di Giovanni Maria Scupola,
Per comprendere al meglio l’eccidio dei martiri otrantini è opportuno inquadrarlo nel tempo e nella tradizione, la cui conoscenza appare fondamentale a spiegare il motivo per cui la popolazione idruntina preferisce la morte piuttosto che rinnegare la propria fede.
Il 13 agosto di ogni anno, Otranto ricorda con una grande e suggestiva celebrazione i suoi Martiri uccisi nel 1480.
Il significato è da ricercare nella storia, facendo esattamente un salto alla prima metà del 1400, quando il sultano Maometto II, iniziò un progetto volto alla realizzazione di un grande Impero Ottomano e, per il raggiungimento di tale disegno bellico, era basilare conquistare nuovi territori, tra cui la provincia di Otranto.
Come tristemente auspicato, il 27 luglio del 1480 l’Impero Ottomano approdò con alcune delle proprie imbarcazioni nei pressi di Roca e l’esercito idruntino uscì dalla città per affrontare i Turchi nei pressi dei Laghi Alimini.
Gli abitanti furono abbandonati al loro triste destino e le milizie turche iniziarono ad attaccare la città. La popolazione riuscì a resistere per 14 giorni e l’11 agosto del 1480 i turchi riuscirono ad entrare nel paese.
Gli abitatori, sospinti da una solida fede religiosa, si consegnarono nelle mani del nemico affermando di voler morire in onore della fede di Cristo e così, all’interno della cattedrale, si consumò una delle carneficine più terribili.
Circa 813 sopravvissuti all’eccidio dopo essersi rifiutati di ripudiare la propria religione, furono condotti sul colle della Minerva e decapitati su una pietra.
Il primo a subire questa fine atroce fu un anziano tessitore, Antonio Pezzulla: fu il primo a venire decapitato, motivo per cui fu soprannominato Primaldo.
In seguito a questa infausta vicenda storica furono riconosciuti ufficialmente Martiri della Chiesa ed i resti, si trovano tutt’oggi disposti in sette grandi teche in legno nella Cappella dei Martiri ricavata nell’abside all’interno della Cattedrale.
Furono, altresì, dichiarati beati il 14 dicembre 1771 da Papa Clemente XIV e canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco.
La loro memoria liturgica ricorre il 14 agosto, tranne che nella diocesi di Napoli, che ospita le reliquie di circa 250 di essi e che li onora ogni 13 agosto.