LIBRI E GIORNALI PER L’ISTRUZIONE DI TUTTI
Pietro Marti nel Polesine con il suo giornale “Il Lavoro”
di Ermanno Inguscio
Nel panorama culturale delle esperienze fatte dal giovane professore-giornalista Pietro Marti in giro per la Penisola, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, il libro e il giornale costituivano due strumenti potenti per l’acculturazione delle masse e l’elevazione sociale di tutti i ceti popolari.
Di tanto fu convinto assertore l’intellettuale salentino se, a Comacchio, sul suo giornale “Il Lavoro”[1], tra le brume delle paludi del Po, non mancava di fare spesso riferimento ai libri e ai giornali. Questi erano strumenti formidabili per favorire l’istruzione delle giovani generazioni nel contesto di un’Italia post-unitaria alle prese con i primi grandi tentativi di sviluppo economico e d’integrazione tra popolazioni con bagagli di storie diverse.
Egli aveva accumulato esperienze di diversa natura sia in campo scolastico sia in campo giornalistico. E i riconoscimenti non erano mancati, se, uno per tutti, si era scomodato in suo favore, lo stesso “vate”, Giosué Carducci, che aveva portato lustro al “giovane e valoroso autore”[2].
Il Polesine gli fece conoscere un contesto assai diverso da quello delle sue origini, lui venuto al mondo sulle colline delle “serre” tra i mari dello Jonio e dell’Adriatico, a Ruffano. Si era così dovuto accostare al mondo dei pescatori di anguille, dei coltivatori di canapa e si era immerso, a livello scolastico, nel labirinto del difficile ambito linguistico (quattro varianti dei dialetti presenti, tutti del gruppo gallico italico) dei suoi alunni provenienti da centri abitati del ferrarese. Egli continuava, così, a dare alle stampe il suo foglio bisettimanale, “Il Lavoro” al tempo in cui la scuola pubblica, a Comacchio, era affidata al direttore didattico Cesare Fagli e le coeve scuole tecniche facevano sforzi considerevoli per contrastare le critiche di molti che ventilavano la creazione di un più prestigioso corso di Ginnasio-liceo[3].
Proprio in quel periodo, a Comacchio, in Corso Garibaldi, la sua “piccola Venezia”, egli aveva avuto la gioia di una figlia, Elia Emma Matilde, dalla moglie Erminia Casavola. Ma oltre alla figlia e alla sua “cattedra”, Marti spesso pensava ai contenuti urgenti da travasare nella sua “altra” creatura, il bisettimanale “Il Lavoro”. Al ruolo di puntuale divulgatore culturale sul territorio non disdegnava di accomunare l’opera del fratello Raffaele, come nel caso della pubblicazione dal titolo “ I Golfi di Taranto e Napoli e le Valli di Comacchio”[4].
Cultura e giornalismo per il professore salentino costituirono sempre un binomio ferreo per la sua attività culturale. Coeva de” Il Lavoro” fu un’altra pubblicazione, stampata a Lecce, “La modellatura della carta”. Trasferitosi a Taranto, dal 1897 al 1901, pubblicò nella città ionica L’Avvenire, L’Indipendente e La Palestra. Ma nella frenetica attività di docente sul campo e ancor più di giornalista Marti ebbe sempre presente la sua aurea concezione della funzione dei libri e quella insostituibile dei giornali per l’elevazione della cultura del popolo. Proprio sul suo foglio “Il Lavoro”, scritto spesso nottetempo sui canali di corso Garibaldi, a Comacchio, e dato alle stampe in terra estense, ribadiva il suo “credo”, a proposito di libri e di giornali.
Rimase sempre forte nel docente-giornalista Marti l’idea di una società civile da rendere sempre più evoluta con lo strumento delle scuole, pubbliche e private, a supporto di tutti gli strati popolari da riscattare dall’ignoranza e dalla povertà, con il concorso imprescindibile delle risorse dello Stato e l’abbattimento completo delle sacche di analfabetismo e di miseria umana. Aggiunse poi, in chiave molto moderna, la necessità di un’altra agenzia educativa sul territorio, fatta dai giornali e dalla comunicazione puntuale, magari giornaliera, caratteristica che a lui sarebbe tanto piaciuto, e che lo avrebbe tanto gratificato.
Così, proprio dalle colonne del suo giornale “Il Lavoro”, negli anni del suo soggiorno d’insegnamento a Comacchio, così definiva la sua idea di istruzione scolastica: “Un’istruzione orale, facile, piana e popolare, pochi libri, ma chiari, ponderati e ben composti…alcuni giornali rispettabili e rispettati, liberi da influenze estranee e corruttrici. Questa istruzione, questi libri, questi giornali, giungeranno anche a togliere dall’indifferentismo molti della classe dirigente e studiosa, che oggi si lasciano prendere la mano dagli agitatori ambiziosi e dal volgo artigiano, indotto e corrotto.[5] E lapidariamente così si esprimeva ai lettori e a tutte le persone di buon senso: “Noi crediamo che il libro e il giornale abbiano l’obbligo in questi tempi di accettare la discussione offerta, chiarire le nuove dottrine al popolo, quasi a solo scopo d’istruzione “. Che significava, che ai libri e ai giornali, spettava sempre l’insostituibile compito di fare “istruzione” al di fuori delle stesse aule scolastiche.
Note
[1]Nella Biblioteca “Ariostea” di Ferrara sono conservate centinaia di numeri del foglio bisettimanale di Marti “Il Lavoro”, a testimonianza dell’importante ruolo giornalistico svolto dal salentino in terra veneta. Si confronti pure di L. NAGLIATI, Repertorio bibliografico di cultura ferrarese dai periodici locali 1886-2003, Ferrara, Litografia Tosi, 2004.
[2] Al Carducci non sfuggì il valore del giovane autore pugliese, specie in concomitanza della pubblicazione dell’opera Origine e fortuna della Coltura salentina, pubblicata a Lecce nel 1893 dentro cui si potevano individuare in un intellettuale del Sud una grande padronanza della lingua italiana scritta.
[3] Su “La Gazzetta Ferrarese” del 18 settembre 1895, era stata riportata una petizione popolare, proposta da Giovanni Patrignani, che mirava alla istituzione in città di un Corso di Ginnasio-Liceo. E all’idea, in verità, non era neanche estraneo lo stesso Marti. Egli, com’è noto, era stato fondatore a Lecce di un Ginnasio-Liceo, gestito con alcuni dei suoi numerosi fratelli.
[4] R. Marti, I Golfi di Taranto e Napoli e le Valli di Comacchio, Lazzaretti Ed., Lecce 1896.
[5] P. MARTI, L’insegnamento e il patriottismo, istruzione socialistica, in “Il Lavoro –L’Indipendente”, 27 giugno 1896, p. 3.