Riportiamo gli abstract dei saggi pubblicati sul nuovo numero de Il delfino e la Mezzaluna
Federica Manieri, I custodi della memoria: per un’indagine sui collezionisti etnografici nel Salento
in Il delfino e la Mezzaluna, Periodico della Fondazione Terra d’Otranto, anno VI, n° 8, 2019, pp. 253-262
ITALIANO
La volontà di recupero di una tradizione, di una memoria culturale e storica accompagna spesso il bisogno di riscoprire, assieme alle tradizioni di un dato ambiente, le proprie più intime origini, il rapporto con la propria gente, nella propria terra e fra le proprie cose. Vi sono persone che sentono in maniera più viva questo bisogno e che trascorrono la loro esistenza raccogliendo e conservando oggetti, testimonianze materiali del passato che, in tempi non troppo lontani, erano parte integrante della vita quotidiana di paesi e campagne e che, con la fine della società contadina tradizionale, il passaggio da un’economia agricola ad una industriale e lo spopolamento dei piccoli centri a vantaggio delle grandi metropoli, sono destinati a scomparire definitivamente. Queste persone sono i raccoglitori e collezionisti etnografici, amanti di quegli oggetti ≪poveri≫ e semplici, il cui valore è dato non dalla bellezza artistica, ma dall’impronta dell’ambito culturale in cui erano usati, dai segni che recano impressi, frutto del susseguirsi di ritmi e cicli lavorativi in cui erano impiegati.
ENGLISH
The willingness to retrieve a tradition, a cultural and historical memory, often goes with the need to rediscover, along with the traditions of a certain environment, one’s most inner origins, the relationship with the fellows, with one’s own land and everything he or she owns. There are people who feel this need in a more intense way and who spend their life collecting and keeping objects as well as material evidences of the past. These evidences, not so long ago, were a fundamental part of everyday life in villages and in the countryside. However, with the disappearance of the traditional peasant society, the shift from an agricultural economy to an industrial one and the depopulation of small towns to the advantage of big cities, these evidences are doomed to disappear forever. Ethnographic researchers and collectors are indeed interested in “poor” and simple objects whose value is not given by an aesthetic beauty but by their importance for the cultural environment they belong to but also by the marks they display due to the following of rhythms and production cycles in which they were employed.
Keyword
Federica Manieri, collezionisti etnografici, Tuglie, Francavilla Fontana, Crispiano