Una nuova edizione di Pietro Micheli:
la Regola di Santa Chiara per le suore Cappuccine di Napoli e Lecce (1664)
di Gilberto Spagnolo
Con la pubblicazione, nel 1631, dei Carmina di Filippo Formoso, avvocato di Torre S. Susanna, opera dedicata al Signore del suo paese il principe Giovanni Antonio Albricci Farnese, che precedette di poco il famoso Tancredi di A. Grandi, il tipografo Pietro Micheli, nato a Dole in Borgogna, introduceva ufficialmente la stampa nella città di Lecce, ottenendo per tale servizio “casa franca” nonché particolari privilegi per se stesso e per i suoi familiari1, avviando così nel contempo “(la) stagione aurea della stampa salentina”2, operando tra gli anni 1631 e 1697 e producendo non meno di 234 edizioni3.
Su tale cospicua produzione tipografica, che costituisce certamente un momento cruciale dell’arte tipografica pugliese, l’enorme ed esauriente lavoro di ricerca compiuto da Gianfranco Scrimieri e pubblicato nel 1974 sotto il titolo di Annali di Pietro Micheli, resta il contributo fondamentale (pur essendo passati oltre 40 anni), un’opera indubbiamente di grande pregio in quanto attraverso un lavoro di anni, minuzioso e capillare, sulla catalogazione e reperimento delle varie edizioni micheliane, nonché sui documenti d’archivio, dà un’ampia informazione sulla vita e sulla complessa attività del tipografo di origini francesi, già attivo a Bari prima di trasferirsi definitivamente nel capoluogo salentino4.
Uno studio comunque, come ebbe a precisare lo stesso Scrimieri (e come in effetti è stato) non definitivo e suscettibile di ulteriori scoperte e ritrovamenti bibliografici5.
La ricerca sulla storia della tipografia del Micheli e più ampiamente salentina è stata, infatti, poi ulteriormente arricchita da importanti contributi ed eccellenti studi che hanno consentito infatti di catalogare altre opere sconosciute stampate dal Micheli, “fortunati e casuali ritrovamenti” di nuove edizioni nelle biblioteche pubbliche e soprattutto private di Terra d’Otranto6.
Partendo perciò dall’assunto che il lavoro di ricerca sull’editore attivo nel Seicento in Lecce, figura di primo piano della cultura salentina, è ancora lungi dall’essere completato (compito non certamente facile) e che pertanto va ancora necessariamente continuato, a conferma soprattutto che “i privati detentori” (come ha evidenziato Elio Pindinelli)7 possono consentire un ulteriore recupero di altre opere stampate dal “Borgognone” (in nome di un collezionismo perciò non fine a se stesso bensì un utile strumento di tutela e promozione culturale), queste brevi note intendono apportare, come già fatto in altre personali e precedenti ricerche8, un ulteriore contributo sulle vicende editoriali della principale bottega tipografica pugliese e sul completamento degli Annali della sua stessa produzione. Riprendendo così un discorso avviato anni or sono, collaborando alla benemerita rivista “lu Lampiune”9 edita dalla casa editrice Del Grifo, presentiamo i risultati pressoché definitivi di quella ricerca scaturiti ora attraverso alcune utili indicazioni acquisite ed emerse grazie a contributi di estremo interesse sul tipografo borgognone Pietro Micheli10.
In quel nostro precedente lavoro veniva infatti segnalata un’edizione assolutamente sconosciuta della bottega tipografica micheliana, scoperta in una biblioteca privata e datata 1664, non localizzata a suo tempo da Gianfranco Scrimieri e quindi descritta per la prima volta.
L’esemplare (mm 120 x 180, pp. 68), pur essendo mutilo del frontespizio e di alcune pagine (iniziava da pag. IX), era attribuibile al Micheli grazie al Colophon riportato nell’ultima pagina dove appunto poteva leggersi: “IN LECCE MDCLXIV. Appresso Pietro Micheli. Con licenza de’ superiori”.
