Mons. Luchino Cono Del Verme. Il teatro, lo studio, la biblioteca di un vescovo di Ostuni del 1700


 

di Marzia Mola

Luchino Cono Del Verme nasce a Teano, in provincia di Salerno, e dalla chiesa vescovile di Fondi[1]   giunge ad Ostuni il giorno 7 giugno 1720[2].

Uomo dal carattere originale, asseconda la politica della famiglia Zevallos[3] e spesso si scontra con gli amministratori[4] del comune di Ostuni per via di mancate concessioni. Nel 1729 fonda il monastero delle monache Carmelitane con il sostegno economico del nobile sacerdote Giovanbattista De Benedictis; in seguito nel 1744 collabora affinché sia concesso al Capitolo di Ostuni, che i beni dello stesso, anziché essere dati in fitto ad estranei, siano divisi in porzioni uguali tra i Canonici.

Dalle, se pur scarse, notizie che padre Serafino Tamborrino e Ludovico Pepe[5] danno del vescovo si evincono i suoi interessi culturali, specie per le così dette “Accademie Letterarie” e per le rappresentazioni filodrammatiche.

Il Manoscritto F7[6], un composito organizzato che contiene una raccolta di componimenti poetici, conferma la presenza del presule[7] ad una celebre seduta accademica; si tratta dell’adunanza di intellettuali laici e religiosi presso l’abitazione del Principe di San Vito, Fabio Marchese di Belprato, il 5 novembre 1730. Tra i più noti figurano Teodomiro De Leo[8], parente di Annibale De Leo[9], vissuto tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII, e Ortensio De Leo[10].

I suddetti, molti dei quali appartenenti a famiglie nobili salentine, si riunivano in accademia per diletto ed essendo dotti itineranti ogni luogo poteva essere la sede dei loro discorsi.

Nel 1737 si presenta una seconda occasione, tipica di paese, veramente singolare: il vescovo ordina  una rappresentazione teatrale per l’unione in matrimonio di una nobile coppia della sua terra d’adozione. La scena è stata affidata ad una compagnia coordinata da un chierico locale, Luca Giovene[11], il quale, oltre ad essere il primo attore della compagnia si cimenta anche nel ruolo di corifeo. Per un fortuito caso l’interprete quel giorno non giunge sul sagrato della chiesa, luogo deputato per la rappresentazione. Il vescovo e gli invitati, che attendevano in ansia, totalmente all’oscuro del misfatto, si convincono che egli abbia dimenticato di eseguire l’opera prescelta, in realtà il giovane attore è stato rapito da un invidioso contrario al matrimonio. È inutile dire che, naturalmente l’opera quel giorno non viene messa in scena; Giovene, tacciato di incompetenza è fustigato e costretto dal vescovo Del Verme ad un imminente esilio. Il Pepe narra che l’artista approdò in un secondo momento a Napoli, città che gli consentì di intraprendere, nel corso degli anni, una brillante carriera[12]. Segue una breve narrazione del fattaccio:

“Nel 1737 essendo sposato D. Giovanni Ayroldi[13], i preti davanti la Cattedrale[14] facevano un’opera.. Tra comici vi era il clerico Luca Giovene, rappresentando non solo una principal parte, ma pure il canto. Il vescovo era allora monsignor Fili[15] (in realtà è il suo successore mons. Cono Luchino del Verme) aveva preparato un luogo il migliore alli sposi. Il Serio[16] per dispettarli, nascose il giovanetto, né l’opera si potè rappresentare. Il vescovo voleva il ragazzo fustigare ma il Serio lo mandò a sue spese a Napoli al conservatorio della Pietà[17], ove si fece sacerdote. Dopo alcuni anni la corte di Lisbona provvedendosi di musici da Napoli, toccò alla scelta di Luca. Giunto a Lisbona la sua modestia invaghì la Corte cosicchè mai cantò sull’orchestra, fu fatto maestro di lingua italiana degli infanti reali  e si condusse tanto bene che fu decorato dell’onore dell’insigne Ordine dei Cavalieri  di Cristo. Indi Gran Cancelliere dello Stesso.[18]

