LECCE-RESTO DEL MONDO 1-0. Un rarissimo libro stampato a Lecce nel 1644

di Armando Polito

Chi qualcosa che ha a che fare con la sfera/del calcio di leggere crede o spera,/lasci perdere, abbandoni la lettura/e cerchi altrove su magia e fattura/o tra tanta scelta succulenta e varia,/l’attenzione volga all’arte culinaria.

Dopo questo aulico inizio presento il protagonista assoluto di questa storia. Sarà  l’unico, o quasi, del quale  le sembianze sono a portata di occhio e, volendolo, pure a portata di mano, anche se bisognerebbe affrontare un viaggio all’estero e, probabilmente anche lì, difficoltà burocratiche di non poco conto. Ne basta e avanza, tuttavia, la conoscenza solo virtuale, com’è successo a me per puro caso. Nel compilare un catalogo di tutte le pubblicazioni reperibili di un editore del passato arcinoto ai bibliofili salentini, mi sono imbattuto nell’opera che mi accingo a presentare, cominciando dal frontespizio.

 

A differenza delle copertine di oggi, che con immagini di facile, direi rozza, presa ed espedienti grafici tentano spesso di vendere il nulla, lasciando alla controcopertina la funzione di divulgare mirabolanti dati sulla vita ed eventuali altre opere dell’autore, i frontespizi dei secoli passati, grazie alla loro spesso chilometrica estensione, contenevano una serie di informazioni che, insieme con quelle presenti nelle dediche, avvisi al lettore e imprimatur, rappresentano una fonte preziosa per qualsiasi approfondimento di carattere storico e non solo. Per questo motivo mi soffermerò sui dettaglio principali.

ARISMETICA GUARISMA1

È la prima avvisaglia che il libro in questione è in spagnolo e potrebbe essere tradotto con Operazioni aritmetiche. Arismetica è voce del latino medioevale (a sua volta dal greco ἀριθμητική, leggi arithmetichè), madre di aritmetica e guarisma è dal latino medioevale algorithmus (a sua volta dall’arabo al-Khuwārizmī =originario della Corasmia, appellativo del matematico arabo del IX secolo Muḥammad ibn Mūsao), da cui algoritmo. Il carattere, se non scientifico almeno tecnico, del libro si definisce meglio con quel che segue.  

En la qual se muestra el uso manual de las siete reglas maestras de saber hazer todas las que se reduzen a cuenta, con la variedad que ay de hazerse Contractation Mercantil de compras, y ventas de mercaturias en varios Reynos, y Provinzias de Europa, Asia, Africa, Remisiones de dinero por via de Cambios, Ajustamiento de ellos. Estilo de hazerse Pesos, y medidas, valor de monedas en ellos, Fundazion de Banco, Negoziazion de el.   

DIVIDIDO EN QUATRO PARTES POR FRANZISCO OCHOA de Samaniego de la Zuidad de Vitoria, Caveza de la Provinzia de Alaba.

(nella quale si mostra l’uso manuale delle sette regole maestre di saper fare tutto ciò che si riduce a conto, con la varietà con cui si può fare contrattazione mercantile di compravendita e vendita di merci in vari regni e provincie di Europa, Asia, Africa, rimesse di denaro attraverso il cambio, loro regolazione. Modo di variare pesi e misure, valore delle misure in essi, fondazione di banca, sua negoziazione. Diviso in quattro parti, di Francisco Ochoa di Samaniego della città di Vitoria, capitale della provincia di Alava.

Nulla da allora è cambiato nelle toponomastica (a parte Alaba, oggi Alava), ma di Francisco Ochoa nulla son in più rispetto a quanto riportato nel frontespizio son riuscito a sapere.

 

Questa sorta di anonima e primitiva marca editoriale appare come frutto di un sincretismo politico-religioso, con la commistione tra potere temporale (l’aquila degli Asburgo, la casa di Filippo IV all’epoca re di Spagna e di Napoli e potere spirituale (il cristogramma, logo dei Gesuiti, nello scudo). Una o l’altra delle due componenti ricorrono separatamente prima e dopo, come mostra la serie di frontespizi che seguono.

