di Gilberto Spagnolo
L’indagine che qui presentiamo vuole essere un contributo non solo sulla figura e sull’opera di san Bernardino Realino ma anche sul ruolo realmente svolto da un nobile casato salentino.
Tra le famiglie aristocratiche con cui ebbe rapporti san Bernardino Realino, si distingue, infatti, certamente la famiglia dei Mattei. Essi furono signori di Novoli, chiamato Santa Maria de Novis nel periodo storico in cui vissero, per quasi due secoli (1520-1706)1, interpretando un ruolo aristocratico e feudale caratterizzato soprattutto da un forte impegno nella cultura e nell’arte, impegno che gli si riconosce indubbiamente attraverso numerose testimonianze coeve e successive, supportate da una significativa documentazione sia letteraria che archivistica2. L’eccezionale «fontana» che l’ultimo dei Mattei – Alessandro III – il 1700 fece innalzare nel cortile della sua residenza baronale di Novoli, conserva ancora l’epigrafe in latino (egregiamente interpretata e tradotta da Mario Cazzato) che sembra perfettamente condensare la profonda tradizione umanistica della sua nobile famiglia, tradizione che il secolo prima il Marciano, nella sua Descrizione aveva contribuito a fondare con «accenti tanto ammirati da sfiorare il mito. Essa costituisce infatti l’ultimo episodio di una plurisecolare tradizione di committenza artistica, mantenuta appunto sempre su elevati livelli culturali, non casuale ma inquadrata in una particolare concezione del ruolo dell’aristocrazia fondato principalmente sul prestigio culturale come simbolo distintivo e autogiustificativo». L’epigrafe così recita: «Al Dio dell’Ospitalità Alessandro Mattei, non per desiderio di grandezza o di potere, ma per conforto e agio ornò la sua dimora con la terrazza e la fontana nell’anno 1700»3.
L’ascendenza di questa famiglia è comunque controversa. Secondo il Foscarini, probabilmente rifacendosi al cronista leccese Braccio, la famiglia Mattei, di origine leccese, fu aggregata al patriziato non per nobiltà di natali, ma per censo, senza tuttavia emergere o ricoprire cariche pubbliche4. Altre fonti quali il Mazzella, il Crollalanza, il Gonzaga considerano la famiglia di Matteo, Matthei o Mattei, come un ramo della casa Papereschi romana, casa molto potente in Roma da cui uscirono i pontefici Innocenzo II e Clemente III, cioè Gregorio e Paolo Papereschi. La famiglia Mattei che ritenne lo stemma dei Papereschi diramandosi in Francia e in Umbria mentre il ramo principale godeva di popolarità tra le principesche famiglie romane, ebbe origine da Matteo Papereschi che viveva nei primi anni del XIII secolo. I Mattei patrizi romani si divisero in tre rami: quello di Trastevere, di Pescaria e di Muzio e Fabio Mattei, dal primo dei quali discesero i marchesi Mattei e dal secondo i duchi di Paganica, principi romani estinti nella casa Conti. Una diramazione dei Mattei di Roma passò a stabilirsi in Gaeta e Sessa, ed un’altra in Lecce, ove ottenne appunto i titoli di conte di Novoli e marchese di Trepuzzi e si estinse, in Alessandro III ultimo conte e marito di Angela Invitti di Napoli, dei principi di Conca che non ebbe figli. Tra i Mattei “romani” si distinse il nobile Ciriaco Mattei, amante della scultura antica e della pittura contemporanea che aveva riunito sul suo palazzo a via delle Botteghe oscure e nella sua villa sul Celio una collezione ammiratissima dagli eruditi e dagli scrittori dell’epoca (il Caravaggio, all’apice della gloria, nel corso del 1601, dipinse per lui la Cena di Emmaus esposta recentemente in una mostra alla National Gallery di Londra5. La storia dei Mattei baroni di Novoli ha inizio precisamente nel primo Cinquecento).
Le antiche carte attestano che il 26 giugno del 1520 si verificò l’acquisto da parte di Paolo Mattei, dottore in leggi, di una metà del feudo di Sancta Maria de Novis e dell’altra metà da parte di Vittorio Prioli, genero dello stesso Paolo, perché marito della figlia Caterinella. Il suddetto feudo di Sancta Maria de Novis, acquistato per 6850 ducati versati al viceré Raimondo di Cordoba, apparteneva ai Maramonte, barone di Campi, ed era stato messo in vendita dalla Regia Corte, su richiesta di Cesaria Maramonte, in quanto il barone Giovanni era deceduto senza lasciare legittimi eredi. Nel 1523 Paolo Mattei acquistò anche il disabitato feudo di Nubilo o Novule, vendutogli da Aurelia di Acaia, moglie di Giovanni Maria Guarino. Nella seconda metà del XVI secolo i Mattei acquistarono da Donato Maria Prioli l’altra metà del feudo che rimase di proprietà della famiglia fino ai primi anni del Settecento quando il feudo passò nelle mani dei Carignani6.
Probabilmente, l’immediata vicinanza del casale di S. Maria de Novis alla città che li aveva accolti (il 19 dicembre del 1574), consentì certamente ai padri gesuiti di svolgervi qui, subito in maniera incisiva il loro ministero apostolico. Il padre Giovanni Barrella ci dice infatti che a Novoli i Gesuiti, fin quasi dagli inizi della loro venuta a Lecce, fondarono due “congregazioni di Spirito” (oggi confraternite), intitolate l’una al nome SS. di Gesù, l’altra alla Immacolata. Nella prima vi era una grande tela (oggi scomparsa) rappresentante nell’alto in uno sfolgorio di luce, il nome SS. di Gesù, e nel centro la figura augusta del Salvatore con ai piedi sant’Ignazio e san Francesco Saverio. Dinanzi a questa tela a cura dei fedeli, ardeva perennemente una lampada, mentre il clero locale, ogni anno celebrava in detta congregazione, a proprie spese e con grande solennità le feste dei santi Ignazio e Francesco Saverio. Quella dell’Immacolata imponeva che i confratelli fossero «di buona vita, fama e costume»7.
L’amicizia del Realino con la famiglia Mattei, si concretizzò invece soprattutto con il barone Filippo II, nipote di Alessandro I che pagò il relevio nel 15728. In un atto notarile del notaio C. Pandolfo dello stesso anno, Filippo II è detto infatti barone di S. Maria di Nove e Palmarici, quindi aveva già sposato Sibilla Ventura che gli aveva portato in dote il feudo di Palmariggi9.
Il conte Filippo II, uomo assai religioso, fu veramente (scrive Francesco Antonio De Giorgi) «Gentiluomo di molta stima e per le sue ottime qualità amato ed onorato da tutti»10. Era inoltre padre di Alessandro II, l’umanista e mecenate (punta di diamante della famiglia) ricordato dal Marciano nella sua Descrizione come «uomo di singolar dottrina, versato in tutte le scienze, nella greca e latina lingua eruditissimo, saggio e prudentissimo Principe», possessore di una biblioteca che non aveva pari nella provincia. Il Marciano, com’è noto, godette della sua munifica ospitalità, dei suoi preziosi suggerimenti e libri della biblioteca in un arco di tempo che va dal 1615 al 162011.
Le vicende storiche che riguardano i Mattei e il rapporto con il padre Bernardino sono contrassegnate soprattutto da un «evento prodigioso» che il santo compì in Sancta Maria de Nove presumibilmente in un periodo tra il 1580 (quando iniziò ad usufruire nella deambulazione dell’appoggio di una robusta canna) e il 1589 (morte di Filippo II)12.
Alla fine del 1500, Filippo Mattei, infatti per le esigenze della popolazione novolese fece scavare un pozzo di acqua dolce su diretta indicazione di san Bernardino Realino. Così racconta l’episodio Alessandro Mattei (questo è riportato nel Catalogo miraculorum in vita dal Venturi, biografo del Realino, nel testo Storia della vita del Beato Bernardino Realino sacerdote professo della Compagnia di Gesù): «La bonanima del Signor Conte mio padre che morse nel 1589, visitato una volta in Santa Maria dal Padre Bernardino gli disse che in quelle sue terre si pativa molto di acqua buona. E veramente pativano molto per la mancanza di acqua. Vi erano in quelle terre molti pozzi, ma tutta trista che era impossibile da bere, onde per averne erano costretti quella buona gente di andarsene lontano ad attingerne. Il P. Realino senza punto muoversi fece con la canna un segno per terra e disse: “Vossignoria faccia scavare in questo loco e troverà acqua perfettissima”. Si scavò e si trovò un’acqua eccellentissima, et abbondantissima, che basta e soverchia a tutto il Casale, e tutti la chiamano acqua ottenuta per miracolo del P. Bernardino, giacché attorno al detto pozzo ci sono più pozzi d’acqua trista».
