di Francesco Frisullo e Paolo Vincenti
Molta attenzione ha dedicato nei suoi studi Aldo de Bernart al mondo della scuola e dei maestri di scuola a Ruffano fra Otto e Novecento[1]. È in omaggio alla sua memoria che si offrono queste ricognizioni archivistiche sulla storia della scuola ruffanese.
L’affermazione di un sistema scolastico di base in età moderna è stato inevitabilmente vincolato al ruolo svolto dalle istituzioni ecclesiastiche: così in tutta l’Italia meridionale e non fa certo eccezione Ruffano, sul cui territorio hanno operato due diverse tradizioni monastiche già a partire dall’età greco-bizantina fino al XVI secolo, quando si pose fine al rito greco anche in Ruffano, con una tradizione che qui annoverava, fra gli altri, il monaco copista Giorzio Laurezios, la cui opera è giunta fino a noi[2]. È con l’arrivo degli ordini monastici latini che possiamo parlare di una qualche forma di istruzione istituzionalizzata anche in Ruffano e Torrepaduli. A Torrepaduli è attestata fin dal 1550 la presenza dell’ordine dei Carmelitani con il relativo convento, e del 1621 è l’arrivo a Ruffano dei padri Francescani di cui resta traccia anche nell’importante lascito della biblioteca dei Cappuccini[3].
Come evidenziato da Rosanna Basso, uno degli effetti secondari della soppressione dei monasteri fu di “interrompere quelle attività ispirate alla pietas conventulale”, che nei fatti andavano a “costituirsi come zone di Impegno Pubblico dello Stato laico”[4].
Tra queste incombenze vanno certamente annoverate l’istruzione pubblica e le opere di assistenza per orfani e bisognosi, i “figli dello Stato”, come venivano definiti, che nei disegni dell’intendente Saverio Palmieri avrebbero potuto trovare nel “padre collettivo” una guida sicura, il tutto per la pubblica felicità di cui parla lo stesso Palmieri, il pensiero del quale, insieme a quello del Genovesi, è la sottotraccia delle scelte politiche del tempo[5].
L’interesse regio per l’alfabetizzazione delle masse si concretizzò nel 1778 con la promulgazione del Real Dispaccio, secondo cui all’interno dei conventi appartenenti agli ordini mendicanti si dovevano istituire pubbliche scuole, che avviassero soprattutto la plebe, che non aveva mezzi finanziari, all’alfabetizzazione, ovvero ai primi rudimenti della grammatica e del catechismo.
La nascita della scuola moderna è il frutto illuminato delle scelte politiche settecentesche, in particolare di Maria Teresa d’Austria, nell’area di influenza tedesca, dove nasce il prototipo della scuola come la intendiamo oggi, ossia la “Scuola Normale”. Il termine “normale” era tratto dal latino norma, un’unita di misura alla quale originariamente si riferivano i carpentieri, e derivava probabilmente dall’uso fattone dall’abate Giovanni Ignazio Felbiger (1724-1788), ispiratore della riforma scolastica varata appunto da Maria Teresa nel 1774, che prevedeva tra l’altro l’obbligatorietà della scuola elementare per i bambini dai 6 ai 12 anni e l’istituzione di apposite scuole normali per la preparazione dei maestri. Sulla scia del riformismo teresiano, il 22 agosto del 1784 Ferdinando IV fece pubblicare un reale dispaccio nel quale dichiarò la propria intenzione di stabilire nel Regno le Scuole normali; nello stesso anno i celestini Ludovico Vuoli e Alessandro Gentile furono mandati a spese della Corona a Rovereto per apprendere il nuovo metodo[6].
La storia delle istituzioni scolastiche nel territorio del Comune di Ruffano può essere fatta iniziare il 25 settembre 1725 quando venne rogato il legato Piccinni[7]. Secondo le ultime volontà del Piccinni viene fissata come “universale e particolare erede la cappella sotto il titolo beatissima Vergine della Misericordia situata e posta e da me eretta nella Parrocchiale Chiesa di Ruffano”[8]. Piccinni dispone in primis “che si abbia a pagare in ogni anno in perpetuo ad un maestro di scuola ducati 80”; il maestro però deve celebrare una messa al giorno in suffragio del testatario, il che lascia intendere che il maestro sia un sacerdote, “e che abbia a insegnare alli figlioli di Ruffano e Torre paduli tantum e anche ai forestieri”, ma dietro pagamento degli interessati “Grammatica, umanità ed aritmetica”; la scelta del maestro viene demandata alla discrezione del Vescovo di Ugento, il che anticipa la normativa regnicola, e si precisa che il maestro non all’altezza del compito debba essere rimosso.
Nel quarto capitolo del testamento si dispone inoltre che “un padre dotto e detto padre sia tenuto a leggere filosofia e teologia e morale per i giovani di Ruffano e Torrepaduli”.
I beni dell’Opera Pia Misericordia [d’ora in poi OPM] verranno quindi incamerati dalla Amministrazione comunale degli Ospizi nel 1806 e dal 1862 dalla Congregazione di Carità.
Tralasciando qui tutte le questioni inerenti alle disposizioni circa le messe, oggetto di contrasto tra la Congregazione e il clero ruffanese e tra questo e l’ordinario diocesano, le volontà di natura caritativa verranno esplicitamente richiamate dallo Statuto Organico Speciale dell’Opera Pia Misericordia (15 febbraio 1880)[9]. Nel soppresso Convento dei Carmelitani di Torrepaduli era la scuola nelle more del Legato Piccini fino al 1810, come si riporta nella lettera del 15 ottobre 1854 della Congregazione di Carità[10].
Allo stato delle ricerche possiamo stabilire con certezza l’attivazione a Ruffano della scuola normale, come previsto dal decreto napoleonico del 21 Aprile 1813 n.1705, “relativo alle scuole di Ruffano e Presicce”, che a seguito di rapporto del Ministro dell’Interno (Giuseppe Zurlo) stabilisce all’Art. 1 che “le due scuole di Ruffano e di Presicce nella Provincia di Terra D’Otranto saranno riunite e costituiranno una sola scuola secondaria stabilita nel Comune di Presicce”[11]. Inoltre, “la nominata scuola avrà un corso complementare di grammatica e belle lettere e il numero di istruttori che sarà fissato dal nostro Ministro dell’Interno”[12].
In merito alle politiche dell’istruzione si evidenzia una sostanziale continuità tra le scelte della restaurata monarchia borbonica con il Decennio Francese. Dai dati desunti dagli Stati discussi comunali, Petrilli ricava che nel 1848 nel Regno delle due Sicilie dei 170 Comuni che facevano parte della Terra d’Otranto -terza per numero di Comuni -, Ruffano non è indicata tra i 37 che erano senza scuole[13].
Il 16 febbraio 1843 sono nominate tre maestre a Torrepaduli e come riporta Inguscio, che cita le Conclusioni Decurionali, probabile sede della scuola è Palazzo Pasanisi[14]. Il 6 aprile 1858 la Commissione degli Ospizi invia al vescovo di Ugento (Vincenzo Bruni) una terna di maestri fra i quali, come prevedeva il Real Rescritto del 19 giugno 1821 (ma anche ottemperando alle volontà di Aloisio Piccinni, che è il vero movente di questa disposizione), l’ordinario doveva sceglierne uno di suo gradimento[15]. I tre nomi sono quelli dei sacerdoti Aurelio Pepe di Taurisano, Angelo Antonio Guglielmi e Luigi Vitali di Ugento[16].
È documentabile l’attività di docenza pubblica a Ruffano del sacerdote Alfonso Mellusi che “esercita dal 1856”, come riferisce il consigliere Giuseppe Santaloja nella seduta del Consiglio comunale del 30 giugno 1883[17].
Possiamo inoltre attestare quale sia stato il primo edificio scolastico ruffanese. La commissione amministrativa degli Ospizi di pubblico beneficio di Ruffano rappresentata da don Pietro D’Urso, Sindaco Presidente, Don Antonio Licci e Don Achille Valente da una parte, Don Francesco Antonio Licci dall’altra, su autorizzazione del Governatore della Provincia datata 15 novembre, col numero1709, firmano il 29 novembre 1860 il contratto di locazione dell’immobile di Francesco Antonio Licci sito in “una casa a volta nella contrada Porta dei Diavoli (probabilmente l’attuale Via Liborio Romano) per uso della scuola secondaria istruita in questo Comune”, per ducati 8 di affitto, a decorrere dal 1 dicembre per anni due[18].
Il 28 ottobre 1856, il Ministero e Real Segreteria di Stato dell’Interno Ludovico Bianchini autorizza lo stabilimento a Ruffano di 4 Figlie della Carità per assistere ed “educare le donzelle di quel Comune”, inoltre autorizza l’acquisizione della casa, per residenza di Vito Donato Pisanò, al prezzo di 740 Lire[19]. Ma la casa Pisanò non era al momento disponibile sicché il 20 febbraio 1859 viene stilato dall’ Avv. De Pandis un contratto per una “casa destinata provvisoriamente a queste Figlie della Carità”, con “due stanze a tetto con accesso dalla pubblica strada, rimpetto alla porta massima della Chiesa Madre”. Il locatore è Carmelo Pio[20].
Nel 1860 in data non riportata la Congregazione nella persona del Presidente Pomponio D’Urso ottiene da Antonio Leuzzi l’uso della “Cappella di Santa Lucia”, contigua al nuovo fabbricato destinato alle Figlie della Carità per uso delle stesse suore[21].
L’8 aprile 1866 “è stabilito nel Comune di Ruffano un Asilo Infantile, sostenuto in tutto e per tutto dalla Congregazione di Carità”, come appunto recita l’Art.1 dello Statuto per l’Asilo Infantile Margherita[22]. Sono ammessi 30 alunni equamente ripartiti tra maschi e femmine in base ad un sorteggio degli aventi diritto; dei tre, un maschio e una femmina provenienti da Torrepaduli (art 3-6), ma dietro il pagamento della retta annua di L.1,50 sono ammessi tutti gli altri. Prova ne sia che l’Ispettore scolastico provinciale Paolo Massone, nel suo Sunto dello Stato morale e materiale dell’istruzione popolare … 1867-1868, segnala che in media l’asilo di Ruffano ospitava 70 bambini[23]. Il prefetto Murgia il 5 dicembre 1866 autorizza l’adeguamento di ambienti dell’ex convento dei Cappuccini da destinarsi all’asilo[24].
Prima direttrice dell’Asilo infantile di cui abbiamo notizia è Antonietta Nicoli, bergamasca, che viene congedata dalla Congregazione di Carità nel 1869 in seguito a gravidanza; da questo scaturisce un contezioso con la Congregazione di Carità per quello che oggi definiremmo licenziamento senza giusta causa[25]. Nel periodo della gravidanza la Nicolì venne sostituita da Concetta Margarito come la stessa riferisce in una lettera al Prefetto di Lecce del 24 Giugno 1871 nella quale lamenta “dispiacevolmente di tante fatiche prestate a beneficio dell’Umanità per l’educazione ed istruzione dei poveri figli del popolo”, di non aver mai “ricevuto “compenso di sorte” quale maestra assistente dell’asilo dal 1868 al1869 e precisa che per parecchi mesi ha anche diretto l’asilo stesso “stante la gravidanza e malattia della Direttrice di allora”[26].
