Nel teatro della memoria.
I Nuptialia del 1734
di Luigi Sanseverino Duca di S. Pietro in Galatina
e Cornelia Capece Galeota Duchessa di Sant’Angelo
di Gilberto Spagnolo
“Ma pur se brami,
che ti venga di porgere
Delle future nozze indizio
Mobile. E allo studio
Primier debbo risorgere”1
Il costume di scrivere poesie e versi in occasione di un evento nuziale proviene dalla letteratura greca. Il termine Nuptialia infatti indica i testi scritti in occasione delle nozze, testi riconducibili a due specie allora esistenti: l’epitalamo e l’imeneo. Nel Rinascimento questo genere letterario torna di moda in Italia. Ciò non significa che questi testi non esistessero durante il Cristianesimo. Tutt’altro2.
Olga Pinto (autrice di quel vastissimo repertorio che è Nuptialia. Saggio di bibliografia di scritti italiani pubblicati per nozze) afferma infatti che sono esistiti fino al IX secolo e poi scomparsi fino al 1484, quando a Padova Matthaeus Cerdonis diede alle stampe la poesia Carmina pro epithalamo Sigismundi archiducus di Franciscus Niger in occasione del matrimonio tra Sigismondo d’Asburgo e Caterina di Sassonia. Opere celebrative di tali eventi per nozze rappresentano un genere letterario che testimonia quanto questa abitudine sia diffusa particolarmente nella seconda metà del XVIII secolo. Abitudine che si caratterizza ulteriormente nel XIX secolo con una fioritura di pubblicazioni di inediti contenuti in particolar modo di lettere e di documenti storici, di ricerche araldiche filologiche e di ritrovamenti archeologici.
Nel secolo XIX, scrive ancora Olga Pinto, “le pubblicazioni per nozze furono stampate a migliaia in tutte le regioni della penisola, diventando una vera mania”3. I libretti per nozze, i Nuptialia, rappresentano, come esempio significativo, di quanto detto, “una vivace realtà dell’editoria bolognese”. Sono testimoniabili dal secolo XVI al XVIII e sono talvolta accompagnati da incisioni di pregio che vedono protagonisti gli artisti della scuola pittorica cittadina. Attraverso di essi emerge infatti, una nuova e ricca messe d’informazioni sul piano artistico, sul piano letterario, su quello sociale, nonché sulla fervente attività delle stesse tipografie bolognesi. I committenti sono ascrivibili per lo più alla classe senatoria mentre gli autori degli epitalami e delle odi encomiastiche sono gli accademici e gli scrittori in voga nel momento.
Questi testi perciò sono indubbiamente testimoni della nostra cultura e della nostra storia; sono ricchi di valori letterari e anche figurativi della nostra civiltà; sono indubbiamente protagonisti importanti e preziosi nel nostro “teatro della memoria”4, perfetto nella sua dimensione e nella sua definizione.
Nel campo della “Biblioteca Nuziale Salentina”, uno studio che rimane a tutt’oggi fondamentale dopo quello di Dennis E. Rhodes con il suo “Nozze e Famiglia” (pubblicato in Familiare 82 nel 1982, studi offerti per le nozze d’argento a Rosario Jurlaro e Nunzia Ditonno)5, lo ha fatto Alessandro Laporta, raccogliendo ben sessanta schede nuziali dei secoli XIX-XX e pubblicandole su “Studi di Storia e Cultura Meridionale” per le nozze d’argento di Vittorio Zacchino e Anna Orlandini, segnalando la presenza cospicua della Terra d’Otranto “in un genere ben lungi dall’essere tramontato”, smentendo “coloro che giudicavano questo costume fuori moda dimostrando come a partire dal 1970… lo stesso si fosse rinverdito e radicato negli ambienti salentini”6.
In quest’ottica vanno ad esempio certamente ricordate alcune raccolte censite dallo stesso Laporta nella sua ricerca, come quella che Nicola Vacca già nel 1955 realizzò per lo sposalizio della figlia Fausta Vacca, allorquando offrì agli sposi “Nuptiae Salentinae”, un’edizione privata di 101 copie numerate ad personam (estremamente rara e stampata a Lecce il 18 gennaio 1955)7. O la “Miscellanea Salentina” per le nozze di Mario Congedo e Lucia Lazzari (Edizioni dell’Almanacco del 25 luglio 1970)8. E ancora, la “Miscellanea per le nozze” di Armando Miele e Fiorella Palazzo, datata 26 Ottobre 19859. E la “Ristampa del Discorso del Sig. Francesco Guidani nel quale brevemente si ragiona della vera nobiltà”, stampato a Venezia nel 1574, edizione curata da Michele Paone per le nozze di Giuseppe Nielli ed Emanuela Mariano del 1 luglio 1989 e prim’ancora, qualche anno prima, la ristampa di Eustachia, sempre del Guidano, a cura dello stesso Paone, per le nozze di Vincenzo Caroprese e Natalia Mariano Mariano del 28 Giugno 198610.
