di Filippo Giacomo Cerfeda
Nel 1896 il Cavaliere Luigi Maggiulli di Muro Leccese nel dare alle stampe la sua pregevole “Monografia di Castro” scrive in premessa a tutti i lettori che “nel dare avviamento a questa Monografia di Castro, ci fu sprone il Reverendo Canonico Gabriele Ciullo, benemerito Arciprete di quella Cattedrale, il quale entusiasta com’è della sua patria, volle che fossero evocate dal buio dei secoli le sue memorie. Noi entusiasti al pari di lui per strappare dagli artigli del tempo divoratore la storia delle vetuste nostre città, che sono un mito per quasi tutti gli scrittori di gran parte d’Italia e d’oltr’alpi, aderimmo ben volentieri al patriottico desiderio dell’Onorevole Amico”.
Nel tracciare una breve recensione del libro di Gianluigi Lazzari sul canonico Ciullo e sul grande artista salentino Giuseppe Manzo ho avvertito subito l’esigenza di appropriarmi della premessa del Cavaliere.
Con lo stesso entusiasmo che animò l’arciprete a commissionare un libro di memorie sulla sua tanto amata Castro, anche Gianluigi, mosso dagli stessi sentimenti, è approdato a quest’ultimo lavoro, in soluzione di continuità con una pubblicazione precedente sulle opere del maestro Manzo a Castro, edita nel 2013.
Dopo le iniziali fatiche, successive alla presa di possesso dell’arcipretura curata della chiesa cattedrale di Castro (1880), l’arciprete Ciullo avviò un intenso e significativo percorso pastorale che portò in breve tempo la sua Parrocchia a traguardi straordinari, inaugurando, in tal modo, un periodo di “nuove glorie” pari a quelle dell’antico splendore della cittadina castrense. Riparata la cattedrale, anche con l’apporto di contributi ministeriali, l’arciprete orientò la sua attenzione e la sua profonda devozione alla Vergine Santissima, sotto il titolo del Rosario, con l’edificazione del santuario mariano e l’annesso Istituto delle orfanelle. Mancavano però i volti della fede, quella fede espressa in maniera autentica e genuina attraverso le opere dell’insigne artista Giuseppe Manzo, commissionate proprio da Ciullo, con la grande aspettativa e l’immensa fiducia che il popolo di Castro, ed i villeggianti della Marina, avrebbero certamente gratificato l’immane sforzo economico sostenuto dalla Parrocchia. Ed ecco che tra il 1907 e il 1913 arrivarono a Castro le quattro opere del maestro leccese, artista che ha lasciato molti altri capolavori nelle chiese salentine, italiane e anche oltre oceano.
Con quest’ ultima opera “Il poeta della cartapesta: Giuseppe Manzo tra Supersano e Castro“, patrocinata e sostenuta dall’azienda “Le Stanzie” di Supersano, l’autore Gianluigi Lazzari aggiunge un altro tassello, un tassello importante nell’opus tassellatum dell’antico scenario storico di Castro: una rilettura delle “opere magnifiche”, citando l’elogio funebre letto in occasione della morte del canonico Ciullo, che hanno arricchito la piccola comunità diventata “civitas mariana”, con le grandiose testimonianze della cattedrale e del santuario, del patrimonio artistico ivi contenuto e dell’Istituto delle orfanelle, realizzato anch’esso dalla instancabile opera del Ciullo e dalla munificenza di migliaia di devoti.
Lo scavo archivistico e documentario ha portato l’autore a decifrare e collocare nel tempo e nello spazio quattro opere in cartapesta realizzate dal maestro Giuseppe Manzo, commissionate dall’arciprete e venerate nell’antica cattedrale romanica e nel grazioso santuario della Marina. I registri privati del Manzo, gelosamente custoditi dagli eredi, hanno restituito i soggetti in cartapesta, le date di realizzazione, il committente ed il costo, elementi questi oggetto di severa analisi storico-artistica di un esperto nella storia dell’arte.
Con la stessa competenza e metodologia di analisi delle opere di Castro, l’autore ha allargato il focus dell’indagine archivistica anche alla comunità di Supersano, enucleando dai registri di bottega del Manzo i dati più significativi di otto capolavori in cartapesta per una esatta cronologia delle opere, le disposizioni di committenza e le modalità di pagamento. L’arco temporale delle opere di Supersano è più ampio di quello di Castro, ossia dal 1899 al secondo decennio del Novecento. Per i gruppi scultorei di San Giuseppe Patriarca l’autore, mediante comparazione stilistica, ne afferma l’assoluta somiglianza, e, per quello di Supersano ne attribuisce la paternità allo stesso Giuseppe Manzo.
Nel volume quindi tanti medaglioni agiografici, presentati ciascuno con un apparato documentario. Ogni opera d’arte è mirabilmente intrecciata con fatti e vicende locali, esempio tangibile di come la cronaca entra nella storia e ne caratterizza la valenza ideologica e sociale. Esemplificativa la pagina del giornale “L’Ordine” del 10 gennaio 1942 riguardante la scomparsa del maestro cartapestaio: in questa pagina la cronaca fa irruzione nella storia, nella storia dell’arte non solo di Castro e Supersano ma del Salento intero.
Nonostante tutti questi studi e ricerche, resta ancora molto da investigare. Lo afferma Lazzari nella Premessa del suo libro: “Con la viva speranza che in un futuro non lontano ci possano essere momenti più propedeutici verso una maggiore conoscenza della civiltà salentina, anche attraverso una nuova luce sulla personalità e sull’opera di questo grande maestro, mediante il fattivo coinvolgimento di tutti ed in specie degli Enti religiosi …”. Condividiamo pienamente l’auspicio di Gianluigi e vogliamo nutrire il desiderio di un maggiore interesse ed impegno nella ricerca e recupero di documentazione ancora inedita custodita negli archivi civili ed ecclesiastici.
In conclusione, Gianluigi Lazzari ci consegna un nuovo contributo che recupera ulteriori acquisizioni circa il carteggio e la corrispondenza tra i due “grandi”, Manzo e Ciullo, focalizzando la sua attenzione oltre i confini di Castro, fino al repertorio statuario della Parrocchia di Supersano.
Dopo aver preso in mano il libro di Lazzari e aver gustato la sua pregevole ricerca storica non ci resta altro che ammirare con occhi nuovi e diversi i “volti della fede” delle meraviglie artistiche del maestro Giuseppe Manzo a Castro e Supersano.
Grazie caro amico Filippo del tuo prezioso pensiero sul mio libro, frutto di tanti studi, ricerche ed amore verso la nostra cultura ed in particolar modo verso l’arte della scultura in cartapesta leccese.
Giuseppe Manzo è nella schiera dei più grandi per quest’arte.
Mi sia concesso di esprimere un ringraziamento corale ed affettivo alla memoria di Dino Manzo,nipote prediletto del grande artista; a tutta la famiglia Dino Manzo; a Donato Fersino e all’azienda Le Stanzie, per aver creduto e sostenuto il progetto; e al dott. Giovanni Giangreco, mio maestro ed amico, il quale ha dato sapienti indicazioni durante le ardue fasi della ricerca e della pubblicazione del lavoro.
Infine mi sia consentito un grazie alla Fondazione Terra d’Otranto che, accogliendo la recensione dell’amico prof.Filippo Giacomo, Cerfeda, ha dato lustro ancora di più a questo lavoro.
Buongiorno, vorrei acquistare una copia del libro, potreste indicarmi se c’è una libreria online che ne ha una disponibile? Grazie, cordialmente
Ci augurianmo che la legga l’autore, per darle indicazioni in merito