di Vito Ruggiero
Questo articolo è tratto dalla postfazione del libro “Brandici – La più antica e rara mappa di Brindisi, che Brindisi non conosce”, integralmente dedicata ad una seconda opera cartografica su Brindisi, anch’essa dal titolo “Brandici”. Anche quest’opera è del tutto inedita per la città e mai descritta in alcuna pubblicazione locale. L’ho ritrovata più o meno casualmente alla fine degli studi sulla prima opera Brandici protagonista dei due precedenti articoli pubblicati su questo sito.
In genere la postfazione di un libro viene scritta nelle edizioni successive alla prima, quando c’è un elemento nuovo che si vuole aggiungere. Può sembrare assurdo, ma mi sono praticamente trovato in questa situazione quando avevo ormai appena concluso lo studio di Brandici e la stesura di queste pagine, quindi un attimo prima di diffondere la mia ricerca.
Ero nella classica fase della revisione finale e degli ultimi accorgimenti grafici quando mi sono imbattuto casualmente in quella che posso senz’altro definire la mia seconda personale “scoperta”, per molti aspetti sorprendente quanto la prima.
I miei studi su Brandici li ritenevo oramai terminati, ma tra una cosa e l’altra mi restava ancora qualche dubbio o meglio alcune curiosità sull’opera che non avevo ancora soddisfatto. Probabilmente questo è normale, accadrà anche in futuro, ma avevo deciso che l’esito di questi approfondimenti non dovesse più modificare la mia ricerca scritta.
Invece quello che ho trovato è sorprendente e non ho potuto non menzionarlo alla fine di questa lunga ricerca, con la solita speranza di stimolare qualcuno ad approfondire.
Anche se lo studio ormai era concluso non ho mai smesso di girovagare in rete e negli archivi on-line delle maggiori biblioteche, alla ricerca di ulteriori tracce della presenza di Brandici, sotto forma di descrizione o citazione in qualche fonte che possa essermi sfuggita perché magari dispersa negli angoli più remoti del web, nonostante avessi già trascorso decine di ore a digitare la parola magica “Brandici” su tutti i motori di ricerca.
Ad un certo punto mi è tornato in mente che Rodney Shirley nel suo articolo “Rare Italian Woodcut Maps of the Sixteenth Century”, già ampiamente raccontato nel libro, concludeva che aveva depositato, nei primi anni Novanta, una copia di tutte le famose mappe ritrovate da Tibor Szathmáry nella British Library Map Library.
Ho quindi pensato di digitare la parola “Brandici” nel motore di ricerca della National British Library, una delle più grandi al mondo, sperando che saltasse fuori l’opera in forma di copia depositata da Shirley insieme a tutte le altre del famoso ritrovamento Tibor Szathmáry.
È avvenuta così la sorprendente scoperta: delle copie di Shirley nessuna traccia, ma con il nome Brandici è risultato esistere un altro documento depositato negli archivi della British Library, così censito “Map [BRANDICI] – Sloane, Hanse, Sir 1660-1753 former owner.; George III, King of Great Britain, 1738-1820 former owner.; George IV, King of Great Britain, 1762-1830, donor: Molino, Marco former owner. About 1630; Brindisi, Italy; Venice”.
Questa seconda mappa di Brindisi dal nome Brandici, pur non trattandosi di una stampa, è anche lei totalmente sconosciuta ed era indicata nel genere “Map” della British Library, così descritta: “A collection of 94 maps and plans of different places, chiefly of dependencies on the seignory of Venice; drawn by various artists in the seventeenth century, some for Marco Molino, some for Domenico Molino, whose names and arms are found on several of the plans. Publisher Venice, producer not identified, creation date about 1630, scale not given, 1 map: manuscript pen and ink over pencil with watercolor; 39×55 cm. Available at British Library maps collection location K.Top.78.31.a (vol.i.19).”
In pratica si tratta di un atlante con circa un centinaio di mappe disegnate a mano ed acquarellate, realizzato per Domenico e Marco Molino, due importanti figure politiche veneziane della prima metà XVII secolo.
A quel punto ho immediatamente contattato la British Library, per capire bene di cosa si trattasse ed anche per avere delle immagini del documento. Era evidente che per una seconda volta mi trovavo davanti ad un’opera eccezionale, unica e completamente sconosciuta alla città di Brindisi, forse ancor più della precedente, in quanto irreperibile anche sul web. E non sapevo se si trattasse di una pianta del porto, di una stampa, di una carta topografica o quant’altro. Nessuna immagine e nessuna ulteriore informazione era disponibile in rete.
Di quest’opera non esiste una copia digitalizzata, e pertanto è impossibile avere delle immagini tramite il sito della British Library.
Sappiamo già che con il nome Brandici non risulta esistere alcuna mappa della città nelle pubblicazioni locali e non solo, quindi anche questo documento ha assunto per me un valore importantissimo.
Ho preso contatto con un dipendente della British Library del team delle mappe e dei manoscritti, molto gentile e disponibile. Grazie alle informazioni che mi ha potuto fornire ho ricostruito quello che riassumo brevemente.
La tavola su Brandici individuata nella British Library, che per non confonderci ho battezzato “Brandici II”, appartiene ad un atlante manoscritto chiamato Molino Atlas, l’Atlante di Molino, scritto a Venezia intorno al 1630. Il documento non ha un titolo.
Si tratta infatti di una collezione senza titolo di 94 mappe e piani, la maggior parte dei quali di località di interesse per i veneziani dell’epoca, rilegata in copertina marrone del ventesimo secolo, che sul dorso riporta il titolo Molino Atlas of the Venetian States. I fogli misurano 445×330 mm, sui quali è presente un timbro arancione ovale ad indicare l’acquisizione del British Museum (BM) che riporta la stampa ‘GR III’.
L’opera, suddivisa in due volumi, prende il nome dal suo primo proprietario, il politico veneziano Molino al quale essa è dedicata (come indicato nella prima mappa Mare Adriaticum Sive Suprum Nunc Golfu di Venetia).
Domenico Molino era stato patrizio e senatore, sodale di Paolo Sarpi e corrispondente assiduo di dotti protestanti, promotore di studi medievistici condotti principalmente dagli ecclesiastici Felice Osio e Lorenzo Pignoria. Raccolse una celebre biblioteca, dispersa dopo la sua morte nonostante l’interessamento della stessa Repubblica di Venezia per un suo acquisto.
L’atlante divenne parte della collezione della biblioteca di Sir. Hanse Sloane per essere poi offerto alla Regina Carolina, consorte di Giorgio II, che si era molto interessata a quest’opera.
Sir. Hanse Sloane è stato un medico e naturalista britannico che nel 1727 successe a Isaac Newton nella presidenza della Royal Society. Lasciò nel testamento come una “specie” di offerta a re Giorgio II di Gran Bretagna la sua collezione di vegetali, reperti, antichità e manufatti che andò a costituire il nucleo di quello che divenne in seguito il British Museum di Londra.
I volumi divennero quindi parte della collezione Reale, per finire prima nel British Museum in seguito alla successiva donazione di Giorgio IV, e quindi nella British Library.
E‘ presente una tavola di indice per ciascun volume contenente la lista di 48 items per il primo volume e 47 per il secondo. Le mappe sono state realizzate da vari autori e rappresentano fortificazioni, città e porti sotto l’influenza diretta veneziana o comunque importanti per Venezia dal punto di vista politico o commerciale. Il secondo volume contiene soprattutto piani senza titolo di fortificazioni, delle quali alcune appaiono essere bozze di ipotetici lavori con l’indicazione di linee di fuoco a matita e di varie bozze di annotazioni.
La maggior parte delle mappe sono colorate in acquarello e datate intorno al 1630. Solo alcune sembrano essere di alcuni decenni successive, probabilmente aggiunte in un secondo momento.