In realtà, la prima nominata con lettera del 25 maggio 1866 n.904 del Regio Ispettorato Sopra le scuole primarie e magistrali è Candido Marianna, che rinuncia per motivi di salute. Per non attardare oltre l’apertura del “patriottico Istituto”, sono nominate la Nicoli, Direttrice, con uno stipendio di L. 800, e Carrera Angelina, Maestra assistente a L. 500[27].
In una comunicazione al Ministro dell’Istruzione, il Prefetto di Lecce il 7 gennaio 1866 riferisce con entusiasmo dell’apertura degli asili in provincia: “mercè l’attività e solerzia di questo instancabile Ispettore scolastico Cav. Manfredi spero di poterne inaugurare altri tre nel corrente mese in Gallipoli, cioè, Brindisi e Latiano. E se si rinverranno abili Direttrici se ne potranno aprire altri quattro nel prossimo febbraio nei Comuni di Taranto, Grottaglie, Maglie e Ruffano ove si stanno portando a compimento le pratiche relative”[28]. Nella sua Relazione al Consiglio Provinciale del 1 dicembre 1865, in effetti, il Prefetto Ignazio Murgia aveva dato notizia della imminente apertura in Provincia di alcuni asili tra cui Ruffano[29]. Nel 1867 è già attivo l’“Educatorio femminile” in cui: “Vi si ricevono alunne dai sei ai diciotto anni, pagando l’annua retta di lire 153 oltre il corredo. Direttrice Sacarcan Agostina. Maestra Lantelegne suor Rosa, Assistente Pastore Concetta”[30].
Ritorniamo alla Nicoli. Il contenzioso che scaturì tra la direttrice, difesa dall’avvocato Luigi Villani, e la Congregazione, patrocinata da Giuseppe Foscarini, aveva un retroscena alquanto scabroso che diede scandalo in tutto il paese.
Nella denuncia del 30 agosto 1869 il procuratore legale della direttrice Benedetto Bodini, riferisce di “una deliberazione del Consiglio Provinciale Scolastico del 25 Luglio 1868” che aveva sancito “pel S.r Mellusi come ispettore dell’Asilo Infantile la interdizione di dare lezioni in tutti i comuni del circondario di Gallipoli”; per la Signorina Carrera la sospensione di sei mesi e di tre mesi “per la S.ra Nicoli come colei che aveva la Direzione dell’Asilo e che aveva l’incarico di guardare tutto il personale insegnante perché aveva mostrata la carenza negli abusi avvenuti per sì lungo tempo poco curandosi di riferire alle autorità superiori quando non aveva ottenuto alcuni risultati dalle relazioni fatte all’Ispettore ed al delegato e continuando ad usare col Mellusi espressioni affettuose, fatti che mostrano la sua tolleranza”. In altri punti della pratica, più esplicitamente si riferisce di “Lunghi trattenimenti da solo a solo (del Mellusi) colla Carrera nelle ore notturne”. Insomma, viene fuori un ritratto del Mellusi un po’ diverso da quello conosciuto finora, meno ligio al dovere sacerdotale e più attento ai piaceri di Venere[31].
La nascita di un asilo a Ruffano è significativa della temperie sociale di quegli anni. Il progressivo ingresso della donna nel sistema produttivo industriale tra fine ‘700 e inizi ‘800 determinò la necessità di una assistenza che non fosse esclusivamente legata all’ambito parentale o al mutuo aiuto fra vicini, anche in una piccola realtà agricola come il comune ruffanese.
Nell’Italia liberale si assiste alla “scoperta dell’infanzia”[32]. La presenza delle Figlie della Carità o suore vincenziane non fu duratura; infatti non mancarono insofferenze verso l’affido di istituzioni educativo-caritative alle suore; gli esponenti del Risorgimento salentino, in primis Castromediano, puntavano alla laicizzazione delle istituzioni scolastiche.
Sintomatico fu lo scontro con il Provveditore agli studi della Terra d’Otranto in servizio dall’ottobre 1871, il trapanase ed ex garibaldino Salvatore Calvino (1820-1883), il quale ci consegna un’immagine molto critica delle scuole in Provincia in una delle sue note, in cui si sofferma particolarmente sui maestri privi di titoli: “su 170 scuole diurne maschili, 87 soltanto hanno il maestro patentato, e quelli delle 162 scuole private si possono dire quasi tutti sforniti della patente. Nè gli 87 che hanno il titolo legale, fatta qualche rarissima eccezione, si possono dire veri maestri”[33]. Inoltre scrive: “Gli educandati privati sono tenuti dalle Figlie della Carità. In essi s’insegnano le materie delle classi elementari senza attenersi di fatto ai programmi governativi. La classificazione delle alunne non è regolare, l’istruzione è meschina, la parte educativa è a ritroso della civiltà e delle libere istituzioni. Questi Educandati hanno sede nei Comuni di Galatina, Maglie, Oria e Ruffano e Taranto”[34].
La presenza a Lecce di Calvino coincide con un momento critico nella storia del giovane Regno d’Italia all’indomani della presa di Roma e dell’esplosione della “Questione Romana” che portò ad un esacerbarsi dello scontro tra clericali e anticlericali. Ben diversi sono i toni di Calvino in una lettera privata da Lecce il 1 maggio 1872 al Ministro della Pubblica Istruzione Cesare Correnti (1815-1888) in cui lamenta gli ostacoli frapposti dalle suore alla laicizzazione degli istituti educativi. Calvino presenta un quadro per niente edificante del livello di alfabetizzazione, delle donne in particolare: “le donne che sanno leggere e scrivere, anche nelle classi agiate, possono contarsi sulle dita; tutte sono prive di qualsiasi educazione”[35].
Gli strali di Calvino sono per le religiose e per il loro operato. Egli parla di una vera e propria “azione malefica delle Figlie della Carità cui alcuni Comuni importanti hanno affidato le loro scuole”, con “un’invasione che fu potentemente aiutata dal prefetto Winspeare, il quale ha fatto un lavoro funesto di regresso che non si riuscirà agevolmente a distruggere”[36]. Lamenta l’azione discriminatrice delle Suore che di fatto favoriscono solo le figlie delle persone agiate e che “nei Consigli Comunali e nelle Congregazione di Carità proteggono le monache perché le proprie figlie nelle dette scuole sono preferite e accarezzate…”, e si scaglia contro “quel demonio di prussiano che è suor Giuseppina Schone la superiora delle Figlie della Carità, appollaiata nel palazzo comunale di Lecce”; quindi riferisce che è stato avviato un repulisti generale e che su indicazione ministeriale si doveva “procedere con prudenza e riguardi ma direttamente e con fermezza verso il giusto fine (ossia laicizzare le scuole). L’opera è avviata, malgrado gli ostacoli che s’incontrano ad ogni piè sospinto; ed il fatto di Taranto ne è una luminosa prova. La Congregazione di Carità di Ruffano, che mantiene quasi interamente scuole comunali e asilo si dispone a seguire l’esempio”[37].
In realtà, nel periodo immediatamente dopo l’Unificazione, l’Italia si trovò ad affrontare il problema della carenza di insegnanti come risultò evidente dall’Inchiesta sulle condizioni della pubblica istruzione nel Regno d’Italia, proposta nel 1864 da Carlo Matteucci, vicepresidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, da cui emerse che a fronte di un fabbisogno stimato di 50.000 maestri si poteva disporre di soli 16.770. Ciò, come sottolinea Covato, inevitabilmente determinò un approccio pragmatico al processo di scolarizzazione, tra cui la scelta di consentire l’insegnamento anche ai privi di titoli e tollerare la massiccia presenza di ecclesiastici[38].
Il problema venne affrontato dal Prefetto Murgia che il 12 febbraio1866 fissò a Lecce una sessione speciale di esami per i maestri che esercitavano in provincia privi di titoli[39].
Il Sottoprefetto di Gallipoli il 17 aprile 1872 scrive a Ruffano per richiamare la normativa che proibiva la direzione della pubblica istruzione alle congregazioni religiose con l’aggravante che “le superiore appartengono ad estere nazioni”, e ordina di bandire un pubblico concorso per la nomina delle nuove maestre imponendo l’obbligo di mantenere l’incarico per un anno e se “suore” di sottostare ai doveri dei pubblici impiegati. Il Sottoprefetto richiama il caso di una suora che nel corso d’anno è stata trasferita dai superiori e ricorda inoltre l’obbligo di sottoporre le nomine delle maestre all’approvazione del Consiglio Scolastico Provinciale[40]. Nel 1872 le Suore vengono cacciate e si apre così una fase laica dell’istruzione a Ruffano fino al 1881, anno di arrivo delle Figlie di Sant’Anna[41].
La Congregazione di Carità stabilirà la sua sede nell’attuale Via Regina Margherita come riporta l’epigrafe in rilievo sulla facciata: “Congregazione di Carità 1872”. Inoltre, l’Educandato femminile nella Delibera n.1 del 30 ottobre 1873 è indicato con il nome di “Principe Umberto”[42]. La suora vincenziana nell’atto della consegna l’11 novembre 1872 è Giuseppina Gatteschi invece della superiora Emiliana Sacaleoni impossibilitata a presenziare[43].
Semeraro segnala anche un “Carteggio tra Prefettura e Ministro” (1872) circa la minaccia di chiusura delle scuole di Ruffano gestite dalle suore di Carità[44]. Il Prefetto con lettera del 12 ottobre 1872 su richiesta della Congregazione di Carità nomina direttrice dell’asilo infantile Zanoni Giuseppina e maestre dell’educandato femminile Raffi Erminia e Bornati Carolina, queste ultime di Cremona. Raffi parte il 30 gennaio per Lecce, come riferisce il Sindaco di Cremona il 27 Gennaio alla Congregazione di Carità dopo aver precisato che L. 50 di viaggio sono a carico della Congregazione; la Bornati rinuncia all’incarico ma è disposta a riconsiderare l’offerta solo se “lo stipendio venga elevato a Lire 900”[45].
Breve è la permanenza a Ruffano di Erminia Raffi che ha soli 17 anni ed è stata assunta senza l’autorizzazione del tutore, il professor Pollini Eugenio, come comunica il Consiglio Provinciale Scolastico il 28 /07/1873, con Prot. n.1086[46], quando chiede l’immediato licenziamento della maestra[47]. Il 14 luglio 1874 Zanoni redige un inventario dell’educandato e riporta che la direttrice percepisce uno stipendio di L. 850 e la maestra di L. 600 e che le due persone di servizio percepiscono L.150 e risultano “conviventi”, ossia ospiti, 15 persone, per un bilancio complessivo di L. 5712. Le lettere della Zanoni sono inviate da Arluno (Milano)[48]. Il 19 marzo 1875 il Consiglio Scolastico Provinciale, tenuto conto che la Congregazione il 15 dicembre 1874 aveva delegato allo stesso le operazioni di nomina della “Maestra assistente”, dà l’incarico ad Angela Guindani di Antonio di Cremona, dichiarando, quali titoli posseduti dalla stessa, “patente normale di grado superiore, altri requisiti voluti dalla legge, ha pure un attestato d’idoneità all’insegnamento negli asili e nei giardini d’infanzia”.
