di Loredana Capone
Presidente del Consiglio Regionale della Puglia
… Sono passati quarant’anni dall’epoca della teorizzazione della microstoria, ma la lettura di Ginosa sacra, monumentale opera di Domenico Giacovelli, fa rinvenire il valore della lettura dei fatti storici all’interno di indagini articolate e complesse, grazie a fonti e documenti spesso elusi dalla storiografia tradizionale (esemplari, nel nostro caso, le relazioni delle Visite pastorali) specialmente quando non concorrono a fare luce su singole monografie di personaggi o periodi, ma hanno l’ambizione – giustificata in questo caso – di recuperare un decorso complessivo che è durato secoli, dai primitivi insediamenti cristiani all’istituzione della “chiesa ricettizia”, baluardo di governi locali non solo di anime ma anche di beni, che ebbe roccaforte in Basilicata; e non a caso Ginosa è lì, al confine.
Il richiamo all’esperienza delle Corporazioni dell’Italia centrale viene spontaneo, ma com’è noto nelle aree interne del Meridione il fenomeno divenne complesso e assai caratterizzante: arcipreti, sacerdoti, abati, enti morali con qualche crescente ingerenza nella società civile.
Come scrive l’autore «attorno a loro gravitava non poca parte della esistenza degli abitanti del luogo, giacché ogni ricettizia con la sua mole di possedimenti immobiliari e rurali, finiva con l’essere non solo la più importante istituzione ecclesiastica locale ma il volano dello sviluppo economico a cui tutta la comunità faceva riferimento». E non è un caso se il modello tramonta con l’Unità d’Italia, che non poteva consentire che gli interessi sociali e le questioni economiche legate a un territorio fossero diretti da enti diversi da quelli dello Stato subentrante.
Il volume di Domenico Giacovelli, allora, è la storia – rigorosissima, con punte documentali di estremo interesse quali quelle rinvenute in Archivi di Stato o in Archivio Apostolico Vaticano, oltre naturalmente a quelli diocesani e parrocchiali – di famiglie, testamenti, dispute civili, e alla fine di persone, che poi sono coloro che la storia la interpretano, dando la possibilità ad altri di scriverla: testo moderno, dunque, poiché i rapporti fra un organo di governo ecclesiastico con forte connotazione locale e la comunità circostante sono oggetto di riflessioni non solo agiografiche e storiografiche, ma sociologiche, antropologiche; si parla di dottrina e scienza dell’uomo, ancora più stimolante in quanto comparata con la indagine su ciò che l’uomo ha prodotto rappresentando la bellezza e la fede: accanto ai sigilli, alla topografia, alle carte, Domenico Giacovelli esamina e regala al lettore una serie di immagini in buona parte ancora visibili nelle chiese di Ginosa e anche fuori, risultanze archeologiche, icone, tele, come è giusto che sia in un volo così radente su secoli di religiosità innervata nell’anima, ma anche nel costume sociale.
In sostanza, un lavoro che scopre la vitalità delle relazioni della gente di Ginosa, la più umile, non considerata nella «grande narrazione» trionfalistica della genesi della civiltà occidentale moderna, e rende merito alla dignità di una popolazione che – dai tempi dei primi insediamenti cristiani – fece della fede il suo baluardo, ne visse i dogmi e le loro interpretazioni terrene con devozione e partecipazione, fu «cittadina del suo tempo» e di fatto forgiò il suo genius loci.