Il pozzo, scavato di fronte al Palazzo baronale, detto Pozzo del Signore, cioè del Conte13 è venuto alla luce a Novoli nel marzo del 2008; il pozzo fu detto del Signore perché indicava un bene feudale cioè appartenente al signore del luogo e non nel significato di pozzo consacrato a Dio o a Gesù Cristo (fu distrutto nel 1928)14.
I continui e significativi rapporti tra il Realino e Filippo II Mattei sono ulteriormente testimoniati anche dal particolare tempietto eretto a poca distanza dalla chiesa matrice e nel quale su una parete venne inciso ben evidente il monogramma del Gesuiti. Negli anni settanta del XVI secolo, Filippo II infatti, ispirato certamente dallo stesso Realino, fece costruire l’ottagona chiesa del Salvatore e della Madonna delle Grazie (oggi detta di S. Oronzo), “un piccolo gioiello architettonico” dovuto probabilmente alla scuola dell’architetto-scultore Gabriele Riccardi e che nella sua volta “ad ombrello” ricorda specularmente la soluzione adottata nell’abside della leccese chiesa di Santa Croce15. Nella chiesa inoltre è presente lo stupendo altare barocco realizzato dal Cino su incarico dell’ultimo dei Mattei Alessandro III nel 1704 (durante recenti lavori di restauro e conservazione dell’altare sono state trovate incise, nella parete superiore destra, le due lettere G.C. ovvero le iniziali di Giuseppe Cino16; l’altare, in alto, a destra e a sinistra reca anche l’arme dei Mattei).
Un contributo fondamentale sui rapporti tra Realino e i Mattei sono le lettere che il Realino scrisse quando era lontano da Lecce per altre missioni e che si trovano conservate presso l’Archivio della Postulazione Generale della Compagnia di Gesù di Roma. Si consulti a tal proposito l’ottimo studio del padre M. Gioia La Grazia vocazionale di S. Bernardino Realino, in cui, tra le tante lettere dell’Elenco Cronologico dell’Epistolario Realino figurano lettere del Realino ad Alessandro Mattei e alla madre Sibilla Ventura sorella di Isabella Ventura, penitente del Realino stesso. Le lettere sono rispettivamente datate 22 feb. 1590 e 19 feb. 1593 quelle di Alessandro; quella della madre 10 feb. 159217. Queste lettere hanno una certa importanza soprattutto perché sono una testimonianza concreta che già in tenerissima età Alessandro Mattei dimostrava qualità non comuni, facendo intravedere la figura di un ragazzo capace di fare molta strada sulla via del sapere.
Scrive infatti il padre Realino nella lettera inviata il 19 febbraio 1593: «O lettera piena di interessi umanistici, o indole che si evidenzia per il valore, o spiccato ingegno di adolescente». E il santo religioso continua con l’augurio che queste doti di mente e di cuore vengano coltivate dal ragazzo e crescano con il suo costante impegno e con l’aiuto di Dio. L’altra lettera è del 22 febbraio 1590 e in questa ne esaltava le meravigliose virtù non solo sue ma anche del padre Filippo morto l’anno prima presso cui “molto spesso” era stato ospitato, confermando così quanto già il galatonese Giovanni Pietro d’Alessandro nel suo libro di epigrammi composto tra il 1589 e il 1594 gli aveva pronosticato chiamandolo «amante della Sapienza e delle Muse»18. L’epigramma così recita: «A ragione hai nell’arme l’aquila di Giove / o amante della Sapienza e delle Muse / Infatti come l’aquila vola in alto e osa guardare il sole / così tu col tuo ingegno puoi volare in alto / e conoscere i profondi misteri della natura»19.