Il contenuto dell’opera si sviluppava attraverso vari capitoli introducendo poi in particolare, alle pagine 23-32 le “Constituzioni / delle monache dell’Ordine di / Santa Chiara / nel Monastero di San Francesco / delle Cappuccine di Napoli / le quali si devono osservare nel / Monastero di Santa Maria di Loreto / della Città di Lecce./
Privo del frontespizio il volumetto infine, al di là di una sterile descrizione di alcuni aspetti tecnici, non consentiva allora di fornire nessun’altra importante e significativa informazione. Il testo lo si è potuto ora finalmente identificare grazie a uno studio di Francesco Quarto sulle “Nuove emergenze tipografiche Leccesi”, pubblicato negli Studi in memoria di Michele Paone (opera collettanea stampata nel 2011) e che illustrava un prodotto micheliano sconosciuto dal titolo “Mundus Traditus”11. L’edizione è in realtà la “Regola di Santa Chiara confermata da Papa Urbano IIII. Con le constituzioni, che si osservano nel Monastero di San Francesco delle Cappuccine di Napoli, e si osserveranno dalle monache del nouo Monastero erigendo delle Cappuccine della città di Lecce, in vigore della Bolla di Nostro Signore Papa Alessandro Settimo, spedita alle 17 di dicembre 1663, in Lecce, Appresso Pietro Micheli, 1664”.
Il Quarto ha potuto individuare l’edizione che ci interessa (assieme ad altre due “rimaste ignote, sopravvissute in un unico esemplare per ciascuna in tre diverse biblioteche”) grazie alla consultazione (come scrive egli stesso) “di cataloghi on line, gli opac di SBN che possono essere consultati in remoto, senza essere costretti a lunghe ed estenuanti trasferte in altre località senza peraltro la garanzia del successo”. Questo perché “la consultazione degli Opac consente quindi di modificare in alto anche le cifre dello Scrimieri sia per quanto riguarda la localizzazione di quelle edizioni date per non ritrovate, sia per quanto riguarda addirittura la scoperta di edizioni sconosciute” (come appunto in questo caso)12.
Questo esemplare della Regola di Santa Chiara confermata da Papa Urbano IIII etc., è stato localizzato in Napoli presso la Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria che ha sede nel Maschio Angioino13.
Dalla consultazione effettuata del testo (resa possibile dalla sua catalogazione elettronica), si è constatato che l’esemplare risulta però anche incompleto come quello posseduto dalla biblioteca privata (che come si è detto è sprovvisto di frontespizio e delle prime otto pagine). La parte mancante all’esemplare napoletano è infatti quello che va dalla pag. 40 alla pag. 68 contenente il Modo che si ha da osservare dalle suore cappuccine, articolato a sua volta nei seguenti punti: Nel vestire delle Novitie, Modo, e forma di far la professione delle Suore Cappuccine, Modo di tener Capitolo, Modo come si eliggono La Madre Abbadessa, Officiali, e Discrete.
In buona sostanza, attraverso i due esemplari entrambi incompleti ma che comunque si completano vicendevolmente in un unico esemplare, si può ora effettuare qui di seguito la descrizione di questo prodotto tipografico micheliano in tutta la sua interezza sia nel frontespizio e sia nel suo intero apparato testuale:
REGOLA DI/ SANTA CHIARA./ CONFERMATA DA PAPA URBANO IIII./ Con le Constituzioni, che si osservano nel Monastero/ Di SAN FRANCESCO delle Capuccine di Napoli, /E si osservaranno dalle Monache del nouo Monastero/ erigendo delle Capuccine della Città di LECCE,/ in vigore della Bolla di Nostro Signore Pa-/pa Alessandro Settimo, spedita alli/17. di Decembre 1663.
IN LECCE. Appresso Pietro Micheli, 1664.
NOTE TIPOGRAFICHE
Vignetta ornamentale raffigurante S. Francesco sul frontespizio i cui caratteri sono in una cornice (simile più o meno a quella di Mundus Traditus)14 creata mediante piccoli punzoni. La misura della pagina (foglio di carta) è di cm 120 x 180; pagine complessive 68. All’ultima pagina è presente il Colophon: IN LECCE, MDCLXIV. Appresso Pietro Micheli. Con licenza de’ superiori. Il libro presenta alla pag. 4 un fregio con un’anfora a due manici e due pregevoli capilettera: la L che introduce la lettera di “Urbano Vescovo Servo delli Servi di Dio” alle suore di Santa Chiara e la lettera R che introduce, a pag. 33, la Bolla del Papa Alessandro Settimo spedita alli 17 di dicembre del 1663 al Vescovo di Lecce, Luigi Pappacoda sull’erezione del Monastero di Santa Maria di Loreto. I capilettera sono gli stessi pubblicati dallo Scrimieri nel suo studio fra le illustrazioni sui caratteri tipografici15. Una parte del testo è in corsivo. Le righe di testo sono circa 39 compresa quella di paginazione e quella del richiamo a piè di pagina. Le righe comprendono circa 49 caratteri comprendendovi anche gli spazi albi tra le parole e i loro tratti impressi sulla carta sono abbastanza distinti.
