di Vito Ruggiero
Quest’ articolo parte da semplici appunti raccolti durante alcune ricerche sul nome BRANDICI, che ad un certo punto della storia è comparso, in contemporanea a tanti altri, per indicare la città di Brindisi per circa due secoli, se non di più. In particolare, le ricerche erano finalizzate ad individuare fonti storiche letterarie con la presenza di questo curioso toponimo ritrovato recentemente sulle cartografie del XVI (1) e XVII (2) secolo, per dare un confine alla finestra temporale, e possibilmente anche all’area geografica, nelle quali fosse stato in uso.
Un contributo modesto, che ha il puro scopo di condividere queste poche tracce da me individuate con i curiosi, certo però che ne devono esistere tantissime altre.
Le ricerche sono successive allo studio della carta cinquecentesca dal titolo BRANDICI (1) perché stimolate dalle riflessioni di chi si è interessato di recente all’opera a stampa ed in particolare a questo nome, in precedenza seppellito nell’oblio degli archivi bibliotecari sparsi per il mondo e da nessuna altra parte se non forse in qualche nascostissima collezione privata, come quella a cui è appartenuta la silografia che riporta cubitale BRANDICI nel titolo in cartiglio (1).
I recenti articoli di Armando Polito (3) ma anche alcune osservazioni condivise con Nazareno Valente nonché il suo interessantissimo studio sui toponimi che hanno identificato la città di Brindisi nella storia (4), mi hanno spinto a passare alcuni giorni in rete con l’obiettivo di reperire altre fonti dove potesse apparire il nome BRANDICI. Con un’attenzione soprattutto alle forme letterarie e non cartografiche (non essendocene altre note).
Che se voglia o no, internet ci viene molto, ma molto in aiuto. Diversi studiosi ritengono che un vero storico non dovrebbe affidarsi troppo alla rete, ma solo alle ricerche nelle biblioteche e negli archivi. Trovo però molto riduttivo sostenerlo in termini assoluti, perché alcune ricerche invece sono possibili solo ed esclusivamente grazie agli archivi digitali dei testi storici ed ai loro motori di ricerca, quindi alla rete, che permettono di visionare migliaia di testi, spesso unici, sparsi in biblioteche di tutto il mondo senza alzarsi dalla sedia! Lavoro che era assolutamente impossibile prima del mondo digitale.
Ne avrete degli esempi proprio con le ricerche su BRANDICI.
Andare in giro nelle biblioteche a cercare i testi contenenti la parola BRANDICI, allo scopo di datare le sue prime tracce, sarebbe stata un’impresa titanica che avrebbe impiegato anni, probabilmente senza risultati. Non avrei neanche saputo dove andare e da dove cominciare.
Ma la digitalizzazione di milioni di testi (pur rappresentando una minuscola parte del totale) unita alla particolarità davvero eccezionale del raro termine BRANDICI nella letteratura (e questa riconosco è la mia più grande fortuna), mi hanno permesso, in poche ore, di identificare le tracce che vedrete sotto.
Essendo certo che i testi digitalizzati sono pochissimi sul totale di quelli esistenti, mi sento di dire che il termine BRANDICI è meno raro di quello che sembra, e soprattutto che è stato utilizzato per secoli, certamente in concomitanza di molti altri.
Ho trovato che il toponimo BRANDICI per indicare Brindisi esiste da tempi piuttosto antichi, esattamente in quella forma almeno dalla fine del ‘400. È un toponimo certamente poco comune nella letteratura, ma ho trovato comunque diverse evidenze. Forse non era quello più in uso a Venezia, da dove proviene la silografia che lo riporta in cartiglio e dove a quei tempi prevalevano BRANDIZO, o BRANDIZZO come ben evidente nella cartografia a stampa italiana del ‘500.
Provo ad evidenziarlo con un brutale elenco puntato di appunti e osservazioni, una semplice serie di elementi raccolti e di ricerche, che alla fine messi insieme a mio avviso lasciano indicazioni importanti. Vediamoli andando indietro nel tempo e partendo dal fatto che certamente abbiamo due documenti cartografici di Brindisi, entrambi topografici a grande scala, che sono datati 1538 uno (1) e databile 1630 l’altro (2), dove Brindisi è chiamata inequivocabilmente BRANDICI.