Pubblicato in Defensor Civitatis. Modernità di padre Bernardino Realino Magistrato, Gesuita e Santo, a cura di Luisa Cosi e Mario Spedicato, Edizioni del Grifo, Lecce 2017, pp. 325-348 e in G. Spagnolo, Memorie antiche di Novoli. La storia, le storie, gli ingegni, i luoghi, la tradizione. Pagine sparse di storia civica, pp. 23-40, Novoli 2024.
Note
1 Sulla successione feudale di Sancta Maria de Novis e del feudo di Nubilo si vedano gli studi di O. Mazzotta, Novoli nei secoli XVII-XVIII, Bibliotheca Minima, Novoli 1986; Id., I Mattei Signori di Novoli (1520-1706), Bibliotheca Minima, Novoli 1989; G. Spagnolo, Novoli origini, nome, cartografia e toponomastica, Tip. A. Rizzo, Novoli 1987; Id., Storia di Novoli. Note e approfondimenti, Ed. del Grifo, Lecce 1990. In una memoria legale redatta da B. Tizzani e N. Turfani è riportato: «In Provincia di Lecce esiste la terra di Santa Maria di Novoli, volgarmente detta Novoli, ed il Feudo disabbitato (sic) Nubilo, Noole, Novoli, S. Onofrio, o del Convento. La Terra di Santa Maria nel 1520 fu devoluta al Fisco per la morte di Giovanna Maramonte Baronessa di Campi senza legittimi eredi, fu venduta a Paolo dei Matteis, e Vittorio de Priolo Suocero, e Genero. In seguito il solo Paolo de Matteis con istrumento per Notar Pomponio Stomeo di Lecce comperò nel 1523 da Aurelia de Acaia moglie di Gio: Maria Guarino separatamente il Feudo di Nubilo, o Noole. Questi due distinti Feudi furono nella famiglia de Matteis fino al 1706, in cui si morì Alessandro de Matteis ultimo possessore senza legittimi eredi in grado. Nel 1707 la Regia Camera per concorso de’ creditori vendé questi due feudi a Felice Carignani, e ne fu liberato il prezzo a’ creditori del de Matteis, come si rileva dall’istanza fiscale». B. Tizzani – N. Turfani, Per l’Università di Santa Maria di Novoli e suoi Naturali contro l’utile possessore di quella, Napoli 1805, p. I. (Commissario Presidente D. Vincenzo Sanseverino. Attuario D. Nicola Guerra). Il toponimo Nubilo è la più antica denominazione di tutto l’intero territorio dell’ex feudo del convento, che poi, come già detto, si chiamò Novule. In seguito ne ha indicato solo una contrada e precisamente quella che ad occidente della provinciale per Lecce, vi è tra la frazione convento e la via vicinale dell’Abbadia.
2 Relativamente a questi aspetti e sulle virtù mecenatiche e liberali di questa famiglia (la cui punta di diamante fu Alessandro II ricordato dal Marciano), i loro rapporti intellettuali che furono certamente non casuali ma inseriti in un “sistema locale ben determinato nel quale centro e periferia erano legati da rapporti e uno scambio continuo di esperienze e fermenti culturali” si rimanda ai seguenti contributi: M. Cazzato – G. Spagnolo, Profili di committenza aristocratica. Il caso dei Mattei signori di Novoli, in “Camminiamo insieme”, XII, gennaio 1998, pp. 16-17; M. Cazzato, Dalle “antiquitate” al “museo” e alla “gallaria”: per una storia del collezionismo aristocratico in terra d’Otranto, in Atlante del Barocco in Italia. Il sistema delle residenze nobiliari. Italia meridionale, Meridionale, Roma 2010, pp. 182-l94; Id., Per la Biblioteca dei Mattei. Girolamo Marciano, l’iconografia del Ripa e la “Taranta Apula”, in “Lu Puzzu te la Matonna”, XIX, 18 luglio 2012, p. 27; Id., Una Sant’Irene per Alessandro Mattei (1604), ivi, p. 15; Id., I maestri di scuole del ’500 salentino, ivi, XX, 18 luglio 2013, p. 12; Id., La fontana dei Mattei. Profili di committenza aristocratica, ivi, XII, 18 luglio 2005, pp. 6-7; G. Spagnolo, Un cartografo in età barocca, frate Lorenzo di Santa Maria de Nove, introduzione di M. Cazzato, Ed. del Grifo, Lecce 1992; Id., Fra fonti letterarie e fonti manoscritte: sulla “Geografia di Terra d’Otranto” del conte Alessandro Mattei, Signore di Novoli, in “Lu Puzzu te la Matonna”, X, 20 luglio 2003, pp. 33-36; Id., Girolamo Marciano e i Discorsi di Guillaime Du Choul, gentiluomo