In tale contesto intende porsi questo contributo, partendo soprattutto dal fatto che nel corso delle sue ricerche Alessandro Laporta “nulla o quasi aveva rinvenuto per i secoli dal XV al XVIII” concentrando così le sue ricerche sul XIX secolo11. L’omaggio librario collettivo composto per una occasione a tema nuziale che qui si presenta è invece settecentesco (prima metà) e oltre a riguardare una famiglia aristocratica di Terra d’Otranto ha soprattutto una particolarità, come si vedrà, molto importante in particolare per gli autori.
Appartenente a una collezione privata fu stampata a Padova nel 1734 per le “nozze degli illustriss. Ed eccellentiss. Signori D. Luigi Sanseverino principe di Bisignano, Paceco, S. Giorgio e Sanza, Duca di S. Marco e di S. Pietro in Galatina… e Cornelia Capece – Galeota di Sant’Angelo”. Realizzata in 8°, di pp. (6) e 112, è una bella e raffinata raccolta di sonetti, odi, epigrammi e versi latini12. A Galatina, è noto, dopo i Castriota, ci furono per qualche decennio appunto i Sanseverino, e successivamente gli Spinola che durarono fino al 1801 allorquando subentrò Carlo Gallarotti Scotti13. Nella lettera dedicatoria a firma di Giuseppe Pascale Cirillo, datata Napoli 10 novembre 1734, i Sanseverino e i Capece – Galeota vengono elogiati con queste parole:
“E chi v’ha che non sappia, che vi scorre nelle vene il più bel sangue di Francia tramandato in Voi da’ vostri Maggiori, che vennero nel Regno dintorno agli anni del Signore novecentotrenta in compagnia del famoso Ugo nipote dell’Imperador Carlo Magno? Chi non sa, che imparentarono più volte i vostri Antenati con Donne Regali, e benchè sbattuti sovente da forte nemico non lasciano giammai né per volger d’anni, né per variar di fortuna di essere illustri per lo splendore de’ titoli e de’ Baronaggi? A chi non è pervenuto il nome di Ruggieri I Conte di Marsico mandato dal Re Carlo suo vicario in Gerusalemme negli anni di nostra salute milledugentsettantotto? Di Roberto IX Conte di Marsico creato dal Re Ferdinando Principe di Salerno il dì penultimo di Gennaio dell’anno millequattrocentosessantatre? Per tacere le altre memorie più fresche, ma tutte grandi e tutte illustri del vostro Regal Casato, di cui son piene le Storie moderne, e le voci de’ Sapienti (14). Lascio adunque di annoverar partitamente le vostre Signorie di vostra famiglia, e lascio altresì di far parola della nobilissima famiglia CAPECE GALEOTA, ch’è stata sempremai, ragguardevole nella luce del Mondo per gentilezza ed onori, siccome ampia fede ne fanno ben molti valorosi Guerrieri, che salirono a i più sublimi gradi della Milizia, e tre sovrani Consiglieri di Stato, Ludovico, Ettore, e Carlo Galeota, il primo della Regina Giovanna II, il secondo del Re Renato, e ’l terzo del Re Ferrante I d’Aragona” (15). Alessandro Forges, Andrea Benincasa, Aniello Firelli, Antonio Antinori, Antonio Caracciolo, Antonio Minutolo, Ascanio di Bologna, Baldassarre de Caussis, Bonaventura de Marco, Carlo Recco, Domenico Caracciolo, Ferdinando Carafa, Francesco Caracciolo, Francesco Fontana, Francesco Magno Cavallo, Francesco Moles, Francesco Saverio Capece, Gaetano M. Brancane, Gennaro Perotti, Giambattista Capasso.