PROSE
Alle pp. [3-5]: URBANO VESCOVO SERVO DELLI SERVI DI DIO, ALLE DILETTE IN CHRISTO FIGLIVOLE, e tutte l’Abbadesse, e Suore rinchiuse dell’Ordine di Santa Chiara Salute, e Apostolica benedittione.
Alle pp. [6-22]: COMINCIA LA REGOLA DI SANTA CHIARA CONFERMATA DA URBANO QUARTO (sono indicati complessivamente 20 capitoli)
Alle pp. [23-32]: CONSTITUTIONI DELLE MONACHE DELL’ORDINE DI SANTA CHIARA NEL MONASTERO DI SAN FRANCESCO delle Capuccine di Napoli, LE QUALI SI DEVONO OSSERVARE NEL Monastero DI LORETO della Città di Lecce.
Alle pp. [33-39]: ALEXANDER EPISCOPUS SERVUS SERVORUM DEI. Dilecto Filio Vicario Venerabilis Fratris nostri Episcopi Lycien. In Spiritualibus generali; Salutem, et Apostolicam benedictionem.
Alle pp. [41-60]: MODO CHE SI HA DA OSSERVARE DALLE SUORE CAPPUCCINE (Nel Vestire delle Novitie, Modo e forma di far la professione delle Suore Cappuccine, Modo come si eliggono la Madre Abbadessa, Officiali e Discrete, Modo di Tener Capitolo). (Parte mancante all’esemplare della Società di Storia Patria).
Alle pp. [61-62] con carattere corsivo: LE RELIGIOSE DELLA REGOLA DI SANTA CHIARA GODONO TUTTE L’INFRASCRITTE INDULGENZE (parte mancante all’esemplare della Società di Storia Patria).
Alle pp. [63-68]: INDULGENZE CONCEDUTE DA PAOLO QUINTO à tutti i Religiosi, e Religiose (parte mancante all’esemplare della Società di Storia Patria). Sull’ultima pagina è presente il Colophon: IN LECCE, MDCLXIV, Appresso Pietro Micheli. Con licenza de’ Superiori.
I contenuti del libro (da ritenersi certamente “un unico esemplare sopravvissuto” ricostruito, come si è visto, grazie alle due copie mutile) sono indubbiamente una testimonianza di particolare interesse sull’Ordine monastico delle Monache Clarisse Cappuccine di Napoli probabili committenti dell’opera (tra l’altro Micheli prima di giungere nel Salento era stato anche a Napoli)16 e delle “Cappuccinelle” di Lecce, istituzioni religiose notevoli ovvero di quell’apparato ecclesiastico (“Cittadino ma anche di altre località della Provincia di Terra d’Otranto e non solo”) che per il Borgognone rappresentava la committenza maggiore17.
L’Ordine delle monache clarisse Cappuccine, importantissima istituzione religiosa della città, nasce con la fondazione del Protomonastero di Santa Maria in Gerusalemme di Napoli, ad opera della Serva di Dio Maria Lorenza Longo, nobildonna catalana, approvata dal Papa Paolo III con la Bolla “Debitum pastoralis officii” del 19 febbraio 1535 che si propone, in sintonia con la riforma maschile cappuccina, di rivivere nel XVI sec. l’esperienza evangelica di Chiara. Con la bolla di Papa Paolo III la Longo ottenne il benestare per fondare un nuovo monastero femminile: il 30 aprile 1536 la bolla Alias nos le concedeva di elevare il numero delle monache a 33 in omaggio agli anni di vita terrena di Gesù. Originariamente ospitate in un’ala di Santa Maria del popolo degli incurabili, sottoposte alla Regola del Terz’ordine Francescano ed alla direzione dei padri Teatini, nell’agosto del 1538 Maria Lorenza Longo e le consorelle presero possesso di Santa Maria in Gerusalemme (detto popolarmente delle Trentatrè). Adottarono quindi la Regola di Santa Chiara (approvata da Papa Innocenzo IV nel 1253) e delle Costituzioni modellate su quelle dei Frati Minori Cappuccini, ai quali passò anche la direzione spirituale delle Religiose (bolla cum Monasterium del 10 dicembre 1538 e di cui le monache adottarono il nome).