lionese. Contributo per una biblioteca perduta, ivi, XVII, 18 luglio 2010, pp. 22-26; Id., Il principe Perfetto. Giovanni Antonio Albricci Terzo (testimonianze dall’Ignatiados poema eroico inedito di Francesco Guerrieri illustre letterato salentino), in “Quaderno di ricerca. Costumi e storia del Salento”, Grafiche Panico, Salice Salentino, ottobre 1989, pp. 21-54; Id., Francesco Guerrieri e Prospero Rendella giureconsulto e storiografo monopolitano, in “Annuario Studi e Ricerche”, I, Il Parametro Editore, 1993, pp. 115-134; Id., Bernardino Realino il Santo di tutte le virtù (Brevi note sulla deposizione del P. Francesco Guerrieri al Processo Remissoriale di Lecce degli anni 1623-1624), in “lu Lampiune”, IV, 2 agosto 1990, pp. 107-111; Id., Memorie antiche di Novoli (note su un manoscritto ottocentesco della Descrizione di S. Maria de Nove di Girolamo Marciano), in “Lu puzzu te la Matonna”, XII, 17 luglio 2005, pp. 11-13; Id., Pregando Iddio per l’anima mia… Il Testamento di Filippo II Mattei Barone di S. Maria de Nove, ivi, XIX, 15 luglio 2012, pp. 16-19; Id., Francesco Guerrieri “sive verierius” sacerdote della Compagnia di Gesù (gli epigrammi greci e latini), ivi, cit., XX, pp. 13-15; O. Mazzotta, Ex Biblioteca di Alessandro Mattei, signore di Novoli, in “Camminiamo insieme”, VI, 3 marzo 1992, p. 5; L. Ingrosso, La Biblioteca di Alessandro Mattei, signore di Novoli, in “lu Lampiune”, XIII, 2, 1997, pp. 71-77; M. Cazzato, Gli ultimi Mattei e il feudo di Trepuzzi, in “Lu Puzzu te la Matonna”, XXII, 19 luglio 2015, p. 10; G. Spagnolo, I Domenicani a Novoli: un affresco e un’incisione della Vergine del Rosario, in E. Bruno – M. Spedicato (a cura di), Il Rosario della gloriosa Vergine. Iconografia e iconologia mariana in Terra d’Otranto (secc. XV-XVIII), Edizioni Grifo, Lecce 2016, pp. 3-19.
3 Con la morte di Alessandro III nel 1706, si estingueva a Novoli la stirpe dei Mattei che per circa duecento anni avevano esercitato la loro signoria sul paese: «Nel giorno 7 del mese di Marzo 1706 l’Ill(ustrissi)mo Don Alessandro Mattei conte di questa terra e del Marchesato di Trepuzzi marito di Donn’Angela Invitti di Napoli, nella sua età di anni quarantaquattro nella sede del suo palazzo patrizio, rese l’anima a Dio e il di lui corpo nello stesso giorno fu sepolto nella tomba dei suoi avi nell’interno del Convento e della Chiesa dei Frati Domenicani di questa terra reggendo l’amministrazione di detto Convento frate Ferdinando da Campi; confessò (le proprie pene) nel quinto giorno, restò privo del S.S. Viatico per smarrimento di coscienza, fu tuttavia consacrato della unzione del sacro olio del settimo giorno in cui fu sopra sostituito (nel marchesato) per mezzo del Rev(erendissi)mo Don Filippo Antonio Romano», (Archivio Parrocchiale della Chiesa Matrice S. Andrea di Novoli, Registro dei morti aa. 1680-1709. Sulla fontana del palazzo ducale aveva fatto incidere la seguente epigrafe: «Deo Xenio / Non Magnitudinl Aut / Dominationi / Sed / Solatio Et Ocio / Alexander Mattei / Aedes Suas / Xysto Et Fonte Excoluit / A. Mdcc», Al Dio dell’ospitalità. Alessandro Mattei, non per desiderio di grandezza o di potere, ma per conforto e agio ornò la sua dimora con la terrazza e la fontana nel 1700, cfr., M. Cazzato – G. Spagnolo, Profili di committenza aristocratica. Il caso dei Mattei Signori di Novoli, cit., pp. 16-17; un’epigrafe «che nonostante l’epoca rigurgita ancora di echi classico-umanistici»). I Carignani tennero poi Novoli per novantadue anni e furono dunque gli ultimi signori del luogo sino alla soppressione della feudalità applicata nel Salento nel mese di agosto del 1806, cfr. O. Mazzotta, Novoli nei secoli XVII-XVIII, cit.; Id., Novoli (1806-1931), Bibliotheca Minima, Novoli 1990; G. Spagnolo, Novoli, origini, nome, cartografia e toponomastica, cit.; Id., Storia di Novoli. Note e approfondimenti, cit.; O. Mazzotta, I Mattei Signori di Novoli (1520-1706), cit.
