Il racconto degli ultimi giorni a Napoli di Francesco II, il re sulla via della beatificazione*

di Michele Eugenio Di Carlo

Su Francesco II, l’ultimo re di Napoli, si aprono le vie della beatificazione. É una notizia che non mi sorprende, avendo passato gli ultimi anni a studiare attentamente la storia della fine del Regno delle Due Sicilie e, naturalmente, le vite dei protagonisti centrali di questo periodo storico tra i quali spiccano inevitabilmente Ferdinando II e lo stesso Francesco II.

Ai fini del processo di beatificazione di Francesco II, sicuramente non risulterà irrilevante il modo in cui lasciò Napoli, cercando di affrancarla dalla guerra e dalla distruzione, lasciando nei forti migliaia di soldati non per difendere la dinastia dei Borbone, ma affinché il passaggio di consegna a Garibaldi avvenisse nella serenità più assoluta, senza scontri e senza vittime.

Eccovi il racconto degli ultimi giorni di Francesco a Napoli, tratto dal mio recente testo “Sud da Borbone a brigante”.

 

Nemmeno un anno dopo essere salito al trono, dopo infinite traversie, Francesco II vedeva il proprio Regno invaso militarmente a tradimento da Giuseppe Garibaldi con un’impresa sostenuta segretamente da inglesi e sabaudi, in palese violazione del diritto internazionale.

La mattina del 3 settembre del 1860, assolutamente cosciente di essere circondato da traditori a cui aveva concesso spazi enormi, Francesco II prese la sofferta decisione di lasciare Napoli e di arretrare la linea difensiva contro l’avanzata garibaldina tra le fortezze di Gaeta e di Capua, nell’area compresa tra il Volturno e il Garigliano.

Tomba di Maria Cristina di Savoia in Santa Chiara a Napoli (foto Di Carlo)

 

Secondo lo scrittore Raffaele De Cesare, il Re aveva seguito i consigli dell’Austria e del comandante dell’Esercito pontificio Louis Juchault de Lamorcière[1], ma erano in tanti ad aver sconsigliato Francesco II di mettersi al comando delle truppe lungo la linea difensiva tra Salerno ed Eboli.

Secondo altri Francesco II non avrebbe dovuto lasciare Napoli, ma combattere e magari morire. Non avrebbe dovuto dar conto alla stampa filo-unitaria a cui aveva concesso una libertà mal ripagata, né al vociare di esuli cavourriani e mazziniani a cui aveva concesso l’amnistia, né ai suoi ministri costituzionali al potere contro la sua stessa dinastia reale. Francesco II avrebbe invece dovuto alzare lo sguardo «nelle cose dei cittadini, nelle capanne de’ contadini, nelle tende de’ soldati», per ascoltare con commozione i «singhiozzi di milioni di sudditi, spaventati dalla imminente ruina infinita». Secondo questa tesi Francesco II avrebbe dovuto ripercorrere all’inverso i passi compiuti fino al 24 giugno: sospendere la Costituzione, proclamare lo stato d’assedio, bloccare la stampa cavourriana e mazziniana, espellere stranieri e esuli, mandare sotto processo i ministri infedeli, giudicare gli ufficiali dell’Esercito e della Marina che avevano provocato le sconfitte, eliminare i camorristi infiltrati dai suoi nemici nel corpo di Polizia, ripristinare le guardie urbane, riavvicinare i tanti fedeli sudditi allontanati dalle amministrazioni centrali e periferiche. Era questo l’unico metodo per respingere i nemici interni ed esterni e salvare con la dinastia il Sud dall’invasione in atto e dalla colonizzazione che ne sarebbe derivata.

Ma Francesco II era pur sempre il «figlio della Santa» (la madre, Maria Cristina, sarà beatificata nel 2014): più che il suo regno in terra, sperava in un piccolo e modesto posto in quello dei cieli.

Alle quattro di pomeriggio del 5 dicembre, Francesco II comunicava al Consiglio di Stato la sua decisione di lasciare Napoli per Gaeta, chiedendo al ministro degli Esteri Giacomo De Martino di preparare una lettera di protesta indirizzata alle Potenze europee.

 

L’ambasciatore inglese Henry Elliot, pur essendo un acerrimo nemico della dinastia dei Borbone, oltre che uomo di fiducia dei ministri John Russel e lord Henry John Temple di Palmerston che avevano avuto un ruolo determinante nella fine del Regno delle Due Sicilie, rimase colpito, al pari del collega francese Anatole Brenier e degli stessi ministri costituzionali del governo napoletano che stavano tradendo il loro mandato e la patria, della pacatezza, della compostezza, della risolutezza con la quale, «salvando la Corona» e Napoli dalla distruzione, Francesco II subiva le più gravi umiliazioni personali.

Tanto che quel giorno stesso la voce di Elliot sembrò levarsi a difesa di Francesco II e contro i traditori di Corte e gli stessi liberali: «È impossibile descrivere l’odiosa esibizione di piccineria, ingratitudine, vigliaccheria e d’ogni altra infima qualità che è stata fatta in questi ultimi giorni»[ii].


Castello S. Elmo a Napoli (foto Di Carlo)

 

Come scritto nel Proclama Reale, Francesco II lasciava in città parte delle forze militari, circa 6 mila uomini con il compito non di difendere la dinastia, ma di proteggere l’incolumità di Napoli.

Giovedì 6 settembre, una splendida giornata di fine estate, nelle prime ore del pomeriggio il Re riceveva il saluto dei ministri e dei direttori rivolgendosi loro in maniera cortese, come d’abitudine.