 

Tra di loro, però, spicca l’ultimo, in cui sembra campeggiare solo lo stemma dell’Eminentissimo e Reverendissimo Signor Cardinal d’Aragonam dedicatario della pubblicazione in onore dell’Augusto Monarca Filippo IV il Grande, che era deceduto nel settembre dell’anno precedente e celebrate da Monsignor Luigi Pappacoda vescovo di Lecce. C’è, però, un trucco con cui l’editore sembra salvare, come in Arismetica, capra e cavoli (il morto, ormai …) perché lo stesso  frontespizio ci informa che il detto cardinale era pure Vicere (sic!) di Napoli e Capitano generale di questo Regno.

Passo all’ultimo dettaglio.

EN LECHE, MDCXXXXIIIII Por Pedro Micheli, y Nicolao Fran çisco Russo  Con Licencia de los Superiores

(In Lecce, 1644 di Pietro Micheli e Nicola Francesco Russo Con licenza dei Superiori)

Le tenebre che avvolgevano il titolo del post cominciano a diradarsi: dopo quel Resto del mondo che all’epoca poteva essere ben rappresentato dal potere degli Asburgo, affiora il nome di Lecce e quello di Pietro Micheli.

Nato a Dôle, in Borgogna, nel 1600, entrato giovanissimo in Italia, lavorando prima a Roma come tipografo apprendista presso Lorenzo Valeri, con il quale nel 1619 si trasferì a Trani, dove lavorò come allievo e socio. Sciolta la società, a Bari nel 1629 pubblicò Nuova, et facil prattica di abaco, per trovare ogn’uno il conto suo, di quello che guadagnerà à ragion di mesi, giorni, et anni, secondo che più accade in uso di Giulio Della Gatta (sul frontespizio lo stemma della città di Bari sormontato da San Nicola di Myra e a carta A12r ancora un’immagine del santo, a riprova dell’originarietà, l’originalità è altro, delle scelte che ho messo in risalto nei frontespizi prima presi in considerazione).

Dopo una parentesi di nove mesi in cui stampò in società col bresciano Giacomo Gaidone, iniziò nel 1631 la sua attività che, con monopolio assoluto, continuò fino al 1688.

L’Arismetica, stampata nel 1644, appartiene alla sparuta serie (non più di cinque le certe) di pubblicazioni realizzate con Francesco Russo, il suo socio tranese col quale sua figlia Elisabetta si era sposata nel 1643.

Se una parte preponderante delle pubblicazioni del Micheli riguarda la sfera religiosa, l’Arismetica sembra un ritorno nostalgico, mai più ritentato, ai tempi della Nuova, et facil prattica di abaco. Non è dato sapere le circostanze che convinsero lui e il Russo a lanciarsi nell’avventura.

Nulla si sa pure dell’Ochoa, ma doveva essere una figura non di secondo piano, se per raccomandarlo si scomodarono figure di primo piano della burocrazia napoletana del tempo, secondo quanto testimoniato, come da consuetudine, nelle pagine iniziali. Riporto i singoli dettagli, ognuno volta per volta seguito da una breve scheda relativa al personaggio corredata, laddove è stato possibile, di una sua immagine.

Exzelentisimo Señor

Franzisco Ochoa dize a V. E.  que a compuesto un libro de arismetica contratazion de Mercaderes de remisiones de denero por via de cambio, ajustamento de ellos con todos los Reynos, y Provinzias de Europa, Asia, Africa; Suplica a V. E. mande remitille surrevision a quien fuere servido, paraque visto se le de el Reggio asenso para imprimillo, que en ello rezevira gratia, ut Deus etc.    

Magnificus Alphonsus de Cardenas recognoscat, et in scriptis relationem faciat. Neapoli die 10 Novembris 1642. Casanate Regens.

(Eccellentissimo Signore

(Francesco Ochoa dice a V. E. che ha composto un libro di aritmetica contrattazione di mercanti di rimesse di denaro per mezzo di cambi, loro aggiustamento con tutti i regni e provincie d’Europa, Asia, Africa; supplica V. S. che provveda a rimettere la revisione a chi è stato incaricati, perché, una volta visto, gli si dia il regio assenso a stamparlo, che in quello riceverà gratitudine, affinché Dio, etc.

Il magnifico Alfonso de Cardenas ne prenda per iscritto faccia relazione. Napoli 19 novembre 1642. Casanate Reggente)

Il messaggio, dunque, è inviato dal reggente Casanate ad Alfonso de Cardenas.