Nel decreto prefettizio di nomina del 19 marzo è precisato che la durata del contratto è di un triennio con stipendio annuo di L. 700 ed il “semplice alloggio gratuito nello stabilimento stesso dov’è l’asilo”[49]. Il 1 aprile 1875 la maestra Angela, scrive alla CdC da Ossolaro (Cremona): “tra poco tempo sarò costì a funzionare e siano certi che cercherò di controcambiare della fiducia che hanno posto in me con assiduità e amore alla scuola alla quale mi hanno affidato. Spero che alla metà di Aprile sarò in codesto paese. Maestra Guindani Angela”. Quindi avanza i suoi desiderata[50]. La donna scrive 15 giorni dopo una nuova lettera in cui precisa il ruolo affidatole di “maestra dell’asilo infantile” e di essersi informata sui costi del viaggio che ammontano a 70 lire, somma che può sostenere solo a metà, “giacché le condizioni economiche attuali della mia famiglia sono critiche […] le altre 35 non so ove trovarle […] se non si fidano della mia persona”, e chiede di inviare la somma per il tramite del Comune[51].
Del 25 aprile 1875 è un’altra lettera della Guindani da Ruffano che avvisa la Congregazione di essere arrivata in paese[52]. Risale molto probabilmente agli anni in cui la Guindani è direttrice la lettera non datata ma presumibilmente del mese di luglio che ella indirizza alla CdC sollecitando la stessa a fissare la data dell’“esperimento finale”, ossia il saggio di fine anno poiché l’asilo incominciava a svuotarsi per l’arrivo dell’estate che spingeva i bambini con le famiglie al mare[53].
Il 30 aprile 1881 non viene rinnovato il contratto della Guindani che passa alle scuole elementari, dove risulta in servizio dal 6 aprile 1883, come da delibera del Consiglio Comunale del 30/06/1883. Inoltre Angiola Guindani, Mellusi, Marzo Marina e Carmelo Arnisi vengono confermati nel ruolo di maestri elementari sulla base dell’art. 3 della Legge 9 luglio 1876, n. 3250 “Sul miglioramento delle condizione dei maestri elementari”[54].
Nel frattempo una importante tappa era stata segnata nella storia scolastica. Con la Legge Coppino del 15 Luglio 1877 venne introdotto l’obbligo scolastico: “I fanciulli e le fanciulle che abbiano compiuta l’età di sei anni […] dovranno essere inviati alla scuola elementare del comune” (art 1). Gli oneri della scuola ricadono sui comuni che percepiscono fondi statali”. Nelle norme transitorie è fissata la quota di un insegnate ogni mille abitanti.
Ad un anno dall’emanazione del provvedimento viene condotta un’indagine ministeriale da cui risulta che il territorio di Ruffano ha una popolazione di 3290 abitanti, il dato sulla frequenza per Ruffano non è riportato, e che operano 3 scuole e 3 insegnanti[55]. Sulla base della norma sul numero delle scuole, si ebbe uno scambio epistolare tra le autorità scolastiche e il Comune di Ruffano a cui fu fatta richiesta “dell’impianto di altre due scuole elementari maschili”. La questione fu portata alla discussione del Consiglio Comunale che nella seduta del 29/12/1878 la rigettò poiché il comune non aveva disatteso la normativa in quanto contava 3290 abitanti compresa Torrepaduli (di 543 abitanti). Disaggregando il dato su Torre, la sola Ruffano ne contava 2747 e il numero dei maestri rispondeva quindi ai dettami della legge[56].
Il 18 aprile 1883 la Deputazione Provinciale di Lecce propone il commissariamento della Congregazione di Carità di Ruffano e nomina il commissario a seguito di un’inchiesta ordinata dalla Prefettura, “stante il ripetersi frequente di irregolarità ed abusi per parte di quella amministrazione, malgrado i richiami”. Pertanto “il governo delle opere pie è affidato ad un delegato straordinario da nominarsi da parte dal prefetto di Lecce con l’incarico di riordinare e rimuovere, nel più breve termine possibile, le irregolarità e gli abusi esistenti”[57]. Nella seduta del Consiglio Comunale del 23 Luglio 1883 si acquisisce una Relazione “contenente le irregolarità” della Congregazione, non vi è alcun riferimento all’asilo ma sull’ospedale è impietosa l’immagine dei degenti poveri che “si fanno uscire pria che si fosse avverata la perfetta guarigione”, e si invoca lo scioglimento della Congregazione. La proposta è approvata con sei voti e favore e con l’astensione di Pomponio D’Urso[58]. Con decreto regio del 30 Luglio 1883, la Congregazione della Carità di Ruffano è sciolta.
Il 20 ottobre 1883, il Regio delegato Straordinario, avvocato Achille Massa, assistito da Giuseppe Santaloja, prende in consegna i locali dell’Ospedale e dell’asilo infantile dalle mani del signor Grasso Marchetti Vincenzo, in qualità di ex Membro della disciolta Congregazione quale delegato di Tommaso Villanova, ex presidente della Congregazione stessa, alla presenza della “Superiora delle Suore di Santa Anna Signora Ariel Girolama in qualità di Direttrice dell’Ospedale e dell’Asilo”. Dall’inventario si presenta l’immagine di una scuola non certo priva di arredi e sussidi didattici[59]. Il 2 Novembre, alla presenza del Sindaco Pomponio d’Urso e con l’assistenza del Segretario Comunale Santaloja Giuseppe, l’avvocato Massa chiede di prendere visione dell’inventario dei beni a norma dell’art. 3 della L. 3 agosto 1862. Il presidente uscente e il nuovo eletto dovevano redigere l’inventario dei beni con “riscontro in contraddittorio quando avvengano cambiamenti di amministrazione”[60]. Nel verbale di visita il presidente è Sebastiano Pasanisi il quale sostiene “che l’inventario suddetto non fu eseguito né in quel momento né durante il tempo in cui il sig. Villanova sostenne la carica di Presidente di questa Congregazione”[61].
La CdC verrà nuovamente commissariata il 20 ottobre 1891, quando il Regio delegato Maggiulli Cav. Luigi (1828-1914), dopo dieci mesi, rimette il suo mandato. Egli incoraggia i nuovi amministratori con considerazioni moralistiche di carattere generale ma che inevitabilmente fanno riferimento alla realtà locale. “Il sentimento morale attutito dall’ozio/odio infingardo e ciarliero che è la cancrena dell’attuale società”, dice Maggiulli[62].
Nel contesto del Basso Salento, Ruffano non poteva certo dirsi un realtà marginale, essendo sede di Mandamento, Giudicatura e Pretura. La struttura amministrativa fino al 1927 era composta su base locale dalla Provincia al cui capo era il Prefetto, i Circondari con a capo il Sottoprefetto (Gallipoli, nel caso di Ruffano), e i Mandamenti che avevano le competenze dell’istruzione. Nei Mandamenti il punto di riferimento era l’Intendente. L’esistenza di tali uffici sul territorio comportava anche la presenza di funzionari, quindi di un ceto impiegatizio non sempre originario di Ruffano ma proveniente da fuori. L’affluenza di burocrati anche dal Nord Italia incide sugli andamenti demografici del paese e sulle sollecitazioni culturali.
Il piccolo centro si trova attraversato da una rete di informazioni che in qualche modo lo connettono ulteriormente al neonato Regno. Lo stesso Pietro Marti (1863-1933), in uno scritto autobiografico pubblicato da Alfredo Calabrese, rievocando i tempi dell’infanzia, ricorda il padre, Pietro, che era stato funzionario (“usciere”) presso la Pretura di Ruffano. Egli, a detta di Pietro, appassionato liberale, iscritto alla mazziniana Giovane Italia e fra i principali collaboratori di Liborio Romano, aveva introdotto fin da piccolissimo il figlio al cospetto di personaggi di spicco del Salento di allora fra i quali il patriota Giuseppe Pisanelli che Pietro conobbe in casa del nobiluomo di Ruffano Antonio Leuzzi, “anche lui educato alla scuola del puro liberalismo”. Ruffano, spiega Pietro, era all’epoca uno dei pochi centri attivi dell’intellettualità salentina e il magnifico Castello Leuzzi, già Brancaccio, il centro ideale di quel movimento socio politico culturale[63]. Agente privilegiato di questo fermento culturale fu il personale scolastico dei maestri/e e dei dirigenti. Semeraro parla di “emigrazione al rovescio […], una penetrazione massiccia di funzionari dell’alfabeto”, a cui aggiunge le “suore francesi” e un “corpo variegato di missionari dell’educazione”, in un quadro legislativo non del tutto chiaro tra corpus borbonico e sabaudo; “vi erano tutte le premesse perché l’avvio fosse faticoso e irto di incomprensioni e di reciproche ostilità”, dice[64].
Come è facile ipotizzare, il posto di maestre o maestre assistenti all’asilo era molto ambito e perciò la CdC, che in passato aveva delegato alle autorità scolastiche provinciali l’individuazione del personale, ricorre alla formula concorsuale. Nel 1885 infatti anche le Figlie di Sant’Anna vennero espulse da Ruffano e si ritornò ad una fase laica.
Il primo concorso di cui ci è pervenuta la documentazione venne deliberato dalla CdC il 10 aprile 1885 e si svolse il 25 giugno di quell’anno. Nel maggio del 1885, viene pubblicata una “inserzione per l’incarico di direttrice dell’asilo di Ruffano con lo stipendio L. 800”[65]. Fra le concorrenti ammesse nel 1885: Chiarillo Cristina, Nassisi Addolorata, Russo Elena. La CdC è composta da: Agostino Marzo Presidente, Giannuzzi Francesco, De Pasca Giacobbe, Solidoro Vito, Barbara Vincenzo e Santaloja Giuseppe Segretario, probiviri i “signori” Mellusi e Carmelo Arnisi[66]. Le prove prevedevano un tema a scelta su una terna proposta e la risoluzione di un problema di computisteria. Il tema è “Dite quale sia l’opera dell’Asilo Infantile”; Addolorata Nassisi nel suo elaborato, mezza facciata che non lascia dubbi sul ruolo che affida all’Asilo, ossia quello di sopperire alle carenze educative delle famiglie, scrive: “Raddrizza l’alberello [il bambino] quando è tenerello […] che è come un consiglio al trascurabile agricoltore [La famiglia]”, ed esplicita nella chiusa finale: “Ecco l’Istituzione più civile, la più santa dell’Asilo Infantile pronto a riparare ai difetti dei genitori”. Successivamente invia una lettera di ringraziamento alla Congregazione “per avermi prescelta ad Assistente dell’asilo Infantile”, in cui dopo i convenevoli scrive: “voglio operare in modo da fare la buona mamma dei fanciulli […] cercando con amore d’infondere nelle loro tenere menti quei primi raggi d’istruzione, ed educazione che poi ben fecondati renderanno l’uomo onesto e buon cittadino”[67].