La fama di santità di vita e dell’austerità delle Trentatrè cappuccine non tardò così a spargersi fuori di Napoli. Iniziarono a sorgere altre fondazioni un po’ ovunque in tutta Italia e non solo (come a Roma, Milano e finanche a Parigi) seguendo lo stesso modello trasmettendosi il corpus legislativo18.
Sul Monastero delle Cappuccinelle di Lecce, cominciato ad edificarsi nel 1636 per testamento del Sac. Giulio Cesare Prato del 6 Aprile 1632 (con esso il Prato lasciava suo erede lo “Spedale dello Spirito Santo di Lecce, con l’obbligo appunto di fondare un Monastero di DD. Monache Cappuccine Urbaniste sotto il titolo della Beatissima Vergine Santa Maria di Loreto”) il De Simone, il Paladini e il Paone forniscono alcune interessanti notizie.
Nel 1636 fu messa la prima pietra del Monastero; nel 1639 fu fabbricata la chiesa, nel 1665 le Monache presero possesso dell’uno e dell’altra. Il monastero fu soppresso sui principi del 1800 e le superstiti suore si rifugiarono nel vicino Convento delle Suore Benedettine di S. Giovanni Evangelista.
La chiesa cadente fu abbattuta e l’altare maggiore dedicato alla Vergine di Loreto, con bellissime statue in legno della Vergine e di Santi, fu trasportato nella Chiesa del Gesù (è il primo altare a sinistra). Sulla porta principale del Monastero infine, in Via Vittorio Prioli si leggeva la seguente iscrizione: “Capuccinellarum Virginum nobile Asceterium, Caesaris Prati V. Cl. munifica pietate excitatum an. a fundatione salutis MDCXLII” (Nobile Monastero delle Vergini Cappuccine, fondato per la munifica pietà di Cesare Prato, uomo chiarissimo, l’anno della Resurrezione 1642)19.
Un’ultima considerazione è da farsi sul fatto che l’operetta qui segnalata ricalca nei contenuti e nell’impostazione tipografica l’opera di Francesco D’Estrada Arcivescovo di Brindisi pubblicata sempre dal Micheli nello stesso anno (e censita dallo Scrimieri) e intitolata: “Constitutioni/ e regole/ per il Governo Spirituale/ e Temporale di Monasterij delle RR. Monache della Città di Brindisi/ e sua Diocesi;/…” della quale sono stati individuati dallo Scrimieri ben tre esemplari20.
Stessa annotazione va fatta per le Costituzioni del 1685 per il Conservatorio di S. Anna di Lecce, da noi rintracciate in forma manoscritta e con l’indicazione del tipografo Micheli nella Platea del Conservatorio di S. Anna datata 1748 e conservata presso l’Archivio di Stato di Lecce21.
In conclusione, la Regola di Santa Chiara può definirsi un prodotto tipografico del Micheli certamente minore, appartenente a quella tipologia di edizioni micheliane stampate in piccole tirature e che essendo di argomento religioso (e quindi con una “circolazione” ridotta) diventare più facilmente irreperibili o perdersi del tutto. È comunque anche un ulteriore testimonianza della “fama” di Pietro Micheli e cioè del fatto che “stampasse per un’ampia committenza oltre quella nota dell’ambiente intellettuale salentino e leccese in particolare”22.
Da Humaniora. Scritti in memoria di Mons. Quintino Gianfreda, a c. di A. Laporta, Lecce, Edizioni Grifo 2020.
Note
1 G. Scrimieri, Annali di Pietro Micheli tipografo in Puglia nel 1600, Galatina, Editrice Salentina, 1976, p. XIV.
2 A. Laporta, Saggi di Storia del Libro, Lecce, Ed. del Grifo, 1994, p. 7.
3 F. Quarto, Nuove emergenze tipografiche leccesi. Mundus traditus. Bottega di Pietro Micheli 1686, in “Nei giardini del passato. Studi in memoria di Michele Paone”, a cura di P. Ilario D’Ancona e M. Spedicato, Lecce, Edizioni Grifo, 2011, p. 210 (“Ma la cifra tiene conto anche di edizioni non ritrovate delle quali non è stata accertata la reperibilità di almeno un esemplare effettivamente sopravvissuto fino ad oggi”, nota 11).
