di Armando Polito
Davanti al camino, olio su tela (2018) di Salvatore Malorgio (immagine tratta da http://www.tuglie.com/davanti_al_camino.asp)
Confesso che la scelta dell’immagine di testa è stata piuttosto sofferta. Proporre una foto esclusiva della firsola mi sembrava limitare il potere evocativo integrale che qualsiasi oggetto del passato conserva, per quanto è possibile, se non isolato dal suo contesto abituale. Avrei potuto utilizzare a tal uopo una foto d’epoca salentina tra le numerose rinvenibili in rete. Alla fine la stessa rete mi ha fornito, casualmente come spesso succede quando la si utilizza sottoponendole a cascata parole-chiave, la soluzione. Certo, una foto in bianco e nero, per noi che non possiamo più fare a meno del colore, rappresenta in qualche modo un ritorno alle origini ed ha il suo indubbio fascino, ma l’interpretazione di un tema antico da parte di un artista moderno aggiunge un pizzico di poetica nostalgia, tanto più che il pittore in questione, di cui fino a quel momento ignoravo l’esistenza, vive ed opera a Busto Arsizio ma è nato a Tuglie nel 1948 e la “salentinità” appare come l’ispiratrice di molte sue opere1.
La firsola è quello che in italiano si chiama calderotto, e tra gli arredi/attrezzi del camino di un tempo era il più importante, perché veniva utilizzata non solo per cucinare ma anche per la produzione di acqua calda. Dotata di un manico ad arco mobile, era sospesa sul fuoco, retta al centro del camino da una catena che ha un nome dialettale dalle molte varianti2.
È giunto il momento di dire qualcosa sull’origine della voce. Come al solito parto dal Rohlfs che propone un latino *frixoria “padella”. L’asterisco che precede frixoria indica, per chi non lo sapesse, che la voce è ricostruita e di essa non ci sarebbero attestazioni. Non risulta usata infatti nel latino classico e neppure in quello medioevale. Quest’ultimo, però, registra la voce frixorium attestata da Macrobio (IV-V secolo d. C.) nel De verborum graeci et latini differentiis vel societatibus: “Frigeo frigui facit a secunda coniugatione; frigo vero, frixi, a tertia, unde frixum, frixorium, id est calefactorium”. (Frigeo [presente: io ho freddo] fa frigui [perfetto: io ebbi freddo] dalla seconda coniugazione; invece frigo [presente: io friggo] fa frixi [perfetto: io ho fritto] dalla terza, da cui frixum [supino, da cui anche il participio passato frixus/frixa/frixum:fritto/fritta/cosa fritta], frixorium, cioè strumento per scaldare).
Frixorium, dunque è forma aggettivale neutra sostantivata singolare formata dal tema frix– di frixum e dal suffisso –orium tipico dei vocaboli che indicano uno strumento. Alla lettera, dunque, frixorium, significa strumento per friggere. Come si spiega il passaggio da frixorium a *frixoria? Intanto va detto che il plurale di frixorium è proprio frixoria e che la desinenza -a tipica dei nomi femminili della seconda declinazione in combutta con la valenza collettiva di frixoria potrebbe aver propiziato il passaggio a *frixoria. In alternativa non è difficile ipotizzare una forma aggettivale *frixorius/frixoria/frixorium, dal cui femminile sarebbe derivato direttamente il nostro, con la metatesi fri->fir-.
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1 http://www.tuglie.com/malorgio.asp
2 Nel Brindisino camastra (ad Oria e a Carovigno); nel Leccese a Salve camàscia, ad Alessano camàsce, a Castrì camastre, a Vernole camastra; nel Tarantino camasta ad Avetrana, camastre a Massafra e a Palagiano. Tutte dal greco κρεμάστρα (leggi cremastra) che era il nome della corda dell’ancora.
In agro di Arnesano, Magliano, Monteroni, Carmiano e Novoli, si pronunciano in due modi: “firsura e fissura”, contenitori non molto grandi svasati, a fondo piatto e maniglione a sesto ribassato. Si aggiunge “quatarottu”, grande e tondeggiante contenitore dal perimetro convesso (fianchi di una bella donna), la base è concava, munito di un grande maniglione in ferro a tutto sesto più di qualcuno rifinito con occhiello alla sommità dell’arco. Quest’ultimo atto ad essere agganciarlo alla camasthra con anelli pendenti dal centro del camino o anche da un lato.
Cordialità.
Buongiorno. Nel medio salento, San Pietro Vernotico, San Donaci , Cellino, Torchiarolo, Squinzano si dice anche “Shtanata”. Equivalente della firsura come anche qui si pronuncia.