di Armando Polito
In Prose degli Arcadi, Antonio de’ Rossi, Roma, 1718, tomo III, p. XIV si legge Tommaso Perrone Leccese, Avvocato Napolitano. Se Leccese si riferisce alla terra d’origine, Napolitano è in rapporto con il diverso ambito culturale e professionale con il quale allora, come oggi, ci si doveva confrontare.
Edisio Atteo era il suo nome pastorale. Se per Edisio mi pare poco probabile che il riferimento sia a quell’Edesio che insieme con Frumentio evangelizzò l’India secondo il racconto di Rufino di Aquileia (IV-V secolo d. C.)1, Atteo è quasi sicuramente dal greco Ἀκταῖος (leggi Actàios), che significa dell’Attica.
Di lui ho reperito i componimenti che seguono.
In Michele Federigo d’Althann vescovo di Vaccia, cardinale di Santa Chiesa, Viceré di Napoli, ecc. acclamato in Arcadia col nome di Teadalgo Miagriano. Componimenti degli Arcadi della Colonia Sebezia, e d’altri non Coloni, Mosca, Napoli, 1724, pp. 77 e 121-124:
1)
Più che d’auroa , e di gemme in fronte sparsi,
mostri que’ fregi, onde tua mente luceb:
com’il Sol, che veggiamc d’un vetro starsi
dall’altra parte, e in questa pur traluce.
E son fra gli altri i più sublimi apparsi
Senno, Valor, Giustizia e chi n’è Duce,
soave maestà, che cercan farsi
maggiori al tuo gran Nome, a la tua luce.
Felice Arcadia! Del tuo nome adorno
s’illustra; e i regi antichi, onde solead
vantarsi, obliae e tu la fai sì altera.
Ed or che t’ha nel grembo, un più bel giorno,
ne puref allor, che Augusto la reggea,
vide l’alta Cittàg, che al Mondo imperah.
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a oro
b dei quali la tua mente risplende
c vediamo
d dei quali soleva
e dimentica
f Sic, per neppure.
g Roma
h comanda
2)
O s’uguali al desio potessi l’ale
muover così, che de l’oscura notte
uscissi fuori e con altero volo,
per goder sempremai del chiaro giorno,
là mi fermassi ove s’accende il Sole,
senza mai paventara l’ira del tempo!
I’ non farei, ch’oltraggio alcun dal tempo,
e dal ratto volar di sue presteb ale
soffrisse, ma godendo eterno il Sole,
l’ombre fugasse de la cieca notte,
questo sì chiaro, e memorabil giorno,
in cui TEODALGO mi solleva a volo.
Ma come aver poss’io per tanto volo
penne ben degne se non basta il tempo
del viver mio, non che di questo giorno,
a farne inchiesta, e trasportar su l’ale
de la Fama il suo nome ove fa notte
quando l’altro Emisperoc illustrad il Sole
ed ivi ancor dove risplende il Sole
stanco non mai del suo mirabil volo?
Or se tanto non posso e pur la notte
mi tien fra l’ombre e m’è nemico il tempo,
a te felice Arcadia io drizzo l’alee
del mio vago pensiero in sì bel giorno.
Deh sorgi altera, e godi, e loda il giorno,
che i tuoi Campi feconda un nuovo Sole
maggior de l’altro, che spiegando l’alee
de’ suoi rapidi raggi, a Te col volo
giunse, recando ed ontaf, e scorno al tempo.
per far che non t’accechi invidag notte.
E quella, che ti copre, usatah notte,
sorga più lieta, e chiara al par del giorno,
e le vicende sue ti mostri il tempo
sempre felici e non ti turbi il Sole.
E i tuoi Pastori, quasi cigni, al volo,
e al canto spieghin la lor voce, e l’alee.
E dican sempre dibattendo l’alee:
– TEODALGO è il Sole, che la notte a volo,
e ‘l Tempo fuga, e ne dà vita, e giorno.
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a temere
b veloci
c emisfero
d illumina
e ali
f offesa
g invidiosa
h abituale
3)
Questa di puro latte opra gentile,
che poco dianzi il mio Capraro avvolse
fra questi giunchi, è il frutto che raccolse
dal gregge mio qui non tenuto a vile.
Questa, TEODALGO, in don ti porgo umìle,
poiché la nostr’Arcadia in Te rivolse
l’occhio ben saggia e nel suo sen t’accolse,
come suol vagaa donna aureo monile.
Qui ci vedrai, con tuo piacer, menareb
al verde prato il gregge, ed al ruscello
e cantar lieti al suon d’umile cannac.
Ma Tu, che ti orni d’opre illustri, e chiare,
alfin sarai più gran Pastor di quello
ch’or fatto sei né il mio pensier m’inganna.
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a graziosa
b condurre
c siringa
4)
Come il raggio del Sol, che prima indora
di Pelioa, e d’Ossab le superbe cime,
scende poi ne le Valli oscure ed imec
ed esse ancor di sua presenza onora,
quivi pur chiaro, e pur benigno allora
ogni rozzo arbusceld, che non s’estimee,
e ogni altra gentil pianta sublime,
con sua rara virtù feconda, e infiora,
così TEODALGO, Tu de’ primi Eroi
l’alte Sedi rischiari ed or ne scendi
ad illustrar’i nostri bassi Campi.
