“Io fra Lorenzo da Santa Maria di Novole, predicatore Capuccino e guardiano”*
di Gilberto Spagnolo
Il mio interesse per la Storia di Novoli, anni fa mi portò a svolgere una lunga ma entusiasmante ricerca sul Frate cappuccino “Fratre Laurentio è Sancta Maria de Nove” personaggio novolese per alcuni ritenuto leggendario e assolutamente inesistente ma citato dal letterato galatonese Pietrantonio de Magistris nel concludere la sua introduzione “Lectori” messa innanzi alla vita di Antonio de Ferraris detto il Galateo che pubblicò nel 1624 a fronte della edizione del De Situ Japigiae fatta a Napoli ex Typographia Dominici Maccarani da Antonio Scorrano, arciprete di Galatone.
Le mie ricerche portarono invece a risultati concreti e significativi tanto che ne nacque e fu dato alle stampe il libro dal titolo Un cartografo in età barocca. Frate Lorenzo di Santa Maria de Nove pubblicato con le Edizioni del Grifo nel 1992 e con un’esaustiva introduzione di Mario Cazzato.
Con questo libro veniva definitivamente confermato per via assolutamente documentaria la “sua esistenza controversa” di un uomo di fede com’era giusto che fosse ma anche, e per questo più interessante, uomo di scienza, cartografo autore di una carta di Terra d’Otranto “che a meno di un fortuito ritrovamento dobbiamo tenerla come dispersa o rifusa nel mare magnum dell’enorme produzione cartografica del tempo e seriore” (dall’introduzione).
Più dettagliatamente, un documento rintracciato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana dimostra infatti in maniera inequivocabile che quel cappuccino “…Fratre Laurentio è Sancta Maria de Nove”, ricordato dal De Magistris, è veramente esistito, era effettivamente un cartografo autore di una carta geografica di Terra d’Otranto forse andata perduta.
Nel Codice Barberiniano Latino contrassegnato con il numero 3074 vi è un elenco scritto di proprio pugno da Luca Holste (questa è la forma originaria del cognome, latinizzato poi in Holstinius o Holstenius) noto geografo amburghese custode della Biblioteca Barberini, la più grande biblioteca privata di Roma che possedeva tra l’altro un ricco fondo di manoscritti, ma anche “uno dei bibliofili più appassionati che siano mai vissuti” (sono parole dell’Almagià) possessore di una cospicua biblioteca privata in Sant’Onofrio sul Gianicolo.
Si tratta (in sintesi) di un elenco dettagliato di opere relative al Regno di Napoli, un elenco di fonti di riferimento per la sua attività geografica. Nel documento, per la Terra d’Otranto, si ha menzione de “La Cartha della Provincia de Terra d’Otranto fatta da fra Lorenzo di S. Maria Nova Capuccino. In fol. 1617”.
Assieme alla carta di frate Lorenzo, per quanto ci riguarda, è elencato il De Situ Japigiae e il De Situ urbis Gallipolis del Galateo, l’Antichità di Leccie di Peregrino Scardino stampata a Bari nel 1607, il De Antiquitate et varia Tarentinorum Fortuna di Giovanni Giovene stampata nel 1589 a Napoli, opere corografiche di un certo rilievo, all’epoca, per quanto attiene la descrizione di fatti o fenomeni di Terra d’Otranto.
Che questa carta, menzionata dall’Holstenio in questo documento fosse la Descriptione a cui fa riferimento il De Magistris non possono esserci dubbi. Eravamo più che sicuri che il Galatonese non mentiva e soprattutto che con la parola “edita” intendeva dire come la Descriptione fosse stata realmente impressa (e d’altra parte l’indicazione “in fol.” (in folio) data dall’Holstenio è oltremodo significativa poiché è un termine che veniva riportato sui testi (nel 1500 e nel 1600) per indicare appunto la stampa tipografica di volumi di forma grande quale il foglio piegato. Ma ora lo siamo ancora di più!