Russo Elena sceglie il tema “Dite in modo chiaro e non prolissamente quali arredi abbisognano ad un asilo Infantile”. Ella ingenuamente scrive: “Sebbene non abbia frequentato le scuole normali pure cercherò fare scorgere qualche cosa appreso nello studio e [dopo avere fatto un rapidissimo inventario degli arredi] non far mancare il ritratto dei nostri sovrani”[68].
Il concorso fu vinto dalla Nassisi, “avendo presentato maggiori titoli”[69], rispetto agli altri, ma la Russo con lettera bollata del 11/05/1891 fa presente che la Nassisi lascerà il posto per motivi di famiglia e pertanto rivendica l’attribuzione dell’incarico[70]. Ma alla base della scelta della Nassisi c’era anche il motivo dello stipendio mensile che se pur elevato da L. 20 a 30, comunque non era ritenuto dall’interessata congruo, perché inferiore a quello “di una donna del volgo che si è portata a raccogliere le ulive” e iniquo rispetto a quelli percepiti da “altri addetti al servizio di codeste opere pie”, come nella sua del 22 marzo 1885[71].
Intanto l’asilo nel 1886 è oggetto di una ulteriore ispezione. Per l’occasione Mellusi scrive in una Relazione, 8 colonne di foglio protocollo, il 19 settembre 1886, alla CdC, che l’asilo a seguito di una ispezione del Regio Ispettore scolastico evidenziava gravi carenze igieniche e strutturali e che non fu disposta la chiusura dello stesso solo per pura deferenza personale nei suoi riguardi e che era presente il Sindaco di Supersano (Rocco Frascaro); procede a descrivere lo stato di degrado in cui versa la struttura, sottolineandone la fatiscenza. Ricorda quindi l’importanza delle Vincenziane per la nascita degli asili ed in particolare il primo asilo di Ferrante Aporti[72].
Un secondo concorso è del 1895, deliberato il 18 gennaio sotto la presidenza del Cav. Rocco Frascaro. Il bando è destinato a “giovanette” maggiori di 15 anni che presentano i titoli e siano residenti a Ruffano. L’incarico è per due anni per uno stipendio di lire 180. Il concorso venne bandito sulla base delle più che legittime rimostranze della Direttrice Quaini poiché l’assistente in carica Rachele Cantoro, assunta il 25 settembre 1894[73], aveva soli 12 anni: “avrebbe bisogno piuttosto di istruzione”, quando l’asilo aveva 132 bambini[74].
Il concorso si svolge il 14 Marzo 1895[75]. Fra le tante domande, le tre ammesse sono quelle di Elena Russo, Luigia Torsello e Francesca Bianchi[76]. La commissione è così composta: Rocco Frascaro Presidente, Quaini Antonietta Direttrice dell’asilo Infantile, le maestre Marzo Marina[77], Toma Addolorata, Cito Antonietta[78], e il “conte Castriota Giorgio Scandenberg nella qualità di Delegato Scolastico Mandamentale”[79]. La commissione dichiarò vincitrice Elena Russo a cui è assegnato uno stipendio annuo di L. 180.
Il ruolo di maestra offrì anche alle donne salentine la possibilità di un primo ingresso nel mondo del lavoro. Queste donne erano spesso figlie della nascente burocrazia statale; si prenda il caso delle sorelle Quarta, Vittoria e Chiara, figlie di Luigi, Segretario Comunale dal maggio 1883 al 7 dicembre 1885[80]. La moglie di Luigi era Addolarata Arnisi, sorella del maestro poeta ruffanese Carmelo. E le sorelle Quarta sono legate a quella che dovette essere una delle prime scuole elementari di Ruffano, ubicata proprio nel retro della loro abitazione.
Ce ne parla Vincenzo Vetruccio che in un testo sul maestro Carmelo Arnisi scrive: “Sul retro della casa, in fondo al giardino della famiglia Arnisi, attraversato da una stretta corsia, a trenta passi dal cancelletto aperto sul vasto largo dei cappuccini, sorgeva la scuola del maestro Carmelo: un salone corrispondente a due stanze con volte a stella, la porta d’ingresso con una finestra sul muro di levante e una finestra in alto aperta nella parete volta a ponente […] Non è stato reperito alcun documento relativo a un canone corrisposto dal Comune per l’affitto del locale adibito a scuola pubblica. La Legge vigente appariva all’avanguardia in Europa, perché affermava l’obbligo e la gratuità della frequenza della scuola, ma avendone lasciato ai Comuni l’onere della gestione e del mantenimento, poiché essi avevano scarsissime risorse e pochissimi mezzi, la gestione fu purtroppo disattesa”[81].
Nel 1894 la CdC pone fine alla presa in carico della scuola elementare superiore, come nelle more del legato Piccinni, con delibera del 21 settembre 1894, ritenendole superflue rispetto alle esigenze di Ruffano, con considerazioni dalla chiara natura conservatrice: “i giovani insuperbiti dalle lettura e dall’abbicci si sono vergognati di porsi all’arte e mestiere qualsiasi, ed oggi per vivere si tengono attaccati come piattole alla pubblica amministrazione”; inoltre precisa che l’asilo è nato proprio per rispettare lo spirito del testastore Piccinni accomodato con l’assetto legislativo scolastico in vigore[82]. Nel 1896 rientrarono a Ruffano le Figlie della Carità, come ricorda la lapide posta sulla facciata del Convento dei Cappuccini: “Espulse nel 1872 ritornarono desiderate dal popolo nel 1896”[83].
Sempre nel 1896 si avvia il “Restauro all’ex convento dei cappuccini e lavori di ampliamento e modifiche all’Asilo Infantile (1896-1935)”[84].
Una pagina a se meriterebbe la sede di Torrepaduli: sullo stato in cui versava ci basti quanto scrive l’ispettore scolastico di Maglie Renato Moro, padre di Aldo Moro, che riporta una nota del 2 marzo 1921, virgolettata, del provveditore di Lecce con cui si dispone l’immediata chiusura dell’asilo in quanto manca di arredi e del personale idoneo[85]. Il 16 dicembre dello stesso anno, l’ispettore effettua una visita di persona e il 19 riferisce alla Congregazione che: “l’insegnante Sofia Pepe fu Pietro è priva di qualsiasi certificato di studi, e quasi affatto analfabeta […] ed inesperta a dirigere un asilo, sia anche esso ridotto ad una semplicissima e modestissima sala di custodia” e consiglia la chiusura dell’asilo[86]; il 26 gennaio ordina la sostituzione della maestra pena la chiusura della struttura “a salvaguardia della dignità dell’istituto e del rispetto che si deve all’infanzia”[87]. L’asilo, sia nella sede di Ruffano che in quella di Torre, negli anni della Grande Guerra e postbellici ospitò i figli dei “richiamati” anche al di sotto dei tre anni e in orario non scolastico[88].
Tra i molteplici documenti che il fondo d’archivio offre è possibile ricostruire le vicende del processo di secolarizzazione nel comune di Ruffano. Tra le carte, un documento, che segna l’avvio di una “scuola di telaio” nel 1864: si tratta di un contratto stipulato il 31 dicembre 1864 dalla CdC con la casaranese Marina Ucini “Maestra di telaio” per un quinquennio. Marina Ucini è chiamata a condurre questa scuola che è riservata “a tutte le fanciulle della classi operose e medie del Comune di Ruffano Torrepaduli e si precisa che le fanciulle devono aver compiuto nove anni, le lezioni giornaliere sono 3 ore la mattina e 2 il pomeriggio”[89]. Ma ci fermiamo qui, certi di aver abusato della pazienza dei lettori. Tutti gli spunti offerti in questo saggio andrebbero seguiti ed approfonditi per ricostruire le vicende della scuola di Ruffano fra Ottocento e Novecento, ricongiungendo i punti già tracciati dagli studi di Bernart con le nuove rilevanze archivistiche.
Note
[1] A. de Bernart, Nel primo centenario della nascita di Pietro Marti, in «La Zagaglia», Lecce, n. 21, 1964, pp. 63-64; Il maestro di scuola nel Salento borbonico, Matino 1965; Il Salento nella poesia di Luigi Marti, in «Nuovi Orientamenti», Gallipoli, marzo-aprile 1984, n.85, p. 25; Un maestro di scuola nella Ruffano ottocentesca -Alfonso Mellusi, Galatina, Congedo, 1990; Carmelo Arnisi e il suo tempo, in Carmelo Arnisi, un maestro poeta dell’Ottocento (con E. Inguscio e L. Scorrano), Galatina, Congedo, 2003, pp. 13-20; In margine alla figura di Pietro Marti, in «NuovAlba», aprile 2006, Parabita, 2006, p. 15; Cenni sulla figura di Pietro Marti da Ruffano, Memorabilia 35, Ruffano, Tip. Inguscio e De Vitis, 2012; ed altri.
[2] A. de Bernart, Notizia su Giorgio Laurezios di Ruffano e la sua scuola di filosofia nella Supersano medievale (Memorabilia 28), plaquette, Ruffano, Tipografia Inguscio e De Vitis, aprile 2011; D. Arnesano, Giorgio Laurezio, copista ed intellettuale del secolo XV, in Circolazione di testi e scambi culturali in Terra d’Otranto tra Tardoantico e Medioevo, a cura di Alessandro Capone, con la collaborazione di Francesco G. Giannachi e Sever J. Voicu, Città del Vaticano, 2015 (Studi e Testi, 489), pp. 59-93. Si veda inoltre G. Lisi, Per la storia del rito greco in Terra d’Otranto. Una lettera inedita dell’arcivescovo di Otranto del 1580, in «Brundisii res», n. 13, 1981, pp. 167 e 174 e R. Durante, Iniziali e immagini a confronto: alcuni esempi tratti da codici salentini, in Le livre manuscrit grec: écritures, matériaux, histoire. Actes du IXe Colloque international de Paléographie grecque, Paris, 10-15 septembre 2018, éd. par M. Cronier, B. Mondrain, Paris, Collége de France, Amis du Centre d’Histoire et Civilisation de Byzance, 2020 (Travaux et Mémoires, 24/1), pp. 113-134.
[3] A. de Bernart, Il convento dei Cappuccini di Ruffano, in «Nuovi Orientamenti», a. XIII, n. 75, Gallipoli, Tipolito Pacella 1982, pp. 9-13; Idem, Il fondo residuo della biblioteca dei Cappuccini di Ruffano, in «Contributi», III, n. 3-4, Galatina, Congedo Editore, 1984, pp. 45-50; F.Trane, La biblioteca dei cappuccini di Ruffano. Profilo storico e catalogo, Galatina, Congedo, 1993.
