di Armando Polito
Giovanni Mario Crescimbeni, il fondatore dell’Arcadia nel 1690, ci informa che Verino Agrotereo. D. Ignazio Viva Leccese Barone di Specchiarosa Rap. Col. Clem. entrò in Arcadia il 17 marzo 16991 e che faceva parte della Rappresentanza Stravagante fondata nell’Accademia di tal nome composta di Convittori nel Collegio Clementino di Roma, che ha due luoghi, à 24 d’Aprile 16952.
Domenico De Angelis, in Le vite e’ letterati salentini, Raillard, Napoli, 1713 gli dedicò la Vita di Ascanio Grandi (pp. 135-165). Di seguito la p. 135.
E a p. 138 della dedica si legge: Di quanto godimento si riempiva spesso l’animo mio, e di tutti quei Leccesi, che gli anni passati dimoravano in Roma, mentre, trattenendovi voi per Convittore nel nobilissimo Collegio Clementino, eravate lo scopo di tutte le lodi de’ primi, e più ragguardevoli Personaggi di quella Corte; ed io mi ritrovai più d’una volta presente agli applausi, che da ogn’uno vi venivano fatti, per l’incomparabile maestria, colla quale eravate solito di comparire pubblicamente in tutti gli essercizi cavallereschi, e in tutte le funzioni letterarie.
Per quanto riguarda i nomi pastorali: per Verino qualsiasi proposta è una pura illazione (come supporre che il riferimento sia a Maria Francesco de’ Vieri detto il Verino secondo, autore di Discorsi. Delle meravigliose opere di Pratolino e d’Amore uscito a Firenze per i tipi di Marescotti nel 1587); più probabilità di cogliere nel segno per Agrotereo, che pare ulteriore sviluppo aggettivale (con aggiunta di un suffisso latino) dell’aggettivo greco ἀγρότερος (leggi agròteros), che significa campestre.
Di lui ho reperito solo tre sonetti.
Il primo è in Raccolta di componimenti in Lode di sua Eminenza il Cardinale D. Arrigo Enriquez per la di Lui Promozione al Cardinalato indirizzata al medesimo da Giacinto Viva Consolo dell’Accademia de’ Spioni di Lecce, Domenico Viverito, Lecce, 1754, s. p.3
Signor, per l’opre tue pe ‘l tuo gran cuore
corre superbo il Tago, e L’Ebroa e spande
ciascun tue glorie eccelse, e memorande
e contende all’Italia il sommo onore.
Era dover che Iberiaa il primo amore
di te godesse, e ch’ella alle ghirlande
guatassea come al fonte, onde quel grande
tuo Regio sangue trasse lo splendore.
Roma or ti vuol, deh! Vanne. Ivi è ben giusto
che tu coll’opre della dotta mano
d’onor, di palmed ne divenghi onustoe.
Ogn’un del Tebro fa un guardo tuo sovrano
diverrà Catog al senno, al cuore Augusto
e nuove glorie avranneh il Vaticano.
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a Il Tago e l’Ebro sono i due maggiori fiumi della Spagna, paese d’origine dell’Enriquez.
b la Spagna
c guardasse
d riconoscimenti
e carico
f ciascun cittadino romano (Tebro per Tevere).
g Catone; Marco Porcio Catone (III-II secolo a. C.) detto anche il Censore o il Sapiente per la strenua difesa dei valori tradizionali della romanità.
h ne avrà
Il secondo è in Romualdo Silvio Pascali, Per la felicissima venuta in Napoli dell’Invittissimo Carlo Borbone Re delle due Sicilie ecc. orazione ed una raccolta di vari componimenti poetici, Abri, Napoli, 1734, p. 7
Spuntò per Noi quel fortunato giorno,
in cui ti accolse, o CARLO, il nostro amore.
Ti precede la fama e ‘l tuo valore
la sparse poi con le Vittorie intorno.
Per te, Signore, or d’alti pregi adorno
sen va il Sebetoa al mar carcob di onore,
più del Tebro, e del Tagoc il suo splendore
or vanta, e alterod mostra il tuo soggiorno.
Per te l’Italia i prischi allorie suoi
rinnovati vedrà, Tu l’assecuri,
che in te ravvisaf i trapassatig Eroi.
Per te vedrem ancor con lieti auguri
surteh le glorie de grand’Avi tuoi,
e pieni di speranze i dì futuri.
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a Antico fiume di Napoli.
b carico
c Vedi la nota a del componimento precedente.
d fiero
e le antiche glorie
f riconosce
g morti
h risorte
Il terzo è in Pompa accademica celebrata nel di primo d’ottobre natale dell’augustissimo imperadore Carlo VI re di Spagna per l’anno MDCCXXI nella sala del castello di Lecce da D. Magin De Viles preside di questa provincia consagrata all’eminentis. principe Michele Federico del titolo di S. Sabina Prete Cardin. de’ Conti d’Althann, Nuova stampa del Mazzei, Lecce, 1721, p. 52.
In così lieto avventuroso giorno
gioir l’Arcadia co’ i pastor si vede,
cheto ‘l Mar, chiaro il fiume, il colle adorno,
e si bacian tra lor Giustizia, e Fede.
Grida il Pastor: – Quel dì fa a noi ritorno
in cui nacque a noi CARLO; itea al suo piede
spargendo lauri, e palme, al sogliob intorno
ove Clemenza, e Maestà risiede -.
Io, poi ch’altro non posso, il più bel teloc
prendo di mia faretra, e – CARLO – esclamo,
e CARLO in ogni tronco, e foglia scrivo.
Così crescendo il nome al tronco, al ramo
di cedro, palma,platano, e d’ulivo,
col favor delle piante io l’ergod al Cielo.
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a andate
b seggio
c dardo; dal latino telu(m).
d elevo
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1 Giovanni Mario Crescimbeni, L’Arcadia, Antonio de’ Rossi, Roma, 1711, p. 348: Verino Agrotereo. D. Ignazio Viva Leccese Barone di Specchiarosa Rap. Col. Clem.
2 Giovanni Mario Crescimbeni, La bellezza della volgar poesia, Basegio, Venezia, 1730, pp. 433-434.
3 Nel volume è riportato pure un sonetto di un altro arcade leccese, Tommaso Perrone (Edisio Atteo), per il quale vedi https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/03/gli-arcadi-di-terra-dotranto-10-x-tommaso-perrone-di-lecce/.
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto):
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie):
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo):
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto):
Per la settima parte (Antonio Caraccio di Nardò):
Per l’ottava parte (Donato Capece Zurlo di Copertino):
Per la nona parte (Giulio Mattei di Lecce): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/28/gli-arcadi-di-terra-dotranto-9-x-giulio-mattei-di-lecce/
Per la decima parte (Tommaso Perrone di Lecce):
Per la dodicesima parte (Giovanni Battista Carro di Lecce):
Per la tredicesima parte (Domenico De Angelis di Lecce):
Per la quattordicesima parte (Giorgio e Giacomo Baglivi di Lecce):
Per la quindicesima parte (Andrea Peschiulli di Corigliano d’Otranto): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-15-x-andrea-peschiulli-di-corigliano-dotranto/