Non si poteva far passare sotto silenzio il centenario del PCI. Non si voleva neppure ingigantire oltre il dovuto la ricorrenza, ma solo aprire una riflessione più distaccata con una presenza che, al di là dei diversi punti di vista, ha indubbiamente segnato nella storia d’Italia e del Salento una stagione positiva per l’affermazione della democrazia e per il riscatto sociale dei ceti meno abbienti. Settant’anni di storia (1921-91) che va rivisitata, riletta e reinterpretata alla luce dei processi di trasformazione e di sviluppo che hanno caratterizzato “il secolo breve”, attraversato da due guerre mondiali, dalla lotta al nazifascismo e dalla progressiva rivendicazione di diritti per lungo tempo negati…. (dalla Presentazione di Mario Spedicato)
Non si deve passare sotto silenzio la rivoluzione mancata del PCI salentino, come di altre regioni d’Italia, laddove ha fatto da padrona la ben nota tecnica delle annunziazioni/enunciazioni mentre le “masse proletarie e contadine” (ritornello pervasivo dei comizi) attendevano con sacralità la novella redenzione … con rinvio a “quando saremo al governo”. Infatti, si è visto dopo l'”Eccoci” della grande manifestazione romana di Piazza San Giovanni con oltre un milione di persone venute da tutta Italia (pro quota, prevalentemente, meridionale) il grande passo berlingueriano: la marcia a’ da fermarsi (detto alla romana). Comunque lodevole iniziativa di ri-pensare il nostro passato salentino, in cui si continuano a ripetere gli errori di strategia politica.
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