Il volume di recente pubblicazione: La sacrestia di S. Giovanni Battista in Parabita: Il simbolismo nei dipinti di Annunziata Piccinno[1], che si avvale della presentazione del parroco della stessa chiesa, don Santino Bove Balestra, offre una lettura archetipico-simbolica e storico-letteraria dei dipinti settecenteschi che decorano la volta della sacrestia della chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, collocata nel cuore della città di Parabita.
Il tema trattato costituisce una sorta di guida-base, per un ulteriore approfondimento, che seguirà parallelamente all’opera di restauro conservativo dell’edificio sacro, alla quale anche i preziosi e suggestivi dipinti saranno, a breve, sottoposti.
Il prezioso sussidio è utile a interpretare la simbologia della decorazione pittorica della piccola sacrestia: un’aula di forma rettangolare alla quale si accede dalla porta posta a nord, entrando dalla chiesa. La volta, le lunette e le vele di questo locale sono arricchite da dipinti in stile baroccheggiante. La volta a padiglione a schifo lunettata mette in evidenza il dipinto raffigurante lo stemma di mon. Orazio Fortunato, collocato al centro e contenuto in una cornice rettangolare. Tutto intorno vi sono elementi vegetali, floreali e putti che l’autrice suddivide in 8 gruppi distinti.
Al di sotto della volta in piccole vele sono raffigurati dei putti accanto ad animali ed elementi vegetali. In otto lunette sono effigiate otto marine salentine, delle quali una rimane ignota, caratterizzata solo da una torre costiera.
Ammirare le decorazioni della volta della sacrestia parabitana è emozionate, in quanto tutto quello che passa sotto lo sguardo dell’osservatore suscita molteplici interrogativi. Siamo al centro di una volta in stile barocco veramente singolare, in cui putti in varie pose si susseguono mostrando vari simboli sotto forma di animali, frutta, fiori e ortaggi, tanto da far sussultare e interrogare lo spettatore sul loro effettivo significato. Sono elementi posti lì casualmente oppure essi sono emblema di un qualcosa di “altro” che, ormai lontano nel tempo, oggi riusciamo difficilmente a decifrare?
L’autrice, attraverso lo studio di testi antichi, ne analizza le molteplici simbologie. Appare evidente che il frescante abbia voluto omaggiare il vescovo del tempo: mons. Orazio Fortunato, cui si rifanno anche le otto marine, inserite nelle lunette.
Solo un’attenta lettura del testo permette di valorizzare questi dipinti, per la maggior parte degli studiosi e degli stessi salentini ancora sconosciuti.
[1] Annunziata Piccinno nata ad Aradeo (LE), laurea in Lettere Moderne (1999)- Università di Lecce; Laurea Triennale e Magistrale in Scienze Religiose, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce. È autrice di: Gli Altari del ‘600-‘700 a Nardò, in Nardò Nostra. Studi in memoria di don Salvatore Leonardo, Congedo, 2000; Tra etnologia e folclore in Carmine diario di un emigrante a c. di A. Piccinno, Manduria, 2013; Cuore mente attesa speranza. La Parola di Dio negli scritti biblico pastorali di don Giuseppe Sacino (2018) e Viaggio nell’antica diocesi di Nardò: Gli altari dal XVII al XVIII secolo (2021).