di Angelo Micello
Tira aria di ammutinamento. Se anche il pacifico Antonio Chiarello minaccia di uscire di casa il 4 maggio qualunque sia la volontà del governo vuol dire che siamo al limite. Il #iorestoacasa nudo è crudo ha rotto i coglioni. Il #iorestoacasa tarato solo per la città di Milano ha strarotto i coglioni. Non si possono fare tutte le leggi in questo paese per Roma e Milano, esistono anche le piccole città, i paesini, le pianure e le montagne.
Credo che ci governa lo abbia pure capito e stia in dubbio se aprire le gabbie o prenderci per il culo facendocelo credere. Comunque dopo il 4 maggio il paese non lo tratterranno più, siamo finalmente arrivati al #sifottanoivecchi.
C’erano una volta le bande musicali, orgoglio di ogni paese salentino. Erano gli anni in cui l’ascolto della musica poteva avvenire solo in presa diretta e la gente si accontentava di ascoltare in piazza gli arrangiamenti per soli fiati dell’operistica. Partivano ogni anno per la stagione delle feste patronali, corriera a nolo, strumentazioni in solidi cassoni, niente cavi o spine, un paio di eleganti uniformi, un maestro da cartellone, un paio di bravi solisti, il resto buona volontà e infine i tuttofare. A questi ultimi in genere caricavano sulle spalle il trombone nelle ultime file giusto per quadrare la geometria del plotone. Facevano finta di suonare, ma il loro vero incarico era la manovalanza, vale a dire il carico e scarico del materiale, la sistemazione dei palchi e alla fine cucinare per tutti in enormi pentoloni. Non si tornava a casa la sera. La bombola e il camerone con le brandine in cui dormire li metteva il comitato festa, la pasta e la salsa a volte si a volte no. Come le vere bande militari suonavano e sparavano. Al termine dei festeggiamenti tornava la corriera per portarli in un altro camerone in un altro paese in festa. La stagione del bannista cominciava in primavera e finiva con le ultime feste di settembre, una vita peggio di chi partiva allu feu. Mattinale col passaggio a marcetta per le strade del paese, stralunga processione solenne, suonata in alta uniforme fino a notte inoltrata, riposo di poche ore con i piedi ormai a pirilla.
Se oggi si chiedesse a una dozzina di operai di chiudersi per un paio di mesi in un reparto notte e giorno, cucinarsi, lavarsi e riposare in branda finito il turno per di salvare il paese, la fabbrica, il posto di lavoro e la salute dei propri familiari ai rappresentanti sindacali verrebbe un infarto o ti salterebbero alla gola. Quelle cose da raccontare poi ai nipoti, come veri eroi, piuttosto che annoiarli con quel 2020 che ci chiusero alla catena come i cani.
Comunque, tutto sempre da verificare, messa in campo la giusta contrattazione. Non c’è categoria che non utilizzi la tragedia per ricavarci qualcosa. Tutti che vogliono il rimborso esaustivo del danno, l’accesso illimitato al credito e una poscia di fiche. Sfugge a tutti il concetto di disgrazia planetaria.
Come a noi sfugge la ragione dell’avversione del legislatore alla piantumazione di cucuzze e peperoni. Parlo di noi hobbisti (così ci definiscono) che in realtà dovremmo essere i colti (da coltura) mentre chi legge solo libri dovrebbero essere i culti (da cultura), ma passiamoci sopra. Una via Crucis di quaranta giorni passati come un contrabbandiere, uno spallone frontaliero, un raccoglitore di sale nelle conche, come un carbonaro nella notte a fari spenti. Quaranta giorni di crepuscoli pieni di muttura. Una massa di coglioni al comando: prima le pàpare, poi la deroga per la xylella, poi per gli incendi, da oggi pare che sia arrivato il turno delle cucuzze. Un permesso inutile, le campagne e gli orti almeno dalle nostre parti e credo in tutto il Meridione stanno già sistemati, basta avere gli occhi. Le spaselle di cornulari, tomboloni e maranciane nei vivai si sono vendute a raffica, neppure scaricate e le facce non erano quelle delle partite iva. Oggi pure quella cosa inutile di Emiliano, a doppio stipendio, ha capito il concetto di autoconsumo per molte famiglie pugliesi, e che non esistono solo hobbisti e partite iva, ma pure tanti pensionati con la minima che campano di campagna arrotondando. Si è svegliato solo dopo che in Senato è passato un emendamento in tal senso e ha fiutato l’aria che tira: si può andare nei campi ma solo una volta al giorno: Incinta, ma solo poco poco. Oggi per protesta resto a casa.
Ricordatevi gente mia non muovetevi: dobbiamo stare fermi come uno straccio sotto il ferro da stiro,
un saluto da Torino Ersilio Teifret0
Ma che pretese, dopo che ci hanno inondato di rifiuti tossici dalla Lombardia, adesso vorremmo rifiutarci di accogliere gli umani tossici ? Che poi, a parti invertite, sicuramente la Lombardia avrebbe spalancato le braccia ai pugliesi . O no ? Ricordate il delirio e lo strascico ancora presente per le 30 vittime del colera anni ’70 ?
Mi sa che l’autore, di quanto sopra, non ha compreso la gravità della pandemia del corona-virus, dove nella sola Milano ha procurato oltre 12000 morti e nel mondo le vittime sono già diversi milioni.
Non ha ancora capito che non bisogna assolutamente allentare la guardia e che nel sviluppato Giappone e la moderna Hong Kong (per non parlare dell’enorme Cina), dopo aver allentato i controlli, la bestia ha ripreso la sua devastazione di esseri umani.
Con gratuita faciloneria, quel Signore, ironizza su tutto e su tutti, fa degli accostamenti inappropriati e senza alcuna connessione logica tra le bande musicali dei tempi passati ed il mondo del lavoro odierno, politici compresi.
Insomma, cosa vede in comune tra il terribile corona-virus ed i suoi fantasiosi accostamenti?