Dalle carte[19] non sono ancora emerse descrizioni di episodi singolari simili o scenette di vita artistica paesana a cui Del Verme ha preso parte. È invece indiscusso che il vescovo possedeva nella sua abitazione privata una vera e propria biblioteca. Attento lettore e collezionista, sia di classici che contemporanei, si dedicava spesso alla lettura nella sua “Stanza dello studio”. Tali tracce risaltano dall’atto notarile di Tommaso Saverio Baldari che espone il testamento di Cono Luchino Del verme che si spense nel 1747.

Nel lascito del vescovo sono inventariati gli arnesi e gli utensili domestici, ma un’attenzione particolare è data proprio ai volumi conservati nella sua  abitazione.  Dalla lettura del documento è possibile ricostruire la storia della biblioteca privata di un presule del Settecento. La maggior parte dei volumi custoditi erano riposti in una stanza, denominata “Camera dello studio”.

Atto Notarile:

Archivio di Stato di Brindisi

Notarile di Ostuni, Notaio Baldari Tommaso Saverio, 1747

Inventarium Bonorum Mobilium Hereditatis Ill. Mons. Cono Luchino Del Verme

Die decima tertia mensis aprilis eiusdem decime indictioni in civitate Hostunio […] ab istantia et  […] del rev. Can. Don Francesco Greco attual Procuratore del rev. Capitolo e Clero di questa città, acciò avessimo per cagione del nostro pubblico ufficio inventariato tutti li mobili ed altero dell’eredità del quondam Ill. e rev. Don  Cono Luchino del Verme  di questa città con la presenza e l’assistenza non solo di detto canonico don Francesco Greco ma delli rev. Can. Don Felice Cellie e don.Vincenzo Farina e don Pietro Epifani ed altri preti e del Rev. Arciprete don Giacomo Urselli come facimo col inventariare li seguenti beni nel modo infrascripto videlicet.

In primis nella camera attaccata alla Cappella videlicet: cinque quadri di carta tedesca con cornici nere, quattro carte geografiche, una sedia di paglia usata […]

Nella camera vicina a quella del Ponte vidilicet: 3 bache di apeto due piccole e una grande; due sedie di paglia indorate;  […] come anche si trovano li seguenti libri videlicit: Memorie del regno di Catterin; opere del Metastasio in 4 tomi; Bolla d’oro; Istrumentazioni delli confessori di terre e villaggi; Meraviglie di Dio ne suoi santi; Lucidario poetico; Prosodie; Istari volgare Placido; Concilio di Trento: solmon tomi quattro; Stato presente di tutti i paesi; Officio della Beata Vergine; Rubertus Mireus; Sinoppis decreta Sacre Congregationis et immunitatis; Anonimia d’Escobar; Dizzionario Italiano e Francese; Abelis Mendella Theologie parte I; Rime in lode del Card. D. Bernardo maria Conti; Il catechista nelle missioni; Istoria delle rivoluzioni dell’Isola di Corsica; sacro arsenale dell’Inquisizione; Istoria generale des la Rons […]

