di Mirko Belfiore
Di Andrea I (1647-1678), quinto marchese di Oria e secondo principe di Francavilla, le notizie pervenuteci sono poche. Sappiamo che nacque nel 1647 probabilmente a Francavilla e si sposò a Monaco con Pellina Grimaldi, figlia di Ercole principe di Monaco, marchese de Baux, dalla quale ebbe solo due figli, Michele e Maria Teresa Aurelia.
Rimase a lungo a Genova e successivamente si trasferì a Napoli e in seguito nel suo feudo salentino. Grandissimo benefattore, secondo le cronache, nella capitale partenopea dove si recò nel gennaio del 1678, egli “camminava sempre con un codazzo di storpi e affamati, i quali gli chiedevano aiuto e che egli sussidiava di larga moneta”. Dopo alcuni anni, “intronato dal rumorio di Napoli, stufo delle accoglianze, delle veglie, delle cortigianerie”, si ritirò a Francavilla dove preferì dedicarsi ai “tesori della sua beneficenza e pensava come provvedere ai bambini affamati e alla loro istruzione”. Alla sua morte lasciò scritto nel suo testamento, stilato il 25 novembre 1678 dal notaio Paolo Lamarino, che venissero elargiti numerosi legati pìì e “soprattutto duemila ducati per l’introduzione delle Scuole Pie” con lo scopo di istituire l’istruzione gratuita per i giovani e l’assistenza ai moribondi. Questa stessa filantropia animò e pervase anche gli altri componenti della famiglia.
Il fratello Ambrogio (1652-1678), di cui si rammenta la generosità verso la popolazione durante la carestia del 1672, nel suo testamento destinò un lascito di cinquecento ducati per creare una rendita che dovesse costituire la dote annua per “una zitella povera e pericolante nell’onore”, con clausola di sospensione e di passaggio della rendita all’istituzione pubblica, qualora fosse sorto “un Conservatorio di vergini o un rifugio di donne pentite”.
L’altro consanguineo Giovan Battista (1655-1729), una volta morto, lasciò parte della sua eredità per la fondazione di un Conservatorio accanto alla chiesa di San Nicola di Francavilla e per la realizzazione di un Monte di Pietà per i poveri, struttura che ancora oggi compie lo stesso servizio.
Ma fu con Giuseppe Renato (1651-1737) che la potenza della famiglia Imperiale si consolidò ulteriormente all’ombra della veste purpurea. Dopo alcuni trascorsi genovesi e un barlume di carriera militare, egli, nel 1662, fu inviato insieme ai tre fratelli dallo zio Cardinale Lorenzo, il quale li collocò nel collegio ungarico-germanico sotto la protezione di papa Clemente X. La sua esperienza e la sua capacità in campo politico lo portarono a rivestire numerose cariche di prestigio, al servizio di numerosi Papi. Innocenzo XI, lo nominò suo tesoriere, Alessandro VII lo creò Cardinale il 13 febbraio del 1690 con la diaconia di San Giorgio in Velabro, spedendolo successivamente a Ferrara come suo legato, e infine Clemente XI, il quale lo inviò in qualità di suo consigliere privilegiato, a incontrare l’Imperatore Carlo VI d’Asburgo, giunto in Italia per riallacciare le relazioni con il papato.
Dopo la nomina legatizia di Ferrara arrivò, nel 1696, l’assegnazione di una delle cariche più importante con la quale Giuseppe Renato, seppe per quasi trent’anni, dimostrare il proprio rigore, competenza e cultura: la prefettura della Congregazione del Buon Governo. Il Cardinale non fu solo un abile diplomatico, ma fu uomo sensibile e colto. Creò un’importante biblioteca e fu “mecenate di letterati i quali lo tennero in molta estimazione e gli dedicarono molte opere”.
Nel conclave del 1730, a causa dell’età avanzata e del veto del re di Spagna Filippo V (1683-1724), non fu eletto papa. Malgrado i molti impegni romani, rimase pur sempre legato al feudo pugliese. Qui volle che dopo la sua morte fosse trasferita parte della sua biblioteca; qui appoggiò favorevolmente l’iniziativa del fratello Andrea riguardo alla fondazione delle Scuole Pie, legando a questa iniziativa ben cinquecento ducati e qui, per meglio raccogliere le ossa di San Renato, donate nel 1649 a Francavilla da Monsignor Capobianco, pensò di inviare un busto reliquiario d’argento commissionato a un valente orefice romano e giunto in città solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1737.
Degno discendente fu Michele III Senior (1677-1738), sesto marchese di Oria e terzo principe di Francavilla, Grande di Spagna di prima Classe (1703), sposo di Irene Grimaldi: “addimostrò in sul principio buoni intendimenti e buon cuore”. L’immagine tramandataci di lui è quella di un giovane colto ed esperto umanista votato agli studi in legislazione civile ed ecclesiastica.
Laureato in “utroque iure”, riusciva a tener testa ai più dotti giuristi del tempo, dai quali era per questo molto temuto. Il carattere del Principe si rivela ancor oggi a noi, quando guardiamo il suo ritratto conservato nel palazzo di Francavilla. Un vivo senso degli antichi valori feudali, la volontà di tutelare ed accrescere il prestigio della casata, quel filantropismo, pregio della famiglia, unita a un temperamento impulsivo ed aggressivo, che gli costarono il carcere, animarono sempre gli eventi più importanti della sua vita: dal difficoltoso rapporto prima, con l’unico figlio Andrea II, nato nel 1697 a Francavilla e poi con il nipote Michele IV Juniore (1719-1782).
Per la prima parte:
L’antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d’Otranto (prima parte)
Per la seconda parte:
L’antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d’Otranto (seconda parte)
Nella così detta PRIMA REPUBBLICA, nell’allora collegio elettorale che comprendeva le tre provincie di Lecce, Brindisi e Taranto in più legislature fu eletto al Parlamento come Onorevole Parlamentare un certo On.le Imperiale. Forse era un rampollo discendente da quel casato genovese?