di Armando Polito
Tramite il comune amico Marcello Gaballo il concittadino dottor Tarcisio Vernich chiedeva qualche giorno fa chiarimenti circa l’origine della voce dialettale del titolo. Premesso che il padre di Tarcisio, Amilcare, è stato il mio maestro delle elementari e che di lui conservo un lucidissimo e grato ricordo, spero di essere chiaro, preciso ed esauriente. Se ci sarò riuscito, buona parte del merito sarà da ascrivere proprio al mio caro maestro1.
‘Rrigghiare è usato come sinonimo di scostare, fare da parte in espressioni del tipo ‘rrìgghia ddha seggia!, cioè sposta quella sedia! (perché, evidentemente, dove si trova è ingombrante o, comunque, dà fastidio) o nella forma assoluta riflessiva, come nella locuzione ‘rrìgghiate, ca se no ti ‘rronzu!2 (scostati, altrimenti ti investo!) rivolta, per esempio, dall’automobilista comunque maleducato al ciclista o al pedone che, forse con un pizzico di strafottenza, ha invaso un po’ troppo della carreggiata.
La voce, come succede per tanti termini dialettali, trae origine dal mondo contadino, vale a dire è denominale da règghia (non in uso a Nardò, per cui rrigghiare sarebbe d’importazione), che in alcune zone del Salento (di tutte e tre le province) era il mucchio di grano trebbiato sull’aia, non ancora ventilato, in altre lo stesso mucchio ma separato dalla paglia. Règghia è dal latino règula (da cui l’italiano règola) attraverso la normalissima trafila règula>regla (sincope)>règghia, come tègghia (teglia) da tègula. Si tratta di una traslazione metaforica del significato di partenza in quanto ogni regola comporta una distinzione, un superamento della confusione precedente, o una discontinuità (come oggi i politici amano dire) rispetto ad una situazione precedente diversamente normata. In particolare qui si trattava di ammucchiare, mettere da parte qualcosa in un punto dell’aia. E la doppia r iniziale? La seconda appartiene alla radice, la prima è ciò che rimane della preposizione ad; trafila: adrigghiare>arrigghiare (assimilazione) \>‘rrigghiare (aferesi).
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1 Attiva è stata la sua partecipazione alla vita culturale della nostra città. Basta ricordare i suoi numerosi contributi apparsi su La voce di Nardò e i tre nella Collana di cultura neritina diretta da Antonio Martano e pubblicata a cura del Circolo cittadino per le Edizioni Il Cittadino a Nardò nel settembre 1993 (http://www.nardoartt.it/files/Artisti-Neritini.pdf), pp. 27-29, 102-103 e 113-114 (in queste ultime pagine c’è una poesia del 17 febbraio 1945, esattamente un mese prima che nascessi io).
2 ‘Rrunzare ha il suo esatto corrispondente nell’italiano arronzare (probabilmente da ad+ronzare), il cui significato di base è quello di fare un lavoro in fretta e male, significato ereditato anche dalla voce dialettale. Il significato di investire, tanto in italiano che nel dialetto, deriva dall’uso gergale nella marina militare, nel quale corrisponde ad urtare in malo modo.
da noi : agro di Arnesano – Carmiano – Novoli – Monteroni ; è inteso : e da tempo immemore ” come origliare “- quantu e antipaticu stu fessa ca se minte sempre cu rricchia -soru mia quantu e fetente quiddhra – tice ca nu ssente e rricchia sempre . cordialità sempre a Voi tutti – peppino martina
Per evidenti motivi di ordine fonetico, semantico ed etimologico “‘ricchiare” (che è trascrizione dell’italiano “orecchiare”) è verbo completamente diverso da “rrigghiare”.