- Ho trovato una conferma dell’uso di BRANDICI nel ‘600 nel testo “Guerrino detto il Meschino…” di Andrea da Barberino, pubblicato a Venezia nel 1618. Nel libro I, Cap. 3 si dice “Ond’io, per tuo & mio honore ho pensato, che con poca fatica noi possiamo acquistar Albania, cominciando a Durazzo, il qual è l’isola del Mar adriano, dirimpetto a BRANDICI, dalla parte di Romania”. E ancora, nella pagina successiva “Milon trasse da le sue terre altre tanti cavalieri e pedoni, partitosi da BRANDICI….” E dopo “..venuti a BRANDICI andiamo a Durazzo”. Questo a provare l’uso del toponimo nei primi del XVII secolo. Ma andremo più indietro.
- Ancora troviamo BRANDICI in una lettera del 1617, pubblicata ne “Guerre d’Italia tra la Serenissima Rep. Di Venezia e tra Filippo III…”. Non fornisco dettagli per non tediare il lettore visto che bene o male siamo nello stesso periodo del punto precedente.
- Ne la “Descrittione di tutta Italia di F. Leandro Alberti bolognese, nella quale si contiene il sito si di essa, l’origine, et le signorie delle città….” Conservato nella biblioteca nazionale di Roma e pubblicato nel 1551, nel descrivere le vie che partono da Roma e quindi l’Appia troviamo “..Quindi poi infino a BRANDICI la fu rassetata da Traiano avendo issacatu le paludi…”. E subito dopo usa invece il termine BRINDICI: “Et talmente la rassetò da Capua a BRINDICI….”e sempre ancora dopo viene chiamata BRINDICE. In un paragrafo di poche righe troviamo chiamata la nostra città simultaneamente BRANDICI, BRINDICI e BRINDICE. Incredibile ma vero, a testimoniare che i vari termini dell’epoca venivano utilizzati del tutto indifferentemente. Successivamente, nel descrivere la Basilicata troviamo “…scacciarono Phalante e lo mandarono in esilio a BRANDICI con altri…”
- Ora la testimonianza che io trovo più bella e romantica perché dall’altissimo valore figurativo e simbolico per la nostra città.
Ce lo testimonia l’“ENEIDE di VIRGILIO tradotta in terza rima da Giovanni Paolo Vasio” stampata a Venezia nel 1539 per Bernardino di Vitali e conservata nella Biblioteca dell’Università di Siviglia.
E’ un testo interessantissimo, che rientra tra i più antichi dell’editoria libraria a stampa veneziana, visto che parliamo del 1539. Qui il link al testo digitalizzato
Siamo alla fine del libro, dove l’autore dedica le ultime pagine alla vita di Virgilio.
Nella penultima pagina troviamo “Et crescendo per la nasvigazione la infernitade finalmente giunse a BRANDICI, dove sentendosi già aggravato spesse fiate con grande instanza dimandò il suo scigno, et questo faceva per abbrusciar la Eneide….”
Ho trovato meraviglioso che una delle prime prove letterarie certe dell’esistenza del toponimo BRANDICI sia contestuale all’opera a stampa, nell’editoria veneziana e proprio legata ad un evento così simbolico per la nostra città, come quello dell’Eneide e di Virgilio che giunge, purtroppo malato, a Brindisi per terminare il resto dei suoi pochi giorni di vita.
- Nel “La Politica di Papa Paolo III e l’Italia” di Carlo Capasso del 1901, troviamo a pag. 330 “il sig. Dio haveva presto punito il Doria della sua durezza perché la sua partita gli haveva tolto quel honore che gli avrebbe attribuito all’autorità sua se fosse andato a BRANDICI”. Questo testo si trova nei Commentari, foglio 8, e fa riferimento al fatto che Andrea Doria, dopo che Corfù fu liberata nell’ agosto del 1537, decise di tornarsene a Genova senza accettare le insistenze del Papa e di Venezia a restare nella zona. Fortunatamente i turchi si allontanarono, ma il Papa l’aveva presa male.
- La parola BRANDICI compare diverse volte negli Annali Veneti di Domenico Malipiero, in corrispondenza dell’anno 1495. A pag.339 ad esempio troviamo:
Ho studiato la storia di questi annali, perché secondo me è una testimonianza importantissima, la traccia più antica che ho potuto identificare, pur con la considerazione del fatto che sono stati trascritti e quindi quella parola potrebbe, forse, essere stata cambiata e usata successivamente per la prima volta. La storia degli annali dovrebbe essere questa:
- Gli originali manoscritti dal Malipiero al tempo degli eventi sono andati dispersi.
