di Mirko Belfiore
Nel 1575, gli Imperiale, nobili di origine genovese, entrano nella proprietà del marchesato d’Oria e, quindi, del feudo di Francavilla a esso annesso, risiedendovi definitivamente dal 1593.
Fu, da questo momento in poi, che iniziò il periodo più significativo per lo sviluppo urbano ed architettonico della città, quest’ultimo stimolato non solo dal ruolo sempre più importante di Francavilla, come snodo commerciale all’interno della Terra d’Otranto, ma anche dall’atmosfera riformatrice giunta insieme ai nuovi padroni.
Anche se il programma di rinnovamento non coinvolse da subito i primi tre feudatari (Davide, Michele e Davide II), i quali, a parte piccoli interventi strutturali, si videro interessati più che altro alla riorganizzazione dei nuovi possedimenti, fu in particolare sotto il governo di Michele II, pressappoco intorno agli anni Trenta-Quaranta del Seicento, che presero avvio le prime grandi fabbriche edilizie.
Una vera e propria istantanea della prima fase di questo disegno rinnovatore, si può ricavare dal già citato prospetto urbano del 1643, secondo alcuni, opera dell’artista francavillese Carlo Francesco Centonze, ed elemento prezioso per lo studio e la comprensione delle successive fasi progettuali. Il documento in questione, al quale si aggiungono altre due vedute, riproducenti gli agglomerati di Oria e Casalnuovo (i tre feudi formarono il nucleo fondante del feudo della famiglia Imperiale in terra d’Otranto, a cui se ne aggiungeranno altri nei decenni a seguire), conservato nell’Archivio Storico di Napoli in un cospicuo “Fondo Imperiale”, probabilmente faceva già parte, a suo tempo, della documentazione presente nel castello di Francavilla.
Dopo la demanializzazione del feudo, a causa della morte nel 1782, dell’ultimo Principe Michele IV Juniore, il gruppo di carte, fu acquisito dalle autorità regie come bene demaniale, rimanendo inedito per molto tempo, fino alla recente scoperta fatta dal professor Giorgio Martucci.
Questa mappatura tridimensionale, volta a oriente (quindi con la “Borea”, il nord, sposato alla sinistra del foglio), offre un’immagine esaustiva della Francavilla seicentesca, periodo in cui era signore Michele II, nato nel 1623 e rimasto subito orfano a causa della morte prematura del padre Davide II. A oggi, non sono ancora chiari i motivi della compilazione di queste carte topografiche a volo di uccello; è lo stesso Martucci che ce ne elenca tre possibili ragioni:
- In quel periodo, raggiungeva la maggiore età il nipote di Michele II, Michele III, il quale a sua volta era rimasto orfano del padre, Andrea I;
- In occasione del matrimonio di Michele II con Brigida Grimaldi, sposata a Genova nel 1645, le carte vennero realizzate come dimostrazione alla famiglia della sposa, della consistenza dei domini feudali del futuro marito;
- Subito dopo aver ottenuto il nobile titolo di Principe di Francavilla, nel 1639, l’Imperiale si premurò di presentare una documentazione accurata, di tutti suoi possedimenti alle autorità di Napoli.
Focalizzando il nostro sguardo sulla veduta, quello che colpisce subito sono la dovizia di particolari e i richiami topografici scrupolosi, che permettono la sovrapposizione delle carte con la realtà.
A una prima osservazione del disegno, ciò che salta subito all’occhio e sicuramente la contrapposizione fra i due intrecciati edilizi, che ben evidenziano, il Burgo più antico racchiusa nelle mura orsiniane e lo sviluppo della città, fuori dalle mura. Il colpo d’occhio è notevole: a sinistra del disegno troviamo l’antico insediamento tardomedievale con la sua evoluzione caotica e a tratti disorganizzata, inserito nel tracciato difensivo quattrocentesco e completato dalla mole del castello orsiniano, al centro invece la geometrica piazza del Foggiaro, futuro cuore pulsante della città, a destra, invece, l’agglomerato moderno, caratterizzato dalla nuova direttrice di via del Carmine oggi via Roma, che sviluppa il suo percorso fino al cinquecentesco convento carmelitano e l’attigua porta urbica.
Apparentemente isolati, emergono nella loro mole il Convento dei Cappuccini e quello dei Riformati. Questi due nuclei, nei decenni successivi, andranno a catalizzare la diffusione dell’insediamento (evidenziati in rosso). Il primo, raffigurato in primo piano all’estrema sinistra del documento, rappresenta una delle due estremità dell’arteria che converge verso piazza del Foggiaro e che lungo il percorso, nel secolo successivo, vedrà l’importante edificazione della Chiesa di San Sebastiano (fondata, nel suo primo nucleo, durante il XVI secolo e riedificata fra il 1696 e il 1728, sotto la spinta dell’ordine mendicante degli Scolopi, con attiguo complesso delle Scuole Pie).
Il secondo, invece, sito in alto all’estrema destra, diviene uno dei terminali del futuro percorso viario che percorrendo via Sant’Eligio (oggi via Regina Elena) giungerà fino alla settecentesca porta della Croce, da dove successivamente verrà tracciato l’asse viario alberato, già previsto da Michele II, e in collegamento col plesso monastico riformato di Maria Santissima della Croce. Il Marchese, inoltre, si premurò di definire l’ampliamento e il prolungamento della strada Imperiale, già strada Longa, “strada pubblica” che delimita il momentaneo sviluppo a nord-est dell’abitato, accentuandone la sua funzione privilegiata, grazie anche, alla realizzazione del nuovo Borgo del Casalicchio e delle arterie Lauro e Palomba, spostamento a Est dell’abitato, che ebbe come effetto consequenziale, un nuovo spinta edilizia.
