di Mirko Belfiore
Intorno alla prima piazzolla, l’attuale piazza Giovanni XXIII, cuore medievale della città di Francavilla, troviamo quelle che sono le tracce più antiche dei riti dedicati alla Madre di Dio, di cui la più antica è quella che riguarda la Matònna ti Costantinopoli (la Madonna di Costantinopoli).
Questa denominazione è presente nel vicino largo Costantinopoli, dove a pochi passi dalla Basilica si posizionava l’originaria chiesa dedicata al culto orientale, importato in Occidente dai monaci ortodossi. Questo titolo sottolinea il legame fra il Sud Italia e l’impero bizantino, il tutto ricollegabile al laghetto della leggenda mariana, a sua volta riconducibile alla consistente risorgiva presente nei pressi della chiesa Matrice che ancora oggi scorre sotto l’edificio e che impedì, fra le altre cose, di ultimare il grande campanile.
Nel vico omonimo si trova l’immagine seicentesca della Matònna ti Loreto (la Madonna di Loreto), dipinta da autore anonimo e conservata in una struttura di proprietà privata a tempietto con archetto ogivale. Ogni 10 dicembre un picchetto d’onore dell’Aviazione portava in processione una statua in segno di riconoscenza, culto oggi perduto, a cui si aggiunge una scultura opera dell’artista francavillese Vincenzo Zingaropoli, tuttora custodita nella chiesa di Santa Chiara.
In questo edificio, inoltre, viene protetta con cura la struggente statua della Matònna Addolorata, una devozione molto forte a Francavilla e nell’antico regno di Napoli, e che durante la sera dei riti dei Misteri della Settimana Santa, viene portata in spalla lungo le vie cittadine fra la grande commozione del popolo francavillese.
Nei pressi del castello incastonata nel tessuto antico (via Lilla) troviamo poi i ruderi della chiesetta della Matònna ti la nei (la Madonna della neve), piccola cappella di proprietà privata, dove il 5 agosto viene festeggiata la Madre di Dio a protezione della neviera che si trovava lì vicino, all’epoca unico sistema per conservare il ghiaccio.
All’interno si può ancora trovare un piccolo dipinto murale con l’effigie della Madonna con il Bambino ormai in pessimo stato di conservazione.
Percorrendo via di San Giovanni, troviamo uno dei templi fra i più antichi dedicati al Precursore, benché in precedenza vi fosse celebrato il culto della Nnunziata (L’Annunciata).
I lavori di restauro hanno portato alla luce gli affreschi con la scena dell’Annunciazione e altri santi riquadrati in apposite cornici. Il cambio di titolo è stato fatto con molta probabilità in pieno Medioevo, quando un gruppo di Cavalieri Crociati in viaggio per la Terra Santa importò in città la venerazione per San Giovanni Battista, lasciandolo in eredità alla cittadinanza.
Proseguendo sull’antico rettifilo si raggiunge ciò che rimane della cappella di Santa Maria delle Grazie, oggi demolita e dove ancora si riconosce l’antico portale incastonato nel palazzo Pipino-Resta, ricordato come varco dell’ex chiesetta di San Marco, una delle poche testimonianze cittadine dell’architettura del XIV secolo.
Anticamente si trovava un’immagine della Matònna ti la grázzia (la Madonna della Grazia), poi scomparsa nella demolizione del XX secolo. Nella chiesa dedicata al Salvatore sorta sui resti di un antico tempio pagano, si festeggiava la Matònna ti la Cintura (la Madonna della Cintura), cui era collegata una confraternita oggi estinta e che in ottobre celebrava l’antico culto agostiniano della Beata Vergine della Consolazione, la cui statua è ancora conservata all’interno dell’edificio.
Al termine di questa rassegna dobbiamo ricordare i resti di quella che era la chiesa di Santa Maria della Misericordia, antica sede della confraternita dell’Immacolata e i cui ruderi si possono ancora vedere sotto la chiazza cuperta. Essa venne demolita quando nel 1750, il sindaco dell’epoca Niccolò Giannuzzi fece allargare l’antica piazza Maggiore, oggi piazza Umberto I.
La confraternita trovò dimora nell’ottocentesca chiesa della Mmaculata (Immacolata), opera dell’architetto Luigi Fumagalli, sorta sulla primitiva cappella voluta dalla famiglia Casalino. Il culto viene festeggiato l’8 dicembre con la venerazione della statua attribuibile all’artista Francesco Citarelli, custodita sull’altare maggiore. L’agro circostante e in particolare le vie di comunicazione con i centri vicini sono ricchi di quelle piccole ma innumerevoli tracce di fede verso la Madre di Dio, che il popolo ha voluto esprimere con sacrificio e dedizione.
Una delle prime è sicuramente la Matònna della Consolazione, cappella rurale posta sulla via per Brindisi, dove ancora oggi si conserva un pregevole affresco seicentesco e che viene onorata l’ultima domenica di agosto con una sentita processione che si conclude davanti all’antico sito.
Sempre sulla via per Brindisi ritroviamo la cappella di Casa Resta, sita all’interno delle proprietà e splendido edificio che ancora oggi conserva un ciclo pittorico molto pregevole contenente opere pittoriche realizzate dagli artisti Ludovico Delli Guanti e Vincenzo Zingaropoli, che ritraggono i culti mariani più venerati in città come la Madonna della Fontana o dell’Addolorata.
Sulla via per Grottaglie, invece, si posizionava l’ormai scomparsa cappella della Màtonna ti li Padùli, detta La Mmamminnèdda (la piccola mamma) perché intitolata alla natività della Madonna, festeggiata l’8 settembre. All’interno vi era presente un’immagine del Cinquecento successivamente scomparsa, mentre la statua che la ritrae si trova conservata presso la chiesa di Sant’Alfonso dei Padri Liguorini.
Di proprietà privata e molto venerata era la Madonna del Buontempo, inserita nella residenza dei Carissimo in contrada Buontempo e voluta dal vescovo Luigi Margherita, che veniva invocata contro le esondazioni del Canale Reale, molto frequenti, e per il buon tempo ventilato durante la trebbiatura.
Infine, al confine fra la città di Ceglie Messapica e Francavilla, troviamo la chiesa dedicata alla Madonna della Fontana (parrocchia di Santa Maria Goretti), festeggiata la domenica successiva al 14 settembre, in ossequio alla Madonna della Fontana di Francavilla. L’attuale chiesa fu iniziata nel 1948 e ultimata nel 1950 per volontà degli abitanti di contrada Bax. A essa è collegato un evento miracoloso molto significativo e che rimanda alla caduta di alcuni fulmini avvenuta durante la costruzione della struttura. L’evento miracoloso trova forti analogie con la caduta del fulmine di un’altra leggenda mariana avvenuta durante una discussione svoltasi all’interno della chiesa Matrice e di cui sempre il Delli Guanti ci ha lasciato un dipinto molto emozionante conservato nella controfacciata della Basilica pontificia.
Testo integrale del libretto della festa patronale di Francavilla Fontana – settembre 2022. Parte terza ed ultima
Per la prima parte:
Per la seconda parte: