di Ermanno Inguscio
Grande sconcerto in tre Comunità salentine: Alezio, Casarano ed Aradeo per l’improvvisa scomparsa del cinquantatreenne don Antonio Minerba. Egli era stato parroco ad Alezio per nove anni nella comunità dell’Addolorata. A Casarano aveva diretto la parrocchia del Sacro Cuore per un decennio, dal 2002 al 2012. Aradeo gli aveva dato i natali nel 1967, dove ancora vivono i suoi genitori, che in quel giorno nefasto dell’arresto cardiaco, lo aspettavano per il pranzo.
Cordoglio immenso è stato espresso da tutte le organizzazioni cattoliche locali, specie quelle giovanili, ma anche delle END e dei Cursillos, e dai sindaci di Alezio Barone, di Casarano De Nuzzo , di Aradeo Arcuti. Tempo tiranno. Ho fatto appena in tempo ad apprezzarne le doti umane e di coinvolgimento nella nona edizione delle Notti di San Rocco (16-18 ottobre 2020), dove mi aveva voluto come relatore, che un sms di Marcello Gaballo, ricevuto davanti al Castello angioino di Gallipoli, me ne ha annunciato la morte, avvenuta il 22 ottobre 2020.
Dopo i deliziosi fuochi pirotecnici di san Rocco di quest’anno in compagnia di don Antonio, ci eravamo lasciati con l’impegno di presenziare a qualche sua celebrazione liturgica presso il Santuario della Madonna della Lizza. Ma su quel sagrato, parrocchiani, amici e parenti, qualche giorno fa, sono state invece celebrate soltanto le sue esequie, alla presenza di mons. Filograna, presule della Diocesi di Nardò-Gallipoli.
In un suo biglietto autografo di ringraziamento, a conclusione della serata rocchina San Rocco e la devozione nel Salento, il 16 ottobre scorso, che conservo gelosamente, così scriveva don Antonio: “Un grande grazie nell’aver condiviso non solo quello che appartiene alla tua cultura, ma ne siamo convinti, al tuo cuore e alla tua vita: l’amore per San Rocco… Grazie di cuore per la tua presenza, per le tue parole e per aver scosso dentro di noi il desiderio di una vera devozione”.
La sua scomparsa, per tutti e per me in particolare, è stata un fulmine a ciel sereno ed ha risvegliato quell’antico dolore di quando, studente liceale, mi è occorso di perdere due altri maestri di vita, preti salesiani di don Bosco, il trentaseienne don P. Pugliese, professore di greco, calabrese di Tropea, e il quarantacinquenne don A. Ruocco, professore di religione, lucano di Rionero in Vulture. Con quelli, almeno, avevo trascorso molto più tempo, avevo condiviso studi, sport, attività teatrali e del tempo libero, ma il tempo datomi dal destino per apprezzare l’umanità e le profonde doti pastorali di don Antonio Minerba, è stato veramente dono di un avaro.
A noi tutti non resta che tenerne sempre impressa la figura nel cuore, con un quotidiano ricordo nella preghiera e con un amicale abbraccio ai suoi due genitori che, prima di noi, lo hanno amato e purtroppo, prematuramente perso.