di Rocco Severino De Micheli
Nasce a Casarano il 4.1.1883 in piazza Garibaldi, primogenito di sette figli, da Felice (1851-1935) e dalla gallipolina Maria Virginia Musso (1858-1919). Muore a Incoronata (frazione di Foggia) il 6.1.1910 in un incidente ferroviario, all’età di 27 anni.
Del suo periodo di vita casaranese si sa pochissimo. Dopo le elementari continuò gli studi a Gallipoli, cittadina della madre, per poi tornare, nel 1897, nel paese natio come impiegato delle Regie Poste, dove rimase sino al 1903 allorquando fu trasferito temporaneamente all’ufficio telegrafico di Lecce; successivamente, nel 1904, fu movimentato a Brindisi nell’ufficio Transito.
Amava scrivere poesie dialettali e nel 1902, da poco ventenne, pubblicò, con lo pseudonimo “Roseo”, una sua raccolta dal titolo “Canti a Vint’Anni” con 19 componimenti.
Per l’aspetto letterario si suggerisce l’ottimo lavoro della Dott.ssa Concetta Fracasso nella sua tesi di laurea: “Gaetano Romano Poeta casaranese di fine Ottocento”, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Lecce, anno accademico 1994-1995.
Il Romano si occupò anche di giornalismo collaborando, dal 1909 sino alla sua morte, al settimanale brindisino “L’Unione” – Organo dei Partiti Popolari, nel quale pubblicò articoli di vario genere, molti firmati con lo pseudonimo “Bruno”, riguardanti l’emancipazione femminile, le scuole pubbliche, gli ideali massonici, i lavoratori, il divorzio, la laicità dello Stato.
Durante la sua permanenza a Casarano fondò un teatro dialettale, che probabilmente durò poco tempo in quanto non ne è stata trovata traccia. Lo si apprende, però, da un suo collega di lavoro, ma anche scrittore e poeta vernacolare, il leccese Leone Oberdank (1883-1952), il quale, in un articolo postumo sul “Corriere Meridionale” del 22.12.1910, citò gli sforzi compiuti in tal senso dal nostro Gaetano.
A Brindisi il 23.7.1904 sposò la gallipolina Rosa Barba da cui ebbe, nel maggio 1905, la figlia Virginia (quest’ultima è scomparsa nel 1994 a Matino).
I due incidenti
Come si evince dall’articolo della “Provincia di Lecce” dell’8 agosto 1909, egli fu coinvolto in un primo incidente ferroviario occorso domenica primo agosto 1909, per fortuna senza gravi conseguenze, invece, dopo solo pochi mesi, giovedì 6 gennaio 1910, giorno dell’Epifania, nel mentre era in servizio sul vagone postale del treno diretto n. 51, Foggia-Lecce, all’altezza di Incoronata (FG), il convoglio entrò in collisione con un treno merci, il n. 9710, proveniente da Bari.
Insieme al nostro concittadino, perirono nell’incidente altri tre impiegati postali brindisini, ironia della sorte, gli stessi del primo incidente (Ernesto Chirizzi, Leonardo Stampacchia, Francesco Palmieri), oltre a un passeggero e al macchinista del loro treno. Vi furono anche una quindicina di feriti.
A Brindisi ci fu un grande sconcerto per quanto accadde. Il settimanale “La città di Brindisi” del 15 gennaio 1910 così commentava la tragedia: “Ancora una volta ci colpisce la sciagura e la crudeltà del fato ci terrorizza. La morte trova a sé più vicine le esistenze dei lavoratori e fa sue con la violenza di un attimo le più giovani, le più forti, le più vive per virtù e operosità. Ha avuto un grido di dolore il popolo di Brindisi per lo scontro ferroviario nei pressi di Foggia perché quattro vittime, quattro sposi che alle spose recavano la pace dell’animo, quattro padri che ai figli ridavano la festa del cuore, quattro lavoratori, Gaetano Romano, Ernesto Chirizzi, Francesco Palmieri e Leonardo Stampacchia”.
Alle ore 8 del 10 gennaio 1910 giunsero alla stazione centrale di Brindisi le quattro salme. All’arrivo erano presenti molti impiegati postali e telegrafici e il rappresentante del Ministro delle Poste. Le salme furono composte in una sala d’attesa della stazione, trasformata in camera ardente, con un via vai di cittadini a rendere loro omaggio.
Le cronache dell’epoca raccontano che il feretro di Gaetano Romano era coperto da un gonfalone della massoneria.
A Porta Lecce le autorità civili e religiose, nonché funzionari delle Poste pronunciarono le loro orazioni. Giunto il corteo al cimitero, il professore Lorenzo Calabrese, a nome della Massoneria, diede l’ultimo saluto alle salme.
Il Settimanale “L’Unione” uscì il 21 gennaio con un numero unico dal titolo “ELEGIA in memoria di GAETANO ROMANO”, ecco il link:
www.carusa.it/Appoggio/Giornale_Lunione_n2_Romano1910.pdf
Nella nostra città, in cui era ancora vivo il ricordo di Gaetano, e dove risiedevano i suoi genitori, l’amministrazione comunale con a capo il sindaco Domenico De Donatis pose una lapide ricordo presso la casa natale, in piazza Garibaldi, dove è tuttora visibile.
Sulla collina della Campana, luogo caro ai casaranesi, dal 1999 campeggiano due lapidi riportanti la sua poesia dialettale: “Susu lu munte de la Campana”.
Recentemente, nei pressi della caserma dei Carabinieri, gli è stata intitolata una strada.
Hanno scritto su Gaetano Romano:
Antonio Chetry,Spigolature Casaranesi, quaderno III, pag. 14 –Laterza Bari -1976
Vittorio Zacchino, I Casaranesi, Edizioni il Grifo, Lecce 1991, p. 87
Concetta Fracasso, Gaetano Romano poeta casaranese di fine Ottocento, tesi di laurea, Univ. di Lecce, a.a. 1994-1995 (Link per leggere la tesi di laurea)
Francesco Paolo Valentino, Canti a vint’anni, Eurocart s.r.l., Casarano 1998
Fabio D’Astore, Gaetano Romano tra letteratura e impegno civile, Milella, Lecce 2023.