MATTIA CASANATE Padre meno noto e benemerito di Girolamo, alla cui munificenza si deve la nascita della biblioteca romana che da lui prese il nome. Dopo essersi stabilito a Napoli nel 1619, Matteo fece carriera nell’amministrazione (presidente della Regia Camera della Sommaria, membro del Collaterale, reggente di cancelleria).

 

 

ALFONSO  DE CARDENAS (1592-1666) 6° marchese di Laino e conte d’Acerra.  L’immagine è tratta da Gregorio Leti, Historia, e memorie recondite di Oliviero Cromvel, Pietro e Giovanni Bòaeu, Amsterdam, 1692.

La risposta giunse dopo appena due giorni (oggi, invece, nell’era della digitalizzazione …):

Por mandado de V. E. he visto el libro que refiere el suplicante que he tenido en mi casa muchos dias, y leido todo, y allo segun mis pocas noticias de las materias que contiene, que el facarlo a luz sera de gran util no solo conti ma , pero a todo jenero de Mercaderes, y tratantes, y no tiene materia contra la juridizion Reggia. Napoles 12 de Noviembre 1642. Alfonso de Cardenas. 

(Su mandato di V. E. ho visto il libro cui si riferisce il supplicante, che ho tenuto in casa mia molti giorni e letto tutto e lì secondo le mie poche nozioni sulle materie che contiene il portarlo alla luce sarà di grande utilità non solo ad ogni sorta di conti ma ad ogni genere di commercianti e concessionari e non contiene materia contro la giurisdizione regia. Napoli 12 novembre 1642. Alfonso de Cardenas)

Seguono, infine, le autorizzazioni alla stampa.

Visa retroscripta relatione imprimatur. Tapia Reg. Brancia Reg. Zufia Reg. Sanfelicius Reg. Azcon Reg. Capycius latro Pro Reg. Barilius

                                                            IMPRIMATUR

M. Pijssimus Maceratensis Vic. Gen. Lyciensis.

(Vista la retroscritta relazione, si stampi. Reggente Tapia Reggente Brancia Reggente Zufia Reggente Sanfelice Reggente Azcon Capecelatro per il Reggente.

SI STAMPI

Piissimo di Macerata Vicario Generale di Lecce)

Anche su questi firmatari qualche notizia e immagine, cominciando dalla sfilza di Reggenti del primo decrerto.

CARLO TAPIA (1565-1644), giurista, spagnolo d’origine, napoletano di nascita, autore di parecchie pubblicazioni, reggente del Supremo Consiglio d’Italia, contribuì alla stesura ed all”attuazione di diversi progetti di riforma dell’amministrazione e della giustizia nel Regno di Napoli.  L’immagine che segue è tratta da Caroli Tapiae iureconsulti origine Hispani, ortu Neapolitani commentarius …, Salvio, Napoli, 1676. L’immagine è una stampa custodita nella Biblioteca Nazionale Spagnola a Madrid.

 

 

FERDINANDO BRANCIA Cavaliere dell’Ordine di Calatrava, dal 1632 duca di Belvedere, Reggente soprannumerario Decano del Collaterale dal 1636 (nell’immagine il suo cenotafio nel Duomo di Napoli).

 

 

DIEGO BERNARDO DE ZUFIA Dal 1640 Reggente subentrato al Casanate e presidente del Sacro Regio Consiglio.

GIOVAN FRANCESCO SANFELICE Conte di Bagnoli,  Principe di Monteverde, Reggente della Gran Corte della Vicaria, autore di Praxis iudiciaria, Napoli, Mollo, 1647 e di Decisiones supremorum tribunalium Regni Neapolitani, Anisson, Lione, 1675. A seguire il suo ritratto in una stampa custodita nell’Österreichische Nationalbibliothek a Vienna.

 

 

FERDINANDO AZCO (o Ascon) Marchese di Torello, reggente di cancelleria in Sardegna e luogotenente della Regia Camera della Sommaria.