[4] R. Basso, La pietà secolarizzata, Galatina, Congedo editore, 1993, p. 56.
[6] Di Alessandro Gentile si segnala la presenza anche nel convento di Lecce e di Monopoli: ASNa, Cappellano Maggiore. Registri di relazioni della Cappellania, vol. 764, c. 28v, citato in L. Terzi, Le scuole normali a Napoli tra Sette e Ottocento. Documenti e ricerche sulla “pubblica educazione” in antico Regime, Napoli, L’Orientale editrice, 2001, pp. 33-34. I servigi resi alla corona borbonica gli valsero anche una pensione che il religioso rivendicò di fronte ai governanti francesi, come riportato in data 20 settembre 1806 quando, secondo il documento, sarebbe stato dimorante “alla Carità, Casa di Ruffano numero 85”: ASNa, Commissione liquidatrice del debito pubblico, Pensioni francesi, b. 827 inc. 6, cit. in Ivi, p. 48.
Veramente vasta la bibliografia nazionale sulla storia della scuola e dell’educazione. Per restare in ambito salentino, fra i contributi più significativi che riguardano il mondo della scuola e alcuni suoi protagonisti/e: O. Colangeli, Istituto Marcelline. Notizie storiche, in «La Zagaglia», n.35, Lecce, 1967, pp.306-322; G. Bino, La maestra nella letteratura: uno specchio della realtà, in L’educazione delle donne. Scuola e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, a cura di Simonetta Soldani, Milano, F. Angeli, 1989, pp. 331-362; R. Basso, Le scritture di Oronzina Tanzarella (Ostuni 1887-Roma 1940), in Aa.Vv., Il filo di Arianna. Materiali per un repertorio della bibliografia femminile salentina (sec.XVIII-XX), a cura di R. Basso e M. Forcina, Lecce, Milella, 2003, pp.109-126; G. Caramuscio, Virtuosi ed operosi. Modelli educativi e pratiche didattiche nella scuola salentina tra Ottocento e Novecento, in «L’Idomeneo», Università del Salento, Società Storia Patria Sezione Lecce, n.6-2004, Lecce, Grifo Editore, 2004, pp.81-127; Idem, Giulia Lucrezi-Palumbo: soggettività femminile e cultura tra Risorgimento e Guerra fredda (1876-1956), in «L’Idomeneo – Storie di donne», Università del Salento- Società di Storia Patria per la Puglia sezione di Lecce, n.8, Galatina, Panico, 2005, pp. 117-156; Idem, “Tanto gentile e tanto onesta pare…” L’educazione delle fanciulle secondo uno scrittore scolastico leccese di fine Ottocento, in AA. VV., Segni del tempo. Studi di storia e cultura salentina in onore di Antonio Caloro, a cura di Mario Spedicato, “Quaderni de L’Idomeneo”, III, Galatina, EdiPan, 2008, pp. 241-263; M. G. Calogiuri, “Colla ragione come col cuore”. Autrici meridionali tra modernità e tradizione, Lecce, Milella, 2008, pp.73-111; D. Levante, Maria De Matteis Luceri, insegnante e scrittrice salentina tra Otto e Novecento. Primo approccio, in Humanitas et civitas, Studi in memoria di Luigi Crudo, a cura di Giuseppe Caramuscio e Francesco De Paola, Società Storia Patria sezione Lecce, Galatina, Edipan, 2010, pp. 79-100; P. Manca, «Benedite chi, con infinita pazienza, v’insegnò a tener la penna». La didattica dell’italiano in Maria Attisani Vernaglione (1870-1955), Ivi, pp.101-122; F. De Paola, S. Ciurlia, L’istruzione elementare nella Taurisano del Novecento: esperienza, memoria, immagini, Ivi, pp. 123- 184; F. Capoti, A. D’Antico, “Le cose per imparararle ci sono due modi…”. La sperimentazione del Tempo pieno a Taurisano (1980-83), Ivi, pp. 185-203; G. Caramuscio, Progettazione della cultura e cultura della progettazione. La scuola primaria di Taurisano nell’autonomia, Ivi, pp. 205-238; A. E. Carrisi, Il greco e il latino nell’era dei social network, Ivi, p. 303-310; L. Marrella, Fratelli d’Italia, compagni di scuola. Quaderni scolastici e immaginario infantile tra Risorgimento e fascismo, Manduria, Edizioni Note a margine, 2011; P. Manca, Per una pedagogia della narrazione “Memorie didattiche” del Liceo Statale “F- Capece” di Maglie, in FILOI LOGOI. Studi in memoria di Ottorino Specchia a vent’anni dalla scomparsa (1990-2010), a cura di Giuseppe Caramuscio e Francesco De Paola, Società Storia Patria Puglia sezione di Lecce, Galatina, Edipan, 2011, pp. 189-204; R. Basso, La prima professoressa salentina Giulia Lucrezi Palumbo (1876-1956), in Oltre il segno. Donne e scritture nel Salento (sec. XV-XX), a cura di R. Basso, Copertino, Lupo, 2012, pp. 200-203; Eadem, La sfida della professione, il richiamo del privato Giulia Poso, Ivi, pp. 204-214; Eadem, Vestale della scuola pubblica Oronzina Quercia Tanzarella(1887-1940), Ivi, pp. 242-247; M. G. Calogiuri, Impegno educativo e milizia politica Maria Luigia Quintieri (1881-1973), Ivi, pp. 216-221; M. R. Filieri, Oltre la scuola, la parola pubblica, Ivi, pp. 254-259; G. Caramuscio, Scuola e lavoro attraverso le pagine di Istruzione Tecnica e Professionale (1959-1995), in Umanesimo della terra. Studi in memoria di Donato Moro, a cura di Mario Spedicato, Giuseppe Caramuscio e Vittorio Zacchino, “Quaderni de L’Idomeneo 16”, Galatina, EdiPan, 2013, pp. 151-184; Idem, La memoria della Scuola come scuola della Memoria: Galatina e il suo Liceo, in Quando Ippocrate corteggia la Musa. In memoria di Rocco De Vitis, a cura di Maria A. Bondanese e Francesco De Paola, “Quaderni de L’Idomeneo” 30, Lecce, Edizioni Grifo, 2017, pp. 113-144; V. De Luca, Le suore “Marcelline” di Lecce e l’ospedale militare di riserva nell’Educandato “Vittorio Emanuele II”, in La Grande Guerra in Terra D’Otranto. Un progetto di Public History, a cura di G. Iurlano, L. Ingrosso, L. Marulli, Monteroni di Lecce, Edizioni Esperidi, 2018, pp. 313-324; G. Caramuscio, Immagini della Scienza attraverso le tracce d’Italiano assegnate agli esami (1957-2017), in UT SOL IN MEDIO UNIVERSO… Scritti in onore di Ennio De Simone, a cura di Livio Ruggiero e Mario Spedicato, “Quaderni de L’Idomeneo 35”, Lecce, Edizioni Grifo, 2018, pp. 267-332; Idem, Le carte della (nella) scuola. L’insegnamento dell’Italiano attraverso l’archivio della scuola elementare di Monteroni (1925-1960), in Una passione per le cose e per la storia. Omaggio a Carlo Miglietta per i suoi settant’anni, a cura di Mario Spedicato, Castiglione (LE), Giorgiani, 2020, pp. 85-135. G. Caramuscio-P. Morciano, La voce leccese della Patria: Giulia Lucrezi Palumbo, in L’officina del sentimento Gesti voci segni di donne in Terra d’Otranto dalla Grande Guerra al fascismo, a cura di Giuseppe Caramuscio, “Medit Europa”, Società di Storia Patria per la Puglia sezione Lecce, Castiglione, Giorgiani, 2021, pp. 143-199; P. Morciano, La guerra antiretorica di Oronzina Quercia Tanzarella, Ivi, pp. 83-107.
[7] Nella Santa visita di Mons. De Rossi del 1711, Piccinni è indicato come uno dei quaranta sacerdoti di Ruffano, ha circa 70 anni (A. de Bernart, M. Cazzato, Una chiesa un centro storico, Galatina, Congedo, 1989, p.39), è laureato a Salerno in “Filosophia et medicina” nel 1668 (ASSa, Acta doctoratus, Anno 1668, Volume 22, Fascicolo 12, p. 211).
[8] Testamento di L. Piccinno relativo all’assegnazione in dote di beni stabili alla Cappella di S. Maria della Misericordia, eretta nella chiesa di Ruffano, ASLe, Congregazione di Carità [d’ora in poi CdC] Ruffano, Sez. I, Opere pie, b.1, ff. 1,2,3. Notaio rogatore, Pomponio D’Urso. Apertura del testamento di L. Piccinno di Ruffano (solo copie del 1765; 1875; 1911); Regolarizzazione dello Stato giuridico del legato Piccinno 1912-1913, in ASLe, Sez. II, CdC, b.90, f.717. L’Inventario si trova on line sul sito dell’Archivio di Stato di Lecce: La Congregazione di Carità ed ente comunale di Assistenza di Ruffano, Inventario a cura di Franca Tondo, https://archiviodistatolecce.cultura.gov.it/.
La cappella fu edificata nel 1722 con interventi dello scultore coriglianese Gaetano Carrone: S. Tanisi, Visita nella Chiesa della Natività della Vergine di Ruffano, https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/07/17/visita-alla-chiesa-della-nativita-della-vergine-di-ruffano-lecce/. Piccini è ritratto nella tela dell’altare orante ai piedi della Vergine: A. de Bernart e M. Cazzato, Santa Maria della Serra a Ruffano Galatina, Congedo Editore, 1994, p. 49.
[9] Art 1: L’Opera “trae le sue origini dal testamento mistico che fu del D. Aloysio Piccinni”: Statuto Organico Speciale dell’Opera Pia Misericordia Amministrata dalla Congrega di Carità di Ruffano, Pei tipi di Luigi Carra, Matino, 1897, p.1. ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 786, Statuto organico e progetto di revisione.
[10] ASLe, Sez. II, Cdc, b. 93 f. 725, Copia Lettere 1854, n. 175 28r.
[11] Tra gli anni 1799 e 1802 gli abitanti di Ruffano erano circa 2000. ASLe, Scritture delle Università e feudi di Terra d’Otranto Comune di Ruffano, busta 23/77, 63r-80r, cit. in S. Vinci, Dal parlamento al decurionato. L’amministrazione dei comuni del Regno di Napoli nel decennio francese, in «Archivio Storico del Sannio», anno XIII, n.2, luglio-dicembre 2008, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2008, p. 198.