I versi e le rime degli autori presenti, “eletti spiriti” della città di Napoli, sono stati raccolti (come si legge nella lettera dedicatoria delle prime sei pagine) dal “dottissimo” Cavaliere D. Antonio Minutolo soprattutto per il loro animo “di bella virtù” e per la loro “Gentilezza e Generosità”. Gli autori sono infatti veramente molti e rispondono ai seguenti nomi: Achille Ambranese, Alessandro Forges, Andrea Benincasa, Aniello Firelli, Antonio Antinori, Antonio Caracciolo, Antonio Minutolo, Ascanio di Bologna, Baldassarre de Caussis, Bonaventura de Marco, Carlo Recco, Domenico Caracciolo, Ferdinando Carafa, Francesco Caracciolo, Francesco Fontana, Francesco Magno Cavallo, Francesco Moles, Francesco Saverio Capece, Gaetano M. Brancane, Gennaro Perotti, Giambattista Capasso, Giambattista Durini, Giambattista Vignali, Giannantonio Sergio, Gio. Tiresio M. Giron, Gio. Vincenzo Giron, Girolamo Biassa, Giuseppantonio de Lazzaris, Giuseppantonio Magri, Giuseppe di Stefano, Giuseppe M. Salerno degli Utili, Giuseppe Pasquale Cirillo, Idasio Cillenio, Incerto, Incerto accademico Ozioso, Isimene Promachiense, Luzio di Bologna, Matteo Egizio, Matteo Gennaro Testa, Niccolò Giliberti, Niccolò Recco, Niccolò M. di Fusco, Niccolò M. Salerno, Orazio Gaspari, P.M. Doria, Petronilla Guglielmini, P.M. Gruther, Pietro di Palma, Salvatore Caputo, Scipione Cigala, Scipione di Cristofaro, Silverio Gioseppo Cestari, Tommaso Mari, Vincenzo d’Ippolito, Urbano Vignali. Come si può notare, in questa rarissima prima edizione di tale raccolta di sonetti, figurano tra i suddetti numerosissimi autori molti esponenti delle principali famiglie napoletane (Capece, Caputo, Caracciolo, Carafa, Cigala, di Palma, Giron, Moles, Salerno, Sanseverino) oltre a una nobildonna, la principessa di Canneto Petronilla Guglielmini membro dell’Arcadia con lo pseudonimo di Euclea. Tra tutti, infine, spiccano “maestosamente” a p. 2 quattro versi latini di Giambattista Vico, “Regio Professor di Eloquenza”, sicuramente mai pubblicati e che così recitano:
“Quidnam saeva sedens Martis super arma/
Hymenaeus/
Caelesti actat jsultus Amore facem?/
Bellica speratur taeda hac CORNELIA mater,/
Inclyte quae LODOIX, te nova nupta legit.16/
In Rassegna Storica del Mezzogiorno, n. 2-2017/2018, Organo della “Società Storica di Terra d’Otranto”, CMYK Tipografia, Alezio 2018, pp. 139-154.
Note
1 In Raccolta di Vari componimenti Poetici per le Nozze del Signor Conte Paolo Canale con la signora Contessa Vittoria Carleni dedicata a Monsignor Saverio Canale cherico di camera, Prefetto dell’Annona, e Pro-Commissario Generale dell’Armi Pontificie Dell’Abate Giambattista Luciani Segretario del sudetto Prelato, in Roma MDCCLV, nella Stamperia di Angelo Rotilij nel Palazzo de’ Massimi a S. Pantaleo con licenza de’ Superiori.
2 Scrive infatti Manuela Barducci: “I Nuptialia o scritti per nozze hanno origine in tempi molto lontani, probabilmente sono coevi alla nascita dell’“istituzione” matrimonio e del rito nuziale ed erano in uso nell’antica Grecia e presso i Romani. In Italia queste pubblicazioni costituiscono un genere letterario, ma forse sarebbe più corretto dire una “usanza sociale”, che si afferma a partire dal XVI-XVII secolo e che appare come un’evoluzione degli imenei greci, ossia degli inni cantati in coro da gruppi di giovani durante il trasferimento della sposa presso la dimora maritale, degli epitalami, cioè delle serenate e dei canti eseguiti la sera delle nozze davanti alla camera nuziale in segno di buon augurio e degli antichi fescennini romani, versi dal carattere tipicamente popolare, rustico espresso licenzioso cantati e recitati durante matrimoni, trionfi e feste anche agresti. Ne scrissero Saffo, Teocrito, Callimaco e Catullo per cantare e raccontare di nozze mitologiche o fantastiche. Nel Medioevo sembrano essere caduti in disuso, per trovare in auge con l’avvento e la diffusione della stampa. I Nuptialia pubblicati in Italia a partire dal XVI secolo hanno precise peculiarità: sono composizioni stampate contemporaneamente all’evento, matrimonio, dedicate a sposi reali e non mitici o, qualche volta ad uno o entrambi i loro genitori o fratelli o sorelle. Si tratta di un genere letterario considerato minore, che appare solo a margine della storia della letteratura italiana, poco studiato e trascurato dalla critica letteraria, diventando parte del rituale stesso delle nozze e rimasto in uso per ben quattro secoli” (M. Barducci, “Per il giorno dell’Imene quattro versi ci stan bene”. Una raccolta di scritti per nozze, in “invito a nozze. I Nuptialia della Biblioteca delle Oblate”, a cura di Manuela Barducci, Tipografia Bandettini, Firenze 2009, pp. 11-12; cfr., G. Rosi Maramotti, Le muse d’Imeneo. Metamorfosi letteraria dei libretti per nozze dal ‘500 al ‘900, 2 ed. accresciuta, Edizioni del Girasole, Ravenna 1996, pp. 7-8).
