di Mirko Belfiore
Percorrendo a Francavilla la signorile passeggiata di Corso Umberto I, una delle più importanti arterie cittadine – già via extramurale prima della costruzione delle mura settecentesche – si cela nascosta dietro maestosi lecci, una concreta dimostrazione di quel senso di umanità che la feudalità seppe lasciare alla cittadinanza.
Rimasto nella memoria collettiva come “li munacéddi” e “Orfanotrofio delle Figlie di Sant’Anna”, questo complesso architettonico sito accanto alla seicentesca chiesa di San Nicola, venne istituito come “ricovero alle fanciulle pericolanti nell’onore ed altre persone oneste”.
L’istituzione fu promossa per volontà di Giovanni Battista Imperiali, figlio di Michele II primo principe di Francavilla, il quale diede disposizione il 4 dicembre del 1729 di destinare “ducati dodicimila” alla costruzione di un pio complesso e di un Monte di Pietà per i poveri. Raggiunta la maggiore età, il pronipote Michele IV proseguì l’impegno preso dall’avo facendo realizzare sulle fondamenta del precedente edificio, ormai insufficiente alle esigenze della popolazione accresciuta, un plesso più grande ed efficiente inaugurato il 17 settembre del 1757.
Visto il proposito che tutto potesse rimanere un servizio “pubblico”, l’ultimo Principe impose che l’istituzione fosse a conduzione laicale e con governatori indicati solo in parte dalla chiesa, assegnando per il sostentamento della struttura alcune fruttuose proprietà.
Alla già piena legittimazione feudale arrivò anche quella reale, allorché nel 1784 il re di Napoli Ferdinando IV concesse il Regio Assenso ai regolamenti del complesso.
Conclusasi la feudalità, la struttura continuò a godere di molta considerazione presso le famiglie più in vista della città, le quali nei decenni a seguire non mancarono di donare consistenti lasciti e legati. Con il tempo l’amministrazione del Conservatorio arrivò a comprendere anche la direzione dell’Ospedale civile (fondato da Don Dario Camerlengo il 16 settembre 1611) e con il Regio Decreto del 22 luglio 1881 lo stesso poté dotarsi del primo vero statuto che rimase in vigore fino al 1941.
Con l’avvento dell’Unità d’Italia però, vennero meno sia l’autonomia che la prosperità, visto che il quadro di sostentamento cominciò a vacillare a causa di una serie di alienazioni, perdite immobiliari e sottrazioni indebite volte a minare l’interesse pubblico e a favorire gli appetiti di molti.
Dopo complicati passaggi istituzionali e grazie all’operato di uomini e donne che ancora oggi contribuiscono alla sopravvivenza di tutto ciò, le attività proseguono con coraggio e dedizione sotto la sapiente guida del professor Cosimo d’Amone.
Oggi la missione sociale continua con la Fondazione “Giovan Battista Imperiale”, garante del cospicuo patrimonio materiale e immateriale raccolto lungo più di 260 anni di attività, erede di quell’impegno di solidarietà, recentemente riconosciuto dalla Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici e storici della regione Puglia con il vincolo d’interesse culturale.
BIBLIOGRAFIA
C. D’Amone, Il Conservatorio delle orfane e la chiesa di San Nicola in Francavilla, edizione Ferrarelli & D’Andrea, Francavilla Fontana 2007.
G.B. Pacichelli, Del Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici province, Parrino e Muzio, Napoli 1703, ristampa anastatica a cura di R. Jurlaro, Forni, Bologna 1999.
V. Ribezzi Petrosillo, F. Clavica, M. Cazzato (a cura di), Guida di Francavilla Fontana. La città dei Principi Imperiali, Congedo editore, Galatina 1995.
P. Palumbo, Storia di Francavilla Fontana, Lecce 1869, ristampa anastatica, ed. Arnaldo Forni, Bari 1901.