Quando il principe Michele III Seniore, prende il potere durante la seconda metà del XVII secolo, il programma urbanistico compie un notevole e sostanzioso balzo in avanti. Egli si impegna subito nella prosecuzione dell’opera del suo predecessore, dando però alla città una impronta ancora più decisa (identificabile nel tracciato dell’elaborazione grafica). Oltre ai lavori di ristrutturazione e l’ampliamento del maniero rinascimentale, l’Imperiale si fece promotore dell’innalzamento del nuovo circuito murario, che al momento del suo compimento, arrivò a misurare ben sei chilometri (evidenziato in verde).
Gli scopi principali che portarono alla realizzazione di quest’opera sono sostanzialmente due: la difesa militare della città e la riunione di tutti i nuovi borghi che, tra il XVI e il XVII secolo, si erano moltiplicati fuori dal tracciato quattrocentesco, sotto il governo dei suoi predecessori. Innanzitutto, si equilibrò a ovest il tessuto urbano, portando a termine la costruzione di via Simeana (lunga 339 passi), così chiamata in onore della consorte Irene di Simeana, che metteva in comunicazione il Convento dei Cappuccini con contrada Paludi, dove venne realizzata l’omonima porta civica (oggi non più visibile perché distrutta, per motivi di sicurezza, durante gli anni Venti del Novecento). L’insieme delle arterie di via Michele Imperiali, via Simeana e via del Carmine (evidenziate in blu) costituì, insieme alla dorsale che costeggia l’antico circuito orsiniano (oggi Corso Garibaldi già strada di San Sebastiano), la spina dorsale dell’agglomerato urbano settecentesco.
A questo punto, si iniziarono i lavori per la nuova cinta muraria. Il progetto occupò buona parte del governo di Michele III ed ebbe una genesi regolare. Negli anni 1714-1715 si compirono le perimetrazioni a est dell’abitato, completate dalla costruzione delle nuove porte d’accesso: porta della Croce (o di Lecce, o di Cagnone), oggi ancora esistente, e porta San Lorenzo (o di Brindisi) distrutta dal terremoto del 1743, costruita dai maestri Davide de Quarto e Giosuè Possessere, quest‘ultime congiunte da una muraglia compiuta in soli otto mesi. La prima, come già accennato, diverrà la cerniera fra il Borgo di San Eligio e la nuova strada alberata che raggiungerà il convento dei Riformati e sulla quale, dal 1715, verrà istituita la fiera dell’Ascensione.
Dopo via Simeana, vennero conclusi i quartieri di San Sebastiano, Santa Maria degli Angeli, San Biagio e Cappuccini. Del 1737 sono la via extramurale (l’odierna via San Francesco d’Assisi), arteria di connessione fra il complesso carmelitano e quello francescano, mentre nel 1738, venne ultimata la direttrice che portava all’antico sito di Casalvetere, inerente all’odierno viale Lilla. Infine, a nord, vennero costruite porta Pazzano, poi demolita nel 1952 e porta Roccella (indicata nella veduta del 1643, come porta San Carlo, distrutta dal terremoto del 1743) anticamente sita sull’odierna via Barbaro Forleo, alle spalle del convento dei Padri Redentoristi.
Per comprendere la logica con la quale, probabilmente, gli Imperiale realizzarono gli accessi al Borgo antico, trovo illuminante la considerazione che sull’argomento fa la scrittrice Vita Basile: “E’ evidente, che le porte erano state collegate secondo una logica rigorosa. Se il circuito murario fosse stato tracciato in modo da inglobare tutti i borghi all’epoca esistenti, le porte non avrebbero dovuto semplicemente permettere il più agevole ingresso in città a chi giungeva dalle principali vie di comunicazione (Taranto, Brindisi, Lecce), ma dovevano rispondere a una logica precisa tesa a enfatizzare le opere realizzate dagli Imperiale”.
Un approfondimento sulle porte urbiche sarà tema del prossimo articolo.
BIBLIOGRAFIA
V. Basile, Gli Imperiali in terra d’Otranto. Architettura e trasformazione urbane a Manduria, Francavilla Fontana e Oria tra XVI e XVIII secolo, Congedo editore, Galatina 2008.
F. Clavica e R. Jurlaro, Francavilla Fontana, Mondadori Electa, Milano 2007.
G.D. Oltrona Visconti, Imperialis Familia, con la collab. di G Di Groppello, Piacenza 1999.
G.B. Pacichelli, Del Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici province, Parrino e Muzio, Napoli 1703, ristampa anastatica a cura di R. Jurlaro, Forni, Bologna 1999.
D. Camarda, Il terremoto del 20 febbraio 1743 a Francavilla e nell’area del basso Ionio, Francavilla Fontana 1997.
V. Ribezzi Petrosillo, F. Clavica, Guida di Francavilla Fontana. La città degli Imperiali, Galatina, Congedo editore, Lecce 1995.
R. Poso, F. Clavica, Francavilla Fontana. Architettura e Immagini, Congedo editore, Galatina 1990.
E. Boaga, I Carmelitani in Terra d’Otranto e Bari in epoca moderna, in Ordini religiosi e società del Mezzogiorno moderno, a cura di B. Pellegrino e F. Gaudioso, Congedo editore, Galatina 1987.
G. Martucci, Carte topografiche di Francavilla Fontana, Oria e Casalnuovo del 1643 e documenti cartografici del principato Imperiali del secolo XVII, S.E.F., Francavilla Fontana 1986.
P. Palumbo, Storia di Francavilla Fontana, Lecce 1869, ristampa anastatica, ed. Arnaldo Forni, Bari 1901.
Per la prima parte:
Urbanistica in terra d’Otranto. Il caso di Francavilla, tra XIV e XV secolo