4 G. Scrimieri, Annali, cit., pp. XI-XIV; cfr. anche dello stesso autore Introduzione a Pietro Micheli Tipografo del 1600 (con Bibliografia) in “la Zagaglia”, XVI, 1974, 63-64, pp. 3-22; Id., Per gli Annali di Pietro Micheli. Edizioni salentine del Seicento nella Biblioteca “Caracciolo” di Lecce, Premessa di Donato Valli, Università degli Studi di Lecce, “Quaderni della Biblioteca Centrale” a cura di D. Valli e G. Scrimieri Lecce, Ed. Salentina, 1976; Id., Il ’600 tipografico a Lecce, in “Atti del Congresso Internazionale di Studi sull’età del Viceregno”, Bari, 1977; Id., voce Pietro Micheli in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, http:/www.treccani.it//enciclopedia/Pietro_Micheli_Dizionario_Biografico); A. De Meo, La stampa e la diffusione del libro a Lecce e dintorni dal Cinquecento alla metà dell’Ottocento, Lecce, Milella, 2006, pp. 21-28 (cap. II, Dall’ultimo Micheli alla vendita della tipografia).
5 G. Scrimieri, Introduzione, cit., p. 7.
6 A tal proposito cfr. E. Pindinelli, Sconosciute edizioni leccesi del Borgognone Pietro Micheli, in “Nuovi Orientamenti”, XX, 113-114, marzo-giugno 1989, pp. 11-20; A. Laporta, Saggi di Storia del libro, cit., pp. 7-29 (la stampa in Terra d’Otranto fra Sei e Settecento); A. De Meo, La stampa e la diffusione del libro a Lecce e dintorni dal Cinquecento alla metà dell’Ottocento, cit.; pp. 21-28; E. Panarese (a cura di), Una ricerca nella scuola dell’obbligo (Visita alla Biblioteca Piccinno di Maglie), Erreci Edizioni, 1990; M.T. Tafuri Di Melignano, Materiali tipografici pugliesi. Una miscellanea per la chiesa di Brindisi nella Biblioteca “De Leo”, in “Brundisii Res”, XIII, 1981, pp. 111-119, Id., La Biblioteca vescovile di Nardò, in “Curia Vescovile di Nardò”, Bollettino Ufficiale, XXXIII, 1984, 1, p. 78; M.T. Tafuri Di Melignano – Maria Virno, Edizioni pugliesi dei secoli XVI-XVIII nella Biblioteca Nazionale di Bari, in “Archivio Storico Pugliese” 36 (1983); M.T. Tafuri Di Melignano, Ulteriori contributi alla storia della stampa in Puglia, ivi, 37 (1984), pp. 123-130; M. Paone, Lecce segreta, Galatina, Ed. Salentina, 1992, pp. 31-34, 35-36; Id., Incisori Leccesi del Seicento, Galatina, Congedo ed., 1974, p. 25; A. Laporta, Una introvabile edizione leccese del ’600, in “Sapere Aude” Studi in onore di P. Luigi De Santis, Lecce, Ed. Grifo, 2010, pp. 157-168; F. Quattro, Nuove emergenze tipografiche leccesi. Mundus Traditus. Bottega di Pietro Micheli, 1686, cit., pp. 207-220; M.R. Tamblè, Sulle tracce di Pietro Micheli, tipografo borgognone in Terra Salentina, in “Nei giardini del passato. Studi in memoria di Michele Paone”, a cura di P. Ilario D’Ancona e M. Spedicato, Lecce, Ed. Grifo, 2011, pp. 175-205.
7 E. Pindinelli, Sconosciute edizioni leccesi del Borgognone Pietro Micheli, cit., pp. 11-12. Alla catalogazione delle opere del Micheli un contributo importante è stato dato anche da E. Dimitri con la segnalazione (Libreria Messapica, catalogo n. 5, Manduria, autunno 1976, p. 3) del rarissimo poemetto di Tommaso D’Aquino (stampato nel 1684) e il libretto (altrettanto raro) dell’arciprete manduriano Castorio Sorano (stampato nel 1669).
