devoluta ob rebillionem, et defetionem Salvatoris Zulli salvis fidelitate, feudali servitio et adhoa; cui etiam Ferdinandus Rex iuxta dictam Reginae concessionem  privilegium et confirmationem fecit data in Castello Novo Neapoli X Octobris 1487 et registratus13 invenitur in privilegiorum primo f. 98 et reperitur in libro privilegiorum Messapiae fol. 60. Circa Ferdinandi Regis tempora plura notata digna ad Messapiae urbis dignitatem contigisse legimus. Nam anno 1467 pestis in ea ut per totum regnum …                     

(La medesima regina moglie del serenissimo re Ferdinando concesse al nobile Francesco Greco di Ugento due feudi siti e posti nelle pertinenze di Mesagne, dei quali l’uno è chiamato Lo Survole presso la via perla quale si va ad Oria e l’altro chiamato Mansione verso la via per la quale si va a Brindisi, devoluti dalla curia della medesima regina per la ribellione e la defezione di Salvatore Zullo fatti salvi la fedeltà, il servizio feudale e la adhoa14; a lui pure il re Ferdinando conformemente alla detta concessione della istituì il privilegio e la conferma emessi nel Castello Nuovo a Napoli il 10 ottobre 1487 e si trova registrato nel primo dei privilegi foglio 98 ed è reperibile nel libro dei privilegi di Mesagne foglio 60. Intorno ai tempi di re Ferdinando ho letto molte notizie degne ad onore della città di Mesagne. Infatti nell’ano 1467 in essa come per tutto il regno la peste …)

Per ora mi limito a dire che è singolare che il Profilo citi Diego Ferdinando piuttosto che suo padre Epifanio, che l’aveva preceduto nel trattare lo stesso argomento.15 Sulle discrepanze tra queste due fonti, che sono oltretutto le più antiche16  relativamente al dettaglio che ci interessa vedi il n. 5 nella prossima seconda ed ultima parte. Siccome è assurdo credere che il Profilo ignorasse l’opera di Epifanio, che era molto più famoso del figlio17, tanto più che, addirittura, afferma, non è dato sapere in base a che cosa, che essa fu portata a termine nel penultimo anno di sua vita18 sarò troppo malizioso a pensare che abbia deliberatamente omesso Ferdinando per corroborare la sua ipotesi e il connesso campanilismo? Dopo il caso del Mazzella sarebbe la seconda, anche se più nascosta, prova di una malafede sulla quale tornerò alla fine. Per ora vado avanti col repertorio cronologico.

Premesso che la trascrizione appena fatta è perfettamente coincidente, virgole incluse, con quella dell’autografo pubblicato nel 2024, faccio notare come il Masionem del padre è diventato Masione nel figlio, passo obbligato, ma falso …, per passare alla capra  (Masina) salvando il cavolo (il latino mansio).         (CONTINUA)

PER LA SECONDA PARTE: https://www.fondazioneterradotranto.it/2024/12/03/masina-lincredibile-odissea-etimologica-e-identificativa-di-un-toponimo-brindisino-2-2/

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1 Archeologo napoletano (1689-1763).

2 (1839-1901), avvocato mesagnese, fu autore pure di Vie, piazze, vichi e corti di Mesagne.  Ragione della nuova loro denominazione, Tamborrino, Ostuni, 1894.

3 È il primo dei tre libri di cui si compone l’opera, pubblicato nel v  XV  della collana Scrittori di Terra d’Otranto diretta da Salvatore Grande; seguirono l’anno successivo gli altri due libri; infine col titolo di Memorie storiche di Mesagne per i tipi di Atesa a Bologna nel 1980.

4 Anche se, cosa allora abituale, mancano editore, luogo, data di pubblicazione.

5 Testo della nota: Messapogr.  tom. 2 lib.u2 cap. 2

6 Torboli, invece, si legge nell’opera che sullo stesso tema aveva scritto Epifanio, suo padre, e della quale si dirà più avanti (vedi n. 3).,

7 Testo della nota: loc. cit. tom. 1  lib. 4 cap. 4.

8 Fornari, invece, si legge nell’opera che sullo stesso tema aveva scritto Epifanio, suo padre, e della quale si dirà più avanti (vedi n. 3).

9 Diego Ferdinando,  Messapografia ovvero historia di Mesagne, a cura di Domenico Urgesi con la collaborazione di Francesco Scalera, Società storica di Terra d’Otranto, Lecce, 2020.

10 La concessione fu fatta dal re in Profilo.

11 Giovanni in Profilo, ma ancor più chiaro del Francisci del testo è il Franciscus della nota nel margine destro.

12 Col suo unumalterum  suo padre Epifanio sembra meno in difficoltà con il latino e le sue concordanze …

13 Registratus invece di registratum, in Diego altro problema di concordanza, anche se nella trascrizione del manoscritto edito da D. Urgesi si legge registratum.

14 Imposta dovuta al sovrano in base alla superficie o al reddito del feudo.

15 Si giustifica solo parzialmente con il fatto che il Profilo fu probabilmente il possessore del manoscritto edito da D. Urgesi, il quale afferma di averlo avuto in dono da Maria Profilo, nipote di Antonio.

16 Ai fini di questa indagine inutile è risultata la lettura di  Messapografia del letterato salentino Epifanio Ferdinando accresciuta e tradotta da Antonio Mavaro, manoscritto inedito custodito anch’esso nella Biblioterca A. De Leo” di Brindisi ”  (ms. D/4). Quella del Mavaro (1725-1812) più che una traduzione è un compendio e del testo originale in latino di Epifanio è riportato solo il primo capitolo del primo libro. Lo stesso è valso per Il profilo historico dell’antichità di Mesagne raccolto dal reverendo padre F. Serafino Profilo di Mesagne lettore theologo dei Minori Osservanti Riformati di S. Francesco della provincia di S. Nicola di Bari: e dedicato à Mesagne sua padria, inedito manoscritto  custodito nell’archivio della parrocchia matrice di Mesagne. La cosa curiosa è che proprio Antonio Profilo nella sua opera messa in ballo al n, 2 (pp. V­­-VI) così si espresse nei confronti dell’autore e della sua opera databile verso la metà del secolo XVIII: Fortemente accecato da interesse municipale si studiò con sforzi degni di migliore proposito a combattere gli scrittori patri delle città limitrofe evitando le gloriose loro tradizioni con la speranza d’innalxare in questo modo la patria sua. Perlocché spessissimo interpreta a sui particolare criterio gli antichi scrittori e sconvolse ka storia generale. Nonché renderci più spedita la via, questi la rese pià faticosa. Se anche lui fosse stato frate, chi o che cosa mi avrebbe trattenuto dal dire:  Da quale pulpito viene la predica!” …   .      :

17 Su Epifanio e Diego vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/06/05/diego-ferdinando-di-mesagne-1611-1662-ovvero-raramente-il-figlio-darte-supera-il-padre-per-lo-piu-nemmeno-lo-eguaglia-1-2/.

18 Vie, piazze …, op.  cit. in nota 2, p. 251.

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