Nella camera dello studio vi sono i seguenti libri: Lotterio de beni beneficiati t. I e II; Ventriglia pratica Ecclesiastica; Decisioni dell’Afflitto; Vescovo di Mons Sperelli; Monacelli t. 3; Garraba  deficatu officialium; Vita della Ven.le Suor Maria Serio; Teatro della latinità di Geronimo Galà; Abellis maduella teologica t.II; sei regole per sradicare il vizio; il Fasso Istoria del costanzo; Vita di Suor Maria Serio sigillata; della protesta del papa in lingua francesce giovan battista Rinucci Delle Dignità e potestà dei vescovi; Luiggi Albrizio prediche fatte nel suo palazzo Apostolico dell’uso delle bevande calde e fredde; Istruziones criminales forenses di D. Ursaia, Istoria del tumulto di Napoli; De Sanctis genuoensis; David di Giulio Mazzarini cento discorsi; Padre Giuliano Mandrizio Theologia moralis Il Foresti t. 13 Imperio della chiesa; Archivio della Regia Giurisdizione di Napoli; Filosofia morale del Muratori; Muratori carità cristiana; Raggioni cattoliche apostoliche; Viaggi di Pietro della Valle; Beneficio di Dio Nicola Ruggiero; Riflessioni morali sopra l’istoria vicili del regno di Napoli; Ragione istoriate di Mons. Antonio Lucci; Vocabolario  13 Imperi° della chiesa; Archvio della Regia Giurisdizione di napoli; Filosofia morale del Muratori; Muratori carità cristiana; Raggioni cattoliche apostoliche; Viaggi di Pietro della Valle; Beneficio di Dio di Nicola Raggiano; Riflessioni morali sopra l’istoria vichi del regno di Napoli; Ragione istoriate di Mons. Antonio Lucci; Vocabolario Spagnolo e Italiano; Concilio scritto a mano; Supplica a sua Maestà delle due Sicilia; Apolocia dell’Ars. Di Sorrento; L’Amis rettori., La contezza, Sovrani di mondo t. 4; Canterani Stoiltd ella chiesa t. 3; Almaide libro Francese; Riflessioni sopra la storia della Sacra scrittura;i1 vescovo consegna; ‘storia dell’anno 1736; Disquisitiones pulitica; Libro di miniscalcheria manoscritto; Istruzioni de sacerdoti del molina; D. Guisciot della Mangia Calianadro Fedele; (c. 198v)il Re Dionisio di Andrea Genuzio; Tranctatus de correttone fraterna; Francesco Lanieri Istoria gronologica, Rosignoli Meraviglie di Dio e dei suoi santi 3t.; Istituzioni di una famiglia Clmstiana del Padre Giovanni Leonardi; Istoria Fgabrielis Buc.Ilini; Della discrezione de spiriti; Esercitii di pietà ricavata dall’ecc.mo card. Spinelli; Trattato politico in lingua spagnola; Discorso meraviglioso di Caterina de’ Medici in lingua spagnola; Istoria della Beata verginedi Bernardino Conti; Istoria delle febbri maligne; notizie delle lingue universali; Avertimenti cavallereschi; Guisciot della Mangia t.2; Roterod Erasmi.

Della biblioteca privata del presule non è rinvenuto alcun volume, il testamento è l’unica fonte attualmente recuperata che testimonia i suoi interessi culturali e la passione per i volumi da collezione.

Nell’incipit del trafiletto si è già velatamente accennato alla personalità vivace del presule; egli, singolare nei modi, è  noto ai più anche per l’atteggiamento talvolta brusco e gretto, che ha espresso in determinate circostanze. Un evento degno di interesse riguarda la sua ribellione nei confronti della beatificazione di una suora locale.

Nell’anno 1726, era deceduta suor Maria Serio, e il gesuita P. Giuseppe Gentile ne aveva trascritto la vita; il 16 settembre 1741, si sarebbe compiuto il processo di beatificazione della suora, ma Del Verme si oppose. Nel corso degli anni, conscio del fatto che qualcuno avrebbe scritto di lui e, temendo che se ne sarebbe parlato male, decise di ritrattare e tre giorni prima di spirare, si pentì alla presenza del confessore.

