di Armando Polito
Se dovessi sintetizzare con un’espressione semplice e da tutti comprensibile le caratteristiche che per motivi opposti contraddistinguono i due vocaboli, potrei direi che c’è chi perde e c’è chi acquista. Nel nostro caso in linguistica il primo fenomeno si chiama sincope, il secondo epentesi.
Benettanima è ciò che resta, addirittura, di un’originaria locuzione benedetta anima.
Sistemato il vocabolo sul piano formale, va aggiunto che l’appellativo è riservato al trapassato e, siccome i morti meritano, comunque, rispetto, non deve far meraviglia se benettanima è chiamato pure chi in vita ne combinò di cotte e di crude, tanto da essere definito, magari anche dai parenti più stretti, fino a qualche istante prima di spirare, nna cancarena.
E qui siamo ad una voce in cui si osserva l’epentesi di a rispetto a cancrena. Il fenomeno è antico e non esclusivo del salentino e dei dialetti meridionali, tant’è che ricorre in testi di medicina del XVI secolo (p. e. : in Camillo Ferrara, Nova selva di cirugia, Carampello, Venezia, 1596. p. 92r si legge: Prima, acqua, e buona per le piaghe vecchie, et il cancaro, et cancarena , et lupa …; tuttavia ho l’impressione che nel salentino l’epentesi assolva ad un’esigenza più di enfasi espressiva che di facilitazione articolatoria.