8 Cfr. G. Spagnolo, Un poeta salicese del ’600: Epifani Pietrantonio, in “Quaderno di ricerca Costumi e storia del Salento”, Galatina, Panico, marzo 1986, pp. 47-62; Id., Per la storia dell’Editoria Salentina del ’600. “Dell’Orazioni e Sermoni dell’Avvento” del tipografo Pietro Micheli, in “Studia Humanitatis. Scritti in onore di Elio Dimitri”, a cura di Dino Levante, Manduria, Barbieri Selvaggi Editore, 2010, pp. 325-336; Id., Un’opera sconosciuta e non ritrovata di Pietro Micheli: le Costituzioni del 1685 per il Conservatorio di S. Anna di Lecce, in “Il Bardo”, XXI, 1, Luglio 2011, p. 2; Id., Per la storia dell’editoria salentina del’600: l’ultimo Micheli?, in “Il Bardo”, XV, dicembre 2005, 3, p. 7; Id., Un’opera dispersa di Pietro Micheli: il trattato sui benefici ecclesiastici di Andrea Lanfranchi (1653), in “Il Bardo”, XXV, 2, maggio 2015, p. 6; Id., Edizioni di Pietro Micheli nella “Biblioteca Salita dei Frati di Lugano”, in “Il Bardo”, XXIV, 1, Marzo 2015, p. 5; Id., I Domenicani a Novoli: un affresco e un’incisione della Vergine, del Rosario, estratto da “Il Rosario della gloriosa Vergine. Iconografia e iconologia mariana in Terra d’Otranto (sec. XV-XVIII)”, a cura di Eugenio Bruno e Mario Spedicato, Lecce, Edizioni Grifo, 2016, pp. 3-19; Id., M. Cazzato – G. Spagnolo, Storia della stampa leccese dalle origini (1631) al periodo postunitario, in “Rotary Club Lecce, 60 anni di “service”. Omaggio alle Eccellenze Salentine”, Galatina, Congedo Editore, 2013, pp. 103-116; Id., Storia della stampa leccese dalle origini (1631) al periodo postunitario (e un’erede salvese), in “Annu Novu Salve vecchiu”, 20, 2017, pp. 89-102.
In sintesi, nei suddetti contributi vengono segnalate e descritte le seguenti sconosciute edizioni di Pietro Micheli:
- Dell’Orazioni e Sermoni dell’Avvento (L’esemplare pur essendo privo del frontespizio, ricco di numerosi capilettera – ben 9 – e di diversi fregi – sei in tutto, di cui uno non conosciuto, per la freschezza e la qualità tipografica è da collocarsi negli anni centrali della sua attività).
- Costituzioni per il Conservatorio di S. Anna di Lecce fatte da Monsignor D. Michele Pignatelli Vescovo della medesima città. Per il buongoverno delle Gentildonne che ivi vi dimorano. In Lecce appresso Pietro Micheli 1685. Con licenza de’ superiori.
- Tractatus De Beneficiis Ecclesiasticis scilicet quid iuris habeant Beneficiarii in suorum Beneficiorum fructibus. Auctore ADM. R. D. Andrea Lanfranchi Clerico Regulari: Ad eminentissimum, e reverendissimum Dominum Cardinalem Franciscum Mariam Brancacium, Lycii, Apud Petrum Michaelem. M. DC. LIII.
- SENTENZIA TRIUM CONFIRMATORIA Super exemptionem praestandi Quindecimam seu Undecimam A. R. P. D. PARACCIANO Iudice Commissario Lata ad favorem Ecclesiasticorum Terrae Ruffani. Lycij, Ex Officina Haeredum Petri Michaelis 1696. Superiorum facultate. (è la sentenza in merito alla lunga lite che oppose nel Sacro Regio Consiglio l’Università di Ruffano al suo barone Francesco D’Amore I Principe di Ruffano secondogenito di Giovan Battista e di Elena Barracani, negli anni settanta del Cinquecento su un contenzioso costituito da ben 39 “gravanima”. Nel 1693 gli eredi di Pietro Micheli, come risulta dal repertorio dello Scrimieri, avevano già accolto nelle loro stampe un opuscolo (opera del Sacro Regio Consiglio) per la Terra di Ruffano contro appunto i soprusi del barone locale, cioè i “DECRETA S. R. C/ IN FAVOREM UNlVERSITATIS/ RVFFANI,/ CONTRA BARONEM DICTAE TERRAE/ Extracta in anno 1596/ Lycij, Apud Haeredes Petri Michaelis, 1693./ Superiorum facultate/.”).
- Foglio a stampa di cm 24×16 recante da un lato la “Missa/ IN SOLEMNITATE SANCTISSIMI ROSARII/ BEATAE MARIAE VIRGINIS” e dall’altro una xilografia raffigurante la Madonna del Rosario. Lycij, Apud Petrum Michaelem, 1675, Superiorum permissu.
