di Armando Polito
La voce, che significa bocconcino prelibato, è registrata nel vocabolario del Rohlfs
Come si vede, non c’è proposta etimologica per nessuna delle due varianti. Non ho la presunzione di risolvere l’arcano, ma solo quella, più modesta, di formulare un’ipotesi che abbia un minimo di plausibilità e che, magari, propizi la discussione con altri contributi, in particolare dei lettori brindisini, visto che gli altri tre lemmi che metterò in campo riguardano esclusivamente l’ambiente brindisino.
Mi immagino quante notti insonni il maestro tedesco sicuramente avrà trascorso e quante ipotesi avrà messo in campo, scartandole tutte, compresa quella alla quale l’onestà intellettuale ha negato la presenza, pur in forma dubitativa, nel suoi vocabolario.
Come faccio a non credere che, scarnificando nniculecchia della geminazione espressiva di n e di quella parte che sembra essere un doppio suffisso diminutivo, non abbia pensato alle tre voci precedenti che di seguito riporto?
Anche qui la sua onestà intellettuale lo ha obbligato, nel dubbio, a cogliere, ma non a registrare, la comune origine, pur diluita nel tempo, dei tre lemmi. Facile, anche se pericoloso, in linguistica instaurare rapporti tra lemmi somiglianti o, addirittura, identici, come nel nostro caso. Nonostante questo rischio, come negare quello che sembra un evidentissimo legame semantico tra il secondo e il terzo? Nessuno a questo punto mi contesterà l’osservazione, dal momento che il porco è stato eletto da noi umani a simbolo della golosità, e non solo in ambito alimentare …
Ma con Niccu come la mettiamo? Spesso le nostre metafore animalesche (e pensare che siamo noi la peggiore realtà animale …) si ritorcono contro di noi. Non sono rari i casi In cui nomi propri hanno dato vita a nomi comuni1 , per motivi spesso non chiare, come per esempio checca, vezzeggiativo (può essere questo un chiaro motivo?) di Francesca, come sinonimo di omosessuale. La situazione appare ancor più complicata per la nostra triade: qualcuno avrà chiamato Nniccu il suo maiale o un Nniccu si sarà distinto tanto che il suo nome ha fatto la fine di Cicerone>cicerone e di Mecenate>mecena, solo per ricordarne due tra i più famosi?
Per sintetizzare, la trafila potrebbe essere: Niccu/niccu (o viceversa)>*nnìcculu>nnicculecchia, come per spina>spìngula (dal latino tardo spìnula, diminutivo di spina, dal quale, attraverso *spinla è nato spilla)>spingulecchia=piccolo spillo.
Poteva il Rohlfs riportare tutto questo, anzi certamente di più, a corredo di un lemma? A qualcuno queste poche righe potranno sembrare, bene che mi vada, come una sorta di dissacrante processo alle intenzioni.. Io non ho colpa se quel qualcuno non può capire che il mio è un atto di rispettoso amore.
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1 Vedi, per esempio, Gianna e Cristina in https://www.fondazioneterradotranto.it/2024/04/24/scianne-un-toponimo-neritino-sospeso-tra-olio-e-vino/.