di Maria Grazia Presicce e Armando Polito
Riprendiamo la descrizione del nostro manufatto. Al di fuori della cornice in cui è incastonata la personificazione della Terra d’Otranto ad intervalli regolari e simmetrici compaiono coppie di nomi in cartiglio ed immagini di monumenti e di stemmi cittadini in medaglioni. Cominciamo dalle coppie di nomi, di seguito presentati in dettaglio in rapporto alla loro posizione nell’arazzo. Ogni coppia, poi, sarà accompagnata dalla relativa scheda.
ENNIO/PALMIERI
Quinto Ennio (Rudie, 239 a. C.- Roma, 169 a. C.). Poeta e drammaturgo, delle sue opere ci rimangono solo i titoli ed alcuni frammenti.
Palmieri. Famiglia che vanta molti illustri esponenti: Alessandro e Bernardino (XII secolo, di Ostuni, giuresconsulti); Francesco Maria (XVII-XVIII secolo, di Lecce, architetto e scultore); Giuseppe (1720-1793, di Martignano, economista; Nicola (XVIII secolo, di Merine, numismatico); Oronzo (XVII secolo, di San Pietro in Lama, teologo e poeta); Pasquale (XVII secolo, di Lecce, poeta); Saverio (1764-1839, di Lecce, agronomo). Candidati ad essere accoppiati col poeta Ennio sembrerebbero Oronzo e Pasquale, la cui produzione, però, si riduce per il primo ad un Epigramma latino e per il secondo ad alcuni alcuni componimenti celebrativi inseriti, insieme con quelli di altri, in due raccolte. Qui, perciò, molto probabilmente il citato è Giuseppe, l’economista, autore di diverse pubblicazioni. Fu nel tempo Amministratore Generale delle Dogane in Terra d’Otranto, Consigliere di Stato, Soprintendente Generale delle Dogane del Regno e, infine, Direttore del Consiglio delle Reali Finanze. A lui nel 1865 fu intitolato quello che era stato il primo liceo di Terra d’Otranto.
STRABONE/DE FERRARIS
Strabone (I secolo a. C.- I secolo d. C.), geografo e storico greco. La presenza del suo nome è giustificata non solo dalla sua fama ma, forse soprattutto, dal fatto che la Terra d’Otranto o, meglio, i suoi antenati toponomastici (Iapigia in primis), hanno ampio spazio nella sua opera (Geographica), elemento sufficiente per giustificare il gemellaggio con il De Ferraris e il suo De situ Iapygiae..
Antonio De Ferraris (1444-1517), medico e letterato di Galatone (perciò più noto col nome di Galateo). La sua opera più nota è il De situ Iapygiae uscito a Basilea per i tipi di Perna nel 1553.
LEO/MILIZIA
Leo. Nonostante l’assenza di DE (presente, invece, in DE FERRARIS), non può essere che Annibale De Leo (1739-1814) di S. Vito dei Normanni. Letterato, arcivescovo di Brindisi collaborò all’istituzione in questa città della biblioteca che oggi porta il suo nome.
Milizia. Problema già posto da PALMIERI e che si riproporrà con ZIMARA e VINCENTI. La scelta teoricamente andrebbe operata tra Domenico (1680-1760, medico), Lucio (XVI-XVII secolo, letterato) e Francesco (1725-1798, teorico dell’architettura,storico e critico d’arte), tutti di Oria. Se dovessimo applicare il criterio già usato (e quale, sennò?) il Vincenti dell’arazzo sarebbe indiscutibilmente Francesco.
ZIMARA/RIBERA
Zimara. Probabilmente si tratta di Marcantonio (XV/XVI secolo), medico e filosofo di Galatina,autore di una serie sterminata di pubblicazioni, e non di Teofilo (1515-1589) suo figlio, anche lui di Galatina, studioso di lettere e scienze, ma autore meno prolifico del padre.