3 Cfr., O. Pinto, Nuptialia. Saggio di bibliografia di scritti italiani pubblicati per le nozze dal 1481, al 1799, Leo S. Olschki Editore, Firenze 1971, pp. I-XV.
4 Cfr., M. Pigozzi, Nuptialia: i libretti per nozze della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, Volume 22 di Lexis; Biblioteca delle arti, Bologna, CLUEB 2010. Anche la Biblioteca dell’Archivio di Stato di Bologna conserva un fondo di pubblicazioni per nozze bolognesi costituito da ben 476 pezzi tra opuscoli, inviti e locandine stampati in occasione di nozze fra componenti delle famiglie nobili e aristocratiche della città di Bologna. In prevalenza sono nozze allo scopo di rafforzare le alleanze fra la nobiltà cittadina, ma anche alleanze esterne, con famiglie nobili di altre città. Le nozze sono celebrate con componimenti poetici (epitalami) e con odi encomiastiche per esaltare le virtù degli sposi e delle loro famiglie (Nel marzo del 2008 fu realizzata una mostra a cura di Giorgio Marconi e Francesco Nicita); cfr. anche Danielle Boillet, Il testo e l’immagine, a proposito del doppio contributo di Giovanni Luigi Valerio a raccolte per nozze (1607-1622), Linea Editoriale, Bologna 2017.
5 Dennis E. Rhodes, Nozze e famiglia: aggiunte di cinquecentine al British Museum (British Library) 1957-1982, in “Familiare ‘82. Studi offerti per le nozze d’argento a Rosario Jurlano e Nunzia Ditonno”, Brindisi, edizione amici della “A. De Leo”, Martina Franca, Arti Grafiche Pugliesi 1982.
6 A. Laporta, Bibliografia Salentina: sessanta schede nuziali (Sec. XIX-XX), in “Studi di Storia e Cultura Meridionali. Per le nozze d’argento di Vittorio Zacchino e Anna Orlandino”, Galatina, Grafiche Panico, 1992, pp. 155-167.
7 Nuptiae Sallentinae. Per lo sposalizio di Fausta Vacca con Augusto Giovannini. Lecce 18 giugno 1955, Lecce, editrice salentina, 1955, pp. 65 (figurano scritti importanti dello stesso Vacca, di Francesco Ribezzo, di Oronzo Parlangeli.
8 Miscellanea salentina per le nozze di Mario Congedo e Lucia Lazzari, Galatina, Edizioni dell’Almanacco (Galatina, Editrice Salentina), 25 luglio 1970, pp. 57 (con testi di Cesare Teofilato, Rosario Jurlaro, Vittorio Zacchino, Pietro De Leo, Nicola Vacca, Michele Paone).
9 Miscellanea per le nozze di Armando Miele e Fiorella Palazzo, 26 ottobre 1985, Fasano, Grafischena, 1985, pp. 105 (bella edizione cartonata in 4° con testi di Mario Marti, Luigi Sada, Alessandro Laporta, Mauro Spagnoletti, Donato Valli, Francesco Maria De Robertis, Orazio Bianco).
10 Francesco Maria Guidano, Eustachia. Commedia. Premessa di Michele Paone. Per le nozze di Vincenzo Lucio Caroprese e Natalia Mariano Mariano, 28 Giugno 1986, Galatina, Editrice Salentina, 1989, pp. 84. Dello stesso autore va citato anche il Discorso nel quale brevemente si ragiona della vera Nobiltà, in Venezia, appresso Gio. Battista Sessa e fratelli, MDLXXIIII. Ristampa, con premessa di Michele Paone, per le nozze di Giuseppe Nielli e Emanuela Mariano Mariano 1 luglio 1989, Galatina, Editrice Salentina 1989.
