A proposito di BRANDICI

di Armando Polito

Sull’etimo dell’attuale toponimo Brindisi rinvio a quanto ho riportato più di dieci anni fa1. Qui mi occupo solo della variante Brandici, della cui esistenza sono venuto a conoscenza grazie ai due recenti contributi di Vito Ruggiero2 . Incuriosito dal quasi abisso formale tra Brandici e Brindisi, mi sono avventurato in una ricerca dalla quale è emerso che il toponimo nel tempo ha subito un vero e proprio bombardamento, i cui effetti filologicamente più interessanti  riguardano la prima vocale, con passaggi disinvolti tra tutte e cinque le finora conosciute. Non è certamente un fenomeno nuovo, ma non mi attendevo simile concentrazione di colpi del detto bombardamento su un unico bersaglio. Tutto questo, dettaglio non da poco, è emerso da testi a stampa, non da manoscritti, per i quali, è intuitivo, non irrilevanti sono i rischi connessi non solo con la scrittura ma anche con la lettura. Era naturale che Brandici fosse la parola chiave della fase iniziale della ricerca e, coincidenza incredibile, subito un testo tedesco del 1526 (di seguito il frontespizio)

mi ha offerto la tavola che riproduco

e, nel dettaglio ingrandito, BRANDICIO,

Nel riquadro a sinistra col titolo Verenderlung erliche namen (cambio inevitabile del nomi) per ogni toponimo sono riportate accanto alla forma antica quella che presumo fosse  corrente alla data della tavola (alcune delle seconde forme sono tali e quali le attuali).

Per i i toponimi relativi alla Terra d’Otranto compaiono nel riquadro solo

BRUNDUSIUM BRANDITIO

TARENTUM TARANTO

 e sulla tavola

TARANTO

BRANDICIO

OTRANTO e sopra, per me incomprensibilmente (mi sarei aspettato la collocazione della coppia nel riquade), HYDRUNTUM.

Comunque, a quanto pare, a distanza di dodici anni  BRANDICI sembra aver sostituito o, più probabilmente, affiancato BRANDICIO. E la resistenza di quest’ultimo è testimoniata dalla sua presenza qua e là in Il portolano del mare,  Zanetti & C, Veneziam 1576, mentre al di fuori della cartografia, anteriore al 1526 l’ho trovato nel portolano di Alvise Da Mosto risalente al 1477, ma pubblicato quasi un secolo dopo3.

 Per la serie di l’appetito vien mangiando, spunta un altro problema: qual è la sillaba tonica di BRANDICI e, dunque la soluzione del dilemma:  BRÀNDICI o BRANDÌCI? Un’ipotesi di lavoro ce l’avrei, ma va approfondita ed adeguatamente documentata, sfruttando (e come si può fare altrimenti?) le innumerevoli varianti, oltre quelle menzionate nel primo post di  Vito Ruggiero all’inizio citato. Non mancherò, quando tutto sarà pronto, di metterne al corrente chi ancora nutre siffatti interessi, anche se non mi illudo che la mia conclusione possa essere convalidata fra qualche decennio, quando la tecnologia sarà in grado di captare da un vecchio, magari collassato, muro i residui delle onde sonore rimastevi imprigionate nel tempo. In fondo qualche decennio fa chi poteva prevedere che all’archeologia predatoria del periodo borbonico sarebbe subentrata quella moderna che, fra l’altro, grazie ai graffiti, ci ha restituito testimonianze del latino parlato quasi duemila anni fa? E chi, in tempi più vicini a noi, poteva prevedere la rivoluzione che in campi diversi avrebbe operato il DNA o l’informatica, mentre l’Intelligenza artificiale bussa già alle nostre porte? Non è un invito ad impedire la cremazione, ma a pensarci su almeno un attimo, prima di abbattere un muro che sembra fare oscena esibizione della sua età …

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1 https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/09/09/brindisi-e-il-suo-porto-cornuto/

2 https://www.fondazioneterradotranto.it/2024/05/03/brandici-la-piu-antica-e-rara-mappa-di-brindisi-che-brindisi-non-conosce/

https://www.fondazioneterradotranto.it/2024/05/14/brandici-la-piu-antica-e-rara-mappa-di-brindisi-che-brindisi-non-conosce-gli-aspetti-topografici-della-carta/

3 In Libro del consolato de’ marinari, Ravelnoldo, Venezia, 1567.

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Un commento a A proposito di BRANDICI

  1. Veramente prezioso il contributo sul toponimo Brandici, che certamente non rientra tra quelli più conosciuti dei tantissimi che hanno identificato la città di Brindisi nei secoli. Le opere cartografiche in questione lo hanno rispolverato e portato alla luce ed ora Armando Polito ce lo presenta anche “vestito” di ulteriori importanti informazioni che lo collocano nel contesto storico.
    Contributi come questo erano esattamente il mio auspicio, l’unica vera ragione per cui ho ritenuto doveroso far conoscere queste opere, che hanno bisogno di commenti e riflessioni di chi ne ha le competenze per poter “parlare” a tutti raccontando la città al tempo in cui veniva disegnata. Non posso non condividere con gioia come questo punto sia stato pienamente centrato, e per questo ringrazio infinitamente Armando.
    Augurandomi altri contributi su tutto ciò che queste opere possono esprimere di nuovo, spero che Armando possa svelarci appena riesce l’arcano sull’accento, che ancora mi attanaglia. Anche io, quando ho ritrovato quest’opera, mi son subito chiesto come era giusto pronunciare BRANDICI. Questo nome è nel titolo in cartiglio dell’opera e non poteva non darlo anche al piccolo libro che le ho dedicato, ma provo ancora un certo “imbarazzo” se devo pronunciarlo (infatti mi son tenuto ben lontano da porre l’accento!). Non vedo l’ora di sapere come dovrò chiamarla “a voce”.

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