di Marcello Gaballo
La tradizione presepiale nel Salento è ancora viva nelle abitazioni private e nelle chiese, senza differenziazione d’età e di censo. Molti Comuni organizzano anche edizioni del presepe vivente, che continuano a destare l’interesse e la partecipazione dei locali e dei turisti.
Anche quest’anno tra le diverse rappresentazioni si segnala, per il grande livello qualitativo, quello allestito nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in Nardò, a cura della confraternita.
Ogni anno, ed ormai da 47 anni, la comunità, in originali e mai ripetitive raffigurazioni presepiali, esibisce il suo gruppo statuario inserito in un contesto tradizionale di grande effetto scenico per adulti e bambini, dimostrandosi fedele alla volontà di chi, per primo, volle qui istituirlo. Ci riferiamo al sacerdote don Salvatore Leonardo (1939-1997), primo parroco della comunità, che ebbe la grande intuizione di commissionare il gruppo presepiale.
Attento cultore dell’arte popolare e particolarmente devoto al grande evento della Natività di Cristo, francescanamente innamorato del presepe di Greccio, don Salvatore si rivolse al più valido artefice della cartapesta leccese deceduto pochi anni fa, il maestro Antonio Malecore. Ultimo esponente della celebre bottega ancora attiva sino a qualche decennio fa nel cuore della Lecce antica, impiantata dallo zio Giuseppe nel 1898, il maestro ha operato in Lecce dapprima in Piazza delle Poste, dal 1958 in Vico degli Alami, quindi in Via Stampacchia n. 44 ed infine nel laboratorio sulla via Merine, al civico 9.
Nato a Lecce il 20 luglio 1922, Antonio Malecore ha frequentato la Scuola d’Arte, formandosi presso il laboratorio condotto dal padre Aristide (6/11/1888- 1954) e dal fratello di questi, Giuseppe (18/8/1876-1967), entrambi allievi di Giuseppe Manzo, poi titolari della Primaria Fabbrica Italiana di Statue Religiose Artistiche. I due erano figli di Francesco (morto nel 1893), che era stato allievo di Antonio Maccagnani e di Achille De Lucrezi.
Le sue opere sono presenti in numerosi centri salentini, quasi sempre commissionate da parrocchie, oratori e confraternite. Non pochi i pezzi esibiti e conservati fuori dalla regione e nel mondo (Canada, Stati Uniti, Argentina). Ha partecipato a innumerevoli mostre ed è stato insignito di pregevoli riconoscimenti da parte di Enti pubblici e privati.
Il sacerdote neritino aveva notato la finezza e la valenza artistica del Malecore in numerosi lavori sparsi nelle diverse chiese salentine, cogliendone la cura meticolosa dell’esecuzione, il sorprendente realismo dei personaggi e la perizia tecnica esercitata in ogni particolare delle statue. Era soprattutto attratto dalla dolcezza dei volti del maestro, dall’anatomia, dal panneggio e dalla delicata cromìa, mai esagerata, non translucida, ben accostata.
Undici figure a tutto tondo, di grandezza proporzionatamente ridotta (la più alta è di circa 120 cm), colorate a pennello, dal peso alleggerito grazie alla struttura impagliata: Maria, Giuseppe, il Bambino con la mangiatoia, il pastore in ginocchio, l’umile contadina con il cesto di mandarini, il pifferaio, i tre Magi, un altro pastore col suo gregge e l’angelo in cima alla grotta che annunzia al mondo la lieta Novella. Meravigliose opere gelosamente custodite dalla Comunità nel corso dell’anno, tolte dal luogo “riservato” solo pochi giorni prima del Natale, per essere collocate con inedita sequenza nell’originale scena che rimanda a paesaggi agresti del nostro Salento.
La semplice carta, ridotta in poltiglia secondo tecniche centenarie, diventa pregevole materia capace di competere con i più nobili materiali, alla ricerca della perfezione e della bellezza classica che indossa le vesti del popolo salentino. Ma anche quando deve trattare “reali” personaggi, come i tre Magi, l’artista riesce a conservare la dolcezza dei loro volti, l’umile posa, rendendoli esuberanti solo per le vesti degne del loro status, impreziosite dall’abile collocazione di gemme e minuterie in metallo dorato.
Non ci vuole molto a capire che il maestro Antonio Malecore qui, come per altri presepi sparsi nelle sedi più prestigiose del mondo, è andato ben oltre la tradizione leccese, con risultati che lo inseriscono di diritto nella storia artistica della cartapesta.
Il gruppo statuario neritino qualche anno fa è stato incrementato da cinque pecore, sempre in cartapesta, realizzate dalla bottega Zappatore, che rimandando al contesto di quella magica Notte, contribuiscono alla dinamicità della scena accanto a quelli che vennero chiamati ad adorare il Figlio di Dio.
In questa 47.a edizione si è voluto impreziosire la già ricca rappresentazione con elementi che possono sembrare decorativi, invece rivestono significati importanti, e aggiungendo un altro gruppo formato da una coppia di angeli musicanti. Realizzati su commissione di devoti dal giovane sannicolese Davide Di Vetta, le due figure fanno pendant con il pastorello che suona il piffero, anche questo al cospetto del Bambino, rendendo celestiale l’umile luogo e riuscendo ad incantare chiunque osserva, invitando al ricordo di quell’evento portentoso.
Le nostre tradizioni dovremmo difenderle e valorizzarle perché non cadano nell’oblio sostituite da falsi e modelli che non ci appartengono. Le opere stupende del maestro Malecore e del vetta incantano invitando a soffermarsi sulle emozioni che trasmette quest’arte antica eseguita con maestria e amore!
Complimenti alla Parrocchia del Sacro Cuore di Nardò che ha mantenuto questa importante tradizione. Pace al bravo Don Salvatore Leonardo.