di Armando Polito
La parola, si dice, è il principale, nostro esclusivo dettaglio che ci distingue dalle cosiddette bestie. Sulla sua potenza sono atati versati fiumi di … parole, per analizzarne la capacità di suggestione, dalla poesia alle promesse della politica …
Siamo tanto presuntuosamente sicuri della nostra intelligenza da non farci minimamente sfiorare dal dubbio che anche le bestie usino un loro linguaggio solo apparentemente non compplesso, coadiuvato, però, da capacità sensoriali che noi nel corso dei millenni noi umani abbiamo perduto per sempre.
Mi accorgo di aver imbroccato la strada, a me stesso antipatica della predica, parola deverbale da predicare, che è dal latino praedicare, composto da prae, che significa prima, e da dicare, che significa annunciare: insomma, predica alla lettera, equivale, sostanzialmente, a premessa, quella che troppo spesso nei dibattiti politici ha il compito di eludere una domanda scomoda e che è quasi sempre preceduta da un famigerato sarò breve …
Non voglio correre questo rischio e perciò preciso che l’attacco iniziale è legato non tanto all’invito a riflettere, almeno ogni tanto, su quello che, in fondo, veramente siamo, ma al fatto che tra parola e sparliggiare esiste uno strettissimo rapporto di parentela. Lo dimostra il seguente sintetico excursus etimologico.
PARABOLA è dal latino tardo parabola(m), a sua volta dal greco παραβολή, deverbale da παρα, che significa confrontare, composto da παρά (che significa presso) e da βάλλω (che significa gettare).
PAROLA è per sincope da parabola(m) attraverso la trafila parabola>paraola>parola).
PARLARE è per sincope dal latino tardo parabolare (attraverso la trafila parabolare>paraolare>parolare>parlare).
SPARLARE è da parlare con prostesi di s- (dal latino ex) in funzione peggiorativa.
Il salentino SPARLIGGIARE è forma frequentativa del precedente sparlare, con aggiunta alla radice (sparl-) del suffisso –iggiare corrispondente all’italiano –eggiare. Sparliggiare è usato come sinonimo di parlare a vanvera, farneticare. Ho sentito la stessa voce usata transitivamente in riferimento a persona come sinonimo di distrarre, indurre in errore, confondere in locuzioni del tipo no mmi sparliggiare (anche nella forma fattitiva no mmi fare sparliggiare) e riferito a cosa come sinonimo di cambiare di posto in locuzioni del tipo no sparliggiare li cose mia (non cambiare di posto le mie cose).
Spero solo che questo post non costituisca un plastico esempio del primo dei due significati appena riportati …
Solitamente ‘sparpajare’ e ‘spaliggiare’ sono usati a mò di sinonimi (caddhrine spaliggiate o sparpajate), anche se con etimologia differente. Il primo Sparpajàre: disordinare, sparpagliare, scompigliare, dal Latino palea, paglia. + il pref. s privativo; quasi spargere paleam; il secondo Spaliggiàre: andare in ordine sparso. Greco Παύλα (paiùla), riposo, quiete. In aggiunta il pref. ‘s’ privativa, per cui sparpagliare.
Intanto, come saprà, di “sparpagliare” l’etimo è dubbio (i più accreditati: dalla locuzione “dispare pallare” attestata nel Satyricon di Petronio; incrocio tra “spargere e “spagliare”, per “spaliggiare” (che credo diverso dal mio “sparliggiare”) l’etimo da lei proposto mi appare ineccepibile sul piano semantico, meno su quello fonetico.
Ad Aradeo, l’aggettivo/sostantivo “spaliciatu” era molto utilizzato, in passato, per indicare una persona in stato di confusione. Con l’espressione “stia spaliciatu” ad esempio si indicava qualcuno confuso, agitato; oppure “scìa an giru comu nu spaliciatu” poteva essere usato per descrivere qualcuno incontrato per strada a vagare senza meta