9 Cfr. G. Spagnolo, Una sconosciuta edizione leccese (1664) del tipografo Pietro Micheli, in “lu Lampiune”, X, 3, dicembre 1994, pp. 5-9.
10 F. Quarto, Nuove emergenze tipografiche leccesi. Mundus Traditus. Bottega di Pietro Micheli, 1686, cit., in particolare pp. 213-214; M.R. Tamblè, Sulle tracce di Pietro Micheli, tipografo borgognone in terra salentina, cit., in particolare pp. 182 e 190.
11 F. Quarto, Nuove emergenze, cit., pp. 213-214.
12 Ivi, pp. 212-213. A Francesco Quarto si deve anche la scoperta del libro Historia della città de Leuche allo capo della provintia di Terra d’Otranto alla golfo de capo de Lupo, pubblicato a Padova nel 1588 da Lorenzo Pasquati, testo che ha consentito di “retrodatare” di oltre cento anni l’inizio della storiografia municipale salentina, tradizionalmente attribuita a Luigi Tasselli che fece stampare proprio dagli eredi di Pietro Micheli nel 1693 le “Antichità di Leuca città già posta nel capo salentino” etc. (Ivi, p. 210, nota 10). Il Quarto segnalò la sua scoperta con la pubblicazione Historia della città de Leuche, presentazione di A. Laporta, Tricase, Edizioni dell’Iride, 2008.
13 La società Napoletana di Storia Patria, con sede in Castelnuovo (o anche Maschio Angioino), è tra le società storiche nazionali una delle più importanti sia per l’antichità delle sue origini, sia per la ricchezza del patrimonio librario che custodisce. sia per la vitalità delle sue iniziative scientifico-editoriali. L’Istituzione sorta nel dicembre 1875, riconosciuta Ente Morale con il R. D. 29 Giugno 1882, fu fondata da alcuni illustri studiosi e s’inserisce in quel complesso di iniziative che portarono alla nascita di una rete di Deputazioni (organismi a nomina statale) e di Società (organismi costituiti per iniziativa locale), con l’ideale intento di contribuire con lo studio del passato, a cementare l’unità morale degli Italiani. È una società storica privata che promuove gli studi di storia e storiografia del Mezzogiorno, cura edizioni di fonti e di studi specializzati. Il patrimonio della sua Biblioteca è composto in prevalenza da materiale di interesse meridionalistico: circa 350.000 tra volumi a stampa, periodici e opuscoli, manoscritti, pergamene, stampe e disegni. Conserva uno dei primi libri stampati in Italia (il quarto), il De Civitate Dei di Sant’Agostino realizzato nel giugno del 1467 a Subiaco da due chierici tedeschi: Sweynheym e Pannartz. (http://www.storiapatrianapoli.it/ Società Napoletana di Storia Patria – Approfondimento; http://www.it.m.Wikipedia.org.Wiki, Società Napoletana di Storia Patria). La consultazione dell’opera del Micheli è stata resa possibile grazie al servizio della sua “Biblioteca Digitale” (si ringrazia vivamente la dottoressa Renata De Lorenzo, direttrice della Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria, per la sua preziosa collaborazione).
14 Cfr., F. Quarto, Nuove emergenze tipografiche leccesi Mundus Traditus Bottega di Pietro Micheli, 1686, cit., p. 217.
15 Cfr., G. Scrimieri, Annali di Pietro Micheli tipografo in Puglia nel 1600, cit., pp. 347 e 348.
16 Cfr., M.R. Tamblè, Sulle tracce di Pietro Micheli, tipografo borgognone in Terra Salentina, cit., p. 182. A Napoli Micheli si sposta in un anno “imprecisato” dopo essere stato a Roma “dove verosimilmente aveva conosciuto il suo maestro Lorenzo Valeri” (la Tamblè ricava quest’informazione dalla deposizione che il Micheli, in data 22 Aprile 1640, aveva reso al vicario generale della diocesi di Lecce per rendere la propria testimonianza in favore dell’amico Giovanni Collari, pp. 177 e 182, atto facente parte di un fascicolo del 1640 contenente notizie biografiche sullo stampatore, rinvenuto da Angela Frascadore presso l’Archivio storico della Curia Arcivescovile di Lecce).
