di Mirko Belfiore
In Terra d’Otranto l’estensione dei possedimenti feudali durante l’età moderna raramente raggiunse dimensioni paragonabili a quelle godute nelle altre province del regno di Napoli, con una significativa eccezione rappresentata dalla signoria degli Imperiale, principi di Francavilla e marchesi d’Oria e Casalnuovo.
Tramite un’attenta e oculata strategia di compravendite, quest’ultimi seppero realizzare una delle aree di potere fra le più estese del Meridione, secondo alcune stime il quarto per ordine di grandezza. In origine fu David “eroe della battaglia dei tre Imperi”, giovane orfano di Andrea Imperiale, il quale dopo aver liquidato le pendenze con gli altri rami della famiglia a Genova e stipulato con il demanio spagnolo un pactum de retrovendendo, entrò in possesso delle terre di Oria, Francavilla e Casalnuovo insieme ai feudi di Paretalto, San Vito, li Mauri, Motunato e Comunale in aggiunta ai casali di San Giorgio ed Erchie.
Si tratta dunque, ed è qui che troviamo la rarità della vicenda, di un passaggio immediato all’investimento feudale senza le trafile militari dei Grimaldi e dei Doria o burocratiche degli Squarciafico, da parte di un figlio di banchieri che divenuto soldato e proprietario di galee si presenta dinanzi al Vicerè Cardinal Granvelle, esclusivamente per acquistarsi una proprietà. L’atto fu redatto il 18 marzo 1572 e il Re di Spagna Filippo II rinunciò ai diritti su quest’area per una cifra di poco inferiore ai cinquantamila ducati, un deposito di centoventicinquemila ducati per il feudo di Oria e uno di quattromila per la dogana di Puglia concedendo all’Imperiale il titolo di Marchese mentre in compensazione a una vecchia concessione, lo stesso David riconobbe al precedente feudatario il Cardinale Federico Borromeo una somma di dieci mila ducati.
Con questa operazione finanziaria, David garantì per sé e i suoi successori una sicura rendita economica su cui fondare la fortuna della dinastia e un punto di partenza per proseguire nel progetto di allargamento dei confini del feudo. Poco tempo dopo, durante la prima metà del XVIII secolo, il nipote Carlo incrementò i possedimenti familiari tramite l’acquisto del feudo di Latiano (1641), baronia che non rimase a lungo nelle sue mani perché la rivendette al fratello Giovan Battista (1654) e da cui prese vita uno dei rami cadetti.
Michele II, quarto Marchese d’Oria e primo Principe di Francavilla, portò avanti il progetto acquistando la cittadina di Massafra (1661) mentre a Michele III seniore si deve l’acquisizione dei feudi di Avetrana (1666), Maruggio, Sava, Modunato e Uggiano Montefusco (1715) e, qualche anno più tardi, delle terre di Carovigno e Serranova (1736). Agli Imperiale di Latiano, infine, si deve nel 1791 l’acquisto del feudo di Mesagne.
Tutti questi possedimenti riconfluirono nel Demanio alla morte senza eredi di Michele IV juniore (1782) il quale lasciò i suoi averi al cugino di terzo grado Vincenzo il quale da subito dovette affrontare in tribunale il Regio Fisco e quel Bernardo Tanucci, ministro delle finanze, intenzionato a eliminare quanto più possibile quella schiera di baronati locali ancora presenti nel Regno delle Due Sicilie e che secondo la sua visione impedivano pieno controllo territoriale al potere centrale di Napoli sulle province più periferiche come quella della Terra d’Otranto.
(continua)