É un curioso giallo che attraversa il tempo questo “Ultime voci dai fondali profondi-La maledizione del Travancore” (titolo liberamente adattato da un verso del Poeta magliese Salvatore Toma) scritto da Pier Francesco Liguori e Francesco Bucci per Les Flâneurs Edizioni di Bari. Un’avventura che parte nel 1880 e si conclude ai giorni nostri portandoci dal Salento a Torino, dall’Egitto a Londra.
É uno di quei libri che sarebbe il caso di affrontare senza saperne assolutamente nulla, perché gli autori costruiscono una storia che si snoda senza fretta tra i luoghi e i tempi. Tutto parte da un naufragio, effettivamente accaduto, sulle coste di Castro, in Puglia. Siamo nel 1880 e il medico del paese si occupa di assistere una donna che mostra segni preoccupanti. Sembra l’inizio di un’avventura incentrata in quegli anni ed il lettore finisce quasi per convincersene, quando arriva invece il salto temporale di quasi un secolo, che sembra raccontarci un’altra storia.
Ovviamente ben presto i collegamenti sono chiari e la nuova avventura getta profondamente le radici in quello che è successo un secolo prima e poi negli anni a venire. Il centro della vicenda possiamo fissarlo negli anni 70 del Novecento, ma quanto accaduto prima non è solo un’introduzione.
Scopriamo così un mondo antico ed uno meno antico, ma molto lontano da quello di oggi. Ci addentriamo in una vicenda che parla di misteri, di antico Egitto, di maledizioni… Eppure tutto è narrato come una storia di famiglie e personaggi che vivono il loro tempo.
Al centro troviamo il medico del paesino, quello del 1880 ed il suo successore del secolo successivo, figlio di emigrati del Sud, che arriva da Torino e porta in dote tre lettere recuperate al Balôn – il famoso mercatino delle pulci della città sabauda -lettere antiche, lettere private, che lo legano ad una storia misteriosamente avvenuta proprio in quei luoghi.
E poi abbiamo giovani ragazze degli anni ’70, un sindaco, un archeologo che arriva dal Sud America. E non manca l’incontro con alcuni personaggi storici che in qualche modo si legano alla vicenda inventata, da Lombroso ad Arthur Conan Doyle al fisiologo salentino Filippo Bottazzi, collega e amico di quel Giuseppe Moscati che sarà elevato all’onore degli altari nel 1987.
Insomma un bel crogiuolo di storie e personaggi. Un mistero da risolvere. Figure di cui innamorarsi. Ma soprattutto una storia ottimamente narrata, da godersi pagina dopo pagina, senza fretta e senza troppa voglia di arrivare alla soluzione finale.
Ho avuto modo di leggerlo e mi è piaciuto tantissimo. Mi ha spinto ad approfondire ancora di più la storia e i miti del passato . Veramente bello!
Anch’io l’ho divorato, più che letto. Ho scoperto storie e miti antichissimi e luoghi meravigliosi. Mi sono innamorata dei personaggi: del mite Michele, del colto e focoso Eduardo, della pazza Susy e della tenera Teresa. Che bel libro, di questi tempi…