Prove ulteriori della sua esistenza e del suo operato, oltre alla citata particola documentaria dell’Holstenio, sono infatti emerse recentemente grazie al monumentale e prezioso lavoro di Rosa Anna Savoia, già direttrice dell’Archivio di Stato di Brindisi, terziaria francescana e studiosa della storia cappuccina della Provincia religiosa di Puglia, intitolato Il Catalogo De’ Soggetti più illustri tra’ Capuccini della Provincia D’Otranto. Santità di Vita e fatti straordinari (secoli XVI-XVII), pubblicato con le Edizioni Grifo nel 2017. Con questo lavoro Rosa Anna Savoia ha portato a termine la trascrizione integrale dei manoscritti, conservati nell’Archivio di Stato di Milano, riguardanti i frati “più illustri” della Provincia francescano – cappuccina d’Otranto, vissuti tra il XVI e il XVII secolo e che possono essere considerati “i fondatori della Provincia, a motivo della loro vita virtuosa e della testimonianza che hanno dato”.
“È nella Provincia d’Otranto (scrive Rosa Anna Savoia), lì dove è iniziata la storia cappuccina in Puglia, che, tra la fine del XVI secolo e i primi decenni del XVII, quindi nel periodo della sua massima espansione, si sono mossi i 132 frati catalogati dagli annalisti dell’Ordine nei manoscritti oggetto del presente lavoro. Le testimonianze sulla loro vita ci indicano figure di frati la cui attività era interamente orientata a venire incontro alle necessità materiali e spirituali del popolo salentino”.
Le testimonianze raccolte si estendono per un arco di tempo di 121 anni, dal 1534 al 1655 e questo perché fin dai primi anni della vita dell’Ordine cappuccino, “i superiori generali ordinarono che in ogni Provincia fosse nominato un frate annalista con il compito di raccogliere le memorie e le gesta di frati esemplari della Provincia stessa e di inviare ogni cosa agli annalisti milanesi. Nel corso degli anni nel convento milanese della Concezione confluirono da tutte le Province dell’Ordine moltissimi documenti, soprattutto biografie di frati esemplari… È per questa ragione, quindi, che i manoscritti, oggetto del presente lavoro, si conservano attualmente nell’Archivio di Stato di Milano (Fondo: Religione, busta 6502 (già 19) tomi I-III)”.
I tomi sono rispettivamente intitolati: Catalogo dei soggetti più illustri tra i Cappuccini della Provincia d’Otranto (Tomo I); Raccolta per le croniche cappuccine della Provincia d’Otranto (Tomo II); Raccolta per le croniche cappuccine della Provincia d’Otranto (Tomo III). “Fra Lorenzo da Santa Maria di Novole predicatore, cappuccino e guardiano” compare più volte nel I Tomo che è il risultato di tre manoscritti rilegati insieme e rinumerati.
Nel I manoscritto vi è infatti la sua testimonianza a proposito del Padre Pacifico da Sant’Eufemia (casale presso Tricase), predicatore cappuccino il cui compilatore è Antonio da Ruffano, datata “Die 23 octobris et coram eisdem”.
Nel secondo manoscritto, indicato come “la Raccolta delle cose più memorabili e dei fatti più illustri operati da’ nostri frati cappuccini di questa nostra Provincia d’Otranto”, scritta da Francesco da Pulsano, vi sono invece riportate le testimonianze rese personalmente per il Padre fra Lodovico da Giovinazzo, Predicatore Cappuccino (quest’ultime particolarmente importanti perché viene indicata di Frate Lorenzo l’età “..di 40 anni in circa di Religione”), per il padre Fra Thomaso Da Caravigna (Carovigno) Sacerdote Cappuccino e per Fra Donato da Lecce laico Cappuccino.
Nel Tomo III infine che riporta anche (oltre alla Raccolta per le croniche cappuccine della Provincia d’Otranto) due parti intitolate “Castighi di Dio contra Trasgressori della Regola” e “Castighi di Dio contro agli ingrati contro alla Vocatione” sono annotate invece le sue testimonianze rese a proposito di “un giovane di Carmiano” e di un tal “Marco Aurelio Madaro da Campie”, datate 1609.
Probabilmente, un’intensa attività di predicazione lo portò a percorrere le strade di numerosi paesi della Terra d’Otranto fino a delinearli con precisione nella sua carta geografica eseguita nel 1617, carta posseduta dall’Holstenio e che servì al geografo amburghese anche per restaurare le pitture geografiche della Galleria Vaticana.
APPENDICE
A completamento del presente lavoro si riportano qui di seguito le testimonianze rese da Frate Lorenzo in merito alla vita vissuta di frati esemplari e innanzi citati.