[12] Bullettino delle leggi del Regno di Napoli 1813, Volume 1, p. 234. Inoltre, P. Liberatore, Della pubblica educazione. Trattato del professore Pasquale Liberatore, Napoli, Tipografia G. Palma, 1840, p. 7. L’autore classifica quella di Ruffano come “Scuola secondaria di prima classe”. Sulla Scuola di Presicce, A. Stendardo, Radici. Presicce nella storia, Lecce, Edizioni Grifo, 2022, p. 81. Risale all’agosto del 1806 il provvedimento che stabilisce all’Art. 1: “Tutte le città, terre, ville ed ogni altro luogo abitato di questo regno, saranno obbligate a mantenere un maestro per insegnare i primi rudimenti, e la dottrina cristiana a’ fanciulli: saranno inoltre tenuti a stabilire una maestra per fare apprendere, insieme colle necessarie arti donnesche, il leggere, scrivere e la numerica alle fanciulle”; all’Art. 2 che: “Le somme necessarie pel pagamento di tali individui, dovranno annualmente ascriversi tra pesi detti comunitativi di ogni Università”; all’Art.3 che: “Ne’ luoghi che contengono popolazione minore di 3000 abitanti sarà permesso a’ maestri di serbare il metodo ordinario antico. Ne’ luoghi poi, ove la popolazione sarà maggiore i maestri dovranno insegnare col metodo normale”: riportato in CNR, Collezione delle Leggi, dei Decreti e altri atti riguardanti la Pubblica Istruzione promulgati nel già reame di Napoli dall’anno 1806 in poi, Volume I, 1806-1820, con introduzione e nota tecnica, Responsabile Paola Avallone, Roma, 2014.
[13] ASNa, Ministero degli affari interni Stati discussi, cit. in V. Petrilli, Leggere, scrivere e far di conto. La scuola primaria nel Mezzogiorno preunitario attraverso gli Stati discussi comunali 1818-1821 e 1848-1852, in L’istruzione in Italia tra Sette e Ottocento. Dal Regno di Sardegna alla Sicilia borbonica. Istituzioni scolastiche e prospettive educative, a cura di Angelo Bianchi, Vol. I, Brescia, Morcelliana, 2019, pp. 303-304. Tra l’atro, viene riportato che i maestri in Terra d’Otranto erano i meno pagati del Regno: Ivi, p. 314. Ancora un decennio dopo, sotto il Regno di Francesco II (1859-1860), il 35 % dei comuni ha una scuola e solo il 27% una sezione femminile. H. A. Cavallera, Storia della scuola italiana, Le Lettere, Università Firenze, 2013, p. 93. Gli stati discussi erano i bilanci preventivi degli enti locali (Decurioni) nei quali compariva anche la voce “scuola primaria”. M. Lupo, L’istruzione nel Mezzogiorno, in L’istruzione in Italia tra Sette e Ottocento, cit., Volume II, p. 39, e Tavola “Scuole primarie e pubbliche in Terra d’Otranto”, Ivi, p. 62.
[14] E. Inguscio, Risorgimento nella periferia del Mezzogiorno. Ruffano e Torrepaduli dalla Rivoluzione napoletana del 1799 all’Unità d’Italia, Galatina, EdiPan, 2011, p. 93, con Postfazione di Aldo de Bernart.
[15] Art. 4: “I Sindaci e Decurioni debbono formare la terna de’ Maestri, e passarla per mezzo dell’Intendente al Vescovo della rispettiva Diocesi”; Art. 11: “I Parrochi avranno l’immediata vigilanza sulle scuole primarie delle rispettive parrocchie”: Real Rescritto Riguardante alcune modifiche al Regolamento per le scuole primarie del Regno del 21 dicembre 1821.
[16] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 786, Scuola elementare superiore: istituzione, e b.126 f. 788, Proposta di terna a maestro. Il maestro nominato “della scuola secondaria istituita in Ruffano per testamento di D. Aloisio Piccini” è Guglielmi, come pubblicato in Notizie interne estratto da Giornale del regno delle Due Sicilie dal 2 al 10 dicembre, Anno 1859, n. 43, p. 338. Il sacerdote secolare Angelo Antonio Guglielmi tenterà invano di ottenere il riconoscimento dalle autorità scolastiche della sua “Scuola Classica di Ruffano”, richiamando le disposizioni del Legato Piccinni, ma le autorità scolastiche, pur riconoscendone il diritto al godimento dei benefici del legato, tuttavia gli negheranno sempre il riconoscimento della sua scuola. Il 30 luglio del 1862 fa richiesta di “normalizzazione” della sua “Scuola classica”, dichiarando che essa era già operativa con il seguente programma: “Prima Classe Grammatica inferiore Italiana / idem latina / Catechismo della storia d’Italia Geografia d’Italia. Storia Sagra. Seconda Classe Grammatica superiore Italiana / idem latina Seguito del Catechismo della storia d’ Italia. Geografia d’Europa. Aritmetica Elementare”. ASLe, Sez. II, CdC- O.P.M., b. 126, f. 788, fl. 6r, Scuola elementare superiore: istituzione. Si veda inoltre ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 793, Indice di tutte le carte relative al maestro di scuola Guglielmo Angelantonio 1876.
[17]Archivio Storico Comunale Ruffano [d’ora in poi ASCr], Deliberazione del Consiglio Comunale Tornata 15 del 30/06/1883. Su Mellusi si veda: A. de Bernart, Un maestro di scuola nella Ruffano ottocentesca, cit. Si rinvia inoltre a P. Vincenti, Maestri di scuola a Ruffano fra Ottocento e Novecento (prima parte), in «Nuova Taurisano», a. XXX, n.2, novembre 2019, pp. 2-3 e Maestri di scuola a Ruffano fra Ottocento e Novecento (seconda parte), Ivi, a. XXXI, n.1, luglio 2020, pp. 2-3. Nell’anno scolastico 1862-1863 sono attive in Ruffano due scuole pubbliche, una maschile e una femminile, con 140 maschi e 91 femmine. Statistica del Regno d’Italia Istruzione primaria Istruzione elementare pubblica per Comuni, anno scolastico 1862-1863, Modena, Tipografia di Antonio ed Angelo Cappelli, 1865, tavola 189.
[18] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 788, Locale per scuola- Contratto – Carte diverse, fl 5r/v.
[19]ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126 f. 789, Educandato laicale femminile istituzione. Il documento fa riferimento alle libere elargizioni del Vescovo Francesco Bruni (Vincenziano come le suore) e del Sindaco Pomponio D’Urso.
[20]ASLe, Sez II, CdC- O.P.M., b.127, f 809. Si tratta molto probabilmente della casa di Aldo de Bernart.
[21] ASLe, Sez. II, CdC -O.P.M., b. 126, f. 787, Uso di una cappella di proprietà Leuzzi da parte delle suore.
Quando nel 1896 le Figlie della Carità saranno riammesse, tale disposizione verrà rinnovata con un nuovo atto del 12 gennaio 1896, registrato il 14 gennaio, tra Congregazione della Carità e il commendatore Pasquale Leuzzi fu Antonio per una cappella “sita nell’abitato di Ruffano via di mezzo contigua al fabbricato di questa congregazione già destinato alle Figlie della Carità […]”: Ibidem.
[22] Lo statuto consta di 50 articoli, la copia qui citata è dell’8 luglio 1918, e si conserva in duplice formato nell’ASCr, una dattiloscritta, non datata, la seconda autografa, la terza di 5 copie, come annotato sul frontespizio; nell’ultimo foglio a calce del testo originale è riportato “Per copia conforme ad uso amministrativo”, firmatari il Presidente Maselli e il Segretario Viva Raffaele. Nel testo si riportano anche i nominativi dei firmatari dell’originale ottocentesco: Pasquale Leuzzi, Presidente, Alfonso Mellusi, Vito Santo, Francescantonio D’Urso, Raffaele Viva, Segretario. ASCr, Asilo infantile Margherita, e E. Inguscio, La civica amministrazione di Ruffano 1861-199 Profilo Storico, Galatina, Congedo,1999, pp. 144-145. In ASLe si conserva la Notifica pubblica che annuncia l’apertura della struttura: “Istituzione eminentemente filantropica, e tre volte santa e cristiana va ad inaugurarsi”. Nel 1909 l’asilo si dota di un nuovo statuto, secondo un modello ministeriale: ASLe, Sez II, Cdc -O.P.M, b.127, f. 801, Statuto dell’asilo infantile.
[23] A. Semeraro, Cattedra, Altare, Foro, educare e istruire nella società di Terra d’Otranto tra Ottocento e Novecento, Lecce, Milella, 1984, p. 98.
[24] ASLe, Sez. II, CdC -O.P.M., b.127, f. 799.
[25] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 796, Istanze diverse, e Ivi, b. 89, f .684.
[27] Regio Ispettorato sopra le scuole Primarie e Magistrali del 25 maggio 1866, prot. n. 904, “Direttrice asilo Infantile Ruffano”: ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 127, f 798. I colloqui per la selezione sono stati fatti da Mellusi.
[28] Relazione sugli Asili Infantili della Provincia inviata dal Segretario della seconda divisione della Prefettura di Terra d’Otranto al Ministero della Pubblica Istruzione, s.d. (ma 1869). ACS, MPI Direzione generale istruzione primaria e popolare (1784-1920), b. 92, cit. in B. Carbè, Gli asili infantili in Terra d’Otranto nella seconda metà dell’Ottocento, in «Quaderni di Intercultura», Anno XI/2019, ISSN 2035-858, X, p. 318.
[29] A. Semeraro, Cattedra, Altare, Foro, educare e istruire nella società di terra d’Otranto, cit., p. 96. Murgia fu Prefetto dal 24 giugno 1863 al l0 ottobre 1867. M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del regno d’ Italia, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, pubblicazioni degli Archivi di Stato, Roma, 1973, p. 499. Il Prefetto Murgia nei Rapporti sullo spirito pubblico 1865 pone particolare attenzione alla scuola e alla laicizzazione della stessa, evidenziando la forte influenza degli ecclesiastici, soprattutto dei gesuiti, e sottolineando come “i costumi della popolazione sono «corrotti» e la prole è spesso abbandonata a se stessa”: ASLe, Prefettura, Gabinetto, vol. 301, fasc. 3648, 1 maggio 1867, cit. in R. Ibba, A. Piras, A. Sanna, D. Sanna, I Murgia da Villamar all’Unità d’Italia, Cagliari, AM&D, 2019, p. 97. O. Colangeli, L’istruzione pubblica in Terra d’Otranto prima e dopo l’Unità d’Italia, in «La Zagaglia», n.33, marzo 1967, pp. 28-39. La mancanza di personale laico formato porterà le autorità scolastiche a tollerare anche la presenza delle religiose, come appunto scrive il Regio Ispettore delle scuole della Terra d’Otranto Manfredi che con lettera del 30 novembre 1865 sollecita l’apertura dell’asilo a Ruffano, una “santa istituzione”, affidandone la direzione a una figlia della Carità. ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 796, Proposta di un asilo infantile in Ruffano, 30 novembre 1865, prot. n. 289. L’affidamento alle suore della direzione venne deliberato il 28 dicembre 1867 su proposta de Delegato Straordinario e sindaco Pomponio D’Urso sulla base di considerazioni finanziarie: ASLE, Sez. II, CdC -O.P.M., b.89, f. 684, Produzione di parte nella c.c. fra la Congr. di Carità e Antonietta Nicolì di Ruffano per opposizione a congedo da direttrice dell’Asilo Infantile.