- Gli stessi sono stati trascritti ed abbreviati dal senatore Francesco Longo nella seconda metà del XVI secolo (mi sembra sia morto nel 1582).
- Francesco Longo nel proemio dice: “Et tutto è scritto con quella forma di parola che ha usato chi primo scrisse, et che portava l’uso di quei tempi”.
- La sintesi di Francesco Longo (divisa in 5 parti, la prima è relativa alle guerre di Venezia contro i turchi, la seconda alle guerre d’Italia, BRANDICI è citata nella seconda) è stata pubblicata in forma autografa da Agostino Sagredo nel 1843.
- Agostino Sagredo ricostruisce perfettamente nella prefazione come gli originali autografi di Francesco Longo siano pervenuti direttamente a lui, ricostruendo l’intero lungo albero genealogico delle varie successioni. Non sono quindi state fatte trascrizioni intermedie.
- Lo stesso dichiara in più parti che “il mio testo autografo di mano del Longo ho voluto che fosse seguito fedelmente il testo” ed ancora “avrei potuto ridurre il codice a lingua italiana, ma sarebbe stata una profanazione….ho preferito apporre annotazioni.”.
- In corrispondenza della parola “BRANDICI”, A. Sagredo pone infatti l’annotazione “Brindisi”.
- Di certo la parola BRANDICI non era in uso nel 1843, quindi se pur qualcuno l’avesse proprio voluta cambiare questo è il Longo e certamente non il Sagredo, quindi quanto meno dobbiamo attribuirla a prima del 1580 (non mi è chiaro quando esattamente il Longo ha riassunto gli annali).
- Non possiamo non considerare che, come detto al punto c), Longo dichiara la trascrizione fedele. Non avrebbe avuto senso dichiarare questo e poi cambiare il termine di BRANDICI.
- Di conseguenza, è molto verosimile che la parola BRANDICI riportata negli annali trascritti, peraltro ripetuta varie volte, provenga dall’originale manoscritto di Malipiero del E comunque non può essere successiva alla trascrizione del Longo quindi direi intorno al 1570 o giù di li.
Il testo del Malipiero, seppur trascritto, è il più antico che ho trovato con il toponimo esattamente scritto come BRANDICI. Ma diversi elementi mi fanno pensare che esistesse già da prima, forse anche secoli prima. Andiamo ancora indietro.
Innanzitutto ho controllato tutta la Cartografia Italiana del ‘500 a stampa che rappresenti l’Italia, il meridione e la Puglia (il catalogo del Bifolco/Ronca è molto esaustivo), per vedere se fosse presente su altre carte. A parte che per la ormai nota tavola di Brindisi (1) il nome BRANDICI non compare, ed emerge chiaramente che i toponimi maggiormente utilizzati sulle carte sono BRANDIZO, BRANDIZZO e BRANDIZIO, certamente molto simili, indicati su circa la metà della produzione italiana cinquecentesca. Questi sono principalmente presenti sulla produzione veneziana. Troviamo anche BRINDISI, ma è ancora poco utilizzato sulla cartografia.
Appurato che BRANDIZO o denominazioni molto simili erano in uso all’inizio del ‘500, aggiungo la considerazione che anche nell’ interessante studio di Nazareno Valente sui toponimi di Brindisi (4) lo ritroviamo indicato già nel 1313 nell’ atlante di Pietro Visconte. Nello stesso studio viene indicato anche BRANDIZ nel 1384 e poi BRANDICO nel “Manoscritto Mercantile del XV secolo” di Zibaldone da Canal.
Questi termini sono molto molto vicini alla parola BRANDICI. Ora io non sono un esperto in lingue antiche, e non certo un etimologista o un latinista, però tutti questi termini apparsi già dalla fine del ‘300 hanno alla base “BRANDI…”….poi si chiudono in modi diversi. A mio avviso derivano tutti dal termine latino BRANDICIUM, che a sua volta è una variante del toponimo latino BRUNDISIUM, II. Questo lo si trova anche su Wikipedia sulla lista dei toponimi latini delle più importanti città italiane. Si potrebbe approfondire molto sulla presenza di BRANDICIUM negli antichi testi latini, ma ne cito giusto uno.