Tu pien di nuovo almof splendor fra noi,
oltre l’usatog, il furor sacro accendi
e nel volto a ciascun la gioia stampi.
_________
a Monte della Tessaglia.
b Monte tra il Pelio e l’Olimpo. Quando i giganti Oto ed Efialte tentarono di scalare quest’ultimo misero l’uno sull’altro il Pelio e l’Ossa.
c profonde
d arbusto
e che non è degnato di alcuna considerazione
f nobile
g oltre l’abituale
In Vari componimenti per le nozze degl’Illustrissimi Signori il Signor D. Niccolò Parisani-Buonanni Marchese di Caggiano etc. e la Signora D. Emmanuele Erberta Vitilio de’ Marchesi dell’Auletta etc., Mosca, Napoli, 1717, s. p.:
5)
Queste grandi Almea (che di chiaro semeb
trasser la spogliac) furon già criate
d’ugual pensiero e furo anco dotate
d’un pungente desìo d’unirsi insieme.
or Imene d le stringe e quella spemee,
che incerta fu, le rende omaif beate,
giunta nel suo bel fine, e avventurate
faralleg fin che chiudan l’ore estremeh.
Ei dunque scaldi e accenda in sì bel nodo
l’oneste voglie, sì che ERBERTA doni
della futura prole il certo segno.
Nascan figli, e nipoti; e in alto modo
di lor Fama quinci e quindi suoni,
com’è de’ cari Sposi ora il disegno.
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a anime
b stirpe
c il corpo
d Nell’antichità classica era il dio delle nozze e, come nome comune, l’ epitalamio, il canto nuziale che si cantava in coro mentre si accompagnava la sposa alla casa del marito. La voce è dal latino hymenaeu(m), che è trascrizione del greco ὑμέναιος (leggi iumènaios), a sua volta da ὑμήν (leggi iumèn), che significa membrana, imene.
e speranza
f ormai
g le farà
h fino alla fine della vita
In Raccolta di componimenti in Lode di sua Eminenza il Cardinale D. Arrigo Enriquez per la di Lui Promozione al Cardinalato indirizzata al medesimo da Giacinto Viva Consolo dell’Accademia de’ Spioni di Lecce, Domenico Viverito, Lecce, 1754, s. p.2:
6)
Poiché, Signor, giungesti all’alto segnoa,
ove il tuo sangue e tua Virtù sì rara
ti feanb la via da molto tempo a gara
e ruppero il confin del tuo ritegno,
ben è dover che il nostro umile ingegno
mostri in questa occasion sì bella e cara
che tutto il lume, onde si rende chiara
nostra fama, divien dal tuo disegno.
Sì tu solevi un tempo in culto stile
con prose, e rime ornar nostra Adunanzac
e quinci nacque il ben che poi ne avvenne.
Or, perché sei tu sempre a te simile,
tì offre quei fior, che fare ha per usanza
in segno del suo amor, che in te ritenne.
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a alla carica cardinalizia
b facevano
c L’accademia degli Spioni di Lecce, fondata nel 1683. In L’Accademia degli spioni di Lecce, sua origine, progressi, e leggi: dove si fa menzione nommen de’ viventi, che de’ morti accademici, fondata l’anno 1683 dedicata da Oronzio Carro vicesegretario della medesima al glorioso martire di Cristo, patrizio, e primo vescovo di Lecce, S. Oronzio, Chiriatti, Lecce, 1723, vi è un intervento dell’Enriquez dal titolo Ragionamento indiritto agli Accademici Spioni. Per altre notizie su quest’accademia vedi Archivio storico per le province napoletane, anno III, fascicolo I, Giannini, Napoli , 1878, pp. 150-153.
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1 Historia ecclesiastica, libro I, cap. IX (nella Patrologia del Migne, s. n., Parigi, 1849, tomo XXI colonne 478-480).
2 Il sonetto reca l’intestazione: Sonetto dell’Arcidiacono Tommaso Perrone tra gli Arcadi detto Edisio Atteo. Nel volume è riportato pure un sonetto di un altro arcade leccese, IgnazioViva (Verino Agrotereo). Ricordo per analoga celebrazione Poesie toscane, e latine per la promozione alla Sacra Porpora dell’Eminentissimo, e Reverendissimo Principe il Signor Cardinale Arrigo Enriquez Principe di SquinzanoProtettore della Città, e del Ducato di Camerino, Gabrielli, Camerino, 1754.
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto):
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto) : https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-6-x-oronzo-guglielmo-arno-di-manduria-giovanni-battista-gagliardo-antonio-galeota-e-francesco-carducci-di-taranto/
Per la settima parte (Antonio Caraccio di Nardò):
Per l’ottava parte (Donato Capece Zurlo di Copertino): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-8-x-donato-maria-capece-zurlo-di-copertino/
Per la nona parte (Giulio Mattei di Lecce): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/28/gli-arcadi-di-terra-dotranto-9-x-giulio-mattei-di-lecce/
Per l’undicesima parte (Ignazio Viva di Lecce):
Per la dodicesima parte (Giovanni Battista Carro di Lecce):
Per la tredicesima parte (Domenico De Angelis di Lecce):
Per la quattordicesima parte (Giorgio e Giacomo Baglivi di Lecce):
Per la quindicesima parte (Andrea Peschiulli di Corigliano d’Otranto): https://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-15-x-andrea-peschiulli-di-corigliano-dotranto/