[30] L’Annuario della Istruzione Pubblica del Regno d’Italia 1867-1868, Firenze, Tipografia Eredi Botta, 1868, p. 525.
[31] ASLE, Sez. II, CdC -O.P.M., b.89, f. 684, Produzione di parte nella c.c. fra la Congr. di Carità e Antonietta Nicoli di Ruffano per opposizione a congedo da direttrice dell’Asilo Infantile. Il 02/05/1875 Il Consiglio Comunale di Mesagne con delibera n. 10 riconferma la Sig.ra Antonietta Nicoli come Direttrice dell’Asilo Infantile e il Sig. Antonio Franchetti come Maestro della Prima Elementare: Busta 2, Categoria I, Classe VIII, Fascicolo 1, Anni 1869-1876, Serie 16 http://archiviostorico.comune.mesagne.br.it:8888/index.cfm?stato=visualizzadocumento&iddoc=5780&categoria=I&classe=VIII&busta=2&fascicolo=1&anni=18691876&registro=12&anniregistro=1874-1875&passo=49&n=50&serie=16.
Come si vede, il marito della Nicoli è un maestro elementare e non possiamo escludere che abbia esercitato anche Ruffano. Nel 1895 Nicoli è direttrice della scuola Normale femminile di Bari e collaboratrice di «La missione della donna», periodico letterario educativo fondato e diretto da Olimpia Saccati.
[32] F. Cambi, S. Ulivieri, Storia dell’infanzia nell’Italia Liberale, Firenze, La Nuova Italia,1988. Gli autori evidenziano il ruolo “catechistico” che assume la scuola nel processo di integrazione risorgimentale; non a caso il volume reca come immagine di copertina l’opera di Giacchino Toma I figli del popolo (1862) che rappresenta due fanciulli scalzi che giocano a fare i garibaldini salutando militarmente l’effigie del generale.
[33] S. Calvino, Relazione sull’istruzione secondaria e primaria della provincia di Terra d’Otranto per l’anno 1871-72 presentata al Consiglio Provinciale scolastico nella tornata del 16 novembre 1872, Lecce, Tipografia Garibaldi, 1872, p. 12.
[35] Lettera privata qui integralmente trascritta e commentata da V. C. Manacorda, Testimonianze di un provveditore agli studi sull’educazione femminile nel Mezzogiorno, in L’educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, a cura di Simonetta Soldani, Milano, Franco Angeli, 1991, pp. 265-269. Su Calvino, che fu «nel 1866, al fianco di Garibaldi, ed ebbe da lui l’ordine di trasmettere il famoso “obbedisco”», si veda F. L. Oddo, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 17, 1974 (on line).
[36] Antonio Winspeare (1822- 1918), duca di Salve, fu prefetto di Lecce dal 1868 al 1870: M.M. Rizzo, Potere e grandi carriere. I Winspeare, secc. XIX-XX, Galatina, Congedo, 2004, pp. 134-167.
[37] V. C. Manacorda, Testimonianze di un provveditore agli studi sull’educazione femminile nel Mezzogiorno, cit.
[38] C. Covato, Un’identità divisa. Diventare maestra in Italia fra Otto e Novecento, Archivio Guido Izzi, Roma, 1996, p. 42. Si veda anche M. Dei, Colletto bianco, grembiule nero. Gli insegnanti elementari italiani tra l’inizio del secolo e il secondo dopoguerra, Bologna, Il Mulino,1994. Sempre della Covato, Educata ad educare: ruolo materno ed itinerari formativi, in L’educazione delle donne. Scuola e modelli di vita femminile nell’Italia dell’Ottocento, a cura di Simonetta Soldani, Milano, F. Angeli, 1989, pp.180-186.
[39] Il bando è integralmente riportato in A. de Bernart, Il maestro di scuola nel Salento borbonico, cit., p. 10. Già dal 1861 sono operanti a Lecce scuole preparatorie per allieve maestre, ma bisogna attendere il decreto del Ministero della PI del 23 Luglio 1877 per il pareggiamento. L. Bruno, D. Ragusa, M. R. Tamblè, Inventario dell’Archivio Storico, in L. Bruno, D. Ragusa, C. Stefanelli, M. R. Tamblè, Patrimonio di Carta. Il fondo della Biblioteca e l’Archivio storico del Liceo “Pietro Siciliani” di Lecce, Lecce, Edizioni Del Grifo, 2017, p. 464.
[40] ASLe, Educandato laicale femminile: Istituzione, 1872-1875, b. 126, f. 789, lettera del 17 aprile 1872, prot. n. 422, ff. 12-13 r/v. La lettera, se pure fa richiami a norme generali, si riferisce chiaramente a situazioni concretizzatesi in Ruffano.
[41] Data l’8 ottobre 1881 la scrittura privata tra la Congregazione e la Madre generale Rosa Gattorno, oggi beata, fondatrice dell’Ordine Figlie di Sant’Anna nel 1866. Presidente della CdC all’epoca è Sebastiano Pasanisi. ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 806, Spese alle Figlie della Carità delle religiose di Sant’Anna.
[42] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 791, Ammissione alunne 1873-1909.
[43] ASLe, Sez. II, Congregazione di Carità Verbali di consegna dell’Asilo Infantile di Ruffano alla Congregazione di Carità, b. 1, f. 4.
[44] Archivio Centrale dello Stato, Titolo VI, Scuole femminili normali e magistrali, busta 35, cit. in A. Semeraro, Cattedra, trono, cit., p. 246.
[45] ASLe, Sez II, CdC – O.P.M., b.126, f. 788, Maestre.
[46] ASLe, Sez II, CdC – O.P.M., b.126, f. 790, Sussidio all’educandato laicale femminile.
[47]ASLe, Sez II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 790, Educandato laicale femminile: istituzione. Il professore /sacerdote Pollini Eugenio è autore, insieme a Luigi Mangili e Senofonte Pessina, di Progetto di riordinamento della scuola magistrale femminile di Cremona, Tipografia Ronzi e Signori, 1869. Sempre il Consiglio Provinciale Scolastico con lettera del 27 gennaio 1874, n. 429 nomina maestra assistente la piacentina Piva Giovannina. Ibidem.
[48] ASLe, Sez II, CdC – O.P.M., b.126, f. 789, Educandato laicale femminile: istituzione. È più che plausibile ipotizzare che Zanoni abbia frequentato ad Arluno il Collegio del Sacro Cuore presso cui era attiva una scuola Normale Femminile dove si diplomerà maestra e maturerà la sua vocazione religiosa Santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917): https://www.cabriniroma.it/la-fondatrice/.
[49] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 796. Lettera al Consiglio Scolastico Provinciale del 19/03/1875, prot. n. 147.
[50]ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 126, f. 796, Asilo Infantile. Come scrive de Bernart, Angela o Angiola, o Angiolina, come altrove si firma, sarà un’“apprezzata maestra delle classi femminili”: A. de Bernart Un maestro di scuola nella Ruffano ottocentesca-Alfonso Mellusi, cit., p. 10.
[51] Ossolaro è oggi frazione del Comune di Paderno Ponchielli https://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/4051518/. A Cremona è nato l’abate Ferrante Aporti che è considerato il padre del primo Asilo Infantile italiano a pagamento.
[52]ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 796, Asilo Infantile.
[53] Dello stesso argomento e tenore è quella della direttrice Giuseppina Zanoni del 25 luglio1877 in cui riferisce alla CdC che i frequentanti vanno “decrescendo giorno per giorno a motivo che vari si stabiliscono in campagna”, preoccupata per le sorti del saggio in programma per il 2 agosto e tantissimi sono, nel fondo d’archivio da cui attingiamo, i biglietti di scuse dei notabili locali per non potere presenziare al saggio finale. ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 796, Corrispondenza 1866-1877. L’11 agosto 1877 risultano Zanoni direttrice, Guidani assistente e Chiarillo Maria praticante (tirocinante): Ivi, b.127, f. 798, Personale direttrice e maestra (1866-1877). Il 30 gennaio 1878 Chiarillo scrive lamentando “uno stipendio tanto meschino da far vergognare”: Ivi, b. 126, f. 796. Istanze diverse. Ritroviamo il nome della Zanoni nella seduta del Consiglio Comunale di Ruffano del 4 gennaio 1894: “Giuseppina Zanoni è nominata maestra a Torre per gli anni 1894-1895”. La Zanoni è autrice del libro Cose d’ogni giorno all’asilo, Milano, A. Vaillardi, 1920.
[54] Nella stessa seduta, il consigliere Giuseppe Santaloja propone e il Consiglio all’unanimità approva la “Conferma a vita dell’insegnante Mellusi Alfonso nella carica di maestro elementare inferiore”, poiché “con zelo e puntualità […] la sua opera fu sempre rivolta all’incremento e progressivo sviluppo del benessere degli abitanti di questo Comune”. Gli viene confermato lo stipendio annuo di 770 lire. ASCr, Deliberazione del Consiglio Comunale tornata 15 del 30/06/1883 ff. 52r/v-53r. A. de Bernart, Un maestro di scuola nella Ruffano ottocentesca, cit., p. 8. Della maestra Guindani non vi è traccia nell’archivio della scuola che pure conserva i registri a partire dal 1899, ma una “Angiola Guindani” è indicata nel 1894 come “Maestra – direttrice coll’insegnamento nella 2a sezione” del Regio Giardino d’infanzia di Beirut. Bollettino del Ministero degli Affari esteri. Parte amministrativa e notiziario 1894, Roma, 1894, p. 16. Per l’anno scolastico 1913-1914 ricopre lo stesso incarico a Susa, Turchia. Annuario del Ministero degli Esteri, Scuole italiane all’estero. Governative e sussidiate Anno scolastico 1913-1914, Tipografia editrice nazionale, Roma, 1914, p. 76. Il 20 maggio 1925 con prot. n. 7776, il Provveditorato agli Studi di Bari chiede informazioni alla Congregazione sul servizio prestato dalla signora Guindani in qualità di maestra e direttrice dell’asilo per pratica di pensionamento. ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 796, Corrispondenza 1866-1872. Nella risposta da Ruffano si certifica che la Guindani è stata in servizio dal 20 aprile 1875 al 30 aprile 1881 con stipendio di L.700 e casa ammobiliata. Ibidem.
[55] G. Buonazia, Sull‘obbligo della istruzione elementare nel regno d’Italia: attuazione della legge 15 luglio 1877, Roma, Tipografia eredi Botta,1878, tabella a p. 249.
[56] ASCr, Deliberazione del Consiglio Comunale. Tornata 24 del 29 /12/1878.
[57] Gazzetta Ufficiale del Regno D’Italia 10 settembre1883, n. 212, pp. 3947-3948.