Ribera. Giuseppe de Ribera, alias lo Spagnoletto. Nell’arazzo l’accoppiamento con lo stemma di Gallipoli mostra (e come poteva essere altrimenti …) l’adesione al gruppo di coloro che sostennero l’origine gallipolina del pittore; il primo fu Bernardo De Dominici in Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani, Tipografia Trani, Napoli, 1844 (la biografia del De Ribera occupa le pp. 111-146) seguito dai salentini Ettore Vernole in Un canto gallipolino su Giuseppe Ribera, in Archivio storico pugliese, XIX (1966), n. 1-4, pp. 334-341 (corregge alcuni dettagli anagrafici del De Dominici ma propende, sia pure non con certezza assoluta, per l’origina gallipolina). Sul fronte opposto coloro (il primo fu Joachim von Sandrart, contemporaneo del De Ribera) che sostengono esser nato il nostro a Xativa, in Spagna. Forse è superfluo dire che gli scrittori salentini di memorie patrie (e tra questi il gallipolino Bartolomeo Ravenna in Memorie istoriche della città di Gallipoli, Miranda, Napoli, 1836) hanno tutti sposato concordemente la tesi delle origini gallipoline. Chissà, perciò, che rabbia avrebbero provato oggi nel vedere citata in rete (anche nell’Enciclopedia Treccani) e anche su libri a stampa) come città natale del De Ribera non Gallipoli ma Xativa.
AMMIRATO/VINCENTI
Scipione Ammirato (1531-1601), di Lecce, storico, autore di numerosissime pubblicazioni.
Vincenti. Qui si porrebbe, in forma ancora più esasperata, lo stesso problema posto da PALMIERI e ZIMARA, per cui risulterebbe abbastanza imbarazzante la scelta tra: Andrea (XVII-XVIII secolo, di un paese, non noto, della provincia di Lecce, pittore, discepolo di Luca Giordano; Antonio (XVIII secolo, di Ostuni, archivista e bravissimo restauratore di pergamene); Francesco (XVIII secolo, di Gemini, teologo della cattedrale di Ugento; Lelio (XVII secolo, di Tricase, medico e filosofo, autore di numerose pubblicazioni. Siccome queste ultime hanno un peso notevole anche nell’immaginario collettivo, molto probabilmente il Vincenti ricordato nell’arazzo è proprio Lelio.
PAESIELLO/ARCHITA
Giovanni Paisiello (1741-1816), di Taranto, musicista. Sul PAESIELLO dell’arazzo, invece di PAISIELLO, vedi la serie in sei puntate in https://www.fondazioneterradotranto.it/2014/11/14/quando-paisiello-diventava-simpaticamente-paesiello-e-non-solo-ma-eravamo-ancora-un-paese-serio-16/; alle testimonianze lì esibite si aggiunge quest’altra, senz’altro più ufficiale e che renderebbe ancora più grave il fenomeno, anche se non nuovo per altri nomi, lì stigmatizzato.
Archita. (V-IV secolo a. C.), di Taranto, filosofo, matematico e politico, amico di Platone. Delle sue opere ci restano solo frammenti. Il suo accoppiamento col Paisiello molto probabilmente è dovuto, oltre alla comune città natale, anche al fatto che, come tutti i pitagorici, si occupò anche di acustica, enunciando regole per la composizione delle scale in dati intervalli.
Ogni cartiglio, come s’è visto, contiene due cognomi. Ci saremmo aspettato che l’accoppiamento (soprattutto laddove le rispettive cronologie sono molto distanti) contenesse il riferimento ad un dettaglio che nello stesso tempo qualificasse i due personaggi e ne costituisse il comune denominatore. Di questo, quando è avvenuto, abbiamo dato puntuale giustificazione nelle schede.
L’assenza del nome accanto al cognome per gli autori più recenti può essere interpretata in due modi: 1) il nome è da considerarsi superfluo quando, come s’è documentato, la famiglia annovera più discendenti ma il riferimento va fatto giocoforza al più famoso; 2) quando la scelta diventa problematica, non è da escludere che il riferimento coinvolga l’intero casato e il suo prestigio considerato anche cronologicamente. Il sospetto, però, è che l’intenzione celebrativa era proprio quella ambigua derivante dalla fusione delle due ipotesi prospettate; insomma, il classico prendere due piccioni con una fava,anzi, con un solo nome, anzi con il solo cognome. Da notare, può darsi pure che sia un caso, come la serie onomastica si apre e si chiude col nome dei due personaggi più antichi (Ennio e Archita).
Per la prima parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/12/29/la-terra-dotranto-in-un-prezioso-arazzo-1-3/
Per la terza parte: https://www.fondazioneterradotranto.it/2020/01/04/la-terra-dotranto-in-un-prezioso-arazzo-3-3/
Credo si debba intendere Leonardo LEO, musicista originario di San Vito dei Normanni, e non Annibale De Leo che, forse, era ancora vivo quando su manufatto l’arazzo.
L’assenza del “De” rende senz’altro più plausibile, direi definitiva, la sua identificazione, anche se Annibale De Leo morì nel 1814.