Padre Pacifico da San’Eufemia
Il padre fra Lorenzo da Santa Maria di Novole, predicatore capuccino e guardiano, riferisce ch’era sì grande la divotione delle genti verso il padre fra Pacifico che le donne a gara toccavano i loro veli su li panni del padre, e l’huomini li faccioletti, per servarseli poi per divotione.
Io fra Lorenzo da Santa Maria di Novole ho deposto come di sopra.
Die 23 octobris 1611 et coram eisdem.
Padre Lodovico da Giovinazzo
“Dammi del pane e dell’acqua el resto portalo via, altrimente non vorrò nulla, e tanto faceva la madre. Questo modo di vivere tenne alcuni giorni con pensiero anco sempre di tornar rivestirsi de nostri, com’ei fece. Confermano il padre fra Pietro da Lecce el padre fra Lorenzo da Novole, sacerdoti capuccini, il sudetto capo per udito quanto al suo star dentro la torre”.
Segno di croce della detta Sancia di propria mano.
Io fra Lorenzo da Novole ho deposto ut supra.
* * *
Il padre fra Lorenzo da Novole, predicatore capuccino, di 40 anni in circa di Religione, riferisce Haver [I f. 289a] udito da più frati degni di fede, e veduto anche in parte, qualmente il padre fra Lodovico sudetto fu huomo dotato di molte virtù e fra l’altre hebbe un gran zelo dell’osservanza e per questa s’opponeva a tutti gli abusi della Provincia e nel suo governo di provincialato, il quale fece più anni rigorosamente, gli correggeva e, non potendolo soffrire, gli trasgressori gli fecero di molte insidie per ucciderlo poiché, apostatando loro da noi pigliandone mezzi di secolari, lo fecero appostare in un luogo per dargli morte. Onde, nel passar egli dall’appostato luogo, in udir che l’appostanti dimandavan di lui, il suo compagno sopraggiungendo, egli “sono io – disse il provinciale – eccomi, che volete?” et, in udir quella cattiva gente tali parole, rimase confusa senza saper risolversi né poter essi adoprar armi né parole, ond’egli, senz’esser tocco né offeso, da loro passò franco e libero con l’aiuto d’Iddio, con la fiducia del quale caminava sempre sicurissimo.
Io Fra Lorenzo da Novole ho deposto ut supra.
* * *
Il padre fra Lorenzo da Novole sudetto riferisce dell’istesso qualmente ei faceva i suoi governi di provincialati e guardianati con molt’osservanza, onde haveva ridotto questa Provincia a un viver assai osservante e, perciò, tutti i rilassati si temean di lui et, apostatandone di molti, gl’ordivan poi insidie per danneggiarlo nella persona, come l’occorse più volte, però non piacque mai a Iddio fusse tocco da lor neanco un pelo. L’istesso dell’istesso riferisce qualmente nelle fatighe, disagi del suo provincialato ritenne sempre la sua antica astinenza, cominciata sin dal novitiato, onde faceva tutte le quaresime del Padre San Francesco e dopo il primo pasto nell’arrivo, che faceva ne luoghi, prohibiva affatto le fusse portata qualche cosa di particolare alla mensa, benché minima, e così osservò sempre i suoi governi osservanti.
DEL PADRE FRA THOMASO DA CARAVIGNA, SACERDOTE CAPUCCINO
[I f. 325b] Il padre fra Lorenzo da Novole, predicatore guardiano, el padre fra Francesco d’Ostuni, sacerdote, e fra Vito da Martina capuccini riferiscono del padre fra Thomaso da Caravigna, sacerdote capuccino, qualmente fu dotato di molte virtù. S’esercitò grandemente nella via di spirito e costumava da dir molte sue orationi tra il giorno et una, fra l’altre, ne faccia che s’inginocchiava più di 200 volte il giorno. S’esercitò anco grandemente nell’oratione tanto che di rado dopo il matutino usciva da chiesa, trattenendovisi per orare. Fu assai povero in tutto quel che adoprò; frate anco patiente, di rado s’accostava [I f. 326a] al fuoco nelle più freddi staggioni dell’anno, fu frate di molto buon esempio con i frati e secolari, fu assai divoto della Madonna Santissima, di coscienza anco assai timorata si faceva scrupolo sin di cose minime, e fu d’animo assai semplice, tranquillo e pacifico.