4 Cfr. A. Foscarini, Armerista e Notiziario delle famiglie nobili notabili e feudatarie di Terra d’Otranto, premessa di Pietro De Leo, Arnaldo Forni Editore, Bologna 1971, pp. 203-204 (con “Albero genealogico”) ristampa dell’edizione di Lecce 1927; B. Braccio, Notiziario o parte d’istoria di Lecce, in appendice a “Rivista storica Salentina”, II, 1905, p. 15.
5 Cfr. S. Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, in Napoli, ad istanza di Gio. Battista Cappello, MDCI, p. 590; G.B. Crollalanza, Dizionario Storico-Blasonico delle famiglie nobili e notabili Italiane estinte e fiorenti, vol. II, Forni Editore, Bologna 1965, p. 408 (ristampa anastatica dell’ed. del 1866); Berardo-Candida-Gonzaga, Memorie delle Famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia, tomo II, vol. IV, Forni Editore, Bologna 1965, p. 158 (ristampa anastatica dell’edizione di Napoli 1875); G. Spagnolo, Dalle rime del Mannarino un sonetto ad Alessandro Mattei, in “Sant’Antoni e l’Artieri”, XVI, Novoli 17 gennaio 1992, pp. 6-7.
6 B. Tizzani – N. Turfani, Per l’Università di Santa Maria di Novoli e suoi naturali contro l’utile possessore di quella, cit., p. I. Lo stemma dei Mattei campeggia sulla facciata della cinquecentesca chiesetta annessa al convento dei domenicani dedicata a sant’Onofrio (oggi della Vergine SS. del Buon Consiglio) e che divenne la tomba di famiglia (Cfr., G. Cappelluti, L’Ordine domenicano in Puglia, C.E.T.I. Editore, Teramo 1965, p. 48).
7 Cfr. G. Barrella, La Compagnia di Gesù nelle Puglie. 1574-1767, 1835-1940, R. Tipografia Editrice Salentina, Lecce p. 78. Il p. Realino, il p. Giacomo Abate e il fratello Solorzano vennero a Lecce, per impiantare una casa gesuitica nel dicembre del 1574 (M. Gioia, La grazia vocazionale in S. Bernardino (estratto della tesi di Laurea), Roma 1970, pp. 39-40.
8 P. Coco, Cenni storici di Squinzano, Lecce 1922, p. 360.
9 O. Mazzotta, I Mattei Signori di Novoli (1520-1706), cit., p. 18.
10 G. Spagnolo, Pregando Iddio per l’anima mia […] Il Testamento di Filippo II Mattei Barone di S. Maria de Nove, in “Lu Puzzu te la Matonna”, cit., XIX, 15 luglio 2012, pp. 16-19.
11 G. Marciano, Descrizione, origini e successi della Provincia d’Otranto, Stamperia dell’Iride, Napoli 1855, pp. 471-472; G. Cosi, Nuovi documenti sulla vita di Geronimo Marciano, in «Contributi», IV, n. 4, Maglie 1985, pp. 43-44.