17 Cfr., F. Quarto, Nuove emergenze tipografiche leccesi Mundus Traditus Bottega di Pietro Micheli, 1686, cit., p. 212.
18 Http://www.altaterradilavoro.com/Le Trentatrè Monastero Clarisse Cappuccine di Napoli; http://www.grandenapoli.it/Annunziata Buggio, il Monastero delle Trentatrè; http://www.ospedaleincurabili.jimdo.com/ Le Suore dette 33; http://www.clarissecappuccinegenova.it/ L’Ordine delle monache clarisse cappuccine.
19 Cfr., L.G. De Simone, Lecce e i suoi Monumenti, vol. primo La Città, nuova edizione postillata da Nicola Vacca, Lecce, Centro di Studi Salentini 1964, pp. 271, 273 nota 8; G. Paladini, Guida Storica ed Artistica della città di Lecce. Curiosità e Documenti di Toponomastica locale, Lecce, Editrice Salentina, 1952, p. 226; M. Paone (a cura di), Lecce città chiesa, Galatina, Congedo editore, 1974, pp. 92-93. La denominazione del Monastero “Santa Maria di Loreto” si riferisce certamente all’episodio in cui Maria Lorenza Longo rimasta vedova si recò in pellegrinaggio a Loreto e qui decise di entrare nel Terz’Ordine di San Francesco, assumendo il nome religioso di Lorenza (cfr. http://www.clarissecappuccinegenova.it/ L’Ordine delle monache clarisse cappuccine, cit.).
20 Cfr., G. Scrimieri, Annali di Pietro Micheli, tipografo in Puglia nel 1600, cit., pp. VIIIXL (introduzione) e pp. 152-153 (n. 149 – D’Estrada Francesco). A pag. 70 è presente lo stesso fregio utilizzato da Pietro Micheli nella “Regola di Santa Chiara” a pag. 5.
21 Cfr., G. Spagnolo, Un’opera sconosciuta e non ritrovata di Pietro Micheli: le Costituzioni del 1685 per il Conservatorio di S. Anna di Lecce, cit., p. 2.
22 Ad ulteriore dimostrazione che il lavoro di ricerca su questo primo editore leccese sia ancora ben lontano dall’essere completato, segnalo un’altra sconosciuta edizione apparsa sul Catalogo n. 125 della Libreria Antiquaria Gutenberg di Milano contrassegnata con il numero 184, e così descritta: “OCHOA Y SAMANIEGO FRANZISCO, Arismetica Guarisma, en la qual se muestra El uso manual de la siete reglas maestras de faber hazer todas las quese reduzen a cuenta, con la variedad que ay hazerse Contratazion Mercantil de compras, y ventas de mercadurias in varios Reynos, y Provinzias de Europa, Asia, Africa, Remisiones de commisiones de dinero de monedas en ellos, Fundazion de banco, Negoziazion de el., Dividido en quatro partes, Lecce, Pedro Micheli, y Nicolao Francisco Russo, 1644. In 4°, (mm. 200 x 160) ottima pergamena coeva con titoli manoscritti sul dorso, pagg. 12 + 493 + 1. Edizione originale, di insigne rarità, si conosce l’esistenza di un solo esemplare al mondo, presso la Columbia University. Opera di economia fondamentale, che diede origine alle banche pubbliche, spiegandone il loro funzionamento nella gestione del denaro, ogni fase è spiegata in dettaglio, l’opera si riferisce alle banche pubbliche di tutto il mondo. Tale è la rarità di questa opera che risulta sconosciuta a Einaudi e alle bibliografie consultate. Splendido esemplare freschissimo (B406). In 4°, (mm. 220 x 160), very good coeval parchment with hand script titles on the back, pages 12 + 493 + 1. First edition, very rare, it is know only one copy in the world, care of Columbia University. Essential work about economy, it gives origin to modern public banks, explaning their functioning in money management. It’s so rare that result disowned to consulted bibliographies. Perfect and splendid copy (B406). Quotazione Euro 19.000,00”. L’opera al di là della sua rarità e dell’importanza dei suoi contenuti descritti, come si può notare ha anche la particolarità di essere una delle poche edizioni stampate dal Micheli con la collaborazione del genero tranese Nicola Francesco Russo che sposò la figlia Elisabetta nata a Trani, e con cui costituirono una società tipografica che iniziò la sua attività nel 1644 e già presente nel contratto di consegna della dote della figlia stipulato il 13 Novembre 1643 (Cfr. G. Scrimieri, Annali di Pietro Micheli, cit., pp. XXI-XXII, 262, 265-267: “collaboratore e consocio del tipografo per alcuni anni (1644-45) e poche edizioni”).