Segue il pentimento del vescovo:

Archivio di Stato di Brindisi, Notaio Baldari Tommaso Saverio

Pro Domimo dottor Fisico Aloysio Serio de Ostuni Testimoniale

Rev. don Francesco e don Domenico Ungaro et mag.dott. Fisico Antonio Tamborrino

Die sexta mensis julii eiusdem decime indictioni millesimo septuagesimo quadragesimo septimo (1747)….c. 317r costituti nella nostra presenza li sottoscritti Rev. don Francesco e don Domenico Ungaro e mag. Dott. Fisico Antonio Tamborrino li quali spontaneamente asseriscono…come havendono assistito di notte e di giorno a Monsignor Ill.mo don Cono Luchino del Verme fu vescovo di qs predetta città d’Ostuni nell’ultima sua infermità, sofferta dall’ultimi giorni del mese d’aprile del c.a 1747, in cui di è l’Anima a Dio, mai si scostarono e partirono dall’assistenza al detto prelato, nel qual tempo e precise tre giorni prima che spirasse, cercò ad essi attestati la figura ossia effigie della Ven.bile serva di Dio suor Maria Serio di S. Antonio, la quale pendeva nel pariete della sua camera, e con tenerissima devozione, e fede cieca la prese nelle sue proprie mani ed invocò caldamente (V) lo di lei patrocinio, la baciò più e più volte sel’astrinse al petto, e se l’applicò su la parte destra del medesmo dove pativa, e doppo qualche tempo la rispose nel destro luogo del capezzale del di lui letto, facendovi atti giaculatori, e pregandola, che l’assistesse e l’aiutasse in quel punto estremo; talmente che diceva spesso ad essi attestanti, con tenerezza, pregate, pregate la Venerabile serva di dio suor Rosa Maria per me acciò m’assista, e poco doppo seguitò a dire le sequenti parole: Io sono stato sempre fedele, Io l’ho sempre venerata, Io ogni sera me ci sono raccomandato, ed ho recitato in suo onore un pater , un’Ave e un Gloria Patri; si Io sono stato sempre fedele. Il vicario Palica o Falica di Fasano è stato ancora fedele; però quanto di male si è fatto, detto e scritto contra la detta, si è fatto ob metum iudeorum; e ciò replicando più volte si rivoltava verso la detta Immagine, e faceva atti di venerazione, divozione e dolore,  e con tal costanza di fede e divozione verso la detta Venerabile, essi attestanti asseirscono che perseverò il detto fu Mnons. Del Verme sino all’ultimo di sua vita. Attestandono di più che in detti ultimo giorni, mentre il detto prelato facevali detti atti veso la Venerabile serva di dio veniva anche assistito dal Rev Padre Gabriele da Francavilla minore osservante (328r vecchia e nuova) riformato a chi spesse volto si confessò, e dal detto fu assistito suno all’ultimo di sua vita, e sic testimoniaverunt […]

 Testamentum Filippi Levrano  Ville Montalbani

 

Note

[1] N. Ciraci, Parole di Calce. Percorso attraverso le voci poetiche del dialetto di Ostuni, Martina Franca (Ta), Artebaria Edizioni, 1990.

[2] L. Pepe, Memorie storico-diplomatiche della Chiesa Vescovile di Ostuni, Valle di Pompei, Scuola Tipografica Editrice Bartolo Longo, 1891, p. 162.

[3] Giovanni Zevallos, mercante di origine spagnola, trapiantato a Napoli dove fece fortuna prestando denaro alla regia corte. Nel 1639, benché demaniale, la giurisdizione della città di Ostuni fu venduta a lui, e nel 1644 acquistò su Ostuni anche il titolo di duca, che sarà poi conservato dai suoi discendenti sino al 1804, quando, a causa di debiti non soddisfatti, Carmela Zevallos, ultima duchessa fu spogliata del feudo e dei beni.

[4] In quegli anni al vertice dell’amministrazione comunale erano esponenti delle famiglie Ayroldi, Patrelli, Mileti, e Carissimo; alcuni poi furono costretti all’esilio per via del regime degli Zevallos.

[5] Ludovico Pepe (Ostuni, 1853 -Monopoli, 1901). Fondatore della tipografia “Ennio” di Ostuni, giornalista, storico e insegnante.