12 R. Franchini, Il Pozzo del Signore, in “La Voce del Pastore”, I, Novoli 1958, pp. 4-6; Idem, II, nn.
13 Il Franchini riprese infatti l’episodio da E. Venturi, Storia della vita del Beato Bernardino Realino sacerdote professo d. C. d. G., Tipografia A. Befani, Roma 1895, p. 262; G. Germier, San Bernardino Realino, Firenze 1943, p. 510. Cfr. anche G. Spagnolo, Un antico insediamento rurale novolese: la masseria della Corte o del Signore, in “Lu Lampiune”, V, n. 3, dicembre 1989, pp. 5 e 7 e ss.
14 D. Gallerano, Apprezzo del feudo di Santa Maria de Nove e del feudo di Nubilo o Convento fatto nel 1707 da Donato Gallerano, copia dattiloscritta c/o Mario Cazzato (l’originale che si conservava presso l’Archivio di Napoli è andato perduto) dove il pozzo così viene descritto: «[…] in mezzo della piazza vi sta il Pozzo del Palazzo con il giro di tre grada, ornato con edificio di un pezzo di pietra a forma ovale, e nell’estremità, con due colonne, sopra de’ quali vi è Architrave, Fregio, Cornice e finimento» (p. 13). Il pozzo fu smontato nel 1928 e il Germier che pubblica la sua opera nel 1943, nel narrare l’intervento di san Bernardino, conclude affermando che «ancor oggi si mostra in Novoli il luogo dove sorse il pozzo, e si conserva pure quantunque frantumato, l’antico puteale». Nel marzo del 2008, durante i lavori di rifacimento di parte della piazza Regina Margherita, all’angolo di via Umberto I dove era ubicata la cabina telefonica, casualmente è stata scoperta la voragine del pozzo costellata di tufi che si sprofonda per circa trenta metri fino a raggiungere le falde acquifere. Il pozzo era sotto gli alti alberi che ombreggiavano l’intera piazza e probabilmente, ad eseguire l’opera decorativa esterna al pozzo, furono le stesse maestranze che avevano lavorato al tempietto ottagonale del Salvatore e della Madonna delle Grazie (Cfr. G. Germier, San Bernardino Realino, cit., p. 510; P. De Matteis, La storia ritrovata: il pozzo del Signore, in “Lu Puzzu te la Matonna”, cit., XV, 20 luglio 2008, p. 39; F. Spada, Novoli: quando i pozzi erano più d’uno!!!, ivi, XVIII, 18 luglio 2010, pp. 64-65. La capacità culturale ed economica dei Mattei di coinvolgere nelle loro iniziative le personalità più prestigiose del tempo, è l’attribuzione all’architetto di Santa Croce Gabriele Riccardi anche dello splendido portale della chiesa dell’ex convento dei Domenicani nella frazione di Villa convento, la cui fondazione risale al 1551 per opera di Filippo I Mattei (Cfr. G. Spagnolo, I Domenicani a Novoli: un affresco e un’incisione della Vergine del Rosario, cit. pp. 3-19).
15 M. Cazzato – G. Spagnolo, Profili di committenza aristocratica. Il caso dei Mattei Signori di Novoli, cit., pp. 16-17; M. Cazzato – V. Peluso, Melpignano indagine su un centro minore, Congedo, Galatina 1986, p. 184; O. Mazzotta, I Mattei Signori di Novoli (1520-1706), cit., p. 20.
16 F. De Pascalis, Altare con sorpresa, la firma di Cino, in “Quotidiano”, 25 novembre 2003.
17 Copia di questo carteggio si trova in Archivio della Postulazione Generale della Compagnia di Gesù di Roma, (d’ora in poi APG), vol. 657, ff. 124r-126v, 149v, e vol. 656, ff. 1Av-2A. (Cfr. M. Gioia, La grazia vocazionale di S. Bernardino Realino, cit., pp. 63 -64).
18 Ivi, pp. 63-64.
19 Io. Petri De Alexandro, Epigrammatum liber, in Id., Dimostratione di luoghi tolti, et imitati in più autori dal sig. Torquato Tasso nel Goffredo ovvero Gerusalemme liberata, Napoli 1604, p. 257, traduzione in O. Mazzotta, I Mattei Signori di Novoli (1520-1706), cit., p. 27, nota 67.