[58] I sei consiglieri redattori della Relazione sono: Giuseppe Santaloja, Licci Agostino, Gianuzzi Francesco, De Santis Carmelo, Giaccari Gennaro, Morello Lucio. ASCr, Tornata 17 del 23-07-1883, ff. 58v-60 r. E. Inguscio, La civica amministrazione, cit., pp. 118-121. Il Sottoprefetto di Gallipoli il 25 febbraio 1885 con prot. n.1287, scrive alla Congregazione di Carità evidenziando che l’Ospedale era abusivo, non essendo stato riconosciuto con “Decreto sovrano”. ASLe, Sez II, CdC – O.P.M., b. 2, f. 32. La chiusura definitiva avverrà il 9 aprile 1886, quando la Prefettura approva la Delibera della Congregazione del 14 febbraio dello stesso anno. Ibidem.
[59] ASLe, Sez II, CdC – O.P.M., b. 1, f. 8, Verbale di consegna dell’Ospedale e dell’asilo Infantile di Ruffano.
[60] Secondo l’art. 8 della legge n. 753, Opere pie, del 3 agosto 1862.
[61] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 1, f. 8.
Tommaso Villanova, farmacista, viene eletto Sindaco di Ruffano nel 1882 mentre Pomponio d’Urso è Presidente della Congregazione in sostituzione di Alfonso Mellusi dichiarato decaduto dal Prefetto per incompatibilità. E. Inguscio, La civica amministrazione, cit., p. 118. Mellusi ricoprì la carica di Tesoriere dal gennaio all’aprile 1883, come risulta dal verbale della seduta del 19 aprile 1893 dove si discute dei rimborsi per il sacerdote al tempo del suo incarico. ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b. 2, f. 46.
Il 15 gennaio Giuseppe Santaloia subentra in qualità di Sindaco facente funzioni al Villanova che si è dimesso. Il 23 dello stesso mese D’Urso si dimette da presidente della citata Congregazione e gli succede con la stessa carica Tommaso Villanova. E. Inguscio, La civica amministrazione, cit., p. 28.
[62] ASLe, CdC – O.P.M., b. 126, f. 796, Asilo infantile 1866-1920 e Ivi, b. 127, f.799, Lavori vari all’edificio dell’Asilo infantile (1866-1891).
[63] A. Calabrese, Le memorie di Pietro Marti, in «lu Lampiune», n.1 Lecce, Grifo, 1992, pp. 27-34. Si veda anche E. Inguscio, Amici e mecenati in alcune liriche del poeta Carmelo Arnisi (1859-1909), in «Note di storia e cultura salentina», Società Storia Patria Basso Salento, A. XII, Lecce, Argo Editore, 2000, pp. 193-203. Come osserva Cavallera, la “piemontesizzazione” del Sud Italia fu il frutto di una “politica realistica e forse un po’ cinica” legittimata non solo militarmente ma anche dal fatto che la Torino sabauda aveva assunto in quegli anni “la leadership culturale”: H. A. Cavallera, Storia della scuola italiana, cit., pp. 99-100.
[64] A. Semeraro, Cattedra, Altare, Foro, educare e istruire nella società di Terra d’Otranto tra Ottocento e Novecento, cit., pp.12 e 13. C’è anche la rivendicazione identitaria, per esempio nelle parole di Salvatore De Pace che evidenzia la necessità di avere libri di testo “fatti per le nostre Provincie […] in vece di prendere le mosse da Torino e Firenze”. S. de Pace, Libro per le scuole elementari, Gallipoli, Tipografia Municipale, 1879, cit. in Ivi, pp. 160-166.
[65] Inserzione in La scuola elementare marchigiana, anno II, Montegiorgio, 15/05/1885, n.11.
[66] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., b.126, f. 796, Istanze al posto di assistente, verbale del 21/06/1885.
[69] Ivi, verbale del 21/06/1885.
[70] Ivi, Istanze al posto di assistente, lettera dell’11/05/1891.
[72] ASLe, Sez. II, CdC – O.P.M., Carte diverse.
[73]ASLe, Sez. II, CdC- O.P-M., b. 2, f. 5. Ivi, Sez. II, Congregazione di Carità, b.2, f. 78.
[74] Ivi, b.2, f. 78, Aprirsi concorso per assistente dell’Asilo infantile.
[75] Ivi, b. 126, f. 796, Istanze al posto di assistente, verbale del 14 /03/1895.
[76] Francesca Bianchi è la sorella di Eteocle Bianchi al quale con delibera del 16 Ottobre 1895 la CdC destina una somma per l’apertura delle “Scuole elementari superiori” ma la Regia prefettura, sentita per parere il 29 novembre, non approva perché tale elargizione sarebbe da considerarsi “una distrazione di fondi destinati alla beneficienza”. ASLe, Sussidio al Sig. Bianchi per scuola elementare del Comune, b. 126, f. 788. Il 10 dicembre la sottoprefettura invia copia della deliberazione del Consiglio scolastico provinciale “che non approva l’impianto della scuola”. Nella seduta del 12 novembre 1898 il Consiglio comunale nomina lo stesso Bianchi Direttore Dittatico (E. Inguscio, La civica amministrazione, cit., pp. 158 e 169) ma la nomina risulterebbe non confermata dal Consiglio scolastico provinciale di Lecce, contro il quale il 19 dicembre 1898 Bianchi presenta ricorso, che viene respinto. Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, anno XXVI; V. I, n. 16-17 Roma 20-27 aprile 1899, p. 826. Nell’Archivio della scuola si conservano i registri d’epoca del maestro Bianchi, l’ultimo è dell’anno scolastico 1902-1903, quarta e quinta maschile, sita in “Piazza san Francesco”. Il maestro Eteocle muore l’8 /6/1908 a soli 33 anni. ASCr, Registro degli atti di morte 1908, n.35.
[77] Alla maestra Marzo Marina il Consiglio Comunale il 25 Giugno 1889 conferisce l’attestato di lodevole servizio: E. Inguscio, La civica amministrazione, cit., p. 220.
[78] Cito Antonietta nativa di Sogliano Cavour (27/06/1872) sarà la maestra elementare a Torrepaduli fino al 1 ottobre 1935, anno del “collocamento a riposo” dopo 41 anni di servizio. Archivio Scolastico Ruffano, fascicolo personale “pensionamento”, Lettera del Provveditorato agli studi di Bari n. 5276, 24 Marzo 1935. Nel 1902 è nominata “mastra a vita” con delibera n. 117 del Consiglio comunale. Ivi, nota 107, p. 157. Nel 1936 le verrà conferito il “Diploma di benemerenza. Ministero dell‘educazione nazionale, Bollettino ufficiale dell’anno 63, Volume 2, 29 ottobre 1936, anno XV, n. 44, p.1476. Il marito è Giovanni Maselli che nel 1918 ricopre la carica di Presidente della CdC, il figlio è Mario Maselli che si laureerà in Farmacia il 18/07/1929 a Napoli. G. Carruggio, Rassegna annuale della vita e del pensiero salentino, Volume VII per l’anno 1933, Lecce, Editrice “L’Italia Meridionale”, 1933, p. LIX; E. Inguscio, La civica amministrazione, cit., p. 76.
[79] R. Basso, Donne in provincia. Percorsi di emancipazione attraverso la scuola nel Salento tra Otto e Novecento, Milano, Franco Angeli, 2007, p.74.
[80] L. Quarta, Relazione sullo stato dell’amministrazione del Comune di Ruffano e sull’andamento di essa nel biennio 1882-1883, Lecce, 1884, cit. in A. de Bernart, Un maestro di scuola, cit., nota 1, p. 2. Su Chiara Quarta, insegnate dal 1922 al 1949, Archivio Scolastico Ruffano, fascicolo personale Chiara Quarta.
[81] V. Vetruccio, Discorso letto il 21 Giugno 2012, in occasione della prima “stella” posata nel cortile della Scuola Primaria, in onore del maestro-poeta Carmelo Arnisi, Inedito. Vetruccio riporta un inventario stilato da Carmelo Arnisi degli arredi della scuola da lui diretta e cita altri colleghi venuti prima di lui, quali don Alfonso Mellusi, Ferdinanda Calì e Anna Maria Casaluce. Una foto dell’antica Casa Quarta-Arnisi, oggi proprietà Frisullo, è riportata da A. de Bernart in Carmelo Arnisi e il suo tempo, in Carmelo Arnisi. Un maestro-poeta dell’800, cit., p. 16 e riprodotta in un disegno di Pasquale Ricchiuto riportato da E. Inguscio in Carmelo Antonio Arnisi. L’uomo e il poeta, Ivi, p.25.
[82] ASLe, Sez. II, CdC-O.P.M., b. 2, f. 71.
[83] Nel verbale del 5 dicembre 1895 la Congregazione presieduta da Michele Cagnazzo delibera appunto il rientro delle suore per affidare la gestione della farmacia e sottolinea lo zelante operato delle stesse “durante l’epidemia colerica di cui fu funestato il nostro Comune nel 1867”. ASLe, Sez. II, CdC-O.P.M., b. 2, f. 94, Istituzione delle Figlie della Carità.
[84] ASLe, Sez. II, CdC-O.P.M., b. 25, f. 289. Il 6 luglio 1897 in seduta straordinaria presieduta da Luigi Rubino la Congregazione prende atto della rinuncia per motivi famigliari da direttrice dell’asilo di Antonietta Quaini e delibera di affidare l’asilo alle Figlie della Carità. ASLe, Sez. II, CdC -O.P.M., b. 2, f. 98, Affidarsi l’asilo Infantile alle Figlie della Carità. La direttrice Quaini comunica che a seguito della morte della madre rinuncia all’incarico. La madre è Grossi Teresa, vedova di Giuseppe Quaini, di Brembio (Lodi), morta a Ruffano il 25 aprile 1897. Comune di Ruffano, Registro Atti di Morte Parte I, 1897, n. 33. Dalla lettera dell’assistente Russo Elena del 26 marzo 1900 apprendiamo che la Congregazione con sua del 24 marzo n.154 comunica il licenziamento del personale laico dell’asilo Infantile “essendo stato affidato lo stesso Asilo alle distinte Figlie della Carità”. ASLe, Sez. II, CdC -O.P.M., b. 126, f. 796, Istanze diverse.
[85]ASLe, Sez. II, CdC -O.P.M. b. 126, f. 796, 2 marzo 1921, prot. n.3325.
[86] Ivi, 19/12/1919, prot. n.8092.
[87] Ivi, 26 /01/1920, prot. n. 520.
[88] La Direttrice Concetta De Benedictis nel 1918 ricevette una menzione ministeriale. Benemeriti dell’assistenza scolastica a favore dei figli dei militari, in Bollettino ufficiale del Ministero dell’istruzione pubblica, anno XLV, vol I. n.14, del 4 aprile1918. La Congregazione si fece carico anche di ospitare due orfane del terremoto di Messina con telegramma del 24/11/1909 e il Ministero degli Interni comunicò l’assegnazione delle piccole sorelle Visciano, Angela di 11 anni e Elvira di 10 anni. ASLe, Sez II, b.126, f. 791, Ammissione alunne 1873-1909.