di Rocco Boccadamo
Intanto che prosegue il soggiorno alla “Pasturizza” di Marittima, in tal modo confidando in una migliore tutela dal rischio Covid, ecco un’altra tappa di passi del ragazzo di ieri, a contatto, invero gradevole e tonificante, con gli elementi naturali a portata di mano e di vista, tutto d’intorno, lungo il cammino.
Fra i variopinti e vivi colori di una serie di minuscole infiorescenze, talora fazzoletti di prato ai piedi di una pianta d’ulivo o di ficodindia, quest’oggi gli occhi si sono posati, specialmente, su alcuni ramoscelli di “murteddra” (in italiano, mirto), con, pendenti, piccolissimi frutti (bacche) tondeggianti, chiamati analogamente, seppure al plurale, “murteddre” e simili ai più conosciuti – e apprezzati anche da palati fini – mirtilli, che si trovano nei boschi in aree di montagna e, in stagioni remote, sono stati raccolti anche da chi scrive.
Così, la memoria è volata a quando, ragazzini, io e i miei compagni, nei momenti liberi da impegni scolastici, scorrazzavamo per le campagne marittimesi verso il mare e ci soffermavano accanto agli arbusti di “murteddra”, declamando e ripetendoci in cantilena un breve detto popolare:
“ De a ‘Mmaculata, a murteddra è maturata,
“ pe’ Natale sape comu u pane.
Facile la traduzione:
“ L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, i frutti della murteddra sono maturi,
“ per Natale, sono squisiti, hanno il sapor del pane (a voler dire che, in passato, quando c’era il pane, c’era tutto).
Un motto antico ma, e ben vedere, in fondo, valido anche adesso.
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Ovviamente, durante la camminata di stamani, all’obiettivo del mio smartphone non potevano sfuggire le inquadrature di sogno dell’Acquaviva e di Castro.