Industrie nel Salento. Salvatore Napoli Leone e l’eredità di Gregorio Leone

di Gianni Ferraris

(Nel 1921 il padre adottivo, Gregorio Leone).

Fu un duro colpo per Salvatore, il quale riconosceva in Gregorio la sua guida etica e morale. E forse ne immaginava la “complicità” – Risulta infatti da più annotazioni sparse che Gregorio nulla sapeva degli esperimenti chimici di Salvatore, sembra una stranezza in un paese dove tutti sanno ogni cosa e per una persona così dentro le cose del mondo e, ritengo, così protettivo nei confronti di quel figlio adottato e intelligente. Mi piace pensare, anche se siamo nel campo della pura illazione, che accondiscendesse lasciandolo proseguire in quelli che, forse, riteneva giochi di adolescente. Alla sua morte, comunque, Salvatore   ereditò tutte le  attività. Grazie anche ad un testamento “blindato” che cautelava la moglie e il figlio. Dalle industrie per l’acqua gassata, richieste in tutta la provincia, alle “Industrie Liquori e Vini di Lusso”, fondata da Gregorio nel 1895, al GRAN BAR PASTICCERIA.

Salvatore prenderà in mano le redini delle aziende con decisione e capacità innovative. Il Gran Bar, nonostante le invidie della concorrenza e del paese, divenne ben presto un primario locale di lusso. Un catering ante litteram in cui serviva banchetti per 400 persone a matrimoni, e che arricchì ed elevò scegliendo dotazioni e materiali di prestigio che elenca orgogliosamente e con puntiglio nelle sue note autobiografiche:

SERVIZIO LUSSO:

  • 500 tazze e piattini in porcellana Richard Ginori
  • 500 bicchieri di cristallo filettati oro
  • 500 palettine in alpacca nichelate per gelati
  • 500 bicchieri in cristallo per granite
  • 108 bicchieri cristallo per acqua
  • 108 per vini e spumanti
  • 108 coppe cristallo per sciampagna
  • 108 bicchieri in cristallo per vermouth

 

SERVIZIO GRAN LUSSO:

  • 200 Piattini e tazze   con montatura in puro argento
  • 200 bicchieri cristallo  “          “         “   “        “
  • 200 palettine in argento con monogramma G.L. in oro
  • 200 cucchiaini  “     “        “           “           “  “  “    “
  •  36 coppe per sciampagna in argento dorato internamente
  • 48 bicchieri  per acqua in cristallo con montatura in argento
  •  4 vassoi in alpacca con manici in oro e monogramma inciso in oro

 

E prosegue Salvatore: “con questo servizio mi sentivo al di sopra di tutti e comprendevo che avrei potuto fare miracoli ed annuziai al pubblico il mio servizio e la mia capacità per mezzo di circolari, allegando fotografie del mio servizio, ma una schiera di avversari si scatenò contro di me chiamandomi con i più indegni nomi, ed allora, d’indole e natura libera e leale, gli dichiarai apertamente che li avrei fatti pentire del loro chiasso e delle loro parole e così fu. Il 19 marzo 1922 mi fu ordinato uno sposalizio di un ricco proprietario con 400 invitati. Questi fu chiamato da diversi mestieranti che per denigrarmi dissero che non avrei combinato nulla…. Quando venne  portai il servizio per 250 invitati e, davanti ad un pubblico colto e scelto, diedi la prima prova della mia opera. I segni di approvazione, il mormorio di plauso della folla mi animarono e quando in redingot mi recai, a cerimonia finita, a rendere i miei auguri agli sposi, questi mi presentarono agli invitati e tutti encomiarono…. infine ebbi sposalizi di lusso e battesimi in diversi paesi vicini: Aradeo, Galatone, Neviano ecc.”[1]

Al Gran Bar Pasticceria si producevano dolci e si tostava il caffè che arrivava direttamente dal sud America con sistemi rivoluzionari e con moltissima attenzione per la miscela.

Nello stesso tempo, sfruttando le sue conoscenze chimiche e il suo estro, si occupò delle aziende di liquori ereditate. Rinnovò le formule della specialità paterna: AMARO DEL SEMPIONE. Creò il “CENERINO LEONE”, dorato per dessert. Il TRIPOLI, dopo la vittoria in Libia e dedicato a Vittorio Emanuele III°. In occasione del matrimonio del Principe di Piemonte, creò il GRAN LIQUORE PRINCIPESCO che fornirà alle case reali italiane e belghe; Il FILI D’ORO, liquore concentrato con zucchero e pagliuzze d’oro; il MILLEFIORI, famoso per la cristallizzazione; il LEONCINO; il SANTA MARIA. Tutti liquori che fecero conoscere il nome Leone anche fuori dai confini nazionali proseguendo e migliorando l’opera del padre adottivo Gregorio, che aveva già ottenuto riconoscimenti come fornitore  di Vittorio Emanule III° nel 1911, e della real casa della regina madre nel 1915.

Negli stessi anni si dedicò al miglioramento della specialità locale “TORRONE AL CIOCCOLATO” che brevettò.  Per produrlo e diffonderlo fondò la T.AL.C. (Torrone Al Cioccolato), trasformò, in sostanza, una specialità territoriale in prodotta artigianalmente in un vero e proprio prodotto da esportare. Possiamo parlare della prima azienda dolciaria salentina, che gli procurò un notevole successo commerciale. Venne presentato in fiere e mostre campionarie.   Lo stesso Gabriele D’Annunzio ne parlò con entusiasmo.

L’utilizzo di essenze naturali per la produzione di dolci e liquori,   lo spinsero a fare altri studi, che lo portarono, nel 1926, a fondare la ditta I.L.P.A. (Industria Lozioni Profumeria e Affini). La produzione ebbe immediata eco, i profumi: OLEZZO ADRIATICO, BACI DI PRIMAVERA, CONTESSA MISTERIOSA, STELLA D’ITALIA, PRINCIPE DI CACHEMIR, BOUQUET ELENA, ACACIA, CIPRIA FIOR DI MAGGIO, gli spalancarono le porte delle esposizioni di Firenze e Nizza e furono cantati con odi e poesie, in particolare dalla Poetessa N.D. Contessa Vittoria De Folgari A Toldo Rovereto, le cui opere vennero pubblicate sul giornale “L’Arte” di Trieste n°32 del 15 aprile 1932.

Salvatore Napoli Leone divenne un nome importante, tanto che il podestà di Nardò gli concesse, con autorizzazione del prefetto, l’utilizzo dello stemma cittadino per le esposizioni nazionale ed internazionali,  da  affiancare a quello aziendale.

Nel frattempo venne nominato commissario nel giury d’onore per le commissioni analizzatrici per le esposizioni di Italia, Francia e Belgio.

 

[1] Doc. 1: dattiloscritto note autobiografiche

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