di Armando Polito
Confesso che questa volta ho esagerato più del solito col titolo, che sembra fatto apposta (lo è, lo è …) per stimolare la curiosità maliziosa dei miei concittadini e, platea molto più ampia, di chi ha ancora nelle orecchie la recentissima coalizione Ursula, cioè quella alleanza parlamentare tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Forza Italia ipotizzata sui giornali come soluzione per la formazione di un nuovo governo dopo la caduta del Conte I e che traeva la sua denominazione dal fatto che quei partiti al Parlamento europeo avevano votato a favore della nomina di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione.
La storia di oggi, però non vede, per fortuna …, come protagonista assoluto uno o più politici, ma, peraltro indirettamente, un letterato neretino ed un suo amore del quale finora nessuna notizia era trapelata e che richiede un salto nel passato di cinque secoli.
Voglio illudermi che alla curiosità maliziosa e pettegola di prima subentri quella che si definisce sana e, se già da questo punto il numero dei lettori dovesse dimezzarsi , resterei, comunque, soddisfatto.
Di Alberico Longo di Nardò mi sono occupato tempo fa in https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/02/11/una-nota-su-alberico-longo-di-nardo/, link al quale rinvio perché si abbia preliminarmente contezza del suo spessore.
In fondo quello che oggi leggeremo su di lui può sembrare un pettegolezzo, il corrispettivo cinquecentesco di una pena d’amore di oggi affidata alle pagine di una rivista scandalistica o a trasmissioni televisive che si occupano esclusivamente di argomenti di altissimo respiro …
Si tratta di un componimento di sedici distici elegiaci di Ulisse Bassiano1 inserito nella cinquecentina Carmina poetarum nobilium Ioannis Pauli Ubaldini studio conquisita2, Antonio Antoniano, Milano, 1563.
Lo riproduco dalle carte 101r e v (da notare, fenomeno non raro all’epoca, la numerazione delle pagine che ricalca quella dei manoscritti) con a fronte la mia traduzione ed in calce le mie note.
Se è facile immaginare che il neretino abbia letto questi versi, è difficile indovinare quale possa essere stata la sua reazione di fronte a quella che poteva apparire come una ruffiana intrusione da paraninfo. Fossi stato io al suo posto, avrei invitato il Bassiano a farsi, almeno per il futuro, i fatti propri …
Comunque, che Ursula non sia un’invenzione letteraria (pur potendo essere Ursula uno pseudonimo) lo farebbe supporre proprio il dettaglio della tristezza che invade il paesaggio trentino in seguito alla partenza della donna, che, dunque, doveva essere originaria di quelle terre. Di una terra vicina era Lazzaro Bonamico che era nato a Bassano del Grappa nel 1469. È autore, fra l’altro, di un Carminum liber, uscito postumo per i tipi di Giovanni Battista Somasco a Venezia nel 1572.
Le carte 38v-39v ospitano un componimento in latino di Alberico dal titolo In Proserpinam Alberici Longi Salentini2. Il componimento è quello che con parola greca si definisce epicedio, cioè un canto funebre. Infatti qui Proserpina appare come la moglie di Plutone, il dio degli Inferi, accusata di crudeltà per non aver rinviato la morte di Lazzaro Bonamico4. In ordine sparso vi sono alcuni riferimenti che ci riportano, geograficamente parlando, al Nord e, più specificatamente, a due personaggi reali, contemporanei del nostro, e ad uno mitico. Al v. 25 lacrymans Campeggius illi omnium carissimus (Campeggio5 in lacrime, a lui il più caro di tutti), al v. 27 (urbs Antenoris (la città di Antenore6) e al v. 42 decusque nostrum Lazarum (il nostro vanto, Lazzaro7).
Tenendo presente la terra d’origine del Bonamico e quella, non molto lontana, di Ursula, non è avventato supporre che anche il salentino avesse avuto occasione di soggiornarvi e che in tale periodo avesse conosciuto Ursula. Ci avrebbe pensato il Bonamico ad immortalare il ricordo di una sofferta storia d’amore. Per dare a questa ipotesi maggiore plausibilità bisognerebbe rinvenire altri riscontri, ma, almeno per il momento, e di questo chiedo scusa al lettore malizioso e non, ogni sforzo è stato vano. E così non mi è stato possibile superare il livello delle riviste e delle trasmissioni televisive che prima ho tanto vituperato …
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1 (1498-1550), umanista bolognese. Oltre gli altri suoi componimenti inseriti nella raccolta dell’Ubaldini, un suo sonetto (S’alcun pur fia del vulgo errante et stolto) è nella raccolta di Dionigi Atanagi, De le rime di diversi nobili poeti toscani, Ludovico Ananzo, Venezia, libro I, 1565, carta 192v.
2 Carmi di nobili poeti a cura di Giovanni Paolo Ubaldini.
3 Contro Proserpina del salentino Alberico Longo.
4 Morì nel 1552. Per la sua biografia completa vedi Giovanni Battista Verci, De rebus gestis et scriptis Lazari Bonamici Bassanensis commentariolum, s. n., Bassano, 1770, pp. V-XXXII. In particolare, a p. XXV si legge: Multi fuere ii, qui poematibus mortem hanc conquesti fuerunt; in ter quos commemorari par est Albericum Longum Salentinum … (Molti furono coloro che piansero questa morte [del Bonamico] con poemi; tra loro è conveniente ricordare il salentino Alberico Longo …).
5 Dalla biografia citata in nota 2: Brevi tempore nominis huius celebritate et fama longe lateque diffusa Bononiam est evocatus ad Alexandrum Campegium, Sanctae Romanae Ecclesiae postea Cardinalem amplissimum, totamque nobilissimam Campegiorum familiam instituendam; quo in loco ac celebri illo et pervetusto Gimnasio primas partes obtinuit … (In breve tempo per la celebrità e fama di questo nome [del Bonamico] diffuse in lungo e in largo fu chiamato presso Alessandro Campeggio , poi cardinale di santa romana chiesa e per educare tutta la nobilissima famiglia dei Campeggio, nel qual luogo e in quel celebre e vetusto ginnasio ottenne posizioni preminenti …).
6 Padova che, secondo Virgilio (Eneide, 1, 247-249), sarebbe stata fondata dal principe troiano Antenore.
7 Lazzaro Bonamico.