di Armando Polito
In linguistica l’omografo è una parola che presenta, rispetto ad un’altra, la stessa grafia ma etimo, significato e talvolta pronuncia diversi. Questo fenomeno non è estraneo al dialetto salentino1 e vi rientra, tra molti altri, anche lièntu, del quale mi sono occupato già più di dodici anni fa con un post su questo stesso blog (https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/09/10/omografi-del-dialetto-neritino-lientu/); da quello ho replicato le vignette di testa, che ho preferito non aggiornare, ridotto, come sono, su una sedia a rotelle, dettaglio che mi auguro non faccia piacere oggi all’ex studente … ..
Per comodità di trattazione, indicherò con numeri diversi.
lientu 1 corrisponde all’italiano lento, che è dal latino lentu(m) con una caterva di significati non privi, in qualche caso, di apparente contraddizione:
a) pieghevole, elastico, flessibile
b) duttile, malleabile
c)viscoso, appiccicoso
d) prolungato, persistente, tenace, lungo, duraturo
e) resistente, duro, rigido
f) tenace, ostinato, caparbio
g) lento, pigro, tardo, indolente, ozioso
h) placido, tranquillo, paziente, calmo, flemmatico
i) insensibile, indifferente
Può aiutare chi legge a comprendere la convivenza di concetti opposti l’esempio dell’acciaio che si spezza (dunque, debole)ma non si piega (dunque, forte).
lientu 2 (che non ha corrispondente diretto in italiano2) è usato solo col nesso puzza ti (puzza di) con riferimento specifico all’uovo marcio; lientu è per aferesi da un latino *olentum, voce non attestata (da qui l’asterisco) nel latino classico, tardo e medioevale ma in quello scientifico (p. e.: olentum ammoniatum in Archiv der pharmacie, In Verlsag der Hahn’schen Hofbuchandlung, Hannover, 1842, p. 196).
Olentum è dalla radice (olent-) del participio presente (olens/olentis) di olere (mandare odore, cattivo o buono). Da olere (in italiano tal quale, di uso poetico insieme con il participio olente) deriva l’aggettivo olidus (=odoroso, puzzolente) da cui il verbo *olidare, dal quale, attraverso un *olidiare è derivato l’italiano olezzare, da cui olezzo e da quest’ultimo, per aferesi, lezzo (specializzatosi negativamente col significato di cattivo odore). La prolificità della voce latina si mostra in italiano, oltre alle parole semplici prima citate, in molte altre composte come fraudolento (alla lettera che emana odore di frode), macilento (alla lettera che emana odore di magrezza), violento (alla lettera che emana odore di violenza) e, per finire con il trionfo del concetto di base, maleolente (alla lettera che emana odore malamente) e il quasi tautologico (come, tutto sommato, è puzza ti lientu) puzzolente (alla lettera che emana odore di puzza). Non deve sorprendere più di tanto l’incontro, pur se probabilmente casuale, tra la scienza (olentum) e il dialetto (lientu); basti l’esempio di munètula (un fungo), che è deformazione (con aggiunta di un suffisso diminutivo) di Amanita. E, quanto a fedeltà rispetto alla forma di partenza, con lientu è andata pure meglio …
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1 Per altri omografi vedi:
https://www.fondazioneterradotranto.it/?submit=Cerca&s=ncarrare
https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/09/01/gli-omofoni-del-dialetto-neretino-a-fumetti-3/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/08/31/gli-omofoni-del-dialetto-neretino-a-fumetti-casu/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/08/29/gli-omofoni-del-dialetto-neretino-a-fumetti-2/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/08/28/gli-omofoni-del-dialetto-neretino-a-fumetti/
https://www.fondazioneterradotranto.it/2010/08/26/gli-omofoni-del-dialetto-neretino-a-fumetti-mazzu/
2 Riproduco di seguito i due lemmi come sono trattati dal Rohlfs nel suo Dizionario dei dialetti salentini (Terra d’Otranto), Congedo, Galatina, 1976, p. 293)
Laddove esiste un esatto corrispondente tra la voce dialettale e quella italiana l’insigne studioso si limita a riportare quest’ultima; in caso contrario riporta la sua proposta etimologica, a parte i lemmi in cui essa manca, perché, evidentemente, nemmeno lui è riuscito a raccapezzarsi. Così in lientu1 si legge come primo significato lento; in lientu2, invece, lezzo non è il suo esatto corrispondente italiano, perché le due voci, pur nascendo dalla stessa radice (ol- di olere), hanno seguito strade diverse, sicché il lettore comune, per il quale è di banale evidenza anche fonetica la corrispondenza di lientu1a lento, resterebbe perplesso di fronte a lientu2/lezzo. Il Rohlfs non poteva sprecare tempo e spazio e la mia precisazione ha solo lo scopo di dare una risposta alla sua legittima perplessità. E poi come poteva scovare quel decisivo olentum con gli strumenti a disposizione ai suoi tempi, quando l’informatica e la digitalizzazione con il connesso sviluppo dei motori di ricerca non era nemmeno agli albori?
Buongiorno Prof Armando dopo 13 anni ci furono pochi commenti, sentiamo se i Salentini apportano novità sulla parola “LIENTU” nella zona di Novoli, Lecce , Carmiano ticimu: sa ne llintati li lazzi te le scarpe=contrari tirati , oppure percè sta camini Lientu , sta sentu na puzza te lientu comu l’ueu marciu ca te face svinire, la pignata se coce subbra lu fucalire a fuecu lientu,
un saluto da Torino Ersilio Teifreto classe 47 Noularu Ufanu
Saluto ricambiato. Armando
Per quel che mi ricordo LIENTU (puzza te lientu) si riferisce anche all’odore, caratteristico e non certo gradevole, delle stoviglie non ben lavate in cui ci sia stato uovo (come il recipiente in cui si sbattono le uova per fare una frittata, ma anche il bicchiere in cui si sia bevuto dopo aver mangiato una preparazione che contiene uova).
Grazie per la precisazione/integrazione più che pertinente ed opportuna.
Sono d’accordo. “Fete te lientu” a casa mia era riservato solo a quell’odore specifico.