Antonio Fanizzi, La Contea di Conversano. Origini, sviluppi e dignitari, prefazione di Nicola Montesano, 2023
Dall’Introduzione al libro, di Antonio Fanizzi
Nel corso di molti anni, nella costante ricerca di notizie sui vari aspetti della storia della città di Conversano, ho raccolto notizie relative alla sua importante contea ed ai suoi signori feudali, con il fine di mettere ordine nella loro successione, ma, soprattutto, comprendere quello che la nostra città ha rappresentato nella storia della Puglia e dell’intero Regno di Napoli.
La storia feudale di Conversano non ha ricevuto, purtroppo, le dovute attenzioni, salvo alcuni contributi specifici su alcuni singoli conti (Goffredo di Conversano ed i suoi successori, Giulio Antonio I, Giangirolamo II e i suoi successori). Ancora comunemente il conte Goffredo viene indicato come “Goffredo Altavilla”, eppure sappiamo che la madre era una Altavilla, non il padre, tuttavia l’errore continua ad essere ripetuto, tanto da essere riportato persino su una recente targa stradale. Su di un conte, in particolare, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, circolano ancora, retaggio di odio antifeudale, infondate leggende che vengono spacciate per fatti autentici. Egli viene, comunemente, definito “Guercio di Puglia”, quando sappiamo per certo dalla descrizione di Francesco Capecelatro, che non era affatto guercio, ma, soprattutto, un altro, a metà Seicento, era il “Guercio di Puglia”, cioè il tarantino Fabio Carducci, ricordato da Eugenio Baffi (Saggio di effemeridi tarantine, in “Taras”, a. IV (1929, p. 61: 4 gennaio 1640, nasce a Taranto Fabio Carducci il tanto famoso Guercio di Puglia, da Ludovico e Laura di Noha; p. 65: 26 aprile 1672, reduce dalle sue grandi imprese militari compiute contro i Turchi, Fabio Carducci da Taranto, il famoso Guercio di Puglia, cavaliere di Malta e colonnello dei Dragoni di Carlo II di Spagna, è accolto trionfalmente dai suoi concittadini) e Alessandro Criscuolo (Fabio Carducci, “il Guercio di Puglia”, in “Vecchio e nuovo”. Rivista meridionale di lettere, arte, turismo, vol. 1, n. 2 (1930)).
Fabio Carducci non fu l’unico “Guercio di Puglia”, poiché nel Cinquecento visse un altro guercio, Antonio Marinario, di Grottaglie, frate carmelitano e scrittore di opere di teologia, morto nel 1574, soprannominato proprio così!
Peraltro, la definizione di “Guercio” attribuita Giangirolamo II, non risulta da nessun documento o altra fonte storica coeva: la prima notizia con la definizione di “Guelfo di Puglia”, la si trova nell’opera del canonico Gianfrancesco Cassano, del 1739, La ristretta ed erudita narrazione dell’origine e progresso della Terra delle Noci, edita a cura di Domenico Forti (Noci, Carucci, 1999, p. 8). Da “Guelfo” a “Guercio” il passo è breve, ma come si vede il secondo nomignolo si è affermato prepotentemente, tanto da essere ritenuta tuttora una verità assoluta!
Il ritratto presente nel castello di Marchione, che si ritiene comunemente raffiguri il famosissimo Giangirolamo II e dal quale alcuni hanno, molto fantasiosamente, individuato l’inesistente difetto fisico, in realtà non raffigura lui, bensì suo padre Giulio I, come scrissi, dubitativamente, già nel 1985 e come conferma una lettera del 28 settembre 1839, inviata da Carlo seniore, a suo fratello, il conte di Conversano e duca d’Atri Giangirolamo V e da due lettere del pittore conversanese Nicola La Volpe, residente in Napoli, dirette allo stesso conte, per il restauro dell’opera, tutte recentissimamente ritrovate tra le carte di Casa Acquaviva d’Aragona.
Assai ondeggiante è la cronotassi dei conti, ad alcuni dei quali vengono attribuiti numeri di pura fantasia, come ancora nel caso di Giangirolamo II, in realtà ottavo di Casa Acquaviva d’Aragona, come risulta dall’epigrafe conservata nel palazzo comitale di Alberobello.
Per la storia della contea di Conversano si è fatto finora ricorso all’opera dell’abate Paolo Antonio Tarsia (Historiarum Cupersanensium libri tres, Madrid 1649), agli appunti del canonico Giuseppe Antonio Tarsia Morisco (Memorie storiche della città di Conversano, Conversano 1881). Da queste fonti attinse, a piene mani, il canonico Giuseppe Bolognini nella compilazione della sua Storia di Conversano fino al 1865 (Bari 1935). Vero è che i tempi del canonico Bolognini non consentivano facili ricerche ed infatti la sua opera è carente proprio da questo punto di vista, poiché si limita a ripetere quanto già scritto dai due precedenti storici conversanesi, introducendo scarsissime novità. L’opera, tuttavia, proprio per la mancanza di altre fonti di riferimento, continua, pur a distanza di ottantasette anni ad essere ritenuta valida e così contribuisce a perpetuare notizie errate.
Una revisione delle vicende feudali della contea e quindi della storia della città di Conversano, che ha recentemente aspirato a diventare capitale della cultura italiana, è indispensabile, anche per conoscere la reale importanza dei personaggi che l’hanno posseduta e in essa hanno vissuto e gli eventi che qui si sono svolti…