Giusto a titolo di esempio, per non dilungarmi troppo nell’ indicarle tutte, nel primo volume possiamo ritrovare le mappe di Mare Adriatico (1), Candia (2), Zara (5), Castello di Milano e fortezza di Brescia (8), Trieste (9), Algeri (23), Monte Falcone e Friuli (25), Golfo di Cattaro (27), Curzola (28), Bergamo (32), e tante altre.
La tavola di Brindisi (Brandici) è la numero 37, intitolata nell’indice Pianta dela Forteza de Brandici e misura 405×565 mm.
Ritengo che si possa dire con certezza che si tratti di una copia unica, realizzata a mano, totalmente ignorata dalla nostra città e molto probabilmente ignorata da tutti coloro che si sono occupati fino ad oggi della cartografia storica della città di Brindisi.
E se la prima Brandici è certamente la più antica mappa di Brindisi, Brandici II del Molino Atlas, a poco meno di un secolo di distanza, con molta probabilità ne è la successiva in ordine temporale, perché non si può considerare la famosa rappresentazione dei Commentari di Giulio Cesare del Palladio del 1575 una vera rappresentazione di Brindisi e del suo porto, riferendosi addirittura al tempo dei romani. I disegni anonimi della fine del XVI secolo conservati a Firenze presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (dis 4284/A), a Roma presso l’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio e a Napoli presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III (Ms. XII D.69.) si limitano invece al solo circuito murario di Brindisi ed alla pianta del porto, senza altri riferimenti topografici.
Appare evidente che Brandici II meriterebbe uno studio dedicato e dettagliato, per certi aspetti anche piuttosto complesso per la difficoltà di poterla visionare e per le poche informazioni disponibili. Ma non è lo scopo di questa ricerca, e quindi mi limito a poche osservazioni.
Casualmente, e solo grazie a Brandici, ora sappiamo che la nostra città ha anche una seconda rappresentazione grafica, in questo caso del XVII secolo, con questo nome. Spero vivamente che qualcuno voglia prendersi cura di studiarla meglio di quanto abbia potuto fare io.
Dopo un anno di ricerche dedicato alla prima opera Brandici, scoprire dell’esistenza di una seconda mappa con quel nome è stata una sorpresa incredibile e del tutto inaspettata.
Da un lato, la soddisfazione dell’aver trovato un secondo riscontro dell’uso del nome Brandici per indicare Brindisi, con l’informazione aggiuntiva che questo nome era ancora usato a Venezia nella prima metà del XVII secolo. Dall’altro, la curiosità enorme di poter vedere questa seconda mappa, essendo praticamente sicuro che, forse ancor più di quella oggetto del mio studio, questa mappa è totalmente ignota alla città ed agli storici che l’hanno studiata nei secoli.
Non essendo riprodotta digitalmente ho chiesto alla British Library come dovevo fare per vederla. Sarei stato disposto anche ad andare appositamente a Londra per farlo, ma l’opera è purtroppo classificata come “resricted items”, vale a dire che non era possibile averla in visione in una sala lettura. A questo punto ho spiegato al “Maps and Manuscripts Reference Team” tutti gli studi che avevo effettuato con le motivazioni del mio interesse ed ottenuto una gentilissima concessione: un dipendente è stato autorizzato a fare delle foto alla tavola di Brindisi per me, che mi sono state prontamente inviate dopo pochi giorni. Forse avevo nelle mani una vera e propria esclusiva.
Appena le ho visionate non nego di aver pianto per la commozione. La mappa è particolarissima: trattasi di un disegno molto colorato e bello. A mio giudizio molto diversa da tutte le altre.
Nell’opera sono messe in risalto tutte le fortificazioni intorno al porto, mentre i dettagli topografici della città sono piuttosto trascurati.
In seguito ad apposita richiesta ho ottenuto l’autorizzazione della British Library a pubblicare l’immagine che mi hanno fornito, proveniente dal loro archivio. Due particolari di questa mappa sono già stati riprodotti nei paragrafi dedicati al nome Brandici e alle torri angioine del porto.