11 A. Laporta, Bibliografia Salentina: sessanta schede nuziali (Sec. XIXXX), cit., pag. 145. Per il XIX secolo, merita una particolare citazione la pubblicazione realizzata per “le nozze Doria-Danese del dicembre 1896 e stampata a Lecce dalla “Premiata Tipografia e Litografia Luigi Lazzaretti e Figli”. Nella miscellanea sono presenti relativamente al lieto evento, importanti contributi di “illustri” amici quali Giuseppe Gabrieli, Gaetano Fiore, Ferruccio Guerrieri, Giovanni Guerrieri, Brizio De Santis.
12 VARJ/ COMPONIMENTI/ PER LE NOZZE/ Degl’Illustriss. Ed Eccellentiss. Signori/ D. LUIGI/ SANSEVERINO/ Principe di Bisignano, Paceco, S. Giorgio, e Sanza, Duca/ di S. Marco, e di S. Pietro in Galatina, Marchese di/ S. Lorenzo, Conte della Saponara, Chiaromonte, Al/ tomonte, Tricarico, Corigliano, e Mileto, Signore/ delle Terre d’Acri, Rotonda, Vingianello, Cirella, Cavaliere dell’Insigne Ordine del/ Toson d’Oro, Primo Barone, e Gran Giu/ stiziero del Regno, e Grande di Spagna/ di Prima Classe/ E/ D. CORNELIA/ CAPECE – GALEOTA/ Duchessa di Sant’Angelo/ IN PADOVA MDCCXXXIV/ Con licenza de’ Superiori.
13 Cfr., G. Vallone, Viaggi e Viaggiatori a Galatina, in “Guida di Galatina. La Storia. Il Centro Antico. Il Territorio” di G. Vallone, M. Cazzato, G. Vincenti, A. Costantini, a cura di M. Cazzato, Le Guide Verdi 15, Congedo Editore, Galatina, s. d. (2° edizione), p. 20.
14 Il Foscarini, nel suo Armerista, descrive infatti i Sanseverino come “illustre ed antica famiglia napolitana del seggio di Nido, che si vuole originaria di Normandia, la quale Contea di Sanseverino che Targisio ebbe, in Regno, circa la metà del secolo XII, da Roberto Guiscardo, trasse il proprio cognome. Fu insignita del Cavalierato di Malta nel 1537, del Grandato di Spagna di 1° classe e del Cavalierato del Toson d’oro. Possedette questa casa innumerevoli feudi, contee, Marchesati, Ducati e Principati. In Terra d’Otranto il feudo di Tafagnano, metà del casale di Morigino e parte di quelli di Giuggianello e Mianello; i casali di Parabita, Laterza, Soleto, Ceglie, Copertino, Galatone, Ginosa, Montesano, Calimera e Cannole; le Terre di Nardò e Massafra, la città di Ostuni, Castellaneta e Mottola; il Contado di Corigliano e quello di Soleto. Il Ducato di S. Pietro in Galatina lo possedette infine a seguito del matrimonio di Irene figlia di Ferrante Castriota – Scanderberg Conte di Soleto e Duca di S. Pietro in Galatina con Pietro Antonio Sanseverino Principe di Bisignano. L’Arma dei Sanseverino è: D’Argento alla fascia rossa (Cfr., A. Foscarini, Armerista e Notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d’Otranto estinti e viventi con tavole genealogiche, premessa di Pietro De Leo, rist. Anastatica della 2° ediz. Di Lecce 1927, Arnaldo Forni ed., Bologna 1971, p. 267). Berardo Candida Gonzaga dedica diverse pagine alla casa Sanseverino, evidenziando che “è stimata per la sua illustrazione e potenza la prima del Regno ha goduto nobiltà nella città di Napoli al seggio di Nido, Milano, Genova, Vicenza, Modena, Piacenza, Capua, Lucera, Catanzaro, Cosenza e Castrovillari… La famiglia Sanseverino per la gran parte presa nei mutamenti di Governo, fu quasi che distrutta due volte. La prima dalla Casa Sveva per aver patteggiato col Papa; e la seconda da Re Ladislao, perché capitanò i Baroni napoletani che cercavano rivoltargli il Regno, allorchè egli partì per la conquista di Ungheria. Quando giunse nel Reame Carlo I D’Angiò, le potenti famiglie Sanseverino e Fasanella seguirono il suo partito per vendicarsi delle ingiurie ed infamie sotto la denominazione sveva… Dei Sanseverino sorgono monumenti in Napoli, Roma, Milano, Monferrato, Mileto, Saponara, Sanseverino, Marsico, Salerno, Diano e Pisa (B. Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Province Meridionali d’Italia, Vol. II, Napoli, Stab. Tipog. Del Cav. De Angelis e figlio, MDCCCLXXVI, pp. 110-127). Di Luigi Sanseverino indica i seguenti titoli: “Grande di Spagna, Principe di Paceco, di Luzzi e di S. Giorgio o Grottole, Duca di S. Marco, Jelsi, Somma o Venosa, Marchese di Sansa, Sangineto e Casalbore, Conte di Potenza, Lauria, Turrito, Chiaromonte, Altomonte e Sanseverino, già Gentiluomo di Camera con esercizio e Presidente della Corte dei Conti, Cavaliere di S. Gennaro, dell’Ordine Gerosolimitano e Gran Croce di S. Gregorio Magno” (Ivi, p. 127). G.B. Di Crollalanza nel suo Dizionario storico-blasonico (Vol. II, Pisa 1888, p. 484) annota infine che “questa casa ha posseduto 384 baronie, 64 contee, 8 marchesati, 42 ducati e 40 principati ed è entrata nell’Ordine di Malta fin dal 1400. Fu insignita del Toson d’Oro e del Grandato di Spagna di 1° Classe; onorata dei titoli di Serenissima e Potentissima di Primi Casa del Regno, di principi del S. R. I., ascritta al seggio di Nido, al libro d’oro al patriziato di Venezia, Milano, Cosenza, Taverna, Catanzaro ecc.”
15 La famiglia Galeota è invece “una diramazione della Casa Capece ed è quella il cui nome tra le viventi famiglie si trova nel primo né i documenti conservati nel Grande Archivio in Napoli. Questa famiglia ha goduto nobiltà in Napoli al Seggio di Capuana, in Taranto ed in Teano. Fu insignita dall’Ordine Cavalleresco istituito nel Regno, e fu ricevuta nell’Ordine di Malta nel 1559. Sorgono monumenti dei Galeota nel Duomo e in diverse chiese di Napoli, nel duomo di Cosenza, in Liveri presso Nola e in Francia nella Cappella Reale d’Anghiers. Arma: Una sintesi composta di onde di Argento ed azzurro (Cfr., B. Candida, Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Province Meridionali d’Italia, op. cit., Vol. Terzo, Napoli, Cav. Gennaro De Angelis e Figlio, MDCCCLXXVI, pp. 100-109). Il Foscarini definisce i Galeota come “Nobile famiglia Tarentina originaria di Napoli, dove godeva nobiltà al Seggio di Capuana, ed importata in Taranto nel 1515 da Gio. Tomaso Galeota, già Ambasciatore al Re di Francia, a causa del suo matrimonio con la nobile Giulia Capitignani: In Terra d’Otranto possedette i feudi di Tafagnano, Saturo, Lucignano, i Casali di Salice e Guagnano, Casamassella e metà del feudo di Montemesola. Arma: una sintesi composta di onde di argento e di azzurro, al lambello di rosso nel capo attraversante sul tutto” (Cfr., A. Foscarini, Armerista e Notiziario delle Famiglie Nobili, Notabili e feudatarie di Terra d’Otranto, op. cit., pp. 154-155). Secondo il Crollalanza la famiglia Capece – Galeota di Napoli “Ha per capo-stipite un Galeotto Capece, figliuolo di Enrico Contestabile della Repubblica Napoletana, vissuto nel 1170. Ebbe il possesso di molti feudi, tra i quali alcuni con titolo di Conte, Duca e Principe; ed è goduto nobiltà in Napoli nel Seggio di Capuana. Ha occupato alti uffici e dignità civili; militari ed ecclesiastiche, e fu insignita di molti ordini cavallereschi. ARMA: Ondato d’argento e d’azzurro, al lambello di tre pendenti di rosso attraversante sul tutto. Alias: d’oro, a quattro fasce ondate d’azzurro” (G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Vol. primo, Pisa, presso la direzione del giornale araldico 1886 pag. 721).
16 Traduzione: Perché mai, sedendo sulle crudeli armi di Marte/Imeneo/ lancia la fiamma sostenuto dall’amore celeste?/ Da questa gesta guerriera si augura, o inclito LODOIX, la madre Cornelia/ Che ti sceglie come sposa novella.