di Marcello Gaballo
A Città del Messico, dal 18 al 25 settembre, si terrà il XIII Simposio Internazionale su San Giuseppe, cui partecipano i più importanti studiosi mondiali della figura del padre di Gesù, al fine di valorizzazarne la figura e porre attenzione riscoprendo e attualizzando il suo ruolo come guida, educatore, capo autorevole e vigile della Sacra Famiglia.
La confraternita di San Giuseppe di Nardò già alcuni anni addietro, per celebrare i suoi 400 anni, organizzò un seminario di studi sul santo di cui porta il nome, con particolare attenzione sul loro oratorio edificato a Nardò nei primi decenni del 1600, poco dopo la sua fondazione (1619) e prima dell’accelerazione impressa alla devozione giuseppina dal decreto dell’ 8 maggio 1621 con il quale papa Gregorio XV estendeva la festa del 19 marzo alla chiesa universale.
In quell’occasione la confraternita realizzò anche un corposo volume che coinvolse tutta l’Italia, con qualificati interventi e ricco di testimonianze iconografiche sparse nei musei italiani, nelle varie chiese e confraternite dedicate al santo patriarca, quasi sempre influenzate dalla devozione nei vari secoli. Alle tradizionali iconografie con Gesù tra le sue braccia o in atto di sorreggerlo, furono affiancati gli insoliti aspetti della sua intima partecipazione alla vita della divina famiglia, ritratto quasi sempre pensieroso, ma anche nei gesti di sollecitudine che ogni buon padre manifesta oppure ripreso in mansioni lavorative del falegname, in azioni umili e concrete, come preparare la zuppa o attizzare il fuoco.
Sempre in quel seminario furono esaminate le pitture e la fabbrica della chiesa neritina, comparandone l’arte e il culto in essa presenti con le varie espressioni giuseppine in diocesi e nei paesi vicini, in Puglia e nelle varie regioni italiane. Soprattutto si mise in evidenza l’altare maggiore, autentica e sorprendente espressione del barocco leccese, e il suo meraviglioso altorilievo della “Fuga in Egitto”, in verità La Sacra Famiglia in Viaggio, posto nella parte superiore dell’altare maggiore. Un tema questo che ha avuto fortuna proprio a partire dal XVI
secolo, epoca del capolavoro neritino, che per questo si ritiene proveniente da altro edificio più antico. In quell’occasione la studiosa ed esperta iconografa romana Stefania Colafranceschi, ebbe a dire che questo capolavoro di scultura “richiama lo sguardo per la suggestione del sorriso che promana dai volti, e riecheggia negli angioletti sui lati, due per parte, e in quelli della trabeazione, anch’essi sorridenti. Tutti sorridono verso l’osservatore, mentre Giuseppe guarda più in su, al cielo, verso un angelo guida che idealmente segna la via… Sorride Maria, il bambino Gesù, l’angelo intento a raccoglie i datteri dalla palma prodigiosa, secondo l’episodio narrato dai vangeli apocrifi. Sorride anche l’asino, partecipe del destino di salvezza che in quel viaggio si attua. Divino e umano, in cammino… Ad una visione ravvicinata, l’opera rivela la sua raffinatezza esecutiva e il vigore plastico: dalle vesti mosse dell’arcangelo, la veste militare e i calzari, al panneggio del manto di Maria, alla botticella scanalata di san Giuseppe, all’accurata resa dei capelli e della barba di san Giuseppe, fino alla criniera e lo zoccolo sollevato dell’asino, e non ultima, la palma leggermente inclinata, forse in parte perduta”.
La preziosità di questo altorilievo e delle altre testimonianze artistiche che si osservano nella chiesa neritina hanno suggerito alla studiosa di riproporre nel più grande appuntamento mondiale sul santo le peculiarità del poco noto tempio sacro. La chiesa di San Giuseppe a Nardò (Lecce): espressione di pietà e delle pratiche liturgiche confraternali è il titolo del suo intervento, previsto alle ore 10 di venerdì 23 settembre, come può leggersi nel programma dei lavori allegato.
Qui il programma dettagliato:
Programa XIII Simposio Internacional sobre san José
Altri link utili sulla chiesa e confraternita di San Giuseppe di Nardò: