Margarito da Brindisi: tra leggenda e storia (seconda parte)

Le galee della flotta normanna dell’ammiraglio Margarito da Brindisi

 

di Gianfranco Perri

Dopo la morte del re Guglielmo II e l’ascesa nel gennaio del 1190 di Tancredi d’Altavilla sul trono di Sicilia, Margarito, che a quella elezione ed al successivo sostegno armato del re normanno contro le pretese dell’imperatore Enrico VI di Svevia aveva contribuito attivamente – con la sua flotta nell’autunno del 1191 aveva addirittura intercettato e fatto prigioniera Costanza d’Altavilla, moglie di Enrico VI e futura madre di Federico II – fu nominato dal novello re conte di Malta ricevendo l’investitura feudale dell’arcipelago maltese.

In quegli anni, l’ammiraglio Margarito spesso soggiornava a Messina, il più importante porto militare normanno in Sicilia, e lì si era costruito un fastoso palazzo dove a fine di settembre del 1190 ospitò il re Riccardo Cuor di Leone in sosta prima dell’imbarco per la terza crociata. E poco tempo dopo a Brindisi – il più importante punto d’appoggio continentale della flotta del regno – dove Margarito risiedeva prevalentemente e dove possedeva una ancor più lussuosa dimora, nel febbraio 1191 fu ospitata la madre dello stesso re Ricardo, Eleonora d’Aquitania, e la sua promessa sposa, Berengaria di Navarra, prima che costei verso i primi di aprile salpasse per la Terrasanta per poi raggiungere Cipro, dove il 12 maggio celebrò il suo matrimonio con il re.

Quella sfarzosa domus brindisina di Margarito fu molto celebre: fornita di bagni, giardini, forni e altri servizi accessori e con diretto accesso alle cale portuali, era nei pressi della rocca normanna. Nel 1215 fu da Federico II concessa all’Ordine Teutonico, eccezion fatta per i locali utilizzati per l’officina della zecca e per l’ufficio del gabelliere. Poi, nel 1229, Federico II riacquistò dai Teutonici la domus Margariti con le sue pertinenze, per ricomporne l’integrità e destinarla tutta ai servizi di Stato. Il pontefice Innocenzo IV, scomunicato lo svevo Federico II, dispose della domus assegnandola nel 1247 al suo partitario otrantino Riccardo di Maramonte. Il papa Alessandro IV nel 1257, invece, regnando il nemico svevo Manfredi la concesse, virtualmente perché di fatto non ne disponeva, a Zaccaria Nicola e Bibulo, i tre figli di Sergio Bibulo che era stato fatto uccidere da Manfredi. Nel 1284 infine, il re Carlo d’Angiò, trasferita in una nuova sede la zecca, donò ai frati Minori sia quella che era stata la casa di Margarito che l’adiacente area su cui era stata la rocca normanna, perché vi edificassero il convento e l’annessa chiesa, tuttora esistente, la chiesa di San Paolo eremita.

Dato che durante gli ultimi anni di regno del re Tancredi non si verificarono conflitti militari di rilievo contro l’imperatore Enrico VI, e visto che quel re di Sicilia aveva anche rinunciato a proseguire l’attiva politica mediterranea antibizantina dei suoi predecessori, la flotta di Margarito da Brindisi non ebbe molto che guerreggiare e così, il potente ammiraglio si dedicò soprattutto all’amministrazione dei suoi feudi e fece ripetute donazioni a chiese e monasteri – forse per far dimenticare, o magari per farsi perdonare, quel suo rocambolesco passato da pirata.

Particolarmente favorito fu il monastero di San Nicola di Paratico, a cui tra il 1192 e il 1194 donò vari terreni nel territorio di Policoro e Colobraro. Un’ulteriore donazione, del settembre 1193, riguardò il famoso Archimandritato di San Salvatore a Messina al quale egli assegnò tutte le entrate del casale Cremastro a Calatabiano. Mentre a Brindisi in quegli stessi anni donò alla Chiesa tre suoi edifici siti nei pressi del porto e finanziò la costruzione del convento con la chiesa di Santa Maria del Ponte Parvo e due altre piccole chiese, di Santa Margherita e San Demetrio, che furono sottoposte allo stesso convento nel quale si insediarono in nutrito gruppo premostratensi seguaci di San Agostino provenienti da San Manuele di Barletta.

Dopo la morte di Tancredi, l’imperatore Enrico VI, che non aveva mai rinunciato a rivendicare il trono di Sicilia a nome di sua moglie, la normanna Costanza d’Altavilla, entrò a Palermo il 21 novembre del 1194 ricevendo il castello del porto senza incontrare resistenza alcuna da parte di Margarito, ma questi, inevitabilmente, cadde presto in disgrazia. Margarito infatti, perse subito la contea di Malta, assegnata dall’imperatore all’alleato genovese Guglielmo Grasso, e le isole greche di Cefalonia Zacinto e Itaca tornate ai Bizantini; quindi perse anche ogni altra proprietà e privilegio finché, accusato a torto o a ragione di aver partecipato nella primavera del 1197 ad una supposta congiura contro l’imperatore, fu da questi fatto imprigionare, accecare ed evirare. Infine, fu deportato a Treviri dove, in una qualche data anteriore all’anno 1205, avrebbe cessato di vivere.