Abbiamo già visto come siano ben evidenti, più che in qualunque altra mappa della città, le fortificazioni intorno all’imboccatura del porto, con addirittura tre torri sulla parte di levante e diverse strutture anche sul lato di ponente.
Molto interessante anche la parte relativa alle mura di cinta della città sull’area portuale di fronte, con la Porta Reale e le sue torri laterali. Le mura lungo la marina di ponente risultano interrotte, chiaramente dirute, all’altezza della cattedrale.
All’interno delle mura troviamo solo la cattedrale, le colonne romane, e un palazzo dietro Porta Reale sul quale non ho dedicato molto tempo per approfondimenti. Per il resto la città non viene rappresentata, ed all’interno delle mura troviamo solo un bel terreno verde. Questo a conferma che lo scopo principale della mappa, non era tanto la topografia cittadina, quanto la pianta del porto ed il sistema di fortificazione.
Infatti, è invece molto evidente e dettagliata la pianta delle fortificazioni dell’Isola di Sant’Andrea, dove oltre il Castello Alfonsino è presente il Forte a Mare, costruito da poco.
Il porto e la sua pianta sono ben rappresentati, con l’evidenza di parte delle isole Pedagne, Fiume Piccolo e le zone paludose della parte di terminale del seno di levante.
La carta presenta anche l’orientazione, ed è orientata con sud est verso l’alto.
In generale la colorazione di tutta la mappa è molto vivace, con le fortificazioni in marrone, e tutto il territorio circostante in verde.
Presente e ben visibile anche il timbro arancione ad indicare l’acquisizione del British Museum, posto nel porto interno. Dispiace non poter approfondire ulteriormente gli studi su questa seconda Brandici, ma lo scopo della mia ricerca e di questa pubblicazione è ovviamente la prima mappa del XVI secolo. Sono sicuro, comunque, che avrò destato l’interesse di qualcuno a studiare anche questa mappa, che certamente merita ampia visibilità e tutti gli approfondi-menti storici del caso.
Ritengo che la digitalizzazione dell’Atlante di Molino possa essere una documentazione preziosa, perché come detto al suo interno sono presenti un centinaio di mappe e credo che molte di queste non siano molto note nelle località di riferimento. Proverò a farne richiesta alla British Library.
Concludo questo articolo mostrando infine un’ultima cartografia brindisina che ho ritrovato nella fase di studio della carta Brandici certamente poco conosciuta. A mio avviso anche questa è sfuggita in molte pubblicazioni ed è poco nota alla città, pertanto colgo l’occasione per mostrarla brevemente.
E’ una carta disponibile in versione digitalizzata tramite il sito www.oldmapsonline.org di Gerard van Keulen dal titolo Porto Brundisi pubblicata in Olanda nel 1720 e messa a disposizione in forma digitale dalla Leiden University Library.
Si tratta di una mappa suddivisa in 12 riquadri ciascuno rappresentante il piano di un porto di diverse città. Il nono di questi è quello di Brindisi e nella figura ho riportato il dettaglio del canale di ingresso del porto
Quasi con ingordigia ho letto questo tuo lungo studio, ma molto sintetico visto che ci hai lavorato su un anno, complimenti e grazie per questa tua generosa condivisione.
Mi sarebbe tanto piaciuto essere al tuo fianco nei tuoi lavori.
Due anni fa ho visitato in castello a mare, e nell’ascoltare i racconti della guida, mi immedesimavo nel passato. Grazie mille
Chiedo venia ing. Ruggeri, mi era sfuggito che l’opera di ricerca fosse vostra. Grazie di cuore, immensamente grato
Grazie Vito per questi tuoi ritrovamenti che costituiscono un prezioso materiale di studio. Visto che ti stai specializzando, spero non vorrai fermarti così da scovare altre carte su Brindisi o sulle altre città del nostro Salento. Alla prossima scoperta.