[6] Il manoscritto è un composito organizzato che contiene una raccolta di componimenti poetici, che costituiscono la prima unità codicologica, realizzate da varie Accademie tenute a San Vito dei Normanni (Br). La maggior parte di questi autori sono sconosciuti, ma tra i più noti figurano Teodomiro De Leo, parente di Annibale De Leo, vissuto tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII, e Ortensio De Leo; in appendice, la seconda unità codicologica costituita da lettere di Matteo Milo datate 1711.

[7]MF/7 Incipit “ Tenuto in Casa dell’eccellentissimo  Sign.Principe di S.Vito il 5 novembre giorno di domenica nell’anno 1730 dall’intervento dell’illustrissimo Cono Luchino del Verme Vescovo di Ostuni ad ora prima.”

[8] Teodomiro De Leo, fu  un poeta di S. Vito dei Normanni, visse tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700.

[9] Annibale De Leo, arcivescovo cattolico ed erudito, appartenente alla nota famiglia nobile sanvitese.

[10] Ortensio De Leo, esponente della famiglia De Leo, nota famiglia nobile sanvitese.

[11] Luca Giovene, giovane chierico ostunese, esperto di musica e nel canto; nel 1737 studia presso il Conservatorio della Pietà di Napoli. Non svolgerà mai l’insegnamento musicale.

[12] Il diciannove dicembre 1750, Giovene fu nominato Cappellano Fidalgo a Lisbona “ossia nobile di mia casa, atteso esser ordinato di Ordini sacri con 450 reis di stipendio ogni mese e 3 quarta di orzo ogni giorno e suo vestimento”. Tale titolo si protrasse nel tempo difatti nel 1776, un suo nipote di nome Luca Giovene venne riconosciuto di tale carica.

[13] Don Giovanni Ayroldi, fu un  uomo appartenente alla nobiltà ostunese del millesettecento.

[14] Insignita, nel 2011, del titolo di  Basilica Minore Concattedrale di Santa Maria Assunta.

[15] Bisanzio Antonio Filo, studioso di latino e filosofia, fu vescovo di Ostuni dal 1707 al 1720, precedentemente vescovo di Oppido.

[16]Marco Antonio Serio, parroco della Chiesa dello Spirito Santo nell’anno 1727.

[17] Antico conservatorio di Napoli, Conservatorio della Pietà dei Turchini, diretto dal 1705 al 1740 da Nicola Fago.

[18] S. Tamborrino, Rudera Hostunen, Ms., BDO.

[19] Nell’archivio capitolare di Ostuni di tutta la documentazione che nel Quattrocento doveva essere custodita presso l’archivio capitolare di Ostuni, oggi ne resta solo una minima parte. Non sono pervenuti né gli atti consiliari né le scritture giudiziarie. Abbastanza cospicuo rimane invece il fondo pergamenaceo.  Il nucleo più antico di scritti è composto da duecentotrentaquattro pergamene, datate dal 1099 al XVIII secolo; vi è poi un fondo cartaceo che raccoglie  atti del Vescovo, del Capitolo, della Curia, della Mensa Vescovile, delle confraternite, dei monasteri di clausura femminili, scritture notarili e platee, accompagnato da materiale cartografico e documentale.

Punto di riferimento per gli appassionati locali e non, è un luogo frequentato al fine di analizzare materiale inedito locale; è stato oggetto di diverse iniziative di riordino e catalogazione.  Nel 2006, in seguito al restauro di tutto il materiale documentario, è stato recuperato un registro tardo-quattrocentesco relativo ai lavori di ristrutturazione della cattedrale di Ostuni. Oggi è l’unico archivio rimasto in città.

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Un commento a Mons. Luchino Cono Del Verme. Il teatro, lo studio, la biblioteca di un vescovo di Ostuni del 1700

  1. Cono Luchino del Verme non nacque a Teano,ma a Diano odierna Teggiano il cui protettore è san Cono.
    Vi consiglio di leggere la storia di Teggiano e dei suoi archivi.

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