«Margarito fu personalità non marginale nel tempo in cui ebbe la ventura di vivere e, al tempo stesso, aggiunge aura di leggenda e favola alla città. Il racconto storico si fa mito e intreccio avvincente, sostrato di quella memoria condivisa ancor oggi insussistente. Brindisi si è costruita, decostruita e ricostruita per secoli sullo stesso sito; alla persistenza dei luoghi non si è però accompagnata quella della popolazione che a quei luoghi avrebbe bisogno di dar significanza.» [Giacomo Carito, 2013]

 

BIBLIOGRAFIA

Membola G. Margarito audace uomo d’armi e Brindisino illustre in il7Magazine n.48 Brindisi, 2018

Stomati D. Margarito il leggendario arcipirata da Brindisi Lupo Editore, 2013

Carito G. Tra normanni e svevi nel regno di Sicilia: Margarito da Brindisi in Federico II e le nozze di Oriente e Occidente. L’età federiciana in terra di Brindisi, 2013

Kiesewetter A. Megareites di Brindisi, Maio di Monopoli e la signoria sulle isole Ionie in Archivio Storico Pugliese, 2006

Moscardino G. Margarito o Margaritone da Brindisi Bari, 1946

Antonucci G. Margarito da Brindisi in Archivio storico per la Calabria e Lucania, 1934

Garufi C.A. Margarito di Brindisi, conte di Malta e ammiraglio di Sicilia, in Miscellanea di archeologia, storia e filolologia dedicata al prof. A. Salinas, Palermo 1907

Francioso R. Margaritus de Brundisio, in Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti, 1902

Lezzi G.B. Margarito o Margaritone da Brindisi, in Biografie degli uomini illustri del regno di Napoli ornata de’ loro rispettivi ritratti. Napoli, 1819.

 

Per la prima parte:

Margarito da Brindisi: tra leggenda e storia (prima parte)

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2 Commenti a Margarito da Brindisi: tra leggenda e storia (seconda parte)

  1. “MARGARITO. IL LEGGENDARIO ARCIPIRATA DA BRINDISI”… E “MIGUEL VAAZ. IL CONTE DI MOLA”. DUE “SALTI” NELLA STORIA DELLA PUGLIA…

    SOLLECITATO DAL BRILLANTISSIMO AVVIO dell’articolo dedicato alla figura di “Margarito da Brindisi: tra leggenda e storia”(https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/06/03/margarito-da-brindisi-tra-leggenda-e-storia-prima-parte/):

    Quando, tantissimi anni fa, a Londra con mia moglie – venezuelana – diretti a piedi al Royal Observatory Greenwich ci imbattemmo in una scuola “Sir Francis Drake Elementary School” che sotto il nome esibiva un vistoso busto bronzeo, mia moglie sorridendo esclamò: «’sir’ Francis Drake? In Venezuela è Francis Drake ‘famoso pirata inglese’… altro che ‘sir’». Ebbene quell’episodio mi è inevitabilmente tornato in mente a proposito del nostro Margarito da Brindisi: grande ammiraglio o famoso pirata? Naturalmente noi propendiamo decisamente per la prima accezione, tant’è che Brindisi gli ha dedicato, se pur non una scuola, una via! (Gianfranco Perri – “Margarito da Brindisi.., cit.),

    MI SONO PERMESSO DI FARE UN “SALTO” NEL TEMPO E SUGGERIRE UN “ACCOSTAMENTO”CON LE “AVVENTURE” DI UN’ALTRA FIGURA “DIMENTICATA” DELLA STORIA DELLA PUGLIA, CON “MIGUEL VAAZ, IL CONTE DI MOLA”, DI CUI LA CITTA’ DI NAPOLI CONSERVA ANCORA LA MEMORIA NEL NOME DEL “VICO – CONTE DI MOLA”, E DEL QUALE LO STUDIOSO NICOLA FANIZZA, ORIGINARIO DI MOLA DI BARI, SI E’ OCCUPATO IN UN LIBRO INTITOLATO CON NOME, COGNOME, E TITOLO NOBILIARE, PROPRIO “MIGUEL VAAZ, IL CONTE DI MOLA”(Cacucci Editore – Bari, pagine 222, € 20,00):

    “Il racconto di una vita avvincente, una intrigante Storia, meritante una S maiuscola per la sua coinvolgente complessità, in uno scenario sud europeo che inizia nell’atlantico Portogallo per svilupparsi, e concludersi, nel sud dell’Italia mediterranea […] Miguel Vaaz nasce (probabilmente) a Oporto, poco dopo il 1550, da una famiglia di ebrei sefarditi (in ebraico, Sefarad, Spagna), Conversos – convertiti al cristianesimo, quindi Cristaos novos […] Per farla breve, il Nostro si ritrova nel regno di Napoli (sempre di… Hispanidad, si parla) dopo aver fatto financo il Corsaro […] Dopodiché l’intraprendente Miguel Vaaz diventa hombre de negocios e da bravo mercante gli è facile entrare nel business della finanza (ma con tanto di masserie e greggi sparse tra Capitanata, Terra di Lavoro, Terra d’Otranto e Principato Ultra). Tanti danèe tanta nobiltà […]” (cfr. Gian Paolo Bonomi: https://mondointasca.it/2020/05/30/miguel-vaaz-il-conte-di-mola/).

    COME PER LA COMPLESSITA’ DELLA FIGURA DI “MARGHERITO. IL LEGGENDARIO ARCIPIRATA DA BRINDISI”, però, per non ridurre troppo la complessità della figura del Conte di Mola e della sua presenza storica in Terra di Bari, di Brindisi, e di Otranto, per approfondimenti ulteriosi, si cfr. anche la nota, a margine dell’articolo di Marcello Semeraro,”Oria. Un caso di araldica pontificia immaginaria” (https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/09/25/93712/), su “CELESTINO V E MIGUEL VAAZ. Napoli 1617, il conte di Mola salvato da san Pietro Celestino…” (https://www.fondazioneterradotranto.it/2017/09/25/93712/#comment-224195).

    Federico La Sala

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