ETTORE CAPECELATRO (1580-1654) Giurista, autore di numerose pubblicazioni. Dopo le rivolte della metà del secolo XVII fu inviato in Puglia per ristabilire l’ordine nella dogana di Foggia. Nella scheda a cura di Aurelio Musi nel Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, v. XVIII, 1975 si legge: la condotta del C. nella pratica di questo ufficio non dovette essere irreprensibile, se si deve attribuire un qualche valore alle violente satire che circolavano sul suo conto tra la popolazione pugliese, piene di insinuazioni sui sistemi e sulle fonti di accumulazione della sua fortuna”.  L’autore della scheda, purtroppo, non riporta la fonte di tale gustosa notizia e di essa non v’è la minima traccia nei testi citati in bibliografia. Un vero peccato per uno come me non poter trovare la conferma, se la notizia è fondata (troppo, forse, sarebbe pretendere di rinvenire pure la testimonianza scritta di almeno una di queste composizioni che suppongo di paternità popolare) che non sia passata inosservata, magari da qualcuno un po’ più colto la possibilità di giocare col nome, dando applicazione pratica al detto latino, anch’esso un gioco di parole, nomina omina (i nomi sono presagi). Accanto a Capecelatro, infatti, non è raro trovare la grafia Capece Latro (in latino Capicius Latro, come si legge nell’ovale dell’immagine precedente) e se Latro è  la seconda parte del nome del casato, latro in latino può essere verbo e più precisamente prima persona singolare del presente indicativo di latrare (da cui, tal quale, la voce italiana), ma anche sostantivo e più precisamente nominativo singolare in un vasto ventaglio di significati tra i quali sarà agevole a chiunque individuare quello o quelli più in linea con la stigmatizzata circostanza: soldato mercenario, guardia del corpo, bandito, predone, brigante, ladro, assassino, (detto di animali) predatore, (poetico) cacciatore, pedina nel gioco degli scaccchi. Delle due immagini del Capecelatro di seguito riprodotte la prima è stata reperita su ebay, dov’è descritta come acquaforte di Domenico Gargiulo (1609-1675), come si legge in basso a sinistra; la seconda, invece, è una stampa custodita nell’Österreichische Nationalbibliothek a Vienna.

 

 

GIOVANNI ANGELO BARILIO Compare con la qualifica di segretario, spesso insieme con uno o più dei reggenti qui firmatari,in molti atti consimili di quel periodo.

MARCELLO PIISSIMO DI MACERATA Vicario Generale di Lecce. Lo scioglimento di M. è provato dalla scrittura estesa che si legge in un’altra pubblicazione del Micheli (De Deo trino et uno di Gregprio Scherio)
uscita nel 1644, cioè nello stesso anno di Arismetica. Circa due anni, dunque intercorrono tra l’imprimatur e la stampa. Se si pensa agli intralci burocratici e a certi imprevisti operativi di oggi …

  

Alcuni dei personaggi ricordati compaiono insieme nel decreto principale e in quello integrativo di concessione di privilegi alla città di Napoli dopo i moti del 1646-1647 da parte del vicerè Rodrigo Ponce de León duca di Arcos (), che era il vicerè (li riproduco dall’edizione Caffaro, Napoli, 1647.

L’esame autoptico appena terminato lascia senza risposta ogni domanda relativa al suo autore, a come e per quali vie e da chi il Micheli venne contattato, l’entità della tiratura, che in ragione dell’argomento trattato dovette essere abbastanza limitata rispetto a quella di un testo di carattere religiosoi e finanche letterario, il che spiega la sua quasi unicità più che rarità, visto che al momento reperibili risultano  solo due esemplari, uno custodito presso la biblioteca dell’Universidad Complutense di Madrid e l’altro presso la Biblioteca del Banco de España.

Una cosa, però, è emersa incontrovertibilmente: Lecce, grazie ad una formazione con centravanti-capitano francese riuscì a battere in un solo incontro (!), rispettivamente in casa e fuori, l’editoria napoletana e quella spagnola.

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2 Commenti a LECCE-RESTO DEL MONDO 1-0. Un rarissimo libro stampato a Lecce nel 1644

  1. Un testo ed un lavoro critico, questo di Polito, che è meritevole di approfondimento. Spunto di riflessione e ricerche future. Una preziosa traccia sulla quale lavorare ancora
    Grazie Prof. Polito

    • Detta da te, la cosa mi inorgoglisce, ma rimane, nella consapevolezza dei miei limiti, la rabbia per le domande rimaste senza risposta.

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