Due lettere di raccomandazione di Maria d’Enghien

di Armando Polito

Questo post è l’integrazione di un altro mio sulla contessa di Lecce piuttosto datato (https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/06/24/la-condizione-degli-ebrei-a-lecce-al-tempo-di-maria-denghien/) ed è il frutto di un commento allo stesso apparso recentemente a firma di Luigi Leone. A conferma  di quanto per l’occasione ebbi a dire sul suo comportamento equilibrato ed illuminato (oggi, con l’aria che tira, sarei costretto  a dire, umano, nonostante la nebulosità pratica  che sembra avvolgere questo concetto sul quale tutti si dichiarano d’accordo) nei confronti degli Ebrei, propongo oggi due sue lettere pubblicate da Andreas Kiesewetter nel suo L’epistolario di Maria d’Enghien. Nuovi rinvenimenti e precisazioni, in Quei maledetti Normanni, CESN, Ariano Irpino, 2016, pp. 571 e 576-577. Entrambe risultano inviate all’Università (cioè a quello che oggi si dice Comune) di Bari, la prima da San Pietro in Galatina (oggi Galatina) l’11 ottobre 1422, la seconda da Lecce il 10 ottobre 1425. Ne riproduco il testo dal volume citato (dallo stesso è tratta l’immagine di testa, che si riferisce alla seconda), aggiungendo la trascrizione in italiano corrente e qualche nota.

1)

Viri nobiles providi atque discreti carissimi, nobis post salutem. Peroche mastro Christi, figlio di mastro Manu de Simone, marito de donna Dolce, matre de mastro Iacobo, iudeo habitante et morante in Baro, nostri servituri et lu so fratelli, et matre  delo dicto mastro Iacobo, lo quale e medico, nostro vassallo de Lecce, vi volimo pregare, che in nostro placitho li predicti mastro Christi et Simone con la dicta donna Dolce vi siano recomandati, che per vui universalmente per nostro respetto in singulis oportunis siano ben trattati, et di questo ne farete piacere tanto ad nui, quanto allo prencipe, nostro figlio, sincomo a simili facessimo per vui. Datum in Sancto Petro de Galatina, die XI octobris prime indictionis.

Nobili uomini, previdenti e giudiziosi1, a noi carissimi, dopo il salutoa. Poiché mastro Cristo, figlio di mastro Emanuele de Simone, marito di donna Dolce, madre di mastro Iacopo, giudeo abitante e residente in Bari, nostri servitori e i suoi fratelli e madre del detto maestro Iacopo, il quale è medico, nostro vassallo di Lecceb, vi vogliamo pregare che in nostro placito i predetti mastro Cristo e Simone con la detta donna Dolce che vi siano raccomandati, che da voi unanimementec per nostro rispetto nelle singole opportunità siano ben trattati; e con questo farete piacere tanto a noi, quanto al principe nostro figlio, come in circostanze simili avremmo fatto per voi. Emesso in San Pietro di Galatina il giorno 11 ottobre della prima indizione.

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a La virgola dopo carissimi va spostata dopo discreti, come correttamente è nella lettera successiva. Dopo salutem è sottinteso un nesso in latino che in italiano suonerebbe esponiamo quanto segue.

b L’urgenza di presentare i protagonisti ha propiziato l’omissione del verbo di questa dipendente causale, collegando quasi direttamente la principale (vi vogliamo pregare) con i destinatari della missiva (Nobili uomini …)

c “Traduco” così l’universalmente dell’originale, avverbio che non poteva essere più adatto riferito al destinatari della missiva, cioè un’Università, qui, come nella lettera successiva, quella di Bari.

 

2)

Viri nobiles et discreti, devoti nostri carissimi, post salutem. Simone Iudio, vassallo nostro, ny ave informato, che isso ave a rescotere in Bari certi denari e roba; et per tanto piaczia vi de lo avere recomandato et favorirelo  in tucto quello, che bisoghiasse, azocche pocza rescotere quello che deve avere. Ancora mastro Crissi, vassallo nostro, ny diche devere rechiperea alcuni denari, imprestati per isso alli sindici vostri de l’anno de la XVa indictione, et foro’li ‘nde dati certi pyghy. Et per tanto piaczave dare’li li sui denari, et esso rendera li dicti pighy, azocche non sdia bisoghio de si vendere, fariti vostro devere, et ad nuy ‘nde placheriti. Dat. in castro Licii, X octobris, IIII indictionis.

Nobili uomini e giudiziosi, nostri carissimi devoti, dopo il saluto. Simone Giudeo, vassallo nostro, ci ha informato che egli ha da riscuotere in Bari certi denari e roba; e pertanto vi piaccia di averlo come raccomandato e favorirlo in tutto quello che bisognasse, affinché possa riscuotere quello che deve avere. Ancora mastro Crissi, vassallo nostro, ci dice dover ricevere alcuni denari prestati da lui ai vostri sindaci dell’anno della quindicesima indizione e gliene furono dati certi pegni. E pertanto vi piaccia dargli i suoi denari ed egli renderà i detti pegni, affinché non ci sia bisogno che siano venduti; farete il vostro dovere ed a noi ne farete piacere. Emesso nel castello di Lecce il 10 ottobre della quarta indizione.

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a Dal latino recipere, da cui il nostro ricevere.

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2 Commenti a Due lettere di raccomandazione di Maria d’Enghien

  1. Grazie Armando per questa tua ricostruzione, a dire che ci sono ancora ….giornalisti…. che la paragonano ad Hitler. Se si riuscisse, in quella torre desolata che è Belloluogo, a metterci qualche cartello, un po’ di giardino medievale, e, della torre stessa, farne la casa-museo di Maria D’Enghien, forse riusciremmo a rendere il giusto omaggio ad una persona che era qualche secolo avanti rispetto alla sua epoca e che sicuramente potrebbe insegnare qualcosa ai politici attuali. I miei migliori saluti. Luigi Leone

    • Purtroppo anche la storiografia (non la storia …, in buona o in mala fede (ma, se si tratta di opera di scienza, quella vera, la mala dovrebbe essere esclusa), tende ad omologare ogni personaggio, alle caratteristiche dominanti nell’epoca in cui visse, col risultato che addirittura pure i pochi “rivoluzionari”, innovatori e e precursori vengono relegati nel limbo della comune “normalità” epocale. Così, un vero e proprio luogo comune, senza alcun fondamento, talora passivamente divulgato con l’intento, patetico, di fare uno scoop, diventa vangelo. Meno male che ogni tanto qualche carta emerge e canta ancora più chiaro, anche per chi è sofferente di udito, pardon, di comprendonio.

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