Segno di croce di detto fra Vito di mano propria.
Io fra Francesco d’Ostuni ho diposto ut supra.
Io fra Lorenzo di Novole ho diposto ut supra.
DI FRA DONATO DA LECCE, LAICO CAPUCCINO
[I f. 328b] Il padre fra Lorenzo da Novole, predicatore e guardiano, riferisce di fra Donato da Lecce de Calicci qualmente quand’ei morì nel luogo di Ruggie l’anno 1534, essendo esso riferente fanciullo, udiva dalle genti, le quali concorsero in gran numero dalla città di Lecce e da casali del contorno a venerarlo come santo, che il suo corpo, mentre insepolto in chiesa, gittava un odor suavissimo, oltre l’odore del suo gran buon esempio, che lasciò a quelle genti, del quale raggionavano a bocca piena.
Io fra Lorenzo da Novole capuccino ho diposto ut supra.
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CASTIGHI DI DIO CONTRA TRASGRESSORI DELLA REGOLA
Il padre fra Lorenzo di Novole, predicatore e guardiano capuccino, riferisce qualmente conobbe un frate di questa Provincia, il qual non si restava mai di mormorar di mancamenti de frati e d’altri, onde è da credere che tutto il tempo di sua vita fusse vissuto in disgrazia di Dio, non vedendosi in lui riforma veruna di questo difetto, benchè fusse sacerdote e continuasse di celebrar ogni mattina. Dopo, molti anni infine di Religione, essendo sempre in questo modo vissuto, fu travolto dal castigo di Dio, poiché, oltre essersi ammalato di febre, gli venne un mal nella lingua e per tutta la bocca, per la quale perdè affatto la favella e morì senza mostrar segni di vera contrizione. Io fra Lorenzo di Novole capuccino ò deposto ut supra.
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Fra Lorenzo da Novole, predicatore e guardiano, riferisce qualmente un giovane di Carmiano si vestì de’ nostri e, dopo alcuni mesi, fu svolto da’ suoi, se ne tornò in casa, ove li diedero subito moglie et la prima sera delle nozze li fu tirata un’archibusciata avanti sua madre e spirò subito.
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L’istesso riferisce anco qualmente Marco Aurelio Madaro da Campie fu ricevuto et andò a vestirsi de nostri, ma si pentì subito e, tornato in sua casa, finì poi malamente la sua vita, essendo stato ucciso e il suo corpo non si trovò mai più.
Io fra Lorenzo da Novole capuccino ho deposto ut supra.
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L’Ordine francescano fu fondato nei primi anni del XIII secolo da San Francesco d’Assisi, la cui Regola fu approvata da Onorio III nel 1223.
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Se consideriamo come punto di riferimento che l’Ordine del M. R. padre fra Sebastiano da Putignano di “Raccogliere e annotare gli esempii e fatti illustri de’ frati di questa nostra Provincia” fu fatto a Francesco da Pulsano l’8 giugno 1627, la testimonianza non datata di Frate Lorenzo su fra Lodovico da Giovinazzo in cui si dichiara che “il padre fra Lorenzo da Novole predicatore capuccino è di 40 anni in circa di Religione” può indicativamente farci risalire alla sua data di nascita che si attesterebbe intorno al 1587. Va aggiunto infine che a Novoli esistevano due Ospizi: “uno dei Padri Alcantarini e l’altro dei Padri Riformati”. Uno era ubicato (quello degli Alcantarini) al civico 53 dell’attuale via Pendino (l’edificio, che possedeva sulla facciata lo stemma con la tipica rappresentazione dell’Ordine Francescano, è stato recentemente abbattuto). L’altro quello degli ex-Riformati era invece “in Via Castello” (attuale Via Umberto I).
* In “Nova LiberArs”, numero 0, Argomenti Ed., Novoli 2019, pp. 30-33.
Riferimenti bibliografici essenziali
R. Almagià, Monumenta Italiae Cartographica. Riproduzione di carte generali e regionali d’Italia dal sec. XIV al sec. XVII raccolte e illustrate, Firenze 1929.