Francesco II al fianco della splendida Maria Sofia lasciava Napoli senza neppure prelevare i suoi beni personali che finirono nelle mani untuose della nuova autorità e che non gli verranno mai restituiti.

Anche gli ambasciatori stranieri si presentarono a salutare il Re in partenza, persino Brenier ed Elliot, non il piemontese Salvatore Pes di Villamarina. D’altronde, De Martino aveva poco prima inoltrato l’atto di protesta nel quale il Piemonte veniva ritenuto il principale responsabile dell’invasione del Regno; un atto che terminava con l’impegno di difendere il Regno fuori le mura della Capitale e con parole solenni: «forti sui nostri dritti fondati sulla storia, sui patti internazionali e sul diritto pubblico europeo», la protesta si estendeva «contro tutti gli atti finora consumati» e con la ferma volontà di conservarla alla storia «come un monumento di opporre sempre la ragione e il dritto alla violenza e all’usurpazione»[iii].

Tranne Brenier ed Elliot, e naturalmente Villamarina, gli ambasciatori ricevettero disposizioni di trasferire a Gaeta gli uffici diplomatici. La Spagna dispose affinché Francesco II fosse scortato con due navi spagnole.

Elliot non rinunciò a criticare apertamente il comportamento assunto da Vittorio Emanuele II e da Napoleone III, durante l’avanzata garibaldina sul suolo napoletano[iv]. Nelle frasi di Elliot apparve evidente l’ammissione che la stessa propaganda, servita ad infangare i Borbone, era stata del tutto strumentale al fine di isolare una dinastia reale che si era rifiutata di sottostare alla forza delle Potenze dominanti dell’epoca.

In perfetto orario, alle diciotto, il Messaggero, scortato da due navi spagnole, salpava dal porto di Napoli. Come profetizzato dal vecchio generale Raffaele Carrascosa, Francesco II non sarebbe mai più tornato a Napoli. La flotta napoletana, già abbondantemente compromessa con l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano e l’ambasciatore piemontese Villamarina, si rifiutava di seguire il proprio re, ad eccezione della Partenope che raggiungeva Gaeta.

Con l’uscita da Napoli di Francesco II finiva il Regno delle Due Sicilie; tra Capua e Gaeta iniziava una lunga e coraggiosa lotta che avrebbe restituito l’onore perduto in Sicilia e in Calabria all’Esercito Reale e alla dinastia borbonica.

Il processo di beatificazione di Francesco II finalmente toglierà il velo oscuro sulla vera storia del nostro processo di unificazione, che può essere declinato proprio con le parole dell’ultimo re delle Due Sicilie, aventi il significato profondo «… di opporre sempre la ragione e il dritto alla violenza e all’usurpazione».

 

*Tratto dal testo “Sud da Borbone a brigante” di Michele Eugenio Di Carlo

 

Note

[1] R. DE CESARE (Memor), La fine di un Regno: dal 1855 al 6 settembre 1860, cit., p. 460.

[ii] H. ACTON, Gli ultimi borboni di Napoli (1825-1861), cit., pp. 551-552.

[iii] Ivi, pp. 471-472.

[iv] Ivi, pp. 471- 472.

 

Condividi su...

Un commento a Il racconto degli ultimi giorni a Napoli di Francesco II, il re sulla via della beatificazione*

  1. Affermazioni come “lasciando nei forti migliaia di soldati non per difendere la dinastia dei Borbone, ma affinché il passaggio di consegna a Garibaldi avvenisse nella serenità più assoluta, senza scontri e senza vittime” mi sembrano abbastanza poco comprovabili, anche alla luce del successivo finanziamento di formazioni di briganti, come quella di Borjes, ad unificazione di fatto avvenuta. Personalmente non ho alcuna competenza per valutare la santità di Francesco II, credo tuttavia che una sua canonizzazione non aggiunga nulla di rilevante alla storia del Regno delle Due Sicilie, nè in positivo nè in negativo.

Lascia un commento

La Fondazione Terra d'Otranto, senza fini di lucro, si è costituita il 4 aprile 2011, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia - con relativa iscrizione al Registro delle Persone Giuridiche, al n° 330 - in data 15 marzo 2012 ai sensi dell'art. 4 del DPR 10 febbraio 2000, n° 361.

C.F. 91024610759
Conto corrente postale 1003008339
IBAN: IT30G0760116000001003008339

Webdesigner: Andrea Greco

www.fondazioneterradotranto.it è un sito web con aggiornamenti periodici, non a scopo di lucro, non rientrante nella categoria di Prodotto Editoriale secondo la Legge n.62 del 7 marzo 2001. Tutti i contenuti appartengono ai relativi proprietari. Qualora voleste richiedere la rimozione di un contenuto a voi appartenente siete pregati di contattarci: fondazionetdo@gmail.com.

Dati personali raccolti per le seguenti finalità ed utilizzando i seguenti servizi:
Gestione contatti e invio di messaggi
MailChimp
Dati Personali: cognome, email e nome
Interazione con social network e piattaforme esterne
Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Servizi di piattaforma e hosting
WordPress.com
Dati Personali: varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio
Statistica
Wordpress Stat
Dati Personali: Cookie e Dati di utilizzo
Informazioni di contatto
Titolare del Trattamento dei Dati
Marcello Gaballo
Indirizzo email del Titolare: marcellogaballo@gmail.com

error: Contenuto protetto!