di Rocco Severino De Micheli
Il signore in foto è l’avv. Domenico De Donatis (1868-1937), sindaco di Casarano dal 1909 al 1913, poi Commissario Prefettizio e Podestà nel biennio 1933-1934.
Egli a poco tempo dall’insediamento si fece promotore di un’iniziativa nel campo scolastico che ebbe una vasta eco a livello nazionale.
All’inizio del secolo XX, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole, la questione scolastica aveva assunto toni molto drammatici. La scolarizzazione per le classi meno abbienti era ancora affidata ai Comuni, mentre per i pochi che se lo potevano permettere, si ricorreva a insegnanti privati, a convitti o a enti religiosi.
Per tutto ciò vi era un altissimo tasso di analfabetismo:
- Nel 1911 42,80% per i maschi, 50,50% per le femmine, totale 46,65%
Chi era per l’avocazione faceva leva, soprattutto, sulla incapacità dei Comuni di gestire l’amministrazione scolastica e di non avere le risorse necessarie per costruire edifici scolastici, per pagare gli insegnanti e garantire agli alunni un livello di istruzione adeguato ai tempi, ma anche sulla convinzione che si sarebbe raggiunta una laicizzazione dell’istruzione.
Ovviamente l’impulso per la sensibilizzazione a mettere in atto un progetto di riforma dell’arretrata condizione della scuola, benché se ne parlasse già da qualche anno, non poteva che venire dal meridione, che già pagava dazio per quel gap socio-economico che esisteva nei confronti del settentrione, anch’esso comunque sofferente, pur se in misura minore.
Il terreno era quasi fertile affinché maturasse quel movimento di opinione per invertire la rotta, tant’è che, nel gennaio del 1910, un illuminato proprietario meridionale, Domenico De Donatis, sindaco di Casarano, inviò al presidente del Consiglio dei Ministri, Sidney Sonnino (liberale e meridionalista), una petizione in cui invocava l’immediata e totale avocazione della scuola elementare allo Stato, perché convinto che sotto l’aspetto formativo le cose sarebbero andate meglio, mentre, dal lato finanziario, sarebbe cessato l’enorme peso degli oneri collegati all’istruzione (mise in evidenza che il Comune di Casarano, con un bilancio di lire 90.000, comprese le partite di giro, sopportava l’esosa spesa di lire 23.000 soltanto per le scuole).
La stessa lettera fu inviata a tutti i sindaci del meridione che, in gran parte, la fecero propria e si attivarono con propri atti deliberativi, ormai esausti per gli oneri sostenuti.
Successivamente, aderirono all’iniziativa anche alcuni sindaci del settentrione.
La pietra nello stagno era stata lanciata!
Il 4 giugno dell’anno successivo, sotto il governo Giolitti, fu emanata la legge n. 487/1911, detta Daneo-Credaro, provvedimento cardine in materia di politica scolastica che riordinò le competenze didattiche e formulò anche un piano di sviluppo per l’edilizia scolastica.
L’amministrazione delle scuole elementari e popolari di tutti i comuni, con esclusione dei capoluoghi di Provincia e di Circondario, passò alle dirette dipendenze del Consiglio Scolastico Provinciale.
Tuttavia, per i primi, era possibile un’amministrazione autonoma solo quando lo avessero richiesto e fossero stati in grado di documentare di aver applicato con profitto le norme regolamentari da oltre cinque anni e di non avere un tasso di analfabetismo superiore al 25%; i secondi potevano rinunciare all’amministrazione diretta e autonoma che la legge consentiva loro, ma dovevano fare esplicita richiesta di passaggio a quella demandata al Consiglio Scolastico Provinciale. (GU n.142 del 17-06-1911)
Gradualmente si procedette all’attuazione della predetta legge e, per la nostra provincia, fu emanato il Regio Decreto del 29 marzo 1914, n. 956, col quale l’amministrazione delle scuole elementari e popolari di 98 Comuni della provincia di Lecce (all’epoca erano compresi diversi comuni delle attuali provincie di Taranto e Brindisi) fu affidata al Consiglio scolastico medesimo.
Col passare degli anni tutti i comuni italiani passarono definitivamente all’amministrazione statale, per le predette competenze. (GU n.222 del 16-09-1914)
L’articolo 1 del citato Regio Decreto recitava:
“L’amministrazione delle scuole elementari e popolari dei comuni della provincia di Lecce, indicati nello elenco annesso al presente decreto e firmato, d’ordine Nostro, dai ministri della pubblica istruzione e del tesoro, è affidata al Consiglio scolastico della stessa Provincia a tutti gli effetti della legge 4 giugno 1911, n. 487; e dei regolamenti pubblicati per l’applicazione della stessa legge, a cominciare dal 1° ottobre 1914.”
Dopo 10 anni dalla riforma qualcosa migliorò per quanto riguardava il tasso di analfabetismo:
- Nel 1921 33,40% per i maschi, 38,30% per le femmine, totale 35,85%
E altri miglioramenti si ottennero sotto l’aspetto finanziario dei Comuni che ebbero maggiore respiro nel districarsi nel difficilissimo compito di far quadrare i conti
Il resto è storia nota.