Id., L’opera geografica di Luca Holstenio, Città del Vaticano, Studi e Testi 102, 1942. Ho potuto individuare il documento dell’Holstenio nel Codice Barberiniano Latino contrassegnato con il numero 3074 consultando in Roma, presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele, questa monografia assai rara dell’Almagià. Essa infatti è il risultato dell’analisi dei materiali della sua attività in campo geografico in buona parte inediti e che si conservano nel suddetto Fondo Barberiano della Biblioteca Apostolica Vaticana. L’Almagià non essendo a conoscenza dell’identificazione di S. Maria de Nove con Novoli, tradusse all’epoca S. Maria Nova riportata dall’Holstenio letteralmente con il corrispondente S. Maria Nuova. Scrive infatti l’Almagià: “Per la Terra d’Otranto si ha menzione di una carta di un Fra Lorenzo da Santa Maria Nuova, cappuccino, stampata in folio nel 1617; l’Holstenio stesso la ricorda (Cod. Barb. Lat. 3074, fol. 138v e seg.) in un elenco di opere relative al Regno di Napoli, ma a me non è stato possibile di rintracciarla. La carta del Parisio e le opere del Barrio e del Marafioti sono spesso ricordate dall’Holstenio”.
P. De Magistris, Galatei vita a Petro Antonio De Magistris descripta, Napoli 1624.
G. Gabrieli, Bollettino Bibliografico, in “Japigia”, a. VIII, aprile 1930.
R.A. Savoia (a cura di), Il Catalogo De ‘Soggetti più illustri tra’ Capuccini della Provincia d’Otranto. Santità di vita e fatti straordinari (secoli XVI – XVII), Collana di Studi “Studia PACS – S. Lorenzo da Brindisi – Parola – Arte – Cultura – Storia”, Ed. Grifo, Lecce 2017. Il volume è stato pubblicato “in felice coincidenza con le celebrazioni laurenziane, per il 4° centenario della morte di San Lorenzo da Brindisi, patrono della Provincia cappuccina d’Otranto”.
G. Spagnolo, NOVOLI. Origini, nome, cartografia e toponomastica, tipografia A. Rizzo 1987.
Id., Storia di Novoli. Note e approfondimenti, Edizioni Del Grifo, Lecce 1990.
Id., Un cartografo in età barocca. Frate Lorenzo di Santa Maria de Nove, introduzione di Mario Cazzato, Edizioni del Grifo, Lecce 1992. Nel testo viene pubblicato integralmente l’elenco di opere relative al Regno di Napoli redatto dall’Holstenio (conservato presso la Biblioteca Vaticana, Codice Barberiniano Latino 3074, ff. 138v-139v) come fonti di riferimento per la sua attività geografica e in cui è menzionata la Carta di terra d’Otranto di Frate Lorenzo. Per avere comunque un’idea della straordinaria biblioteca del cardinale Francesco Barberini (1597-1679) (tanto da ritenere che l’Holstenio avesse avuto veramente tra le mani la carta di Frate Lorenzo) si può consultare l’Index Bibliothecae qua magnificentissimas suae Familiae ad Quirinalem aedes magnificentiores redditit, Rome: Typis Barberinis, Excudebat Michael Hercules 1681. L’opera due volumi in folio (646 e 596 pagine) elenca oltre 31.000 volumi. Un terzo volume, annunciato al frontespizio, inoltre non fu mai pubblicato (avrebbe dovuto contenere “Indice” dei manoscritti). Alla stesura di questo catalogo parteciparono Leone Allacci e appunto Luca Holstenius. Della Biblioteca Barberini, l’Holstenio fu nominato custode nel 1636 e fino alla sua morte non smise mai la sua opera indefessa di ricercatore di manoscritti e libri. Copiò (scrive infatti l’Almagià) egli stesso o fece copiare da scrittori da lui stipendiati, da amici e conoscenti, codici greci e latini, cercò di procurarsene per acquisto, in dono o in prestito; fece anche larghi acquisti di libri a stampa d’ogni genere, arricchendo così la Biblioteca Barberiniana, quella Vaticana ma anche la sua “cospicua” biblioteca privata in Sant’Onofrio sul Gianicolo (alla sua morte vi erano 3500 opere di grande interesse; soprattutto per la parte geografica – in quantità maggiore rispetto alle altre – aveva raccolto opere molto preziose, atlanti, e appunto carte geografiche rarissime).
Id., Novoli tra ‘700 e ‘800: gli “Ospizi” degli Alcantarini e dei Riformati e un Ospedale, in “Lu Puzzu te la Matonna”, secolo IX, 21 luglio 2002.