di Mirko Belfiore
La scoperta di queste numerose effigi e dei luoghi di culto legati alla Matònna rappresenta il miglior modo per comprendere quelle che sono le manifestazioni di fede a Francavilla.
Ogni periodo dell’anno aveva una ricorrenza, una festa liturgica o un momento nelle attività lavorative dove era pratica diffusa invocare l’intercessione della Madre di Dio contro ogni tipo di calamità o per propiziare il buon raccolto. Anche in questo caso non mancano analogie nelle comunità circostanti, una fra tutte Taranto dove la Vergine venne eletta patrona della città dopo i terremoti del 1710 e del 1743. Gli esempi più forti di questa grande tradizione sono senza ombra di dubbio i racconti popolari legati alla Matònna ti l’Aulii (la Madonna degli ulivi) e alla Matònna ti Grani (la Madonna dei Grani), due leggende che hanno origine fra il XV e il XVI secolo e che si legano a due eventi in cui la Madonna intervenne a salvezza della cittadinanza francavillese.
Durante una forte nevicata, la principale fonte di sussistenza economica della popolazione, ossia gli ulivi, fu colpita duramente da un inverno particolarmente rigido. Il culmine si raggiunse il 23 gennaio, quando la disperazione fu talmente tanta che la gente si riversò nella chiesa Matrice per chiedere aiuto alla Madonna. Il giorno successivo, il 24 gennaio, conclusa la messa, la popolazione non solo vide che la neve si era sciolta, ma che tutti gli alberi erano salvi e quindi come ringraziamento, si lasciò andare a festeggiamenti. Dell’antica chiesetta seicentesca posizionata in quello che era l’antico casale di Casalvetere rimane solo una struttura di proprietà privata (Via dei Mulini), una volta ricca di affreschi e oggi in totale stato di abbandono.
Presso la scuola media “Vitaliano Bilotta” si trova ancora custodita la statua in pietra risalente all’VIII secolo e dedicata alla Madonna dell’Olivo, particolarità che sottolinea come questa venerazione fosse molto più antica e antecedente a quella della Madonna della Fontana.
Il secondo culto ci riporta ai primi decenni del Cinquecento, quando il regno di Napoli fu invaso dai francesi nelle cui fila combattevano i terribili Cappelletti, truppe mercenarie famose per la loro crudeltà e per i numerosi saccheggi.
Durante il giugno del 1529, questi giunsero alle porte di Francavilla e prima di attaccare la città si accamparono nei pressi di contrada Grani, mentre i cittadini chiusi all’interno delle mura, aspettavano il loro destino chiedendo aiuto alla Madonna. L’indomani mattina i soldati notarono che tutt’attorno al loro accampamento si era creata un’enorme palude impossibile da percorrere e così cambiarono idea dirigendosi verso la vicina Latiano.
A ricordo del miracoloso avvenimento fu eretta una cappella dedicata alla Madonna dei Grani, ancora esistente e costruita vicino a una sorgente perenne del Canale Reale, dove all’interno, seppur in pessimo stato di conservazione, si trova una splendida immagine mariana ad affresco e decorata in stucco, venerata fino a poco tempo fa ogni primo giovedì dopo Pasqua.
Questa ricorrenza popolare veniva definita come la Pasquetta dei francavillesi e si apriva con un lungo carosello di “traini” che, partendo dal centro della città e una volta giunto sul luogo, si lasciava andare a vari festeggiamenti, invocando la Vergine a protezione del futuro raccolto. A questi eventi miracolosi dobbiamo aggiungere una narrazione che si ricollega al periodo storico in cui governavano in città gli Imperiali, nobile famiglia di origine genovese che per due secoli, fra il Cinquecento e il Settecento, rimase al potere in città e nell’area circostante.
Una vera e propria tragedia mancata che vede come protagonista Aurelia Grimaldi, nobildonna nata nel 1646 dall’unione dei principi Michele II e Brigida Grimaldi, la quale venne data in sposa al duca di Martina Franca Petraccone V Caracciolo. Tutto accadde durante uno dei tanti viaggi che la principessa praticava fra Martina Franca e Francavilla e che vide la carrozza che conduceva lei e il suo seguito, rimanere bloccata in un terreno diventato paludoso a causa delle numerose risorgive lì presenti. Solo grazie all’intercessione della Vergine Maria, il gruppo di viaggiatori scampò al pericolo di morte e come segno di riconoscenza,
Casa Imperiali decise di innalzare un edificio dalla struttura ottagonale, unico nel suo genere, oggi sito vicino al nuovo ospedale, che venne intitolato in onore della Matònna ti li Grazzi (la Madonna delle grazie).
La ricorrenza si festeggiava il 21 novembre, perché proprio in quel giorno i contadini portavano alle autorità religiose un pugno di semi da far benedire, da aggiungere in segno propiziatorio al resto della semina durante la messa dell’alba, mentre le donne si bagnavano i piedi a una vicina fonte per avere abbondanza di latte materno.
Una splendida statua si trova oggi conservata in una nicchia della chiesa dello Spirito Santo. Anche i numerosi complessi conventuali dedicati alla Madonna e presenti fuori dalle antiche mura del Settecento nascondono opere d’arte, come quelle presenti nel santuario di Maria SS.ma della Croce e nella chiesa di Santa Maria del Carmine.
La storia popolare dell’affresco che riproduce la Matònna ti la Croci (la Madonna della croce) ci riporta al miracolo che accadde a Francesco Antonio de Roncio, il quale venne guarito dalla sua cecità durante un temporale e che in segno di gratitudine promise l’edificazione di un santuario dove inglobare la piccola cappella con l’immagine dipinta della Madonna con la Croce e il Bambino. Ancora oggi, sia l’affresco sia la porzione di muro sopravvissuta si trovano inseriti nell’altare in legno maggiore e insieme alla statua con il bambino, portata in processione durante il mercoledì precedente la festività dell’Ascensione, sono tuttora conservati nell’edificio dei francescani riformati.
Durante la supplica del Mezzogiorno, una forte tradizione vuole che si aspetti il suono del campanello del Gesù Bambino per capire se una delle grazie richieste verrà accordata. La Matònna ti lu Carmunu (la Madonna del Carmine) viene festeggiata il 16 luglio in un edificio con annesso l’ex-convento dei frati carmelitani, situato a pochi passi dall’antica porta cittadina, e viene invocata per propiziare il vento e aiutare i contadini nella trebbiatura. In questo luogo non si conservano immagini di matrice bizantina come quelle della Madonna della Fontana o della Croce, ma in alternativa troviamo opere dipinte o sculture.
All’interno si conservano ben tre statue dedicate alla Vergine, la più antica è di scuola napoletana e risalente al Settecento, mentre una splendida rappresentazione in legno della Madonna del Carmine, opera di Donato Antonio de Milato, si trova scolpita in un pulpito del XVIII secolo.
Testo integrale del libretto della festa patronale di Francavilla Fontana – settembre 2022. Parte seconda
Per la prima parte:
È sempre un piacere leggere della storia popolare salentina, così ricca di episodi che hanno contribuito alle innumerevoli creazioni artistiche che, se pur “fuori catalogo” rispetto a tante ritenute blasonate per un’inculturazione di maniera escludente per quanto possibile il meridione, sono testimonianze di originalità eclettica novativa.
Quanto sopra senza geremiadi inutilmente espresse, siccome vita vissuta “girovagando” centro nord Italia e ovest Europa.
Grazie mille
Le sue parole sono di supporto a chi come noi ha tutta questa volontà nel valorizzare e diffondere la tradizione.