Nel testo di Pertusi “La Caduta di Costantinpoli” del 1976, troviamo pubblicata a pag. 88, una lettera scritta in latino a Creta il 6 luglio 1453 del Cardinale Isidoro “…et sic a Durachio transire ad BRANDICIUM disponit”. Il testo ripropone a pagine affiancate la traduzione in italiano della lettera “…e così pensa di passare per mare da Durazzo a Brindisi”. Con queste considerazioni non si può escludere che BRANDICI si sia sviluppato almeno nella seconda metà del XV secolo, come già si evince dagli Annali Veneti di Malipiero già evidenziati. Ma se BRANDIZ e BRANDICO (e come vedremo dopo soprattutto BRANDICII e BRANDICIO) sono comparsi ancora prima, è allora probabile che anche BRANDICI lo sia. Andiamo avanti, anzi indietro.
Ho trovato che certamente nel XV secolo si usava BRANDICII. E’ vero ci sono due “I” e non una, siamo nell’ambito delle lingue volgari credo, ma ora siamo vicinissimi al nostro termine. Forse proviene semplicemente dal genitivo di BRANDICIUM, II ? Voglio credere che togliere una “I” sia un passo piccolo nella evoluzione tardo medioevale dei termini volgari provenienti dal latino. Vediamo dove appare questo termine.
Una testimonianza dell’uso di BRANDICII, l’ho trovato a partire da una citazione di Carito nel libro “Contributi per la storia di Brindisi”, quando a pagina 57 cita le “Sante Parole” del “Portolano Sacro”, riportate su un testo di M. Bacci, sul quale ho ritenuto di approfondire.
Si tratta di preghiere e immagini sacre dei marinai sulle rotte di navigazione. Tra le tante invocazioni quella su Brindisi è la seguente:
“Die n’ai’ e Santa Maria del Casale di Brandizio”
Questa era la versione originale della preghiera con la riga su Brindisi (Dio ci aiuti e Santa Maria del Casale di Brindisi). Carito cita anche il Portolano Sacro Genovese, con una bella relazione di Valentina Ruzzin che lo ha ritrovato negli archivi di Genova.
(33) La Bonna Parolla. Il portolano sacro genovese. | Valentina Ruzzin – Academia.edu
Altro riferimento è Michele Bacci – Portolano Sacro, che si trova qui
La Ruzzin spiega che la litania conosciuta come Sante Parole citata anche da Carito fu in sostanza una lunga preghiera in uso presso la marineria del Medioevo, invocazioni in soccorso di Dio lungo un percorso di navigazione immaginario. Il testo è stato tramandato da un codice miscellaneo del XV secolo conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze, ma presso l’Archivio di Stato di Genova è stata rinvenuta la versione genovese – la Bonna Parolla. Il testo bene o male è comune a quello fiorentino ma ha tante variazioni linguistiche. Conserva testi redatti fra il 1490 e il 1503.
Senza andare troppo per le lunghe nella versione genovese troviamo che nella litania, l’invocazione su Brindisi è trasformata in:
“Dee n’aie e Sancta Maria de Brandicii”
E’ molto interessante secondo me vedere questa traduzione. Da BRANDIZIO passiamo in una traduzione ligure a BRANDICII, che vedremo a breve era comunque già in uso addirittura nel ‘300.
Nel primo libro di Perri “Pagine di storia brindisina” ho trovato infatti questa citazione: a pag 153: “Nel febbraio 1341, una nave veneziana di ca’ Marcello….era stata costretta a rifugiarsi nel porto di Brindisi…e i Brindisini avevano imposto al patrono di scaricare 700 salme di frumento “ad salam BRANDICI”, che valevano…”.
Pensavo di aver fatto tombola con la citazione di Perri per datare il toponimo BRANDICI almeno al 1341, in realtà è riportata con quello che forse è un errore di stampa, ma se non è tombola è cinquina. Questa citazione proviene da G.I. Cassandro “Una controversia tra Venezia e Brindisi nel secolo XIV” del 1937. Ho avuto la fortuna di reperire integralmente il testo in rete. La frase corretta è indicata nella seconda pagina del suo scritto ed è: “…ad salmam BRANDICII”. Con più esattezza la frase estesa è “…et nunc de novo simile fecerunt de una navi de ca Marcello, que similter per tempus illuc ivit de qua abstulerunt salmas VII/C frumenti ad salmam Brandicii et super hiis….”
Ma c’è dell’altro. Alla fine del testo di Cassandro, c’è tutto un testo in latino volgare medioevale del 1342. Bene, qui compare numerose volte la parola BRANDICIO, sulla quale si è già ampiamente espresso Armando Polito con le testimonianze cartografiche del 1576 e 1526 e quelle letterarie e del portolano di Alvise da Mosto risalente al 1477 ma pubblicato quasi un secolo dopo (3) .
Lungi da me leggere per intero questi testi in lingua volgare, ma questo basta per ritenere che, se da un lato è certo che già ben due secoli prima della nostra opera cartografica titolata BRANDICI troviamo in uso BRANDICII e BRANDICIO… beh da li a credere che potesse svilupparsi in seguito o quasi contemporaneamente anche BRANDICI è quantomeno plausibile.
A conferma della mostruosa confusione dei toponimi in quei secoli ho riscontrato che nello stesso testo latino su indicato in pochi paragrafi si legge contemporaneamente: BRANDICIO, BRUNDISO, BRUNDUXI, BRUNDUXII,…è incredibile. Una impressionante miscela esplosiva di toponimi usata nello stesso tempo, nello stesso testo, per indicare lo stesso luogo. Sembra rasentare la follia, ma è nero su bianco. Credo che Brindisi abbia un vero e proprio record su questo.
A sua volta Cassandro cita Guerrieri. “Le relazioni tra Venezia e Terra d’Otranto fino al 1530, Trani 1904, pag. 28-29”. Anche qui si dovrebbe trovare la stessa fonte ma non sono riuscito a reperire online il libro.
Termino qui, pur avendo trovato diverse altre di fonti letterarie, ma io credo che queste osservazioni siano più che sufficienti ad evidenziare che l’uso della parola BRANDICI sia molto antico. Con certezza già dalla fine del ‘400 perché oltre la silografia del 1538 e il testo tradotto dell’Eneide la troviamo negli Annali Veneti. E penso che, provenendo molto probabilmente dalla derivazione latina BRANDICIUM sia ancora più antico ed incredibilmente sopravvissuto almeno fino alla prima metà del Seicento come attestano i documenti indicati nei primi punti, ma certamente molto meno usato di BRANDIZZO/BRANDIZO.
La mia ipotesi finale è che BRANDICI sia stato sicuramente poco utilizzato, ma è stato in uso per un periodo piuttosto lungo, ipotizzabile a circa due secoli almeno. Il nome proviene molto probabilmente da BRANDICII così come da li proviene BRANDICIO, a loro volta derivanti da BRANDICIUM, che successivamente hanno perso la seconda I o la O.
Quando sia nato esattamente non lo si può sapere, ma certamente prima del XVI secolo. Nasce quindi in tempi molto lontani, che si originano nel medioevo con BRANDICII e BRANDICIO, ed ha resistito in parallelo con i più noti BRANDIZIO e BRANDIZZO, per essere poi soppiantato quasi definitivamente da BRINDISI nel corso del ‘600.
Per l’accento non mi esprimo, il dilemma resta come bene lo evidenzia Armando Polito, nessun documento lo riporta purtroppo.
Queste considerazioni, secondo me, si incastrano abbastanza bene con la supposta evoluzione dei toponimi, le fonti citate, e le caratteristiche tecniche e cartografiche del documento.
Mi rendo conto di essere stato pesante, e probabilmente impreciso in diverse interpretazioni, non essendo un linguista ne uno storico, ma non volevo tenere per me il frutto di queste ore spese a cercare la parolina magica ritrovata nei testi suddetti.
Al solito mi appello a chi ha le competenze per eventuali approfondimenti e spero che qualcun altro possa completare a ritroso queste ricerche evidenziando ulteriori documenti che riportano questo toponimo.
Le mie sono semplici osservazioni, spero costruttive, che ho sentito di condividere per quanto amo l’opera che ha generato questi articoli e per la logica convinta che mi ha portato a comunicarla, che altro non è che la versione razionale della mia passione per Brindisi, il suo porto, il suo mare, la sua storia.
Lo studioso o il semplice curioso che rifiuta l’inimmaginabile, spesso imprevedibile e ormai insostituibile aiuto che la rete offre con la digitalizzazione di testi, anche manoscritti, altrimenti inconsultabili, si autoattribuisce la patente di analfabeta di ultima generazione (come se non bastassero quelli della vecchia …) e mi appare paragonabile all’ingegnere che volesse progettare ancora col semplice disegno manuale e fare i calcoli col pallottoliere o con uno strumento appena più sofisticato. L’autore di questo contributo non solo lo ha detto, ma anche, e soprattutto, dimostrato.